Trentatresimo

La tensione era palpabile dentro quel veicolo. Steve era partito in missione con la sua squadra, al completo, aiutato anche dal colonnello. Tutti si erano mobilitati per aiutare il capitano nella sua battaglia contro l'HYDRA. In fondo, solamente Peggy sapeva il vero intento della scelta di Steve: vendicare il suo amore.
Continuava a ripetersi e a dire a tutti che avrebbe dimenticato Bucky. Tutti ci credevano. Tranne lui.
La sua espressione era gelida ed impassibile. Non aveva finito le sue lacrime, forse non le avrebbe finite mai, ma la sete di vendetta era molta di più del dolore. Doveva uccidere con le sue stesse mani ogni uomo che aveva contribuito minimamente alla morte del suo Bucky. Era sensato? Avrebbe risolto la situazione? Questo Steve non lo sapeva, ma aveva bisogno di fare qualcosa. Cercare di rimediare in qualche modo al terribile errore che aveva fatto. Perché era consapevole di avere tutte le colpe del caso, perché non avrebbe mai dovuto trascinarlo in quella missione.
Prima di partite all'attacco, Peggy lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla. Lo fissò negli occhi, privi di vita, dicendogli a denti stretti:
«Siamo tutti con te, Steve. Anche Bucky.»
Il biondo sospirò, scrollando la testa e sorridendo a denti stretti.
«Bucky viene a trovarmi ogni volta che nevica, lui è in ogni fiocco di neve che cade d'inverno.» le rispose con l'anima vuota.
Prese il suo scudo, e partì spedito, a combattere il nemico.
Era quasi riuscito a portare a termine la sua missione, a raggiungere il Teschio Rosso in persona, a ucciderlo e porre fine ad una parte di tutta quella storia, ma qualcosa dentro di lui scattò, come un terrore represso.
Sulla moto, affiancò l'auto dove Carter viaggiava. La velocità era tanta, l'aria veniva spezzata dai loro veicoli, e quella sensazione si face sempre più forte.
Aveva sempre avuto paura di innamorarsi, stava bene solamente con Bucky, ma dopo averlo perso per sempre, aveva più paura di non riuscire ad amare mai più. Fu per quella ragione che baciò Peggy.
Semplicemente per avere il calore di qualcuno su di lui prima di sparire per sempre. Peggy non era Bucky.
Ma ad occhi chiusi, con i suoi ricordi davanti, riusciva a percepire proprio lui, il respiro di Carter era straordinariamente simile a quello di James. Ed il cuore di Steve si fermò a quel ricordo troppo doloroso. In verità, ogni ricordo di Bucky faceva male.

Raggiunse il nemico, l'aereo plano su cui stava consumando la sua battaglia era già ad alta quota, e imbarcato assieme all'avversario c'era solo lui.
Lo uccise, ma non si sentì meglio. Non aveva finito la sua missione.
Si mise al volante del veicolo, era strano, non aveva mai guidato un aereo, e mai si sarebbe immaginato di poterci riuscire.
Peggy riuscì a mettersi in contatto con lui, parlarono brevemente, di un ballo non appena Steve sarebbe tornato. Voleva farlo sorridere, fargli cambiare idea, ma la Rogers aveva ormai preso la sua decisione.
Doveva morire. Raggiungere Bucky.
Non stava sacrificando la sua vita per la guerra, stava morendo per James.
Il collegamento via radio con la donna si interruppe; le sue mani erano strette ai comandi dell'aereo che stava scendendo in picchiata vorticosamente. Aveva paura, non lo negava, ma in qualche modo si sentiva rassicurato. Era convinto che a breve sarebbe tornata da lui.
Solamente il rumore dei motori ormai portati al limite confuse per un attimo i suoi pensieri, che tornarono brevemente sui ricordi.
I ricordi erano la cosa più preziosa che potesse avere.
Respirava a fatica, il vento stava aumentando dentro il veicolo, i suoi capelli erano mossi dall'aria, ed il suo petto spinto dalla forza di gravità che si stava attenuando.
Sorrise quando l'immagine del bambino di sette anni con il berretto da sergente gli inondò la mente;
Qual moccioso senza denti che gli aveva preso la mano e riportato a casa, domandandogli con ingenuità: «Perché piangi
Steve si morse le labbra, un nodo alla gola lo stava per far crollare.
Con le mani strinse più forte al volante;
Il loro primo giorno di scuola insieme: sgridato dalla maestra, messo da parte dai compagni, in presenza del piccolo Barnes era uscito a giocare in cortile, ed in corridoio la voce del ragazzino gli aveva detto: «Sei forte contro ogni bullo. E poi, ci sono io a difenderti dai prepotenti adesso
Aveva mantenuto la sua promessa, dopo tutti quegli anni. Bucky lo aveva difeso, e Steve lo aveva lasciato andare.
Il paesaggio si stava avvicinando sempre di più a lui, e il cuore batteva forte. Un alto ricordo lo colpì come una freccia.
Quando avevano corso, e il biondo aveva avuto uno dei suoi solito attacchi d'asma. Il tono sicuro di Buck gli rimbombava nelle orecchie: «Stevie. Respira insieme a me
Chi lo avrebbe chiamato in quel modo adesso?
Respirò trattenendo un singhiozzo, gli occhi lucidi fissi sulle montagne innevate.
Riviveva ogni cosa in prima persona. Era come appeso a uno specchio, con ogni ricordo riflesso su di lui.
