Broken || Jerza - One Shot

Avverto tanto dolore per tutto il corpo non appena mi sveglio.

Sbatto più volte le palpebre cercando di capire dove mi trovi, ma non vedo ne sento nulla intorno a me. Il primo pensiero che mi passa per la testa è che probabilmente ho perso la vista, ma reprimo la paura provando a pensare a dove mi trovi e, soprattutto, a cosa sia successo.

Muovo un braccio.

Dolore.

Provo a muovere le gambe.

Ancora dolore.

Mi sento a pezzi.

Cosa mi è successo?

Provo a parlare, a chiamare aiuto, ma la voce mi si spezza, le parole non escono dalle mie labbra. Sento la gola secca, vorrei urlare ma il senso di vomito è più forte della mia volontà. Sento come un sasso incastrato tra le mie corde vocali.

Ad un tratto percepisco qualcosa di bagnato sulla mia mano. Mi domando cosa sia, avvicinandola al mio naso per sentirne l'odore, forse riesco a captare cosa possa essere.

Un brivido mi accarezza la schiena.

Sangue.

Avverto una sensazione strana dentro me. Eppure non è la prima volta che mi sento così, molte volte è successo di perdere il controllo delle mie emozioni e provare tanta paura.

Mi sento debole, non riesco quasi a muovermi.

Inizio a ricordare qualcosa, stavo attuando un piano sullo svolgimento di una missione, quando qualcosa o qualcuno mi ha colto di sorpresa.

Dove sono Natsu, Gray e Lucy? Ricordo di aver sentito un urlo. Un urlo femminile, terrorizzato. Che sarà accaduto? Sono certa sia stata Lucy ad emettere quell'urlo, dopo aver chiamato il mio nome.

All'improvviso, mi rendo conto di essermi ripresa, ma sento un gran dolore alla testa che mi sta facendo esplodere. Non mi sento lucida, forse mi hanno colpito alla testa con un oggetto pesante.

Tasto il terreno intorno a me cercando di capire dove mi trovi, ma qualcosa simile a dei sassi cade sul mio corpo, impedendomi di continuare a muovermi disperatamente. Mi sembra di essere sotto delle macerie, ho una gamba incastrata tra di esse o forse è rotta, non lo so.

Cosa dovrei fare?

Sento dei rumori, dei passi, una voce maschile. Chiudo lentamente gli occhi per riconoscere quel tono preoccupato, facendo meno rumore possibile per facilitare il tutto al mio udito.

Sta parlando con qualcuno? Sembra solo una voce. Sento i passi farsi sempre più vicini, fino ad arrivare proprio a dove mi trovo io.

"Erza." Ho già sentito il mio nome pronunciato in quel modo.

"Dove sei? Erza?" Ripete, confuso.

"Sono qui." Sussurro raccogliendo tutta la forza rimasta, reprimendo il conato di vomito che si stava facendo spazio in me.

Mi manca il respiro dopo aver detto quelle due parole. Forse sono rimasta talmente tanto tempo schiacciata tra le macerie, che i miei polmoni non hanno potuto ricevere l'aria necessaria per farmi respirare.

Sento subito dopo un rumore, qualcosa si sta spostando.

Una luce arriva ai miei occhi, costringendomi a chiudere immediatamente le palpebre per non rimanere incosciente un'altra volta.

Una mano mi accarezza la guancia delicatamente, un'altra mi tiene la testa alzata. Nonostante senta malissimo e vorrei solo urlare, mi limito a lasciare scorrere qualche lacrima sulle mie guance. Sento che stanno scendendo sempre più, fino a che non inizio a singhiozzare rumorosamente.

Sento male ovunque, la testa mi sta come per esplodere e ogni osso del mio corpo sembra in frantumi.

All'improvviso sento solo tanto calore che riesce a tranquillizzarmi quanto serve. Quasi vorrei addormentarmi e far durare questo momento per tutta la vita, ma purtroppo la mia quiete ha una fine appena apro gli occhi e mi rendo conto di trovarmi tra le braccia del ragazzo che credevo svanito nel nulla.

"Erza?" La voce bassa, senza emozioni, con un non so che di spaventoso. Ogni volta che diceva il mio nome percepivo dei brividi continui, il respiro si faceva affannato, i battiti del mio cuore aumentavano velocità.

Le mie mani si muovono da sole. Inconsciamente sorrido, tenendo le mani sulle sue morbide guance. Non voglio smettere di guardare il suo volto, è così strano vedere quell'espressione dopo un sacco di tempo.

