Sorrisi (Pov Jacob)
Jacob
«Sei sicuro che me ne posso andare?»
«Sì, Embry, per la centesima volta, sì. Vattene con Leah e fatti il tuo super week-end» risposi al mio amico, mentre continuavo a lavorare sotto la BMW X1, proprietà di Jessica Stanley, ex amica di Bella che continuava ad inventare guasti alle sue auto - ne aveva cambiate tre in dieci anni - per civettare nella mia officina. Di solito c'era Leah a proteggermi da lei.
«Ne sei proprio sicuro? Perché se le clienti oggi sono tutte come quella lì - disse, evidentemente fissando una qualche ragazza con un'utilitaria in panne che era finita nella nostra officina - mi sa che rimango a darti una mano, fratello!»
«E poi chi la sente Leah!» gli risposi scherzando, e scivolando da sotto l'auto. Controllo finito, guasto inesistente. Come al solito. Il giorno in cui un problema ci fosse stato per davvero le avrei restituito l'auto senza neanche guardarla.
Ma mi sbagliavo, la ragazza di cui parlava Embry non era una cliente. Mi trovai di fronte il solito paio di gambe seminude. Possibile che non riuscissi mai a guardarla prima in faccia?
Embry la fissava a bocca aperta.
Lei si avvicinò, e, con una mossa molto - molto - sensuale, gliela chiuse. Nel frattempo mi ero alzato e lei venne da me per baciarmi sulle guance. Respirai il suo profumo. Sì, profumo. Non puzzava di vampiro quel giorno. Probabilmente aveva ragione Seth, ma rimaneva la questione montagna a solleticarmi la mente.
«Pianeta Terra chiama Embry! Embry ci sei?» scherzai con il mio amico, oscillandogli una mano davanti agli occhi.
«Sì, Jake? Volevi qualcosa?» mi chiese, continuando a fissare Allison. Iniziavo ad essere un po' geloso. Assurdo. Geloso, io? E di una ragazza che conoscevo a malapena?
«Embry, lei è Allison. Ci darà una mano in officina. Sempre che dimostri di esserne in grado!» li presentai, scherzando un po' con lei perché si sentisse a suo agio.
«Vedrai che dopo stasera non potrai più fare a meno di me!» mi rispose lei, stando allo scherzo.
«La ragazza sembra sicura dì sé, Jake! Perché non le fai provare con il morto nella rimessa?»
«Pensi al pick up?» doveva essere impazzito se pensava che avrei mai permesso a qualcuno di mettere mano al pick up di Bella.
«Beh, sono dieci anni che sta lì a occupare spazio. Se qualcuno si decidesse a dargli un'occhiata e a diagnosticare di che morte è defunto forse riusciremmo a accontentare qualche cliente in più!»
Erano anni che lui e Leah cercavano di convincermi che il posto migliore per quell'affare era lo sfasciacarrozze, ma proprio non riuscivo a disfarmene. Era un pezzo di me. Un pezzo di noi. Un pezzo di lei che avevo voluto quando era morta. L'avevo portato via da casa Cullen. Era l'unica cosa che avevo voluto indietro. Per fare cosa poi? Per fargli occupare spazio nella rimessa, come diceva Embry. Non avevo mai avuto il coraggio di metterci mano. Non volevo rinunciare a quel ricordo. E non volevo scoprire che l'avevano ingannata, quando le avevano detto che era ormai morto. Quando le avevano comprato la Rapide.
«Jacob cos'hai?» mi chiese Allison dolcemente. Probabilmente dovevo aver fatto qualche smorfia particolare.
«Lascialo perdere, Ally - le rispose Embry, circondandole le spalle con un braccio - fa sempre così quando si parla di quell'affare arrugginito. Vieni con me, ti faccio vedere dov'è. Se riesci a riparare questo, sei ufficialmente assunta»
Accompagnò Allison nella rimessa, spiegandole evidentemente dove erano tutti gli attrezzi, perché uscì solo dopo qualche minuto. Senza di lei.
