Steve sentì dei passi leggeri rimbombare nella stanza, quell'andatura così educata e familiare, quella di sua madre; i tacchi che picchiettavano contro il pavimento di legno svegliarono il biondo, che ritrovò la donna seduta ai piedi del letto con sguardo amorevole e rassicurante.
«Oh tesoro, non volevo svegliarti.» disse a bassa voce accarezzando con le sue morbide mani il viso addormentato del figlio.
«James, dolcezza, svegliati coraggio.» l'attenzione di Sarah si era spostata sul ragazzino scuro che russava di gusto, sfinito. Gli massaggiò la schiena, facendolo svegliare di controvoglia.
Bucky mugugnò, sfregandosi gli occhi per inquadrare meglio la signora Rogers davanti a lui.
«Abbiamo parlato molto di te ieri sera, e abbiamo deciso di chiamare un assistente sociale.» disse la donna, causando un improvviso dolore al cuore di entrambi i ragazzi, che li ammutolì. Bucky, destinato a passare il resto della sua adolescenza in un istituto, malmenato dalle suore, e, diciamocelo, solo, senza nessuna coppia di giovani sposini pronta ad adottarlo era un'idea del tutto inaccettabile. Gli occhi di James si fecero lucidi, ripensò immediatamente alla sua mamma, al suo severo papà, a Steve. I suoi genitori avrebbero sofferto per lui, ma erano già morti, Steve invece, il maggiore sapeva che non avrebbe mai potuto continuare a sorridere senza di lui.
«Fra mezz'ora verrà a portare i documenti da firmare, abbiamo deciso di tenerti con noi.» il meraviglioso tono di voce della donna fu come una dolce caramella pregustata dopo una pillola amara, Steve sorrise senza rendersene nemmeno conto, con gli occhi angora gonfi di sonno e il ciuffo biondo spettinato.
«D-davvero, starò con voi...?» domandò intimorito, chiedendosi se non stesse ancora dormendo e quello non fosse solamente un sogno.
«Davvero, ti compreremo anche un letto, così potrai stare con Steve.» sorrise amorevolmente, accarezzando la guancia del ragazzo che la guardò con gli occhi illuminati da un'innocente felicità.
Sarah guardò con immensa tenerezza la reazione dei due, stringendoli in un caldo abbraccio e incoraggiandoli: «Coraggio ragazzi, uscite a giocare, oggi c'è il sole, vi farà bene un po' d'aria fresca.»
I due ragazzini si fiondarono giù dal letto, mettendo i primi abiti che trovarono ai piedi del letto, uscendo dalla camera, facendo sorridere la madre di Steve.
«Un momento Buck! Saliamo in soffitta, ci dovrebbero essere delle vecchie biglie di mio padre!» propose il biondo, fermandosi alle spalle del più grande, che si voltò di scatto sorridendo; «È una fantastica idea, aiutami a tirare giù la scala!» rispose Bucky, che si fiondò sotto la botola alta della soffitta, non riuscendo ad arrivare alla cordicella, troppo alta per tutti e due. Steve si grattò la testa cercando di pensare ad un modo per arrivare al soffitto, venendo colto di sorpresa e afferrato per i fianchi da Bucky, che lo sollevò da terra, in alto, fino a fargli raggiungere la meta. La scala di legno scese alzando un lieve telo di polvere, mentre Steve rimase immobile ripensando alla stretta di Buck su di lui, che non fu un abbraccio o una stretta di mano, ma qualcosa che lo aveva imbarazzato, che sotto il suo punto di vista parve più intima.
«Non sali, Steve?» lo chiamò il moro, porgendogli una mano dalla soffitta, il ragazzino scrollò la testa arrampicandosi fino alla scura apertura sul tetto.
L'unica fonte di luce proveniva dalla piccola finestra al centro della parete, che metteva in risalto l'aria invasa dalla polvere. Steve tossì, i suoi polmoni non gradivano molto quell'ambiente.
«Credo siano in questa scatola polverosa...tutto bene Steve?» chiese preoccupato, stringendo fra le mani uno scrigno marrone. Steve annuì, strofinando il naso arrossato con la manica della sua camicia.
Si misero alla luce della finestra ed aprirono la scatola. Una piccola foto ingiallita in bianco e nero copriva tutto il contenuto del piccolo scatolino, una foto del matrimonio dei genitori di Steve; sua madre in un semplice abito bianco in pizzo, e suo padre con uno di quei ridicoli smoking scuri.
Entrambi fissarono l'immagine, forse nelle loro menti passarono pensieri diversi, forse Buck pensò ai suoi di genitori, forse provava nostalgia e dolore. Ma in verità pensava esattamente quello che pensava Steve. «Credi che un giorno anche noi potremo essere così?» chiese ingenuamente il biondo.
