CAPITOLO 20


1


Driiiiin!!
Haven accolse con un sospiro di sollievo la campanella che segnalava il tanto atteso termine della giornata.
Finalmente poteva uscire e tornare a casa con Heatan.
Dopo l'interminabile serie di lamentele dell'insegnante di matematica (che sembrava essere rimasto molto contrariato dall'assenza della ragazza proprio il giorno della consegna dei risultati delle verifiche) aveva davvero temuto di non riuscire a sopravvivere alle altre quattro ore.
Lei era l'unica che non si era presentata a scuola, quindi a causa sua il professore avrebbe dovuto portare di nuovo le verifiche per fargliela vedere.
"Non che ne valga la pena per uno schifo come quello che ha fatto lei, signorina. Ma a quanto pare il regolamento mi impone di mostrarle il suo obbrobrio." le aveva detto.
Haven aveva trattenuto una risatina che sicuramente l'avrebbe messa ancora più nei guai con l'insegnante, visto che il suo "Non ho sentito la sveglia" era stato preso parecchio male.
Non riusciva a smettere di pensare e ripensare alla giornata passata con i ragazzi.
Dopo il parco, quando erano tornati a casa, Wyll aveva insistito per giocare con una delle console della ragazza, allora avevano fatto i turni ballando con Just Dance, scelta imposta da Haven.

Avevano poi ordinato cinese e mangiato tutti insieme stando attenti a lasciare la salsa piccante per la pasta di Hardyn, che poi era stata camuffata con del pomodoro.
Quando il ragazzo era tornato da scuola non si era risparmiato la serie di battutine idiote che Haven si aspettava, ma poi l'urlo che aveva cacciato dopo aver assaggiato la pasta era stato così forte da sentirsi fino al tetto, dove si erano rifugiati aspettando l'arrivo di un Hardyn furioso, così furioso che mentre urlava addosso ad Haven non si era minimamente accorto di Lock e Zane che gli si avvicinavano da dietro con un secchio d'acqua che gli vuotarono addosso per "raffreddarlo un po'".

Ripensando all'espressione del ragazzo Haven scoppiò a ridere coprendosi la bocca, al che Heatan la guardò con aria interrogativa e con un mezzo sorriso sulle labbra.
~ Niente.~ si giustificò lei prendendolo a braccetto.
~ Ieri davvero non hai sentito la sveglia?~
~ Sì, Heatan, te l'ho ripetuto un miliardo di volte.~
~ Quindi hai passato la giornata con i mostri.~
Così si era messo a chiamarli. E lei ancora non gli aveva detto che tanto mostri non erano affatto, ma nemmeno progettava di farlo.
Loro erano mostri. Quei mostri che avevano sconvolto la sua vita.
Non che prima fosse perfetta, ma almeno ci era abituata.
Dovevano essere mostri.
Non voleva ammettere a se stessa che la loro presenza potesse essere positiva per lei, in quanto trovandosi vicino a loro, finiva sempre col sentirsi imbarazzata come se fosse insieme a degli sconosciuti.
"Non ci si dovrebbe sentire così, tra fratelli, no?" si domandava.
Ma se una parte di lei non era affatto dispiaciuta dell'appellativo che Heatan usava con i ragazzi, ce n'era un'altra che si infuriava ogni volta che sentiva quella parola, mostri, sia che la dicesse lui o che fosse lei stessa a pensarla.
"Mi vogliono bene. O si comporterebbero tutti come Hardyn."
Quella parte di lei lo ripeteva come un mantra. E poteva anche aver ragione. Ma Haven non riusciva a smettere di rimpiangere la sua vecchia vita, quando tutto era più semplice e più... suo.
Però sentiva anche di provare qualcosa di buono per loro. Una specie di affetto che la faceva sorridere ascoltando i battibecchi dei gemelli, che la costringeva a dire di sì a qualsiasi richiesta del piccolo Wyll e che, guardando Axell, la faceva sentire come se potesse dirgli ogni cosa.
Era contenta di avere qualcuno che le dicesse quando stava bene vestita in un certo modo o che le facesse i complimenti per la sua bravura in cucina.
Erano persone stupende da avere vicino, così la pensava Haven, ma non così vicino. Ognuno a casa propria sarebbe stato meglio, ma non c'era possibilità di scelta per lei.

