Insicurezza (Pov Alice)


Alice

«Dai, Edward, in fondo non ti ha mica lasciato! Ha detto solo che andava a controllare i bambini! Non fare quella faccia!»
«Non so Alice, quando non è con me ho sempre l'impressione che possa accaderle qualcosa da un momento all'altro» mi rispose mio fratello. Risi.
«Il massimo che le possa capitare è...» il sorriso e le parole mi morirono sulle labbra. Mi irrigidii.
Una visione.

Una ragazza.
Bella.
Chinata sulla culla di uno dei gemelli.
Non riuscivo a vedere quale.
Un attimo dopo era svenuta.
Tra le braccia di una vampira dai capelli rossi.
Victoria.
«Era ora» disse.

«No... no... no!» urlò Edward. Mi riscossi dalla visione, e mi resi conto di essere a terra. Tra le braccia di Jasper, intento a tranquillizzarmi.
«Jazz...» non potei continuare.
«Non c'è... non ci sono... e la scia è confusa - disse Edward con una voce truce - E tu, come hai potuto non accorgerti prima dei piani di Victoria?»
«Edward non è colpa sua» guardai Jazz, ma non era stato lui a parlare.
«Jacob non sono affari tuoi» gli rispose mio fratello.
«Se non sono affari miei perché è il mio branco ad essere di guardia stanotte? Perché ci avete chiesto di partecipare alla caccia?»
«Già, e guarda con che risultati» ribatté, con un tono velenoso.
Jake ringhiò, tremando. Seth si mise in mezzo tra i due.
«Non è il momento, Jake. Edward, piantala di stuzzicarlo. Non possiamo perdere la testa. Dobbiamo collaborare»
«Edward, scusami» dissi, rialzandomi, aiutata, anche se ce l'avrei fatta benissimo da sola, dal mio dolcissimo Jasper. La preoccupazione sul suo volto era abbastanza chiara perché potessi anche solo pensare di dirgli che non avevo bisogno di aiuto.
«Jazz... non è colpa tua» gli dissi, facendogli una carezza, sottolineando con un dito la linea della sua mascella e le cicatrici sul suo collo.
«Avrei dovuto sentire il suo odore... avrei dovuto capire che...»
«Jasper, nessuno ti sta incolpando - disse risoluta Rosalie - Piuttosto, Alice, perché non l'hai vista?»
«Ma la piantate di perdere tempo?» urlò Jacob.
«Smetti di urlare in casa mia, cane!» gli disse di rimando Rose.
«Rose. Basta. Ha ragione Jacob. Dobbiamo organizzarci per riportare Bella sana e salva a casa».
Carlisle.
«Ma perché quando c'è qualcosa di grosso in ballo tu e tua moglie date sempre ragione a questo...»
«Sono sicura che qualsiasi cosa volesse uscire dalla tua bocca non sarebbe stata irrispettosa nei confronti di Jacob. E comunque in questo momento si sta dimostrando più ragionevole di voi» rispose Esme.
«Fare congetture adesso non serve a niente. Alice ha visto Victoria agire nel momento in cui lei ha deciso di farlo. Non un secondo prima, non un secondo dopo. E' stata efficiente, come al solito, ma, come già sapevamo, Victoria ha capito come eludere la sua sorveglianza» aggiunse Carlisle.
«Devo solo farmi spiegare come sia riuscita ad eludere quella del branco - disse Jacob - Alice, ti dispiace?»
Indicava il suo vestito. Sorrisi, mentre scuotevo la testa.
«Bella è più importante di uno stupido vestito firmato» gli risposi. Non attese neanche che avessi finito di parlare. Si era precipitato sulla porta di casa e si era trasformato mentre scendeva, o per meglio dire saltava, i gradini del portico. Diretto alla riserva.
