Punti di vista (Pov Jacob)
Jacob
Mio padre uscì sulla veranda per andare a salutarli.
«Bella, Charlie! Quanto tempo che non venivate a trovarci!»
«In compenso sei venuto spesso tu da me!» I due uomini scoppiarono a ridere ed io uscii proprio in quel momento.
«Jake! - esclamò Charlie - ma ti sei alzato ancora dall'ultima volta che ci siamo visti?»
«Non mi misuro più, Charlie. Tanto ormai, centimetro più, centimetro meno, non fa nessuna differenza!»
«Beh, in effetti quando sei più vicino ai due metri che al metro e novanta è inutile misurarsi! Hai mai pensato a una carriera nel basket?»
«Non so giocare, Charlie. E poi non me la immagino una vita lontana dalla riserva» risposi, fissando Bella. Non aveva ancora aperto bocca.
«Ciao, Bella!» le dissi.
«Ciao, Jake!» la sua bocca si curvò in un sorriso. Fece un passo per avvicinarsi a me, e in quel momento mia sorella uscì di casa.
«Buongiorno a tutti! - disse gioviale, anche se mi era chiara quale fosse stata la sua intenzione - Perché non entrate e vi mettete comodi?»
«Hai ragione, Rachel. E' troppo tempo che non ricevo ospiti, sto perdendo le buone maniere!» le rispose mio padre. Charlie spinse la sedia a rotelle di mio padre in casa, e io mi apprestai a imitarli. Bella prese la mia mano.
«Aspetta, Jake!» mi disse.
«Che c'è, Bella?» chiesi, senza neanche voltarmi.
Avevo tutta l'intenzione di seguire i consigli di mia sorella, e di dimostrarle che con me non le avrebbe avute tutte vinte.
«Hai pensato a quello che ti ho chiesto ieri sera?»
Mi voltai per guardarla negli occhi. Non volevo che pensasse che se avesse insistito ancora avrei cambiato idea.
«Sì, Bella. E la mia risposta è la stessa. Non puoi chiedermi di farti da testimone. E' già abbastanza egoista da parte tua pensare che verrò al matrimonio»
«Ma è la cosa che desidero di più, Jake!» mi disse.
«E a me non pensi? - urlai - non pensi mai a quello che potrei provare io?»
«Jake... io...»
«Io cosa, Bella? - ormai ero partito, le avrei vomitato addosso tutto quello che mi aveva fatto in quei mesi, in quegli anni, e che ancora continuava a farmi - Io ti ho sempre amata, ti amo tuttora, e mi sto sforzando di credere che se tu sei felice così, con lui, posso esserlo anche io, almeno di riflesso. L'hai sempre saputo che per me le cose stavano così. E ora mi vieni a dire che la cosa che vuoi di più è che io faccia da testimone al tuo matrimonio? Ma ti rendi conto delle assurdità che escono dalla tua bocca? Ti vengono all'improvviso o perdi tempo pure a pensarci?» Era la stessa frase che mia sorella mi aveva detto quella mattina.
Bella mi fissava a bocca aperta, come se di fronte non avesse il suo amico di una vita, il ragazzo dal quale aveva avuto due figli, ma uno sconosciuto.
«P-portami i bambini... me ne vado» mi disse, prossima alle lacrime.
«Non ci sono» le risposi.
«Che significa?»
«Mi sembra ovvio. Che sono fuori casa!» ironizzai.
«Jake, non mi sembra il caso di scherzare. Con chi sono?»
«Con Seth» dissi, senza esitare. Aspettai che recepisse il messaggio.
«Jake non hai il diritto...»
«Oh, sì che ce l'ho! Sono il padre di Sarah e il capobranco di Seth» le sibilai.
«Ma è troppo piccola, Jake!»