Chiuse gli occhi e sentì la dolce sensazione delle lenzuola di casa. Non vedeva nulla, stava male quel giorno, la febbre era una sua cara amica a quei tempi. L'unica cosa che lo faceva star meglio era Bucky, che terrorizzato aveva piagnucolato: «Ti prego non morire Stevie, ti prego... Se tu mi lasci, io rimango da solo
Ironia della sorte, era successo il contrario.
Sorrise quando ricordò l'incidente in metropolitana, dove Bucky aveva perso i suoi genitori. Steve aveva pianto, nella notte, aveva anche confessato il suo sentimento d'amore, da solo.
Ricordò l'immensa gioia dopo aver ritrovato il ragazzino, ma soprattutto, il battito accelerato del suo cuore quando aveva ammesso a Bucky di aver detto "ti amo" nei suoi confronti, e lui aveva risposto senza esitare: «È quello che ho detto anch'io
Stava per finire tutto, quel momenti erano senza tempo. Erano passati secondi o ore?
Poi la sua guancia sudata percepì la stessa umidità delle labbra di Bucky, che lo avevano baciato a stampo nelle fogne, alla ricerca delle biglie perdute.
Si morse il labbro, e sentì ancora le parole di Bucky: «Resta sveglio Stevie. Sei l'aria che respiro
Lo aveva portato a casa dopo la rissa al suo quattordicesimo compleanno.
E poi si era svegliato, lo aveva trovato difronte al suo letto, e gli aveva detto: «Ti amo Stevie
Il sole davanti a lui riscaldò il gelo della neve, e ricordò il colore preferito di Bucky, lo stesso della collina su cui l'aveva portato.
«Il colore giallo lo vedo tutti i giorni quando apro gli occhi e mi trovo il tuo ciuffo chiaro accanto, e rimango lì, a fissarlo e a sfiorarlo ogni tanto, per imitare il minuzioso gesto che fai per sistemarlo
Il colore di quella stessa collina da dove il moro spericolato fece il ruzzolone che gli costò la rottura della caviglia e delle costole.
Steve gli era stato accanto. Un senso di imbarazzo lo persuase quando ricordò ciò che gli disse a letto: «Io invece desidero disperatamente baciarti, sentire il sapore delle tue labbra, della tua lingua, sentirti addosso
Il vento era più forte, gli infastidiva la gola, la stessa sensazione che gli procurava le sigarette.
Quel vizio che l'adolescenza dai capelli scuri aveva preso.
«Io ti amo nelle tue perfette imperfezioni, ogni cosa di te mi fa mancare il respiro, nessun altro potrebbe competere con te, mi hai capito
Il capitano lasciò che un momento di debolezza lo rapisse quando ricordò il loro primo bacio, l'atmosfera e il sussurro di Bucky: «Fino alla fine
Si bagnò le labbra, e le insicurezze del loro rapporto sbagliato lo pizzicarono, adesso non aveva più importanza, ma se ci pensava, l'ansia lo assaliva ancora, e Bucky, per rassicuralo gli aveva detto:
«Vedila così, abbiamo gli spigoli strappati, ma siamo comunque un capolavoro
La caduta era ormai inevitabile, ogni cosa sotto di lui sembrava inghiottirlo, e forse, poteva comprendere come si fosse sentito Bucky.
«Si, siamo fidanzanti.» lo erano sempre stati da quella promessa sotto il ponte, infranta sul nascere dalla decisione di suo padre di separare le loro stanze.
Lasciò il comando con una mano, era inutile continuare a stringerlo; poggiò due dita sulla tasca del suo costume, dove era nascosta la loro foto.
Tutti i loro litigi corsero nella sua mente, e alla fine vide forse il ricordo più bello che potesse custodire, la prima volta che avevano fatto l'amore.
«Sai... A volte penso che se non avessi me, non ci sarebbe una sola persona al mondo in grado di capirti veramente.» era come un eco che rimbombava dentro l'aereo, come se quella voce fosse fisicamente lì.
La morte di suo padre, quella sorte così simile che era toccata anche a Bucky, che gli aveva detto: «Mi dispiace amore, mi dispiace
Se solo lo avesse ascoltato, se solo non si fosse arruolato, Bucky aveva sempre avuto ragione: «Tu combatti ogni giorno
La morte era venuta ancora a bussare alla sua porta, portandosi via anche sua madre.
«Io sarò con te fino alla fine.» Bucky aveva fatto quella promessa, ma non l'aveva mantenuta.
Si era arruolato, lo aveva perso. Steve lo perdeva sempre.
Ricordò con un sorriso amaro l'ultima notte insieme prima di dividersi, e la lettera che gli aveva scritto.
L'aveva nascosta in soffitta, chissà se esisteva ancora quel nido d'amore in cui erano cresciuti e si erano nascosti.
Quella frase che si sarebbe fatto tatuare ovunque; "Sorridi, perché riesco a percepire il suono di quella risata fino a qui."
Negli ultimi istanti della sua vita stava pensando solamente a Bucky, per scacciare il ricordo della sua immagine mentre moriva, per addormentarsi e averlo accanto, come da ragazzi.
«Dio, sapessi quanto mi sei mancato tu
Magari quelle parole le avrebbe dette anche lui quando, finalmente, lo avrebbe ritrovato.
Cosa c'era dopo la morte? Luce? Buio?
A Steve non importava, per lui, qualsiasi posto in cui ci fosse stato anche Bucky sarebbe stato il paradiso.
La terra ormai era troppo vicina, Steve stava per andarsene, da vero eroe a parere degli altri. Da codardo sotto la sua prospettiva.
«È il nostro paradiso Steve, è la nostra zona di guerra
E con l'oceano sotto i piedi e le spalle contro il muro, disse addio al suo amore.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top