CAPITOLO 24
Più le giornate trascorrevano e le settimane si accumulavano nel passato, più Haven sentiva di aver raggiunto una vera svolta.
Non solo grazie ai ragazzi aveva cominciato a prendere lo studio più seriamente di quanto avesse mai fatto prima, ma il suo rinnovato impegno sembrava davvero dare i suoi frutti.
Era riuscita a recuperare tutte le materie insufficienti, che fortunatamente erano poco distanti dal voto minimo, tranne matematica.
Si era imposta di fare almeno un'ora di esercizi al giorno, ma questo le riusciva difficile con gli allenamenti di pallavolo.
Il suo allenatore aveva programmato una partita contro un'altra scuola circa una settimana prima della fine dell'anno; questo significava che gli allenamenti si erano intensificati proprio nel periodo in cui avrebbe dovuto studiare di più per mantenere la sua media e per tentare di recuperare matematica, ma non si dava per vinta.
Axel
Era esausto dopo un giorno passato in palestra ad allenare diversi ragazzi, ma la giornata che ormai si avvicinava al termine era ancora bellissima, e questo lo rallegrava.
Gettando un'occhiata al suo orologio si disse che non era poi così tardi, che magari poteva concedersi una piccola deviazione sul percorso per tornare a casa. Sì, sarebbe passato per il parco dove avrebbe passeggiato con calma, godendosi la frescura della sera mitigata dai raggi del sole che sembrava rifiutarsi di tramontare.
Nonostante non apparisse affatto come quel tipo di persona, ad Axel non dispiaceva fermarsi per pensare con leggerezza e senza stress, e se poteva farlo in un parco bello e semplice come quello ancora meglio.
Non era però il tipo di persona a cui piace la confusione, così scelse un sentiero meno frequentato ma ben tenuto come tutti gli altri per tornare; così avrebbe potuto starsene un po' solo con se stesso.
Camminando con calma, come un turista in una città troppo magnifica per essere ammirata completamente, diresse i suoi pensieri su cosa lo aspettava a casa.
Era rimasto stupito quando Haven aveva chiesto il suo aiuto per migliorare in matematica, ma l'aveva anche fatto felice. L'aveva considerata una grande dimostrazione di fiducia da parte sua, e il fatto che non avesse scelto uno dei gemelli ma lui l'aveva piacevolmente impressionato.
Axel sapeva che Lock era più preparato in matematica, anche perché non poteva dire di aver mai amato lo studio, ma Haven aveva chiesto aiuto a lui e non aveva intenzione di deluderla, e c'era anche da considerare che non voleva vederla rimandata in matematica; sua madre ne sarebbe rimasta delusa e molto irritata.
Si era presto accorto che nonostante gli sforzi che faceva per sembrare disinteressata a tutto e tutti in realtà ad Haven importava l'opinione che sua madre aveva di lei, così come le importava di andare bene a scuola. O almeno di andare il meglio possibile.
Non era cattiva e senza cuore come aveva deciso di apparire, ma il fatto che tentasse disperatamente di mostrarsi in quel modo a loro lo confondeva.
Certo, era logico che non li avrebbe mai accolti a braccia aperte, ma pensando a quanta solitudine aveva passato forse sarebbe dovuta essere felice di un po' di compagnia.
Scuotendo lievemente la testa, aumentò il passo.
Non poteva entrare nella testa di Haven; magari poteva indurla ad aprirsi con lui come aveva già fatto, ma di certo non poteva vantare una cosi vasta conoscenza della sua nuova sorellastra.
Ripensò a quando l'aveva chiamato dopo lo "scherzo" di Hardyn. Sentendo il tono della sua voce per un momento aveva pensato che fosse successo qualcosa di grave, e in effetti era successo qualcosa di grave anche se non del tipo a cui aveva pensato lui.
Sperava di esser riuscito a risolvere le cose, almeno momentaneamente, ma conoscendo Hardyn e visto come si erano posti l'uno con l'altra dubitava che quella pace sarebbe durata molto.
Tornato a casa avrebbe chiesto ad Haven come procedeva con la ragazza. Dopotutto avevano entrambi promesso, e Hardyn aveva mantenuto la sua parte.
Non mancava molto ormai, la sua passeggiata improvvisata si stava ormai per concludere. Dietro di lui, il sole spuntava appena sopra l'orizzonte, mandando riflessi infuocati sui suoi capelli. Camminando osservava la sua gigantesca ombra precederlo lungo il marciapiede.
Provò ad alzare una mano e ad aprirla. L'ombra delle sue dita le mostrava lunghe molto più della sua testa. Lanciandosi un'occhiata alle spalle per assicurarsi di non avere nessuno alle spalle tentò di eseguire l'ombra cinese del lupo, che aveva imparato da bambino. Quello che ne uscì era la caricatura di un essere canino estremamente sgraziato e grottesco, un po' inquietante anche.