«Embry» dissi minaccioso.
«Sì, Jake?»
«Stalle. Alla. Larga.»
«Per chi mi hai preso? Io ho Leah. Sei tu quello che non dovrebbe starle alla larga. Cavolo, ma l'hai vista bene?»
«Hai parlato con Seth?»
«Chi, il mio quasi cognato? Non lo sento da... ieri sera in effetti»
«Lo sapevo che gli dovevo ordinare di non farne parola!»
«Dai, Jake. - disse, dandomi un colpo sulla spalla - era solo felice per te. Lo siamo tutti»
«Non potete essere felici per qualcosa che non so neanche io cos'è»
«Prova a scoprirlo, fratello» mi disse, allontanandosi. Fuori dall'officina, lanciò un urlo.
«Cazzo, Jake. La ragazzina ha una Mercedes Guardian!»
Mi affacciai all'ingresso dell'officina. Aveva ragione. Quella macchina era da urlo. E lui era in ritardo.
«Embry la pianti di fare il cretino e te ne vai da Leah?»
«Ok, ok! Tolgo il disturbo, capo! Ci vediamo lunedì»
Rientrai in officina scuotendo la testa. Era sempre il solito. Sarebbe mai cresciuto? Sentii una risata cristallina provenire dalla porta della rimessa. Alzai gli occhi e lei era lì. Splendida anche con gli shorts e la camicia di flanella a quadri bianchi e rossi aperta su una canotta in microfibra bianca e annodata in vita. I capelli erano legati. Era magnifica anche così, ma... li preferivo sciolti.
«Siete divertenti, sai?»
«Scusa?»
«Tu, e i tuoi amici della riserva. Siete divertenti»
«Hai conosciuto solo il meglio!» le risposi. Beh, era vero. Io, Seth ed Embry non eravamo rappresentativi per l'intero branco. Gli altri tendevano ad essere un po' più... seriosi, per essere educati. Rompipalle, per essere sinceri.
«Non vedo l'ora di conoscere gli altri» mi rispose lei.
E gli altri non vedono l'ora di conoscere te, specie da quando Seth ha fatto sapere al mondo che c'è una ragazza che mi interessa. Tra l'altro mentendo, perché tu non mi interessi affatto. Sì, e allora perché adesso è nell'officina, Jake? Non avevi mai permesso a nessuna donna di mettere piede nel tuo santuario. A parte Leah... ma lei è... beh, è Leah. Ma tutto questo a lei non lo dissi. Cambiai argomento invece.
«Allora come va di là?»
«Credo di aver individuato il guasto. Ma ci vorranno un paio d'ore di lavoro per sistemarlo. E' un danno fatto a regola d'arte. Quasi non me ne accorgevo»
«Hai tutto il tempo che vuoi, Allison» le dissi con un sorriso.
«Chiamami Ally, per favore. Tra l'assonanza con il cognome e la sua lunghezza, ho iniziato ad odiare il mio nome, Jacob»
«Solo se tu mi chiami Jake! Come tutti gli amici»
Non me ne rendevo conto, ma ad ogni parola mi avvicinavo di più a lei. Era come una calamita che attirava a sé un piccolo chiodino di ferro.
«Jake? Ho visto che nella rimessa c'è uno stereo. Posso accenderlo mentre lavoro? O ti dà fastidio?»
«Credo sia di Embry, non so che musica ci sia dentro. Di solito è hip-hop, per lavorare va più che bene. E non chiedermi il permesso per ogni cosa. Fai come se l'officina fosse anche tua. Se hai trovato il guasto al cadavere là dietro, sei la benvenuta tra noi!»
«Tu hai risolto con la X1?»
«Sì, ma non ti dico cosa aveva. Non vorrei essere offensivo verso la proprietaria»
«Fammi indovinare... bionda ossigenata, seno rifatto e tacchi a spillo in una cittadina di provincia?»