«Seth, tu cosa farai?» gli chiesi.
«I miei ordini sono chiari. Devo badare ai bambini. Sebbene fare da babysitter in un momento come questo...»
«Se vuoi partecipare alla ricerca, posso...» disse Esme, ma si interruppe vedendo Seth scuotere la testa.
«Lo farei volentieri, se la situazione fosse diversa... ma stare lontano da Sarah sapendola in pericolo... non mi è proprio possibile» le rispose.
«Rimarrete qui?» chiese Edward.
«Jake non crede che Victoria si avvicinerà nuovamente alla casa, ora che siamo in allarme - disse - perciò immagino che i bambini siano più al sicuro qui che altrove... però, Alice, se ti sono d'impiccio per le visioni... devi solo dirmelo e sarò fuori di qui e lontano da te in men che non si dica. Per quanto io sia un lupo, mi fido di voi. So che non fareste mai del male ai bambini. E, per quanto sia riluttante ad ammetterlo, Jake è del mio stesso avviso. Non avrebbe mai lasciato che stessero vicino a Alice per tutto questo tempo, altrimenti» Gli sorrisi. Seth era veramente un bravo ragazzo. Se soltanto il suo odore non fosse stato così sgradevole.
«Vi chiedo solo un favore - disse - non è che avreste un paio di bermuda e una maglietta di cotone? Vorrei mettermi comodo»
«Puoi prenderli dal mio armadio, Seth, credo che siano gli unici abiti della casa a poterti andare bene» disse Emmett. Non aveva parlato molto, ma dall'espressione di Edward deducevo che aveva semplicemente evitato di esprimere il suo parere finché c'era Seth.
«Emmett, sai perché stavo rimandando!» disse Edward infatti, subito dopo che Esme ebbe accompagnato Seth in camera di Rose ed Emmett. Li guardammo tutti. Tutti con una domanda inespressa nella testa.
"Di cosa state parlando?"
«Emmett è convinto del fatto che se avessi trasformato Bella, ora sarebbe in grado di difendersi, e non sarebbe successo niente di tutto questo»
«Emmett, Edward, e tutti, ragazzi. Smettete di incolparvi a vicenda come dei ragazzini delle elementari. Non sarebbe successo nulla se due anni fa le nostre strade non si fossero incrociate con quel mostro di James. Purtroppo è andata così, non ci possiamo fare niente. Possiamo solo unire le forze e riportare Bella a casa sana e salva. Ora, prendete esempio da Seth e andate a cambiarvi. Poi penseremo al da farsi» Carlisle ci parlava da vero padre, come al solito. Fummo tutti fuori dal salone in meno di un secondo, e in meno di due secondi eravamo tornati, nelle nostre divise da combattimento. Jeans, polo a maniche corte e scarpe da ginnastica. Non soffrivamo il freddo, nonostante i dieci gradi di quella notte. Bella, lei sì che avrebbe patito molto. Aveva indosso il vestito della festa. Ed era leggero, troppo. Guardai fuori dalla finestra, si era alzato un vento gelido, da nord. Rabbrividii.
«Dobbiamo trovarla al più presto» sussurrai.
Jasper mi cinse le spalle con le braccia, ed io mi poggiai con la schiena al suo petto. Avevo bisogno di essere tranquillizzata. Ero preoccupata, anzi, terrorizzata per quello che sarebbe potuto accadere alla mia amica.
Di nuovo, all'improvviso, mi irrigidii.