2

~ Grazie Heatan.~ Haven si alzò sulle punte per baciare il ragazzone su una guancia.
~ Figurati.~ Le scosse i capelli con una delle sue gigantesche mani, poi montò in sella e ripartì lasciandola come sempre davanti a casa sua.

Aveva parecchia fame, così percorse in fretta il vialetto ed entrò in casa diretta in cucina, dove avrebbe potuto riempirsi la pancia.
Una decina di minuti dopo il suo pranzo era pronto, e di Hardyn nessuna traccia.
A scuola non le aveva detto niente, nel senso che si era limitato a guardarla come dovesse saltarle addosso da un momento all'altro, ma senza dare sfogo ai suoi -probabilmente poco gentili- pensieri.
Ma in fondo che le importava? Perché doveva interessarle se quel deficiente restava senza mangiare?
Finì la sua insalata di riso, mangiò un frutto e ripose scodella, posate e bicchiere nel lavello. Li avrebbe lavati la sera. E non avendo roba da fare per il giorno dopo, se non portare al professore la verifica di matematica firmata da sua madre, andò dritta nella palestra e, indossati pantaloncini e il suo top sportivo preferito, cominciò l'allenamento.

3

Dopo una sessione da trenta minuti Haven si interruppe: aveva sentito un rumore che sembrava venire dai primi piani, o dal piano terra.
Pensò che fossero tornati i gemelli, o che magari i cani si fossero messi a giocare in casa, però qualcosa non la convinceva.
Aprì la porta e si mise in ascolto.
C'era troppo casino perché si trattasse solo di due persone, e poiché si sentivano delle voci era da escludere che i colpevoli fossero Hooch, Bulla e Shey.
Incuriosita, uscì dalla stanza e si sporse dal pianerottolo per guardare cosa stesse succedendo.
La risposta le arrivò diretta come uno schiaffo: sul divano, sul suo divano, sedevano almeno sette ragazzi intenti a ridere e scherzare, con birre e fette di pizza in mano.
E tra loro c'era Hardyn.
Un solo secondo e Haven si era precipitata giù per le scale.
Come poteva, quel coglione, fare una cosa simile?!
Portare degli estranei in casa sua senza dirle niente... poi non dei semplici estranei, ma degli idioti rumorosi come lui!
Questa non gliel'avrebbe mai fatta passare.
Mentre scendeva gli scalini del terzo piano sentì una cassa accendersi e cominciare a sparare un casino incredibile, che all'interno della struttura rimbombava in modo insopportabile.
Era quasi arrivata quando uno dei ragazzi la notò.
~ Chi è quella, Hard?~
~ Eh?~
Il ragazzo che aveva parlato accennò a lei con la testa. ~ Quella.~
Hardyn non sembrò preoccuparsi minimamente della sua espressione furiosa, né disse nulla ai coglioni che aveva portato in casa.
~ È la tipa che pulisce.~
"Ora lo ammazzo."
Un paio dei ragazzi le gettarono una breve occhiata, altri la studiarono da capo a piedi con una sfacciataggine indescrivibile, e Hardyn semplicemente la ignorò.
Almeno finché non lo raggiunse.
~ Che cazzo hai in quella testa eh?!~ gli urlò prendendolo da un orecchio.
~

Eh?! Come cazzo ti è venuto in mente di portare qua i tuoi amici idioti?~
~ Datti una calmata! E levami le mani di dosso!~
~ E tu porta questi coglioni fuori da casa mia!~
Hardyn l'allontanò con una spinta. ~ Non rompermi le palle.~
Si sedette sullo schienale del divano e addentò una fetta di pizza che mandò giù con della birra.
Continuava a ignorarla.
Agendo d'istinto alzò un braccio e gli tirò un sonoro schiaffo in testa.
~ Che cazzo fai?!~ esclamò il ragazzo.
~ Ho detto che li voglio tutti fuori di qui. E hai pochi secondi per cacciarli oppure dovrai trovarti un'altra casa.~
Hardyn fece spallucce. ~ Tu sì che fai paura. Davvero molta.~
Un ragazzo, dietro di lei, fischiò. ~ Il suo culo è da paura...~
~ Attento a te.~ ribatté, ben consapevole di quanto poco coprissero quei pantaloncini.
Improvvisamente si sentì imbarazzatissima. Era così scoperta... e in mezzo a tutti quei ragazzi...
Un motivo in più per cacciarli via.
Hardyn si era di nuovo girato verso la televisione, mentre adesso c'erano altri occhi a guardarla umiliarsi nel tentativo di ottenere un po' di rispetto.
Praticamente le stavano ridendo tutti dietro!
~ Hardyn!~ urlò per sovrastare la musica.
Quando lui si girò lo schiaffeggiò in pieno viso con tutta la forza che riuscì a trovare, forse un po' troppo forte perché il ragazzo perse l'equilibrio e cadde all'indietro finendo per terra.