Vedo le sue labbra muoversi, ma non sento nulla. Non sento davvero nulla. Non so se è per via del dolore alla testa, o per i miei pensieri con un volume ormai troppo alto.

Non so spiegare ciò che provo davvero per questo ragazzo.

È tutto così complicato che a volte penso che certe cose non si potranno mai risolvere, anche se provi a non arrenderti. Non vorrei sentirmi così, ma è inevitabile, non posso scordare il passato. A volte mi sembra di essere una debole.

"Gerard." Riesco soltanto a dire, con la poca voce che mi rimane. Sento le sue mani tremare, ma lui è così caldo. Non sta tremando per il freddo. Ha paura?

Nei suoi occhi riesco ad intravedere una luce. Sembra che un'emozione nuova si sia svegliata in lui, dopo avermi trovata in quelle condizioni.

Perché, dopotutto, anche lui è affezionato a me.

Passo una mano tra i suoi capelli, per realizzare che lui è davvero accanto a me ora, che mi sta stringendo forte, facendomi sentire meno il freddo invernale.

"Che ti è successo?" Diciamo entrambi all'unisono. Non abbiamo smesso nemmeno per un secondo di guardarci negli occhi, potrei perdermi in quel profondo dolore che si porta appresso da anni.

Ha degli occhi così belli che mi sembra incredibile credere a tutta la sofferenza che c'è in essi.

Mi stringe una mano, distogliendo lo sguardo. Noto che sta digrignando i denti.

Una lacrima gli riga il viso.

Mi piange il cuore a vederlo così.

Allungo una mano per far sparire quella lacrima che sta rovinando il suo splendido viso.

"Gerard." Dico ancora sperando si volti verso di me. Infatti così accade, ma dopo svariati minuti.

Si avvicina sempre più a me, lentamente, mentre chiudo le palpebre avvertendo un'altra forte scarica di dolore alla testa.

Improvvisamente, quando mi riprendo, qualcosa di caldo si poggia sulle mie labbra, congelate dal freddo di quella sera.

Prego Dio che nessuno interrompa questo momento. Ho il timore che qualcuno mi svegli e mi dica che si trattava solo di un sogno.

Uno stupido sogno generato dalla voglia di riabbracciare Gerard.

Non appena riavverto l'aria gelida, apro gli occhi notando che sta sorridendo.

"Non volevo." Sussurra, lo sguardo perso nel vuoto, le sue braccia che mi stringono forte. Mi metto seduta, cingendogli il collo con le braccia. "Però sentivo il bisogno di farlo."

"Mi sei mancato." La mia voce si spezza dal pianto. Non vorrei farmi mai vedere così da nessuno, ma so che lui non mi giudicherà mai, perciò riesco a mostrargli ogni lato di me.

"Anche tu mi sei mancata. Perdonami, Erza Scarlett."

Non so se riuscirò mai a dimenticare ciò che ha fatto. Mi ha quasi ucciso. Non solo me, anche i miei amici. Anzi, la mia unica vera famiglia. Ho sofferto tanto a causa sua, eppure io... Non so stare senza di lui.

Infondo, io amo davvero Gerard Fernandez.

"Baciami ancora." Gli dico allontanandomi, pregando che lo faccia. Sono stati così intensi quei brevi istanti in cui le sue labbra sono entrate a contatto con le mie.

"Non posso, Erza." La delusione si fa spazio in me, ma cerco di non darci importanza pensando ad altro. Vorrei dire così tante cose che non saprei dove partire, ma ad un tratto esco dal mio stato di trance ricordando le condizioni in cui mi trovavo poco prima che Gerard mi aiutasse.

"Come facevi a sapere che mi trovavo qui?" Chiedo confusa, aspettando ansiosamente una risposta. Voglio sentire la sua voce ancora, così rassicurante che potrei ascoltarla per sempre senza mai stancarmi. È la melodia di una canzone che ti rimane nei pensieri per svariati giorni, senza abbandonarti perché ormai te ne sei innamorata.

"Non ho idea di come le cose siano andate. Ho soltanto ricevuto un biglietto che diceva che qualcuno ti aveva rapita. Sono corso qua per cercarti, ho dato una lezione a tutti." Dice tastandosi la testa. Ho notato soltanto ora che ha un taglio profondo sul braccio. "Chissà chi diamine ha mandato quel biglietto."

"E i miei amici?" Mi allarmo, preoccupata, ma lui mi accarezza la testa dolcemente per cercare di tranquillizzarmi.