Una radura.
In mezzo al bosco.
Della neve.
Appena caduta.
Bella, nell'ombra, a un margine, legata a un albero, tremava.
Un po' per la paura, ma molto per il freddo.
Victoria le si avvicinava lentamente.
Sorrideva.
Si leccava le labbra.
Pregustava il momento della vendetta.
Arrivata a lei, avvicinò il viso al suo collo.
Poi morse.

Non riuscii a vedere nient'altro. Aveva solo deciso la prossima mossa. Morderla. Ma non aveva deciso né quando, né come. E soprattutto non aveva deciso se lasciarla diventare una vampira, oppure ucciderla. Quell'attesa mi snervava. Ero impotente finché lei non decideva qualcosa.
«Alice, sai di qualche zona dove è caduta neve?» mi chiese Edward. Ma certo, la neve! Come potevo essermi lasciata sfuggire quel particolare?
«Alice, rispondimi, ti prego...»
«Se mi dai un momento per concentrarmi...»
«Ti stavi deconcentrando sorellina. Ricordati che leggo i tuoi pensieri» mi disse, quasi ringhiando.
«E tu ricordati che io non vedo a comando» gli risposi, con sarcasmo. Una profonda calma scese su tutti noi. Jasper, ci stava aiutando.
«Grazie, Jazz» gli dissi, accennando un sorriso, che non arrivò agli occhi.
«Non dobbiamo lasciarci innervosire. Scommetto quello che volete che è questo il suo gioco» rispose lui. Lui, il tenente dell'esercito. Lui che un esercito di vampiri l'aveva comandato.
«Alice, cos'hai?» disse mio fratello, rispondendo al pensiero e al sussulto che avevo avuto.
«Edward... e se fosse tutto... collegato?»
«Cosa?» chiese lui.
«Victoria... e le aggressioni a Seattle»
«Questo vorrebbe dire che...»
«Victoria non è da sola.»
«Jacob!» esclamammo tutti in coro, anche Seth, che era sceso di nuovo, con i bambini. Jacob si avvicinò prima a lui, per prendere Ethan tra le sue braccia. Per quanto fosse affezionato a Sarah, notavo che tendeva a lasciarla vicino a Seth, come se sapesse che quello era il posto più sicuro per lei. Seth in effetti avrebbe dato la vita per avere salva quella di lei. Poi ci spiegò.
«Ero nero. Appena mi sono trasformato ho ordinato l'adunata. Mentre ci avvicinavamo al luogo dell'incontro ho avuto modo di spiegare agli altri cosa era successo»
«Arriva al punto, cane!» Edward non lo chiamava mai così, sapeva quanto desse fastidio a Bella. Doveva essere veramente nervoso.
«Ci stavo arrivando - un ringhio sommesso uscì dalle sue labbra dopo quell'affermazione - I ragazzi mi hanno detto che stanotte sono stati accerchiati da una ventina di vampiri. Sembrava che agissero senza uno schema premeditato. Si avvicinavano al nostro territorio e poi si allontanavano verso il confine. Giocavano come il gatto con il topo. Poi all'improvviso non si sono più visti, né sentiti. Scomparsi»
«Dovevano avere deciso un qualche segnale con Victoria» disse Jasper.
«Quindi era un'azione premeditata. Alice, perché non l'hai vista?» mi chiese Edward.
«Sei un idiota. Se c'eravamo di mezzo noi nella loro azione Alice non poteva vederla» rispose Jake in mia difesa. Era una situazione assurda. Un licantropo che mi difendeva dalle accuse di mio fratello. Quello che, in teoria, dei miei poteri sapeva di più.
«Alice, almeno mi sai dire se è caduta neve da qualche parte?»
«Te lo dico io, senza che fai stancare lei. Ci servirà più tardi»
«Sai dove è caduta neve?» gli chiese sorpreso Emmett.
«Qualche notte fa, mentre ero di ronda, sono arrivato vicino al confine con il Canada. Come sapete passa per le montagne - disse ironico - Lì è già caduta della neve»
«Se sappiamo dov'è, cosa aspettiamo ad andare a prendere Bella?»
«Aspettiamo di avere un piano, Emm. Se andiamo così ci massacreranno. Conoscono la zona, e sanno come muoversi. E soprattutto sono dei neonati. Agiscono senza pensare ed hanno una forza incredibile» disse Jasper, di nuovo padrone di sé. Il militare che era in lui veniva sempre fuori in queste situazioni. Lui, Carlisle, Emmett e Edward si misero a complottare tra loro, prendendo ogni decisione, come al solito. Jacob era attento a quello che dicevano, pronto ad intervenire se qualcosa non gli fosse andata bene e altrettanto pronto a lasciare il bambino a Seth e a radunare il branco per comunicare il da farsi.
«Jacob, hai qualcosa da obiettare a questa strategia» chiese Carlisle.
«No, mi sembra del tutto adatta al nostro diverso modo di cacciare - rispose lui - e non credo ci siano alternative... anche perché...»
«Non pensarlo neanche» gli ringhiò mio fratello.
«Bisogna essere realisti» rispose lui cupo.
«La riporterò indietro viva, costi quel che costi» ribatté Edward.
«C'è una possibilità su un milione che questo piano riesca»