«Io credo di sì. Nel futuro ci saranno i treni volanti, e le case saranno illuminate come se avessero le luci di Natale! Perché noi due non potremmo sposarci?!» rispose il gioioso Bucky.
«Perché siamo due maschi... E non ho mai visto due mariti.» aggrottò la fronte, posando la fotografia sul pavimento polveroso.
«Io credo che ci siano, ma nessuno ne parla perché sono troppo fighi!» disse in modo entusiasta, stringendo nella mano un sacchettino di velluto con le biglie colorate.
Il magro braccio di Rogers fu afferrato dalla mano libera del moro, che lo trascinò fuori da quella soffitta polverosa che metteva a repentaglio i bronchi di Steve.
La madre del biondo aveva ragione, era davvero una splendida giornata di sole. Si inginocchiarono sui bordi del marciapiede e iniziarono a lanciare le palline di vetro.
«Buck, andrai al funerale dei tuoi genitori?» domandò a bassa voce Steve lanciando una biglia verde.
Bucky scrollò la testa, cacciando con il pollice una pallina trasparente: «Per mia madre forse, ma per mio padre non ci penso nemmeno.»
«Perché?» sbottò incuriosito Steve, ritardando a lanciare la biglia.
«La sera prima dell'incidente avevo chiesto ai miei genitori di portarmi in centro a comprarti gli acquerelli... Mia mamma ha accettato senza storie, ma mio padre ha iniziato ad urlarmi contro e a dirmi che dovrei fare i regali alle femmine...»
Steve incrociò le sue chiare sopracciglia.
«I regali si fanno alle persone a cui vuoi bene....» aggiunse il biondo, guardando l'asfalto.
«Lo so, ma lui non voleva capire, mi ha messo in punizione e mi ha chiamato punk...»
Steve continuò a fare domande, incuriosito da ciò che stava raccontando Bucky.
«Cosa significa?» Gli chiese.
«All'inizio non lo sapevo, ma dopo l'incidente mi sono riparato sotto un ponte, dove ho conosciuto un barbone, Lou. Mi ha detto che un punk è un uomo a cui piace un altro uomo, nella lingua dei duri di strada...» spiegò, ammutolendo Steve, che lo guardò perplesso per un momento; «Credo proprio che ti chiamerò punk da questo momento in poi.» ammiccò scherzosamente Bucky.
«Credevo di essere Stevie per te.» ribatté quasi offeso lui, lanciando con forza una biglia contro le alte, che finirono dentro le griglie di un tombino.
«Ottimo lavoro punk.» commentò sarcasticamente Bucky, ridendo per l'espressione sconvolta di Steve.
«Le biglie di mio padre...mi ucciderà!» disse preoccupato.
«Nessun problema, il sergente Barnes andrà a recuperale!» il ragazzino si mise in piedi, togliendo la griglia della fogna poggiata ridicolmente sulla strada, e tuffandosi dentro il buco puzzolente.
«Bucky!» lo chiamò preoccupato Steve chinandosi sui bordi della strada.
«Le ho trovate tutte, ne manca solo una!» la sua voce fece eco sotto la strada, ed un tanfo tremendo travolse Steve, che socchiuse gli occhi, tirato per il polso dalla sudicia mano di James.
Finì, barcollante, dentro la fogna, per miracolo senza cadere per terra.
«C'è una puzza tremenda qui sotto.» si lamentò disgustato tappandosi il naso.
«Muoviamoci a trovare l'ultima biglia allora.» ammiccò il maggiore, guardando il pavimento buio e umido.
Steve vide un luccichio fra i liquami puzzolenti, inginocchiandosi e prendendo fra le dita sporche la biglia verde.
«L'ho trovata!» esultò il ragazzino, alzando le braccia e facendo rimbombare la sua voce in quel buco.
Bucky lo raggiunse sorridendo, con le braccia aperte ed un sorriso fiero sul viso, come per fargli capire che lui era in grado di fare tutto, di trovare una biglia fra la cacca, ma anche di scalare una montagna, ad esempio.
Le dita umide di Buck strinsero gli zigomi di Steve, che sì immobilizzò confuso, ricevendo un bacio a stampo sulla guancia non sporca, che purtroppo venne tinta dal sudore e dalla saliva di James.
Il cuore di Steve iniziò a battere forte, quelle calde labbra sulla sua pelle, il respiro affaticato di Bucky contro il suo viso erano come una dolce carezza.
«Coraggio, usciamo di qui e torniamo a casa.» il ragazzo sorrise, uscendo dal tombino seguito dal biondo, che restò come incantato fino a casa.
Il loro aspetto non di certo profumato fece sbraitare la madre di Steve, che in fondo non riuscì proprio a prendersela con quei due ragazzini.
Bucky era diventato un vero e proprio membro della famiglia Rogers, i coniugi lo avrebbero visto come un figlio, ma il biondo lo avvolse come amante.
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