«E Seth non la vede diversa da quella che è. Per il momento infatti si limita a farle, anzi a far loro, da babysitter. La vuole al sicuro, che non credo sia poi diverso da quello che vogliamo noi per lei»
«Mi dite tutti la stessa cosa. Tu, Edward, persino Carlisle ha cercato di convincermi che non è una brutta situazione. Ma non posso. Non posso davvero lasciare che lui... che lui le stia così vicino» disse sospirando.
«Ti diciamo tutti la stessa cosa. E tu non vuoi starci a sentire. Di cosa hai bisogno per crederci?» le dissi stanco.
«Di vederlo»
«Bene, andiamo...» era una fortuna che sapessi perfettamente dove Seth avrebbe portato i bambini. Le presi un polso e la trascinai di malagrazia alla spiaggia.
«Jake... Jake, rallenta. Jake, mi stai facendo male» urlò. Mi fermai all'improvviso.
«Scusa.»
Le lasciai il polso e ricominciai a camminare. La sentivo starmi dietro a fatica.
«Puoi rallentare un po'?» mi chiese infatti, ansimando per la fatica. Rallentai il passo senza neanche risponderle. Non mi andava di fare conversazione. Non in quel momento.
In breve arrivammo in vista dell'oceano.
Mi acquattai dietro un cespuglio e la invitai a fare lo stesso.
I bambini erano seduti su un telo da spiaggia rosso che Seth doveva aver preso a casa sua. E stavano giocando a qualcosa che da quella distanza non si riusciva bene a capire cos'era. Quello che si capiva bene però, era che Seth si era calato nei panni di un bambino di dieci mesi alla perfezione, facendo tutto ciò che avrebbe potuto divertire i gemelli, senza per questo dimenticarsi della loro sicurezza.
«Ti basta?» sussurrai, voltandomi per guardare Bella. Piangeva.
«Tu lo sapevi» mi disse.
«Tu non mi hai creduto» le risposi.
«Perché?»
«Perché Seth si comporta così? - chiesi, domanda retorica - L'imprinting funziona così. Con l'imprinting tutti i nostri desideri si annullano. Tutti i nostri desideri sono quelli della persona che diventa il centro del nostro mondo, mi sembrava di avertelo già spiegato.»
«Tu hai mai avuto l'imprinting?»
«No, lo sai - le risposi, duro - e dubito che l'avrò mai»
«Non lo vuoi?»
«Ti dimenticherei all'istante. Dimenticherei tutto l'amore che provo per te. Quindi... sì, lo vorrei. D'altra parte... penso che ti perderò presto in maniera definitiva, e non vorrei dimenticarti prima che questo succeda»
«Perché dici che mi perderai definitivamente?»
«Quando ti trasformerai sarai mia nemica giurata. Tu una vampira, io un licantropo»
«Potremmo sempre rimanere Bella e Jake»
«Sai che non è possibile» risposi. Fissò i suoi occhi nei miei. Fu il colpo di grazia. Non ce la feci a tenere il punto.
La baciai. La baciai fino a perdere la cognizione del tempo. Poi la lasciai. All'improvviso, senza preavviso, consapevole che quello che stavo facendo era sbagliato.
Per me e per lei. Per me, perché dopo quel bacio sarebbe stato difficile dirle quello che volevo. Per lei, perché non volevo che stesse male per me. Volevo che si convincesse del fatto che quella era la decisione migliore. Un distacco netto. Ed ero sicuro che il suo vampiro avrebbe approvato.
«Bella, scusami» dissi, con gli occhi fissi nel cespuglio.
«Era quello che volevi, no? - mi disse dura - perché dovresti scusarti?»
«Perché non era giusto»
«Il momento, la situazione o il bacio in sé?»
«Tutto. E soprattutto perché ora è difficile dirti quello che ho deciso ieri sera»
«Sarebbe?»
«Non voglio che i bambini vivano con lui» le dissi, tutto d'un fiato, senza riuscire a guardarla.
«Sarebbe a dire?»