«Come hai fatto?» le chiesi, rimanendo stupito.
«E' all'ingresso.» mi disse sorridendo, e ancheggiando verso la rimessa. I suoi fianchi mi ipnotizzavano.
«Ally, per favore - mi ritrovai a prenderla per il polso dopo averla inseguita senza rendermene neanche conto - rimani qui. Se ne andrà molto più in fretta»
«Arrivo tra un po' a salvarti. Fidati» mi rispose lei, con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere un ghiacciaio. Poi scomparve dietro la porta.
«Jacob, caro!» esclamò Jessica entrando nell'officina. Quel "caro" mi aveva indisposto più di quanto non avesse già fatto il suo finto guasto.
«Ciao, Jessica! Sei venuta a riprenderti la macchina?» le dissi avvicinandomi.
«Sì, cosa aveva questa volta?»
«Nulla di preoccupante» le risposi, con un sorriso rassicurante. Nulla. Come tutte le altre volte.
«Davvero? Eppure quel rumore era così fastidioso...»
«Ora non fa più nessun rumore» Non ne faceva neanche prima, ma se gliel'avessi detto non se ne sarebbe mai andata, cercando di convincermi della sua esistenza. Partì della musica.
«Ma c'è qualcuno nella rimessa?» mi chiese Jessica.
«Sì, il nuovo meccanico dell'officina»
«Ah, hai dato lavoro a un altro ragazzo della Riserva?»
Mi irritò il tono con cui lo disse. Sembrava quasi che alla Riserva avessimo bisogno della carità di quelli come lei per sopravvivere.
«No, non è della Riserva.» dissi. E non è un ragazzo. Aggiunsi tra me e me.
«Ah, è di Forks?»
Si era sintonizzata sulle notizie fresche di giornata. E io non le avrei dato in pasto Allison. Non avevo previsto che sarebbe stata lei a gettarsi in pasto al leone - all'oca, visto il soggetto.
«Jake - mi chiamò, con un tono smielato e civettuolo - mi potresti aiutare a trovare la chiave da otto? Embry prima mi ha detto dov'era, ma non me lo ricordo»
Mentre parlava si era avvicinata a me e Jessica ancheggiando come non mai, a tempo di musica. E aveva finito la sua passerella appoggiando la mano sulla mia spalla. Il mio corpo aveva reagito immediatamente al suo tocco. Per fortuna la tuta da meccanico era bella larga.
«Arrivo subito, Allison» le dissi, sperando che Jessica capisse che doveva andarsene perché avevo da fare, sul serio.
«E così sei tu il nuovo acquisto dell'officina!» disse lei invece, cogliendo l'occasione per un ottimo pettegolezzo. La guardai scocciato, e poi diedi a Allison un'occhiata compassionevole. Jessica intanto la squadrava da capo a piedi. Poi scoppiò a ridere.
«Jake, sei molto divertente! Quasi ci cascavo! E' tua figlia! Somiglia così tanto a Bella, come ho fatto a non capirlo prima!»
«Ma sei scema? - inveii contro di lei, forse per la prima volta in dieci anni - Ti sembra che sia una bambina di undici anni?»
«Non sei Sarah?» chiese lei.
«Non so nemmeno chi sia.» disse Ally scrollando le spalle. Non le avevo parlato dei bambini. Erano una cosa personale, non ce n'era stata ancora l'occasione. Parlarle di loro, significava parlarle di Bella. E non ne avevo voglia.
«E' assurdo, le somigli così tanto. Non è possibile che non siate in qualche modo imparentate. Non mi sbaglio mai.»
«Beh, mi spiace dirle che si sbaglia. Non so proprio chi siano questa Sarah o sua madre!»
«Oh, va bene! - esclamò Jessica, colta da un'improvvisa fretta - Jacob, se mi ridai le chiavi prendo la macchina! Ho delle commissioni da fare!»
