CAPITOLO 23:
Gwen. Perché Gwen?!
Era la domanda che Haven continuava a farsi incontrollabilmente, senza trovare risposta.
Insomma, tra tutte le oche senza cervello per cui quel deficiente poteva prendersi una cotta, proprio la sua migliore amica?
La persona cui teneva più di tutte, la sorella che non aveva mai avuto.
Non poteva permetterlo.
Mai avrebbe lasciato che Hardyn importunasse Gwen, e di sicuro non aveva intenzione di rendergli il lavoro più facile.
Mordicchiò il già devastato cappuccio della penna e rilesse per la quinta volta la prima riga del paragrafo che doveva riassumere.
Si sentiva come se al posto della sua testa ci fosse un palloncino pieno d'aria e pensieri.
"Non posso farlo, Gwen merita di meglio" pensò richiudendo il libro di italiano.
Ma aveva promesso. O meglio, Axel l'aveva costretta a promettere.
Peccato che concretamente non c'era un bel niente da promettere.
Mica era l'angioletto dell'amore, lei.
Che poteva fare? Se a Gwen non interessava Hardyn c'era poco da impegnarsi.
"Come faccio ad essere sicura che non le interessi?"
E se invece le fosse interessato?
Dopotutto Haven aveva sempre preso in giro la sua migliore amica per il pessimo gusto in fatto di ragazzi.
Non poteva rischiare.
Doveva rendere il possibilmente piacevole Hadyn un vero e proprio mostro agli occhi di Gwen.
E sapeva esattamente come fare.
2
~ Veramente??~
~ Te lo giuro.~
Gwen, dopo il dettagliato racconto di Haven sull'ultimo "scherzetto" che Hardyn aveva architettato per lei, era basita.
Haven non aveva sperato in niente di meglio.
~ Ma che ha nella testa quel coglione? Potevi finire nei guai di brutto.~
~ Lo so. E ci sono andata pure molto vicina. Per fortuna Axel ha parlato a mia madre.~
~ Axel è quello con i capelli rossi, vero?~
~ Già.~
"Magari piacessi a lui e non a quell'idiota".
~ Be' è stato gentile.~
~ Sì, lui... le fa spesso cose del genere.~
Non poteva negarlo. Axel era il suo fratellastro preferito.
Non solo era così disponibile e gentile con lei nonostante tutto, ma l'aveva più volte fatta vergognare di come li aveva giudicati inizialmente.
Adesso passavano più tempo insieme.
Se c'era da portare Wyll da qualche parte lei chiedeva di accompagnarli, organizzavano pranzi improvvisati tutti insieme quando lei tornava da scuola, e non si risparmiavano mai di darle una mano con i compiti.
Non li sentiva ancora come fratelli, per nulla, erano forse più vicini alla categoria "amici stretti", ma questo non voleva dire che non sarebbero mai passati al livello successivo.
~ Ma perché ha parlato lui con tua madre e non ci sei andata tu?~
~ Perché tanto non mi avrebbe creduta. Chissà cosa pensa che faccia nel mio tempo libero. Probabilmente mi vede a girovagare per i vicoli rompendo di tutto e sporcando i muri con i miei amici drogati.~ disse cercando di mostrarsi meno amareggiata possibile.
~ Ma no, figurati, è impossibile!~
~ Impossibile? Certo, magari...~
"Ma perché stiamo parlando di mia madre?"
Haven aveva una missione in quel momento, non poteva perdersi a parlare di Victoria.
~ Comunque sia,~ disse cercando di riportare il discorso sulla carreggiata giusta. ~ Hardyn è un gigantesco bastardo. Mi ha sempre odiata fin dall'inizio, ti ho detto che si era seduto sulla mia sedia al ristorante e sapeva benissimo che era la mia. E poi non voleva nemmeno spostarsi!~
C
erto che gliel'aveva detto. Più o meno un milione di volte. Ma rinfrescarle la memoria su quel fatto e su tutte le altre bastardate di Hardyn di certo non avrebbe compromesso il suo scopo anzi, sarebbe stato tutto più semplice.
~ Io non ho idea di come fai tu, che ti incavoli se uno ti sfiora per sbaglio, a vivere con quello lì.~
~ Tu come faresti?~
"Sentiamo che risponde."
~ Facile, l'avrei già soffocato nel sonno. Ma da mesi. Anzi, dalla prima notte.~
"Però, sono un vero genio del male." pensò Haven soddisfatta come mai prima d'ora.
~ Non so cosa mi trattenga dal farlo.~ asserì lei.
~ Forse Axel e gli altri.~ rispose con un'alzata di spalle. ~ Non so se apprezzerebbero la morte del fratello.~
~ Bah, non è che lo adorino nemmeno loro...~
~ Sì ma è pur sempre un fratello. Sai, forse potrebbero aiutarti a...~
~ Ho già chiesto ad Axel di fare qualcosa, Gwen.~
~ No, non intendo quello. Invece di cambiare Hardyn, perché non provi a cambiare tu?~
Haven le lanciò un'occhiata sdegnata e furiosa, alla quale Gwen si era ormai abituata.
~ Cerca di capirmi! Dico solo che magari dovresti provare a comportarti come loro con lui. Se lo sopportano da sempre avranno dei consigli, no?~
Non era quello lo scopo di quella conversazione! Gwen doveva odiare Hardyn, non dispensare consigli!
~ Vedrò cosa fare.~ tagliò corto lei.
