CAPITOLO 10
1
Nonostante i presupposti non era stata una cena disastrosa. Si era conclusa con il broncio di Hardyn, diversi sorrisetti divertiti ed una minuscola soddisfazione della persona più sfavorevole tra tutte a partecipare: Haven.
La serata era andata avanti quasi fino alle dieci, poi tutti si erano salutati ed erano tornati a casa propria.
In macchina, la ragazza teneva gli occhi chiusi mentre, rannicchiata a riccio nella giacca, cercava di smaltire un po' di stanchezza accumulata durante il giorno.
~ È andata meglio di come ti aspettassi, tesoro?~ le chiese Victoria quando non poté più trattenersi.
~ Mmh mmh.~
~ Cioè?~
~ Mmh.~ ripeté più forte.
~ Non l'ammetterai mai, vero?~ fece ancora, sorridendo.
~ Ammettere cosa?~ ribatté la figlia sistemandosi meglio sul sedile.
~ Che non li hai trovati male come credevi.~
~ E chi lo dice questo?~
~ I diciasette anni di convivenza che ho con te.~
~ Certo, ma'. Convinta tu...~ sbadigliò lasciandosi scivolare sulla pelle del sedile, finendo quasi sdraiata.
Reclinò anche lo schienale e chiuse gli occhi stanchi.
~ Mi dispiace che sia successo tutto così, Haven...~ le disse dopo un po' la madre accarezzandole il braccio. ~ Davvero. Ci avevo pensato su, ma era più facile a dirsi che a farsi.~
~ Non si può dire che ti abbia reso le cose facili. Temevi che distruggessi la casa?~ chiese la ragazza.
~ Qualcosa del genere.~
~ Bhe ero tentata.~ disse indurendo il tono.
Scoprire del matrimonio in quel modo era stato veramente un brutto colpo per lei, che non l'avrebbe mai dimanticato facilmente.
Per quanto pensasse di meritarselo si sentiva messa da parte dalla sua stessa madre, dalla donna che l'aveva sopportata per tutta la vita e che alla fine, però, le aveva taciuto una cosa così importante.
~ Lo so... Mi dispiace davvero tanto.~
~ Anche a me dispiace. Dovevo accorgermi prima di quanto stessi minando il nostro rapporto e fare qualcosa per evitare che finisse in questo modo.~
~ Come?~
~ Nel niente. Il nulla, il silenzio. Le nostre conversazioni si riducono a "com'è andata a scuola?" e a "tutto bene al lavoro?", poi basta.~
Dopo quella frase, entrambe tacquero. Haven si accorse di aver parlato in fretta e ad alta voce senza essersene resa conto e senza un motivo specifico.
Quell'apparente calma era troppo imbarazzante per muoversi né per dire nulla, quindi la ragazza si limitava a respirare silenziosamente, evitando il più piccolo rumore.
~ Hai ragione.~ fece Victoria dopo un po', con un sospiro.
~ Sai, volevo aspettare di avere la conferma ufficiale prima di parlartene, ma ormai non sei più una bambina, quindi tanto vale che te lo dica. Ho presentato richiesta per cambiare orario di lavoro. Dovrei avere il pomeriggio libero, così come i weekend, a patto che resti abbastanza reperibile e partecipi alle riunioni. Non ho avuto occasione di incontrare Mik, quindi non so se sarà possibile.~ disse alla ragazza, la cui attenzione era stata pienamente catturata.
~ Davvero?~ rispose dopo qualche secondo di silenzio.
Erano parole che aveva inconsciamente desiderato fin da piccola, e, adesso che le aveva finalmente ascoltate, era pietrificata.
Si mise a sedere, ritenendo il suo atteggiamento da mezza-morta-di-sonno poco adatto ad una conversazione seria, e guardò la madre intenta a tenere diligentemente d'occhio la strada.
~ Sì, davvero, ma non so proprio se accetterà.~
~ Grazie.~ le disse Haven dopo un po'.
Era un ringraziamento sincero, ed era gratitudine vera quella nella sua voce. Le parole di Victoria le avevano illuminato la serata, che si era rivelata la più strana della sua vita, e se le era impresse a fuoco nella mente.
~ Prego, tesoro. E grazie a te per aver fatto la brava.~ le rispose con un dolcissimo sorriso che tradiva la gioia provata durante quella cena così temuta.
~ Li odio tutti.~ si affrettò a chiarire la ragazza tornando a sdraiarsi. ~ Quindi non sperare che accada ancora.~
~ Anche Wyll? Wyll lo adori, lo so che lo adori.~
~ Non lo adoro.~ scandì. ~ Gli permetterei di rivolgermi la parola solo perché é troppo piccolo per incassare un pugno.~
~ Piantala, brontolona!~ rise Victoria. ~ Tra poco avrai dei fratelli.~ aggiunse parlando come se fosse la miglior consolazione che potesse fornirle.
2
~ Tra poco avrai cosa?!~ sbraitò la voce di Heatan dal cellulare di Haven.
~ Calmati, cavolo! L'hai già chiesto un centinaio di volte, ho detto che avrò dei maledetti fratellastri!~ urlò lei cercando di sovrastare il ragazzo.
Già da svariati minuti gironzolava febbrilmente per la sua stanza con in mano il telefono. Da quando si era azzardata a chiamare Heatan e aveva messo la chiamata in viva-voce non si era più udito più un solo istante di silenzio all'interno della camera.
~ E me lo dici solo ora, porca miseria?!~
~ L'ho scoperto un paio di schifosi giorni fa!~
~ Dovevi dirmelo subito! Gwen lo sa già, ovviamente!~
~ Non ci sono riuscita, cazzo, dovevo elaborare la cosa!~
~ E ora l'hai elaborata?! Quando hai chiamato Gwen, non potevi sbatterti a chiamare anche me??~
~ No! Stavo andando alla cena!~
~ E allora dovevi dirlo prima a me!~
~ Lei è la mia migliore amica!~
~ E io chi sono, il barbone davanti a casa tua?!~
~ No, ma...~
~ Ma?~
~ Non ero pronta.~ concluse riportando il tono a livelli umani.
~ Pronta a cosa?~ chiese lui facendo lo stesso.
~ ...A dirtelo. Sapevo che l'avresti presa così, e non avevo idea di come fare.~ confessò abbassando lo sguardo davanti al cellulare, come se in quello schermo ci fosse lui.
~ Ahh...Dio...~ sentì sussurrare ad Heatan dall'altra parte.
Era certa che si stesse passando la mano destra tra i capelli, come faceva sempre lei quando era nervosa o confusa.
~ Mi dispiace Havy...~ le disse dopo pochi secondi. ~ Dammi venti minuti.~ aggiunse poi, improvvisamente attivo e risoluto.
~ Per?~ chiese lei subito dopo.
La linea suonava già vuota.
~ Ehi! Venti minuti per cosa? Heatan?~ tentò, ma il suo migliore amico le aveva attaccato il telefono in faccia.
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