"Loro... Stanno bene."

Tiro un sospiro di sollievo.

"E tu sei ferito gravemente."

"Non è niente." Si fa serio, distogliendo lo sguardo.

Improvvisamente, noto tutto ciò attorno a me diventare scuro, non sento più il corpo muoversi come vorrei e mi manca il respiro.

Annaspo con le mani cercando di riprendermi. L'ultima cosa che vedo prima di svenire è l'espressione confusa e preoccupata del ragazzo che amo.

***

"Erza? Ti senti meglio?" La voce di Gerard si allarma immediatamente non appena mi metto a sedere. Sono in un letto morbidissimo.

"Sto bene." In realtà sto fingendo, mi sento malissimo. Mi fanno male tutte le ossa, ma posso sopportare. "Io, ecco... Penso me ne torno alla gilda ora."

"No!" Grida Gerard spaventandomi. Si alza dalla sedia per raggiungermi sul letto dove mi trovo. Non riesco a staccare gli occhi da lui, studio ogni minimo movimento che fa.

"Perché?" Mi sento ancora più confusa.

"Perché tu... Non sei ancora guarita." Sta balbettando ed evita il contatto visivo.

"Ti conosco, Gerard Fernandez. Dimmi la verità." Dico secca, sperando parli. Ma non succede. Sospiro, alzandomi velocemente. Noto che allunga una mano verso di me per afferarmi il polso, ma fallisce nell'intento.

"Che ti succede, Gerard...?" Mentre pronuncio la frase, sento improvvisamente un gran baccano al di fuori.

La cosa peggiore è che sento anche urla.

Noto lo sguardo di Gerard spaventato.

Non ho la minima idea di che espressione io abbia sul volto. Non voglio vedermi. Non voglio saperlo.

Lentamente faccio girare la testa per guardare fuori dalla finestra.

Noto che attraverso le tende ci sono tante luci.

Ma non sono luci normali.

Sembra fuoco.

Allungo una mano verso la tenda che copre la visione della città.

Cosa avessi mai fatto.

Orrore.

Tutto ciò che non avrei mai voluto accadesse, ora è impossibile da riparare.

Qualcosa dentro di me si spezza.

Forse il cuore.

Forse mi sono spezzata io.

Il dolore fisico che stavo provando non è niente paragonato a ciò che sto provando ora, mentre corro fuori, rischiando di cadere più volte mentre mi faccio spazio tra gli edifici.

Voglio raggiungere la gilda.

La gente corre verso di me. Anzi, sta scappando dalla città.

Sarò almeno caduta cinque volte, avrò ricevuto molte gomitate e spintoni da parte loro.

Vedo delle persone a terra, forse morte.

Ma ho un pensiero fisso nella mia testa, arrivare alla gilda.

Fa che tutti stiano bene.

Perché è dovuto succedere?

Ora se svolto l'angolo, ci sarà la gilda.

Ci sarà la mia famiglia pronta ad accogliermi calorosamente come sempre.

Non mi è mai sembrata più lontana di adesso.

Eccomi, sono arrivata.

Faccio un passo.

Poi un altro.

Un altro ancora.

Tengo la testa bassa.

Ho paura di cosa i miei occhi vedranno.

Mi faccio coraggio appena mi accorgo di aver calpestato la bandiera con il simbolo della gilda.

Alzo lo sguardo.

Ma vorrei non aver visto niente.

La gilda non c'è più.

"Erza!" Sento Gerard gridare il mio nome più volte, ma io non riesco a rispondere.

La mia famiglia è morta.

E non tornerà.

Mai più.

Sento una persona urlare come se volesse rompere le proprie corde vocali. Vorrei aiutare, fare qualcosa per lei.
Ma poi mi accorgo che quella persona sono io.

Mi inginocchio, riversando sulla strada tutto il dolore che sto provando.

Sputo anche sangue, e la visione di ciò che sto facendo mi fa ancora venire più voglia di vomitare.

Sento una mano massaggiare la mia schiena, è lui, Gerard.

Mi porge la mano, quasi come se volesse aiutarmi.

La afferro prontamente, scoppiando in un pianto liberatorio.

"Ti prego, non abbandonarmi." Mormoro tra le lacrime, stringendolo forte a me. "Sei l'unico che mi è rimasto. Mi prometti che starai accanto a me?"

"Non posso promettere niente, ma stanne certa, farò del mio meglio per farti felice."

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La mia testa partorisce robe.
Spero vi sia piaciuta questa one shot!

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