Per il resto della giornata non parlarono più né di Hardyn né degli altri fratelli, e nemmeno di Victoria.
Dopo la passeggiata nel parco vicino a casa di Haven erano andate in quella che ormai consideravano la loro gelateria della quale conoscevano il proprietario e suo figlio, che da diversi anni lavorava lì aiutato da un paio di altri ragazzi che facevano il part-time.
Lo salutarono con un sorriso al quale lui rispose, e comprarono i loro gusti preferiti, cioè menta e panna per Haven e fragola e cocco per Gwen. Haven odiava i gusti della sua migliore amica, e probabilmente lei ne era felice visto che di sicuro non le avrebbe chiesto un assaggio.
Mangiarono insieme nello spazio esterno della gelateria dedicato ai clienti, canticchiando ogni tanto qualche strofa delle canzoni trasmesse dall'altoparlante.
Alla fine lì si lasciarono e ognuna tornò a casa propria. Gwen doveva studiare per l'interrogazione di storia, mentre Haven aveva un serio bisogno di fare qualche esercizio di matematica. Magari avrebbe chiesto aiuto a uno dei fratelli visto che -lei non capiva come- sembravano tutti dei piccoli geni.
Tornò a casa in fretta, sentiva l'urgenza di fare quei compiti, e appena fu entrata si cacciò a urlare: ~ Ehi! Sono a casa!~
Inizialmente le risposero gli schiamazzi dei suoi cani che scendevano le scale come tre furie, attirati dalla sua voce, poi si sentì sfregare la testa e voltandosi trovò Zane, allegro e sorridente.
Stava per salutarla quando vide i tre cani corrergli incontro e dunque, in meno di un istante, scattò lontano da lei.
Haven rise di gusto e, finito di salutare i suoi tre amici, si avvicinò al ragazzo.
~ Come va?~
~ Oh, bene... Appena mi riparte il cuore...~
~ Esagerato!~ ghignò lei. ~ Senti... Hai un'oretta libera?~
~ Adesso? Sì, perché?~
~ Mi dai una mano con quegli esercizi?~ chiese assumendo l'espressione più supplichevole che le riuscisse.
~ Matematica?~
~ Matematica.~
Il viso di Zane si aprì in un sorriso. ~ Venga con me, bella signorina.~ disse porgendole il braccio. ~ Andiamo a risolvere il mistero matematico.~ e insieme salirono in camera di Haven.
Dopo poco che erano in camera -non avevano nemmeno fatto in tempo a sedersi- ad Haven venne l'idea di andare a studiare sul tetto, dove non si sentivano gli schiamazzi dei cani che giocavano e si poteva stare al caldo grazie al sole battente.
Avvicinarono due sdraio e si sedettero. O almeno, Zane vi si sedette mentre Haven, sdraiata sul suo, lo guardava aspettando le sue dritte.
~ Proviamo il numero ottantanove?~ propose lui mostrandole il testo del problema.
Haven storse il naso. ~ Mmh... Non è un po' troppo difficile per iniziare?~
~ Da quanto siete su questo argomento?~
~ Boh, due o tre settimane credo.~
~ Allora non sei proprio agli inizi.~ ridacchiò lui.
~ Sì che sono agli inizi, invece. Non ho ancora fatto un solo esercizio di quelli.~ ribatté lei sfoderando un disarmante sorrisetto infantile.
~ Oh Dio...~ fece lui passandosi la mano tra i capelli. ~ Va bene, meglio cominciare allora.~
~ Uno facile per primo.~ gli ricordò lei prendendo la penna.
Appena ebbero ingranato la marcia non li fermò più nessuno; i numeri e le formule occupavano pagine e pagine del quasi intatto quaderno di Haven, che cominciava ad accusare un certo indolenzimento alle dita.
Mano a mano che svolgevano gli esercizi cancellavano i numeri dal libro, eliminandone serie intere.
Si resero conto che era trascorsa più di un'ora e mezza solo quando iniziarono a far fatica a leggere poiché la luce era visibilmente diminuita; Haven ci aveva guadagnato un gran male alle dita e alcuni buoni consigli che avrebbe sicuramente messo in pratica, come riscrivere la stessa formula ogni volta che iniziava un nuovo esercizio, e altri che per seguirli si sarebbe dovuta impegnare parecchio, come chiedere al suo adoratissimo professore di matematica di svolgere un esercizio alla lavagna. Quello era umiliante, ma magari le avrebbe regalato un buon voto, come spostarsi nelle prime file di banchi durante le ore nelle quali aveva più difficoltà.
Dopotutto Zane la scuola l'aveva già finita, e anche piuttosto brillantemente, quindi sicuramente i suoi erano buoni suggerimenti. Doveva solo sforzarsi.
Mentre Haven richiudeva il quaderno e cancellava dal libro i numeri degli ultimi esercizi che aveva fatto sentì squillare un telefono, quello di Zane.
Lui rispose e la voce di Axel si fece sentire dal cellulare. Chiedeva dove fosse.
~ Ora scendiamo.~ tagliò corto lui, e facendo un cenno ad Haven l'invitò a tornare giù con lui.
Poiché era il suo turno, Lock preparò la cena per tutti; mangiarono insieme tranquillamente, chiacchierando del più o del meno, poi Haven diede una mano a lavare i piatti e andò a letto presto, senza dimenticarsi di ringraziare ancora Zane per il suo prezioso aiuto.
Sentiva che quella notte avrebbe dormito meglio del solito.
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