Ridendo di se stesso, rimise le mani in tasca. Si chiese se non fosse stato posseduto da uno dei gemelli per un secondo.
Tirò fuori le chiavi quando fu a una decina di metri prima della porta. Non aveva mai nascosto il suo apprezzamento per quell'edificio. Si sentiva fortunato a poterla chiamare casa sua, ed era stata proprio un bel miglioramento rispetto all'appartamento dove vivevano prima, decisamente stretto per tutti loro.
Gli bastò infilare la chiave nella toppa per sentire immediatamente l'allegro zampettare dei cani che venivano a salutare il nuovo arrivato.
Prima di tutti arrivò Bulla, che gli saltellò davanti un paio di volte e tornò immediatamente nella sua cuccia; non si era mai dimostrata troppo espansiva con le feste.
Gli altri due, invece, gli strofinarono gli umidi nasi ovunque, passandogli tranquillamente sulle scarpe e incastrandosi nella tracolla della borsa.
Tra i tre cani e Axel era stato amore a prima vista, e il ragazzo non dubitava che questo avesse contribuito a far sì che Haven lo vedesse sotto una luce migliore.
Poggiò la borsa accanto al divano, insieme alla felpa leggera, e dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua fresca si accinse a salire le scale fino alla stanza di Haven.
Terminata l'ultima rampa, si accorse di avere un principio di fiatone.
~ Oddio... Sto invecchiando...~ mormorò a mezza voce con una mano sul petto.
Proseguì fino alla porta della camera della ragazza, e bussò. Nessuna voce rispose, ma sentì dei passi così si allontanò e attese.
Quando Haven aprì la porta e i suoi occhi si riconobbero Axel, lui li vide chiaramente illuminarsi. Non poteva esserci prova più attendibile di quali fossero i sentimenti della ragazza verso di lui.
~ Ciao,~ gli sorrise. ~ tutto bene in palestra?~
~ Tutto perfetto.~ rispose restituendole il sorriso. ~ Ti spiace se entro?~
~ Oh no, certo, scusa...~ esclamò lei facendosi da parte. ~ C'è il solito casino.~
Axel entrò, sforzandosi di non ridacchiare per i modi di Haven.
C'era davvero il solito casino. Haven sembrava mettere tutta se stessa nel cercare di mantenere costante il livello di confusione che attraversava tutta la sua stanza; dal letto, fatto ma con le coperte stropicciate, alla scrivania, che sembrava appartenere ad una bambina iperattiva di cinque anni, all'enorme armadio, ridotto ad un ammasso di tessuti, colori e borse.
~ Posso sedermi?~
~ Certo che puoi sederti... Mica ti caccio.~ rise lei. ~ Da quando servono tutti 'sti permessi?~
Axel si accomodò ai piedi del letto. ~ Be' è camera tua, volevo essere educato.~
~ Oh non serve.~ fece Haven spostando i libri dalla sedia alla scrivania, in modo da potercisi sedere. ~ Non intendo che devi essere maleducato...~ aggiunse subito dopo, visibilmente impanicata. ~ ...Insomma penso tu abbia capito.~ terminò con un sospiro.
~ Non so perché oggi non so parlare.~
~ Succede anche a me ogni tanto.~ la rassicurò lui. ~ E ho capito che vuoi dire.~
~ Bene ehm... Vuoi fare una semplice chiacchierata o c'è qualcosa in particolare di cui vuoi parlare?~
Axel, sciogliendosi la coda per rifarla più stretta, prese tempo. ~ Un po' entrambe le cose. Innanzitutto com'è andata la scuola?~
In genere quando le poneva questa domanda la vedeva sempre rabbuiarsi. C'erano giorni in cui si intristiva poco, e trovava anche qualche fatto divertente da raccontargli, e giorni in cui vedeva quasi i suoi occhi appannarsi.
Quello era uno dei giorni buoni.
~ Tutto tranquillo. Non mi hanno interrogata per fortuna.~
~ E se ti avessero beccata?~ L'interrogazione di storia la preoccupava da giorni.
~ Avrei saputo più o meno tutto...credo...~
~ Hai ascoltato le domande che ha fatto agli altri?~
Haven sorrise. ~ Sì. L'ho sempre fatto da quando me l'hai consigliato.~
~ Brava. E il tuo amico? Come sta?~
Il suo sguardo assunse una sfumatura divertita. ~ Heatan?~
Era capitato che uscendo di casa insieme ad Haven Axel si era imbattuto nel ragazzone. Per un secondo Haven aveva temuto che sarebbe successo un casino dopo le cattiverie che aveva confidato a Heatan su di loro, così si era affrettata a presentarli sperando ricordasse che Axel era quello buono, e che non lo confondesse con Hardyn.