«Ecco a te» dissi, porgendole quello che aveva chiesto. Prendendo le chiavi, le sue dita indugiarono un po' sul mio palmo. Non ritrassi la mano perché altrimenti le chiavi sarebbero cadute e la tortura sarebbe ricominciata da capo. Avrebbe scambiato il mio fastidio per un brivido di piacere. Indifferenza, Jake, indifferenza. E' questo il trucco. L'hai imparato tanto tempo fa. Già, ma allora perché alla meravigliosa ragazza che ti sta ancora toccando la spalla non riesci ad essere indifferente?
«Grazie di tutto» disse Jessica, salendo sulla X1. Ovviamente atteggiandosi a vamp. Forzatamente sensuale. Mi trovai a paragonare Allison a Jessica. Niente di più sbagliato. Non erano neanche lontanamente paragonabili. I modi di Allison non erano così affettati. Lei era naturalmente sensuale, e qualcosa mi suggeriva che non se ne rendesse nemmeno conto.
Allison attese che l'auto, con a bordo l'oca bionda, uscisse dall'officina per staccarsi da me.
«Torno al lavoro!» disse allegramente, come se non fosse successo niente.
Ma non è successo niente, Jake! Ti ha solo poggiato la mano sulla spalla. Sei tu che hai reagito come uno che non ha mai visto una donna in vita sua.
«Grazie» le sussurrai, sorridendo. Lei mi sorrise a sua volta, poi tornò nella rimessa.
Dopo più di due ore era ancora lì dentro. Non ne era uscita mai. Non l'avevo più vista. Quella cosa mi mandava fuori di testa.
Calmati, Jake. Mi dissi. Non puoi stare così.
Avevo riparato tutte le macchine che ci avevano portato. Avevo lavorato come un pazzo, nel tentativo di non pensare a lei, la cui presenza era assicurata dallo stereo ancora acceso e dal rumore di pezzi di metallo che sbattevano l'uno contro l'altro. Non c'ero riuscito. Da quando c'era lei non riuscivo più a domare i miei pensieri. Come se si fosse impossessata della mia testa e non ne volesse uscire.
Non capivo come fosse possibile. Non l'avevo cercata. Non l'avevo voluta. Non la volevo. Ne ero convinto. Eppure continuava a stare lì, tra le mie idee. Avevo anche provato a cacciarla, cercando di pensare intensamente a Bella, anche se mi faceva male, ma non se ne voleva andare. Era entrata in me, e aveva messo radici. Era a questo che pensavo, quando all'improvviso mi chiamò.
«Jake! Ho finito!»
«Davvero?» urlai, avviandomi verso la rimessa.
«Cos'era quel tono sorpreso?» mi chiese sorridendo.
«Ti prendevo solo in giro» ero inebriato dal suo modo di fare.
«Vediamo se sono stata brava?»
«Salta su!» le dissi, lanciandole le chiavi del pick-up. Le afferrò al volo e aprì lo sportello dalla parte del guidatore. Salì, e avviò il motore, che con un fracasso infernale, si accese. Quanto mi era mancato quel rumore!
Per un attimo sovrapposi l'immagine sorridente di Allison a quella della ragazza che era stata proprietaria di quel pick-up e mi rabbuiai. Lei spense immediatamente il motore e scese dal veicolo, venendomi accanto.
«Jake, cos'hai?» mi chiese, preoccupata e forse anche un po' spaventata dal mio improvviso cambiamento d'umore.
«Niente, Ally. - le sorrisi per rassicurarla - Niente di cui preoccuparsi, davvero» Alzai la mano, per farle una carezza, la sua espressione mi faceva male al cuore.
«E' qualcosa che ho detto? O qualcosa che ho fatto?»
«No, nessuna delle due. E' questo vecchio trabiccolo che mi fa pensare a cose che avrei dovuto accantonare molto tempo fa»
«Pensi ancora a lei?»