Edward si avvicinò a Sarah, carezzandole la testa. Seth non si ritrasse, e non cercò neanche di allontanare la bambina. Si fidava ciecamente di mio fratello. E la cosa strana era che mio fratello si fidava ciecamente di lui. Lui che non si fidava mai di nessuno, soprattutto di sé stesso. Questo loro strano rapporto non l'avrei mai capito.
«Piccoletta, ti riporterò la tua mamma sana e salva» le sussurrò nell'orecchio.
«Sempre che non l'abbia uccisa prima il freddo» sottolineò Rosalie.
«Hai ragione, Rosie. Vogliamo andare?» chiese Emmett, insistente, pronto alla lotta.
Jake si avvicinò al divano, e vi posò Ethan.
«Seth, cosa vuoi fare?» gli chiese poi.
«Seth, se vuoi andare con loro baderò io ai bambini» gli dissi.
«Alice... ma...»
«Jazz vi sarei solo d'impiccio. Non riesco a prevedere come andrà a finire, e mi preoccuperei troppo per voi, finendo per essere un intralcio»
«Alice, non puoi rimanere qui da sola» mi disse Seth.
«Seth, se quella strega avesse voluto i bambini li avrebbe presi senza farsi troppi scrupoli. Anzi... ci ho pensato... credo che il suo piano originale fosse proprio quello di prendere la bambina - Seth strinse al petto Sarah, ed io continuai - Credo sia per questo che non sono riuscita prima a vedere cosa sarebbe successo»
«Da quanto non riesci a vedere Sarah?» mi chiese Edward irritato.
«Da quando Seth ha avuto l'imprinting. Le loro vite sono troppo legate» risposi.
«E non mi hai detto nulla?»
«Non sei tu il padre. - sottolineò Jacob mettendo fine a quella discussione - Alice, va avanti»
«Se lei avesse preso Sarah, tutti saremmo accorsi per salvarla. Persino Bella si sarebbe buttata in mezzo alla mischia. E lei sarebbe comunque riuscita ad avvicinarla. Ha solo avuto fortuna, ed ha potuto anticipare i tempi. Se volete, il fatto che abbia preso Bella è un vantaggio per noi. Perché sappiamo dov'è... se avesse preso Sarah avremmo impiegato giorni per capire dove fosse Victoria, considerato il suo talento nella fuga. Lo stesso talento che ti ha impedito di seguirla subito, Edward»
«Ma potresti comunque essere utile, potresti avvertire gli altri del modo in cui ha deciso di agire Victoria!» mi riprese Seth.
«Gli svantaggi della mia presenza sul campo di battaglia saranno sempre più dei vantaggi, Seth»
«Ok, visto che non riuscite a decidere voi... Seth, rimarrai qui - Jacob aveva preso in mano la situazione, da capobranco qual era - e tu, Alice... so che non posso darti ordini, ma spero che mi darai un briciolo d'ascolto lo stesso... rimarrai con lui. Seth, starai trasformato fuori di casa. Alice ti avvertirà nel caso ci fossero nuovi sviluppi, e tu avvertirai noi in tempo reale»
«E' la soluzione ottimale, Jacob» disse Jasper, dandogli una pacca sulle spalle. Ormai era diventato uno di famiglia. Proprio come Seth. Proprio come i bambini. Proprio come Bella. Anche se non tutti lo vedevano come tale. Edward mi sorrise.
«Per me va bene. Seth?» chiesi
«Se Sarah è vicina a te... sto tranquillo!»
«Bene - disse Jacob - io raduno il branco. Appuntamento tra meno di cinque minuti nel vostro cortile. Vi guiderò io»
«Benissimo, Jacob. Cinque minuti saranno più che sufficienti per raccogliere tutto ciò che ci serve» disse Jasper. Tutti iniziarono a disperdersi alla velocità della luce. Seth lasciò la bambina, addormentata, sul divano, insieme al fratellino.
«Te la affido»
«Sono sicura che è come se mi affidassi la tua vita. Perciò... grazie»
«E di che? Ho sempre avuto fiducia in voi.»
Si avvicinò, e mi diede un bacio sulla guancia. Non mi sarei mai abituata alla sua spontaneità. Poi uscì di casa. Fece un giro, e quando fu di nuovo di fronte alla porta era già trasformato in lupo. Pronto ad adempiere al suo compito.
Sentii dei passi vicino a me. Passi amati, passi che avrei riconosciuto da un miglio di distanza.
«Jazz?»
«Che c'è Alice?» mi chiese lui.
«Riportati indietro tutto intero» gli dissi. Poi mi voltai verso di lui, mi lanciai tra le sue braccia e lo baciai con tutta me stessa. Disperazione. Passione. Dolcezza. Preoccupazione. Ansia. Tristezza. Ma soprattutto, Amore. Questo c'era in quel bacio. Quando lo lasciai, mi strinse tra le sue braccia.
«Non posso certo deluderti!» mi disse. Poi mi lasciò e se ne andò velocemente dalla porta sul retro. Mi sedetti a terra vicino al divano.
«Beati voi, che dormite tranquilli, ignari di tutto quello che è successo e che sta per succedere» Poggiai la testa sul cuscino e mi misi in attesa. Pronta a ricevere qualsiasi notizia.

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