Fu incredibile quanto velocemente la cassa e la tv si spensero.
Se prima la guardavano solo alcuni adesso aveva l'attenzione di tutti, soprattutto di Hardyn che si era messo a inveirle contro dal pavimento.
Un paio di ragazzi si avvicinarono per farlo alzare mentre gli altri radunavano le loro cose e si avviavano verso la porta.
~ Sei una vera stronza!~
~ Parla il coglione che ha portato mezza scuola in casa mia senza nemmeno chiederlo!~
~ Vaffanculo!~
~ Vaffanculo tu!~
Hardyn le passò accanto con una spallata, diretto probabilmente in camera sua.
Lei, invece, gettò un'occhiata al salotto: bottiglie di birra vuote erano sparse un po' dappertutto; gli incarti delle pizze erano poggiati sul tavolino e sul divano, e il disordine sembrava essere ovunque.
Si trovò ad avere una gran sete che sembrava andare di pari passo con la rabbia che le aveva procurato quell'idiota, così, quasi marciando, tornò in cucina.
Spalancò la porta ed andò a sbattere contro qualcosa di morbido ma solido, e quel qualcosa emise un piccolo suono di sorpresa. ~ Oh!~
Alzato lo sguardo, Haven si trovò davanti un ragazzo della sua età o poco più grande, con un cappellino da baseball indossato al contrario, una maglia oversize e jeans scoloriti che, appena ebbe realizzato di esser stato investito da un metro e sessanta di furia femminile, fece una specie di balzo indietro, osservando poi la ragazza con discreta attenzione.
~ Chi sei tu?!~ fece Haven esasperata.
~ Mi ha invitato Hard.~ rispose quello, tranquillo come fosse a casa sua.
~ Be', qualsiasi cosa vi abbia invitati a fare è annullata. E ora vattene.~ gli passò di fianco con scortesia, diretta verso il frigorifero.
~ Ehi, ehi...! Guarda che non l'ho fatto mica io, quel casino di là, dolcezza.~
~ Infatti sei qua, nella mia cucina.~
Il ragazzo piegò le labbra sottili in un ghigno. ~ Stavo solo buttando la carta della pizza. Non sono certo un incivile.~
~ Puoi farlo anche fuori. Ci sono parecchi bidoni dell'immondizia lungo la via.~
Prese una bottiglietta d'acqua e in pochi secondi ne bevve una quantità esorbitante, che addirittura le procurò un discreto dolore alla testa.
~ Immaginavo che avessi un bel caratterino visto quello che ho sentito. Parli sempre così con i tuoi fidanzati?~
~ I mie~ Un attacco di tosse colpì la ragazza. ~ Quello non è il mio fidanzato!~
"Che schifo che schifo che schifo!!"
~ Ah no?~ Un altro ghigno. ~ E chi è allora?~
~ A te cosa importa?~ Finito di bere, Haven richiuse in fretta la bottiglietta e fece per riporla.
~ Posso averne un sorso?~
La ragazza restò letteralmente a bocca aperta.
~ No! Ti ho detto di andartene!~
~ Okay, okay... Ma...~
~ Che c'è adesso?!~
~ Dov'è la porta?~ sorrise.
Rabbiosa, Haven lo accompagnò fino all'ingresso e dopo avergli ripetuto ancora di uscire gli voltò le spalle per sistemare il casino in salotto, ma la sua voce la fermò di nuovo.
~ Va bene se ti chiamo?~
~ Ma certo!~ rise lei con una punta d'isteria, voltandosi. ~ Se riesci miracolosamente a trovare il mio numero non vedo perché non dovresti sperare che io miracolosamente ti risponda.~
~ Splendide parole.~ Con un ghigno e un pacchiano inchino, il ragazzo finalmente se ne andò.

~ Grazie al cielo!~ esclamò Haven udendo il clack della serratura. ~ E VAFFANCULO HARDYN.~ aggiunse urlando verso la stanza del ragazzo.

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