La guardai stupito. Come aveva fatto a capire che c'era una lei.
«Jake, non mi guardare in quel modo! Non ho poteri paranormali! Se hai una figlia deve per forza esserci stata una lei!» scherzò, tentando di farmi sorridere.
«C'è stata una lei. E di figli ne ho due. Gemelli»
«Vuoi parlarne?»
«Non c'è molto da dire. Io ero innamorato, lei pensava di esserlo di me. Una notte abbiamo fatto l'amore - mi rifiutavo ancora di credere che fosse stato solo sesso - e lei è rimasta incinta. Così sono nati Sarah ed Ethan»
«Perché dici che pensava di essere innamorata di te?»
«Si era dichiarata. Ma poi è tornato il suo ex e lei gli è andata dietro, fedele come un cagnolino. Fino a quel maledettissimo giorno» Di nuovo le lacrime mi pungevano gli occhi. Pensare a quel giorno non era mai una buona idea.
«Scusa» mi disse, abbracciandomi. Non ero abituato a gesti così spontanei, a meno che non fossero da parte di Sarah o di Ethan. Neanche mia sorella mi toccava più. L'ultima volta avevo reagito malissimo.
Ma con lei no. Era quasi normale. Non sentivo il bisogno di allontanarmi. Non sentivo la frattura nel mio cuore farsi più intensa. Non la sentivo affatto.
«Perché?» chiesi, più a me stesso che a lei.
Lei alzò la testa, ma non si allontanò da me. Cercava di rassicurarmi. Mi sorrise. E, strana cosa per le persone che mi stavano vicine, neanche fossi un mostro succhia-gioia, il sorriso arrivò ai suoi occhi. Quei meravigliosi occhi, che somigliavano tanto a quelli che avevo amato.
Ma non erano gli stessi, perché nascondevano una storia diversa. Rivelavano una persona diversa. Una donna diversa. Una donna che in quel momento era tra le mie braccia, e non voleva allontanarsi da me. Continuando a fissarla, ebbi voglia di baciarla. Decisi di continuare a seguire il mio istinto.
Chinai il mio viso sul suo, e le sfiorai le labbra con le mie. Non si ritrasse.
Fu un bacio tenero, all'inizio. Poi, una serie di sensazioni ed emozioni si impossessarono di me. Di noi. Annebbiarono la mia mente. Non ragionavo più su quello che facevo.
Disperazione. Rabbia. Paura. Era questo quello che trasmettevo.
Coraggio. Sicurezza. Determinazione. Quello che ricevevo.
E il bacio si trasformò in una danza. Una danza che ballavamo seguendo il ritmo della musica di Embry. Una danza sensuale, che ci portò, non so come, sul cofano del pick-up. Le mie mani su di lei, la mia bocca sulla sua. Accarezzai la sua pelle morbida, calda. Vellutata. Profumata. Continuavo a baciarla, seguendo quello che la mia mente annebbiata mi diceva di fare.
E lei si era ormai abbandonata a me, allacciando le sue braccia dietro il mio collo e tenendomi stretto vicino a lei. Non saprei dire se saremmo mai andati oltre. So che non accadde.
«Jake!» Seth. Che ci faceva lì? Pensai ad un'allucinazione.
«Vai via» o qualcosa del genere, fu quello che dissi, continuando a baciare Allison.
«Jake!» ripetè. Non era un'allucinazione. A malincuore mi separai da Ally. Prima di voltarmi verso il rompicoglioni però mi assicurai che stesse bene. La guardai. Guance arrossate, sdraiata sul cofano di un pick-up rosso, con la camicia e la canotta sollevate, a gambe divaricate per permettermi di avvicinarmi di più a lei...
Ok, così descritta sembrava la scena iniziale di un film porno. Però stava bene. Sorrideva. Era questo l'importante. La aiutai a rimettersi in piedi, poi diedi attenzione a Seth. Che era con i miei figli. E copriva loro gli occhi.