«Che quando te ne tornerai ad Hanover, se lui verrà con te i bambini rimarranno qui. E se tu vuoi stare ancora un po' con i bambini sarà lui a restare. E comunque dopo il matrimonio verranno a vivere con me»
«Perché mi fai questo?»
«Non voglio che il gene reagisca troppo presto. E comunque Seth verrebbe con te, qualora tu decidessi per i bambini»
«Quindi hai già stabilito tutto. Non posso fare altro che scegliere di abbandonare i miei figli, o di lasciare qui l'uomo che amo»
«Non ho stabilito niente. Hai fatto tutto da sola quando hai scelto lui» Mi alzai dalla posizione accucciata che ancora avevo e mi avviai verso casa.
«Jake, aspetta. Non abbiamo finito di parlare»
«Possiamo farlo mentre camminiamo. Non voglio che Seth si accorga del fatto che lo abbiamo "spiato"»
«Puoi sempre dire che è colpa mia»
«Meglio di no. E' incazzato nero con te - mi fermai, e mi voltai a guardarla - Devo dire che lo è a ragione» Ripresi a camminare.
«La situazione richiedeva che almeno uno dei due genitori dimostrasse un po' di cervello, Jake». Mi fermai di nuovo.
«Oh, e guarda un po', ha deciso di farlo proprio chi non l'ha dimostrato finora» le dissi.
«Che vuoi dire?»
«Non ti pare che le tue scelte siano state quantomeno azzardate?» le chiesi, ricominciando a camminare.
«In che senso?»
«Bella ma sei scema o cosa? - le dissi irritato - hai scelto lui. E mi può anche stare bene. Ma hai mai dato a noi una possibilità come famiglia? Oppure sei talmente persa in te stessa da non averci mai pensato seriamente?»
«Jake, pensavo di avertela spiegata questa cosa. Quando non c'è lui è come se mancasse un pezzo di me stessa. Non riesco a respirare, non riesco a piangere, non riesco a vivere. E' come se la mia vita si congelasse, e riprendesse solo quando lui mi è vicino. Non posso proprio vivere senza di lui.»
«Ma ci hai mai provato seriamente?» le chiesi, fermandomi ancora. Mi fissò.
Cazzo, Bella, rispondimi. Dimmi che ci hai provato. Dimmi che quel ti amo non era solo la proiezione dei miei sentimenti.
Rimase in silenzio. Era la materializzazione delle mie paure più profonde. E la conferma di ogni idea di Rachel.
«E' già abbastanza come risposta» le dissi, voltandole di nuovo le spalle e riprendendo a camminare. Lei rimase ferma. Lo sapevo perché non sentivo il rumore dei suoi passi dietro di me. Mi fermai di nuovo e la fissai. Piangeva. Di nuovo.
«Bella non puoi risolvere tutto con le lacrime. Credimi, lo so bene - le dissi - l'ho fatto troppe volte, invece di venirti a dire quello che pensavo. Non abbiamo risolto niente. Anzi, se possibile abbiamo peggiorato la nostra situazione»
«Jake, io non voglio perderti»
«La realtà è che l'hai fatto tanto tempo fa. Solo che non volevo rendermene conto. Mi hai perso quando hai deciso di scegliere una vita da vampira, una vita accanto a lui»
«E i bambini?»
«I bambini sono un dono, grande, perché vengono da te, e sono la prova di quello che c'è stato tra noi, ma quando hai scelto lui avresti dovuto sapere che prima o poi li avresti dovuti lasciare»
«Non voglio»
«Non è necessario che tu li lasci adesso. Ma se scegli di portare i bambini ad Hanover, Seth verrà con te, ed Edward rimarrà a Forks. Non mi sembra così assurdo»
«E se scelgo Edward?»
«I bambini rimarranno qui. Potrai venirli a trovare quando vorrai, naturalmente. Almeno finché sarai viva» le dissi, utilizzando un tono crudele sull'ultima parola.
«Questo significa?»
«Significa che l'imprinting di Seth non dovrà avere nessun ostacolo»
«E?»