Il fratellastro era rimasto sopreso; non si era mai accorto che Haven veniva accompagnata in moto ogni mattina, ma fu molto gentile con Heatan e gli fece i complimenti per la moto. Probabilmente se non fosse stato uno dei mostruosi fratellastri di Haven il suo migliore amico ci avrebbe stretto una forte amicizia solo per il complimento.
La ragazza però aveva notato che dopo quell'episodio era capitato di nuovo, anche se sporadicamente, che Axel uscisse insieme a lei. A volte lo vedeva affrettarsi come fosse in ritardo per poi fermarsi a chiacchierare tranquillamente con loro prima che andassero a scuola, o gingillare in salotto per poi mostrarsi subito impegnato quando Haven spuntava dalle scale. Una volta l'aveva visto allacciarsi le scarpe tre volte pur di far passare il tempo per aspettarla.
Era chiaramente uno stratagemma per conoscere il ragazzo che ogni mattina, da chissà quanti anni, si portava sulle spalle la responsabilità della vita di una ragazzina. Sarebbe stato più facile chiedere a Haven tutto quello che voleva sapere, ma Axel non voleva assolutamente mostrarsi invadente o impiccione, e soprattutto non voleva rovinare il rapporto che aveva costruito con lei così pazientemente. Dunque aveva inventato quella patetica recita che divertiva lei e ridicolizzava lui, ma era per un buon fine.
~ Heatan sta bene. L'altro giorno mi ha detto di salutarti, solo che mi sono dimenticata.~
~ Mi sta simpatico. Dev'essere un buon amico. Però...~
~ Ed eccoci al vero argomento.~ fece Haven. ~ Vai, spara.~
~ Volevo chiederti come proseguivano le cose con la ragazza.~
Lei aggrottò le sopracciglia. ~ La...ragazza?~
~ La ragazza in classe con te che piace a Hardyn. Quella a cui dovevi parlare di lui per farli incontrare.~
"Porca.troia." pensò Haven. "Sono rovinata"
~ Oh ehm... Gwen, sì, lei...~
Axel capì immediatamente cosa stava succedendo.
~ Haven. Non le hai parlato, vero?~
La ragazza alzò lo sguardo su di lui. Una quantità indescrivibile di delusione veniva espressa dai suoi lineamenti, dai suoi occhi e dalla sua voce, così preferì confessare.
~ Le ho parlato...in realtà...~ disse mogia, tornando ad abbassare gli occhi. Non sapeva se essere sollevata o preoccupata dall'assenza di rabbia nella voce del ragazzo.
~ Ma...?~ Axel sentiva odore di guai.
~ Ma non gliene ho parlato bene.~
~ Oh Haven... Perché? Avevi promesso.~
~ Ma l'ho fatto prima di quella promessa!~ cercò di scusarsi lei. ~ È la mia migliore amica!~
Axel era sorpreso. ~ Gwen è la tua migliore amica?~
~ Sì. Da anni. E le ho parlato di voi dal primo momento che vi ho conosciuti.~
~ Male, ovviamente.~
~ Sì, molto.~ ammise.
Seguì un pesante silenzio. Axel si passò entrambe le mani sul viso, sentendosi già molto più stanco di quando era entrato pochi minuti prima.
~ Questo è un problema, Haven.~
~ Lo so che ho promesso, va bene? Ma io conosco Hardyn, e non permetterò che uno così si avvicini a Gwen.~
~ Perdonami Haven, ma tu non conosci affatto Hardyn. In fondo è un bravo ragazzo. Non ha mai fatto niente di male, non si è mai messo in guai seri... È difficile, questo te lo concedo, ma non è nemmeno il peggiore.~
~ Ma ormai cosa dovrei fare? Dopo tutto quello che le ho detto se provassi a farglielo conoscere penserebbe che sono uscita di testa.~
~ Non puoi proprio provare a rimediare?~ le chiese Axel. Il tono della sua voce aveva assunto una piega supplicevole.
~ Come? Come dovrei fare?~
Axel la guardò per un momento, serio ma composto.
~ Tu vuoi mantenere la tua promessa, vero?~
~ Be' non proprio se devo essere sincera. Ma lo devo fare, quindi...~
~ Prova a dire a Gwen che hai esagerato... Che... Non so...~ rifletté Axel. ~ Aspetta! Dille che vuoi presentarle tutti noi e poi fa in modo che parli con lui. Noi li lasceremo soli.~
Pensandoci sopra attentamente, Haven si accorse che come idea non era terribile. Avrebbe anche potuto convincere Gwen e poi era da parecchio tempo che volevano passare un po' di tempo insieme. Sì, l'avrebbe convinta.
~ Va bene allora.~ disse Haven. ~ Le chiederò di venire domani. Tu fa in modo che Hardyn sia in casa.~
Soddisfatto, Axel annuì.
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