CAPITOLO 11
1
Non sapeva cosa avesse in mente Heatan, ma a mezzanotte passata non aveva certo voglia di pensarci.
Già, la stanchezza era stata in grado di rallentare pesantemente la velocità dei suoi movimenti, rendendola un bradipo che sbadigliava con una frequenza maggiore rispetto a quella dei suoi pensieri.
Con calma aveva salito la scala a chiocciola, si era cambiata indossando dei vecchi pantaloni ed una t-shirt consunta ma resa unica da un valore affettivo troppo profondo perché potesse anche solo pensare di buttarla. Poi, in bagno, si era struccata con calma e aveva applicato lo scrub.
Una volta eseguite tutte quelle azioni meccaniche ed abitudinarie si era lanciata sulla poltroncina a sacco dove era solita leggere e aveva acceso lo stereo, tentando di svegliarsi abbastanza da riflettere su quella serata così particolare.
"Li odio tutti" aveva detto a sua madre.
Ma era vero?
Harvey poteva tranquillamente andarsene al diavolo. I gemelli erano strani, non la convincevano del tutto. Wyll le dava l'impressione di essere vivace, ma forse un po' troppo per i suoi gusti e Axel era...difficile da definire.
Non le aveva dato particolarmente fastidio, però non si fidava.
Era paranoica? Certo che no.
Si stava sforzando di trovar loro dei difetti? Quando mai.
Doveva ancora capire come rapportarsi, ma non era sicura di volerlo fare.
Forse la mancanza di un rapporto sarebbe stata la scelta migliore. Lei ignorava loro, loro ignoravano lei. Semplice ed efficace.
Sarebbe stato come a scuola, quando passava vicino alle amichette sceme di Trisha le cui risate la seguivano fino in classe. Le ignorava sempre, e finivano con l'essere meno fastidiose. Magari funzionava anche con cinque fratellastri.
Un improvviso ticchettio la riscosse dai suoi fitti ragionamenti, al che si alzò e cominciò a cercarne la fonte. Sentiva dei piccoli tic ritmici, alternati più o meno dagli stessi pochi secondi.
Impiegò qualche minuto per realizzare che provenivano dalla finestra, ed erano dei sassolini lanciati contro al vetro.
Diretta verso di essa, si rese conto, prendendo in mano il cellulare, di non aver sentito la bellezza di sette chiamate, tutte di Heatan.
I suoi sospetti trovarono conferma quando, aperta la finestra, si vide volare accanto alla testa l'ennesimo sassolino che rimbalzò sul pavimento.
~ Che fai, scemo?!~ urlò al ragazzo, quattro piani più sotto.
~ Scendi!~ ribatté lui, gettando a terra una manciata di pietruzze.
~ È mezzanotte passata, puoi scordartelo!~
~ Vieni giù o ti rompo quella finestra!~
~ Vattene a casa, sono stanca!~ ribatté facendo per allungare la mano alla maniglia.
~ Haven! Se osi chiudere la finestra me la paghi, te lo giuro!~
La ragazza sospirò piegando la testa, rassegnata. Era troppo esausta per litigare con uno con la testa dura come lui.
~ Okay.~ disse dopo qualche istante.
~ Muoviti, non ho tutta la notte.~
~ Vaffanculo.~ ringhiò Haven prima di chiudere la finestra e dirigersi silenziosamente fuori dalla casa.
Afferrò dall'attaccapanni una felpa con la cerniera e se l'infilò uscendo.
Raggiunse in fretta Heatan dall'altro lato dell'abitazione, giocherellando con il portachiavi.
~ Spiegami questa storia.~ le disse appena furono abbastanza vicini.
~ Calmati e sta' zitto.~ sospirò lei andandosi a sedere su una piccola panchina in marmo, seguita dal ragazzo.
~ Non sto' zitto. Razza di cretina, come ti viene in mente di non raccontarmi una cosa del genere?~
~ Vuoi che ti parli ancora o no?~
~ Fallo e basta.~
Con calma, Haven raccontò tutto quello che c'era da dire. Come aveva scoperto del matrimonio, cosa si erano dette lei e sua madre e infine della cena.
Heatan ascoltò per tutto il tempo, senza dire una sola parola. Anzi, la guardava serio e controllato, attendendo che terminasse, cosa assolutamente non da lui.
~ E com'è andata la cena?~ le chiese infine.
~ ...Non lo so esattamente...~ sussurrò lei in risposta.
~ Come sono questi ragazzi?~ tentò di nuovo.