«E che loro non dovranno mai considerare Edward come un secondo padre»
«Quindi?»
«Quindi... ora voglio la tua risposta. Cosa scegli, Bella?»
«Già, cosa scegli, Bella?» disse Seth, con un tono ironico. Ci aveva raggiunti sul sentiero.
«Devo scegliere adesso?» chiese.
«Hai tempo fino a quando non partirai da qui» le dissi. Poi mi voltai e ripresi a camminare. Seth era al mio fianco, con i bambini.
«Poi mi dici perché siete venuti alla spiaggia» mi sussurrò.
«Ci hai visti?»
«Difficile non vedere un armadio con una maglietta rossa» mi sorrise.
«Scusami»
«E di che. Se quello che hai ottenuto è stato di ottenere il permesso per farmi stare vicino a Sarah... sono contento che tu l'abbia fatto»
Bella era ancora ferma in mezzo al sentiero.
«Bella, muoviti! Il pranzo sarà pronto, e se arriviamo tardi sai Rachel quanto rompe!» dissi, senza girarmi. La sentii riavviarsi.
«Spero solo che abbia considerato tre licantropi in casa, non solo due»
«A proposito,Jake! Cos'era quella storia del "mi è venuta in mente la proposta di matrimonio" di stamattina?»
«Non lo sai? Paul ha chiesto a Rachel di sposarlo»
«Davvero? Mi dovrò complimentare con lui!» mi disse dandomi una pacca sulle spalle.
«Ehi, Seth, vacci piano. Non sono mica io lo sposo!» dissi ridendo.
«Paaa-paaa»
«Ehi, principessa! Dimmi tutto!»
Ci fermammo di nuovo in mezzo al sentiero. La mia piccolina, che non mi aveva visto per tutta la mattinata, mi riempiva il viso di piccoli baci. Ethan dormiva. Quel bambino era la mia copia sputata. Mangiava e dormiva. Presi in braccio Sarah e lasciai che Seth continuasse a spingere il passeggino.
Quando finalmente arrivammo a casa, papà e Charlie ci aspettavano in veranda. Charlie si fiondò su Sarah e Ethan.
«Dove vi eravate cacciati, ragazzi?» chiese mio padre.
«Giù alla spiaggia con i bambini» risposi. Mia sorella uscì dalla porta di casa.
«Seth, ho apparecchiato anche per te... spero che rimarrai con noi a pranzo!»
«E chi se lo perde uno dei tuoi pranzetti, Rachel! - rispose lui, dandole un bacio sulla guancia - Chiamo mia madre per dirle che non torno!»
«Seth, a proposito, come sta Sue?» chiese Charlie, mentre continuava a giocare con i suoi nipoti.
«Direi bene, data la situazione»
«Situazione? Che situazione?» chiese lui.
«Beh... con Leah ha sempre litigato molto, ma finché c'è stato papà trovavano il modo di andare d'accordo... da quando è morto invece... e da quando Leah se ne è andata non parlano più»
«Ah... mi dispiace» mormorò.
Seth, rattristato da quel discorso, cercò di avvicinarsi a Sarah. Il suo sole, la sua gioia di vivere, il suo sostegno. Gli feci un cenno di diniego. Charlie non sapeva, e non doveva sapere, nulla di imprinting, licantropi e quant'altro. Non era un membro del branco.Non era un membro della tribù. Non era un vampiro. Era un umano. E doveva restarne fuori. Seth si avvicinò a me corrucciato.
«Per chi non fa parte del segreto, questo deve rimanere tale. Potrai darle da mangiare tu e tenerla con te per tutto il pranzo. Potrai farla addormentare oggi pomeriggio e starla a guardare mentre dorme. Ma ora lasciala dov'è. Non c'è la necessità di toglierla dalle braccia di Charlie, visto che non costituisce un pericolo per lei» gli sussurrai, a un tono di voce così basso che poteva sentirmi solo lui.