Non avevo minimamente pensato a loro, dovevano essere con...
«Seth, cos'è successo a Rachel?» chiesi preoccupato.
«Ne parliamo tra cinque minuti. Adesso vieni con me in ufficio» un tono che non lasciava adito a dubbi. Mi aspettava una bella ramanzina.
«Sarah, Ethan, potete rimanere due minuti con questa signorina? Si chiama Allison. Mi raccomando fate i bravi» dissi ai miei figli, lanciando un'occhiata ad Ally, per chiedere il suo aiuto. Lei annuì. Seguii Seth nel mio ufficio, chiudendomi la porta alle spalle.
«Ma dico, sei impazzito? La conosci da meno di mezza giornata e le salti addosso così?»
«Sei tu ad avermi incoraggiato verso di lei!» gli risposi arrogante, con l'ombra del ragazzino che ero stato un tempo.
«Sì, ma io pensavo che ci saresti uscito insieme un paio di volte, prima di sbatterla sul cofano di un auto nell'officina, per di più in orario di lavoro quando tutti potevano vederti!» Mi sentii improvvisamente stupido, ma anche bisognoso di parlare con qualcuno di quello che era successo.
«Ho solo seguito il mio istinto»
«Istinto? Jake vuoi dire...»
«No, non è imprinting. Non lo facevo perché pensavo che lo volesse lei. E' stato istinto. Volevo farlo, l'ho fatto. Che i miei sensi si siano annebbiati subito dopo aver posato le labbra sulle sue...»
«Cosa vuol dire che volevi farlo?»
«Esattamente quello che ho detto» risposi piccato. Lui si mise a ridere.
«Jake, finalmente!»
«Finalmente cosa?»
«Finalmente stai tornando a vivere!» mi rispose lui, palesemente soddisfatto.
Tutti i segreti che si nascondevano ancora dietro quella ragazza erano palesemente scomparsi per lui, di fronte alla mia improvvisa resuscitata voglia di vivere. Mi ritrovai a sorridere con lui. Aveva ragione. Qualsiasi cosa nascondesse, me l'avrebbe detta quando si fosse sentita pronta.
Ne ero sicuro.
«Seth, mi dici perché i bambini erano con te?»
«Paul ha dovuto accompagnare Rachel in ospedale»
«Ospedale? Sta... sta nascendo?»
Corsi fuori dall'ufficio, e mi scontrai con Allison.
«Ally, scusa, ma per oggi chiudo, mia sorella sta partorendo»
«Non ti devi scusare, Jake! Figurati!» mi disse lei di rimando.
«Queste pesti ti hanno fatto disperare?»
«No, anzi! Hai due figli adorabili - disse sorridendo loro, poi mi guardò, titubante - Jake, dovrei chiederti una cosa, ma sentiti libero di dirmi di no»
«Spara!»
«Posso prendere il pick-up? Anche in prestito»
«Ma a cosa ti serve? Non è tua la Guardian?» le chiesi, come se avesse appena detto un'assurdità.
«Sì, è mia... ed è una macchina stupenda, ma... in questa cittadina è un po'... troppo»
«Capisco. Anche la proprietaria precedente del pick up aveva problemi con la macchina che le avevano comprato dopo»
«Cos'era?»
«Una Aston Martin Rapide». Lei, per tutta risposta, fischiò.
«Chi gliel'ha regalata non badava a spese - disse - ma allora, cosa mi rispondi?»
«Prendilo, è tutto tuo. Embry sarà contento di sapere che finalmente gli libero la rimessa»
«Grazie, Jake!» disse, abbracciandomi con slancio.
«Ora però è meglio che vada. Mia sorella non mi perdonerà mai, altrimenti»
«Vai tranquillo!» mi rispose, allontanandosi.
Salimmo in auto e ci dirigemmo verso l'ospedale.
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