~ Non saprei dirlo. Sembrano okay, ma non li conosco bene.~
Heatan tacque. Voleva chiederle ancora una cosa, però aveva l'impressione che Haven non avrebbe retto ad una domanda del genere.
L'avrebbe fatta stare male, forse. L'avrebbe spinta verso pensieri che probabilmente non aveva ancora sfiorato e che non erano certo piacevoli. Ma prima o poi doveva farlo, e preferiva fosse accanto a lui in quel momento.
~ Come ti senti?~ le chiese comunque.
Come si sentiva? Bho.
Non ne aveva alcuna idea, ma sicuramente non bene.
~ Io... Non lo so.~ sospirò abbassando la testa.
Lui le passò un braccio sulle spalle e l'abbracciò forte.
Era contenta che fosse venuto. Che a mezzanotte avesse preso la sua moto e fosse corso da lei solo per farle un paio di domande e darle un abbraccio.
La ragazza piegò la testa e l'appoggiò sulla sua clavicola, stringendogli la schiena di rimando.
Non sapeva come sentirsi; era confusa dalla situazione, sorpresa ed inerte.
Non avrebbe potuto fare nulla per cambiare ciò che era successo, e questo la faceva sentire debole come non mai.
Sarebbe potuta restare lì per sempre. Insieme al suo migliore amico, sotto al cielo di mezzanotte puntellato di stelle argentee e col cuore scaldato da un abbraccio.
~ Davvero avevi paura della mia reazione?~ le chiese lui dopo averla liberata dalla sua stretta, poggiando i gomiti sulle ginocchia robuste.
~ Sì, certo... Insomma, so come sei fatto.~
~ Non oso immaginare la tua. Dev'essere stato orribile.~
~ Tremendo. Mi sembrava di stare in un incubo senza riuscire a svegliarmi. Non capivo cosa pensare, cosa fare... E nemmeno adesso lo so. Merda, è tutto così incasinato!~ gemette prendendosi la testa tra le mani.
Un alito di vento notturno le si infilò sotto agli abiti, solleticandole la pelle. L'equivalente delicato di un pizzicotto.
"Non è un incubo, e nemmeno un sogno, piccola Haven. Sei sveglissima." sembrava sussurrarle malignamente.
~ Ma non hai freddo?~ fece Heatan cogliendo il brivido che le aveva scosso la schiena.
~ No.~ ribatté. ~ Cioè, sì. Ma non m'importa. Posso anche uccidermi a questo punto.~
Solo ora che si stava sfogando veramente comprendeva quanto fosse ancora furiosa. Furiosa per tutto e per niente, ma comunque furiosa.
Potevano anche essere le migliori persone del pianeta, ma lei non voleva nessun cavolo di fratellastro. Per principio.
~ Non dire stronzate, non ti ucciderai. Sei la cazzutissima Haven Allowey, non hai certo paura di quattro idioti e di un bambino.~
La ragazza scoppiò a ridere, piegandosi in due con la pancia avvolta dalle braccia. Si schiacciò il viso, rendendo ovattato il suono che le usciva dalle labbra carnose e che la faceva sobbalzare convulsamente.
~ Sei davvero scemo.~
~ Lo so. Sono corso qui credendoti in crisi e invece ti metti a ridere.~ ribatté mandandole un'occhiata.
~ Dài..~ ridacchiò lei stringendoglisi vicino e abbracciandolo di nuovo. ~ Lo so che mi adori.~
~ Pff...~
Dopo qualche minuto, il ragazzo si alzò. Ormai era l'una di notte e doveva tornare a casa sua almeno per riposarsi un po' prima della scuola.
Haven l'accompagnò fino al cancello. Avrebbe voluto portarlo fino alla moto ma a detta di Heatan era parcheggiata troppo lontano e non gli andava che se ne tornasse da sola.
Raggiunto il vialetto, la ragazza si gettò un'ultima volta tra le sue braccia, ma solo per qualche secondo, forte del fatto che poche ore dopo l'avrebbe rivisto.
~ Dormi bene, Havy.~ la salutò.
~ Anche tu. E grazie mille.~
~ Grazie a te.~
il ciuffo ribelle del ragazzo fu l'ultima cosa che si interessò di guardare. Dopo aver atteso qualche istante si voltò e tornò in casa velocemente, desiderosa come non mai di gettarsi sul letto per addormentarsi ripensando a quanto fosse fortunata ad avere Heatan vicino a lei.
Solo una questione restava aperta nella sua testa: non le aveva ancora detto cosa ne pensava lui.
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