«Ma... ne ho bisogno» mi rispose.
«Seth, lo so... cioè, non lo so, ma posso provare a capirlo. Solo, per una volta, fai quello che ti dico senza che te lo debba ordinare»
«Ok, capo!» mi rispose lui ridendo. Poi si avviò verso la porta per fare la telefonata.
Il pranzo fu una vera tortura. Bella mi aveva guardato in cagnesco per tutta la sua durata. Charlie, nel momento in cui se ne era accorto, aveva iniziato ad alternare sguardi preoccupati a me e a lei. Billy, che sapeva, o quantomeno aveva intuito quello che era successo, sembrava deciso a far finta di niente e a minimizzare con l'amico.
«Sono ragazzi» aveva risposto a una domanda di Charlie che non avevo percepito per il casino che Seth e Paul stavano combinando con i bambini. Rachel aveva continuato a riempire i piatti di noi licantropi, fino a quando non le avevo detto che anche noi avevamo un fondo.
Dopo pranzo, presi una birra dal frigorifero e mi sedetti sul divanetto di vimini della veranda. Quasi subito Bella mi raggiunse.
«Posso?» chiese indicando il posto al mio fianco.
«Quando mai hai avuto bisogno di chiedere il permesso?» le dissi.
Sorrise.
«Pensavo di doverlo fare dopo stamattina»
«Già... a proposito di stamattina... forse sono stato un po' troppo duro»
«Non ti devi scusare, Jake. E' quello che pensi e sono felice che tu me l'abbia detto. E forse hai ragione da vendere. Ho lasciato che il mio cuore prendesse il sopravvento sulla ragione e non ho mai neanche cercato di vivere una vita normale senza di lui»
«Non so se voglio sapere il seguito»
«Io ti ho ascoltato fino alla fine, quindi è giusto che anche tu faccia altrettanto con me ora.»
Annuii. Lei proseguì.
«Non mi sono fatta scrupolo di usarti per dimenticarlo, e quando è tornato ti ho abbandonato senza una spiegazione. E no, non ho mai neanche provato a costituire con te una famiglia normale. Non mi sono mai soffermata troppo sul fatto che scegliendo lui avrei dovuto lasciare i bambini, perché se l'avessi fatto non credo che avrei avuto la forza di andare avanti. Lui l'ha capito prima di me, e mi sta dando del tempo per abituarmi all'idea, è per questo che non ci sposeremo subito e non mi trasformerà subito»
«E' intelligente il vampiro»
«Molto. E... ieri sera... volevo fare l'amore con lui, ma si è tirato indietro perché aveva paura di farmi del male»
«Tu... cosa... Bella?» balbettai incredulo.
«Volevo fare l'amore con Edward»
«E me lo dici così? Dovevo forse aggiungere una postilla al mio discorso? Meno ne so meglio sto? Ma sei veramente così idiota?»
«Pensavo...»
«Pensavi cosa? Che un paio di urla nel bosco e qualche moina ci avessero riavvicinati? Ti devo spiegare perché non basta?»
«No, credo di arrivarci da sola» mormorò a testa bassa. Le presi il mento tra le mani e le sollevai il viso , portando i suoi occhi all'altezza dei miei.
«Bella, fai quello che ti pare con il tuo vampiro. Però promettimi che non sarà niente che ti porterà alla morte prima del tempo»
«Il che implica niente sesso prima della trasformazione. O sbaglio?»
«Già. Se non vuoi farlo per me, fallo per i bambini»
«Non li mettere sempre in mezzo. E comunque non sono affari tuoi»
Ci fissammo rabbiosi per qualche istante. Poi uscì Seth con la bambina in braccio.
«Jake, ha telefonato Alice. Dice che è arrivato il momento»
«Jake, che c'entri tu con Alice?» mi chiese Bella.
«Mi ha reso complice della sua sorpresa per te»
«Cioè?»
« Il tuo vestito per la festa »
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