Domande (Pov Jacob/Sarah)


Jacob

Parcheggiando di fronte a casa, quasi non mi accorsi di Sam che ci stava aspettando sulla porta.
«Ciao, Jake! Come è andata?» mi chiamò
«Ciao, Sam! - lo salutai - Diciamo bene. Come mai da queste parti?»
«Charlie mi ha chiamato per riportare tuo padre a casa, mi ha detto che ha provato a contattarti ma che non rispondeva nessuno»
«Tu che gli hai detto?»
«Che da quando ti sei innamorato è difficile trovarti!» L'aveva buttata sulla presa in giro, certo non poteva dirgli che era andato a trovare la figlia che lui ancora credeva morta da anni.
«Grazie, Sam! - lo vidi titubante, dondolarsi sui talloni, incerto se continuare o meno - C'è qualcos'altro?»
«A dire la verità, sì, ma te ne vorrei parlare in privato» Ero certo che questa volta non fosse niente che riguardava Nessie, perciò acconsentii.
«Ragazzi, entrate a salutare il nonno!» Annuirono e sparirono in casa.
«Seth, Nessie, io mi allontano un po' per parlare con Sam. Ci vediamo più tardi»
«Ok, Jake» disse Seth, seguendo i ragazzi in casa. Nessie mi diede un bacio sulle labbra, e poi entrò in casa anche lei.
Seguii Sam nel bosco. Ci allontanammo un po' da casa mia, ormai piena di impiccioni. Il pensiero che non avrei potuto fare quello che volevo con Nessie, per non traumatizzare i miei figli, mi fece sorridere. E poi accigliare. A che caspita era servito tutto quel lavoro, se poi non potevo usufruirne appieno? Poi pensai al garage dietro casa... forse valeva la pena ristrutturare anche quello.
Sam si fermò, e io con lui.
«Siamo abbastanza lontani» disse.
«Sam, vuoi smettere di trasformarti?» gli chiesi, diretto come mio solito.
«E' un po' che ci penso, Emily dimostra più anni di me, e io voglio invecchiare con lei. Non volevo lasciarti da solo alla guida del branco, ma ormai sono abbastanza certo che non combinerai casini quando mi sarò ritirato. - si fermò per un attimo, guardandomi per qualche istante - Ho notato che anche Ethan si è trasformato»
«Già. Ma l'hai davvero capito solo adesso che non farò casini? - gli chiesi, fingendomi offeso per qualche secondo, per poi tornare serio - Sam, hai diritto ad invecchiare vicino ad Emily, e mi stavo iniziando a preoccupare perché non ne facevi parola, perciò... accetto le tue dimissioni» era la cosa giusta da dire? Non lo sapevo, era il primo a lasciare il branco, così come era stato il primo ad entrarvi.
«Grazie, Jake» mi disse, sincero e sollevato. Ma sollevato per cosa? Aveva davvero paura che non gli permettessi di lasciare il branco? Ma per chi mi aveva preso? Volevo bene a lui ed Emily, e desideravo che fossero felici, per sempre. Anche se il loro per sempre non sarebbe mai durato quanto il mio.
«Sam!» lo chiamai, mentre già si stava allontanando.
«Dimmi»
«Sai se anche Paul ha già pensato all'eventualità...»
«Lo vorresti come beta?» mi chiese sorridendo, forse mentre pensava a tutte le litigate che avevamo fatto in quegli anni.
«No, assolutamente! - era vero, non mi era neanche passata per l'anticamera del cervello quell'idea assurda - Mi stavo solo preoccupando per Rachel»
«Credo che con lui dovrai intavolare tu il discorso. Sai quanto me quanto può essere testardo e stupido, a volte»
«Già» gli risposi.
«Jake, hai pensato al nuovo beta?»
«No, ma credo che chiederò a Seth. E' l'unico che mi darà una stabilità eterna ora che anche Sarah si è trasformata. Certo, dovrete essere tutti d'accordo»
«Sarah... dobbiamo fare delle ricerche. Non ho avuto l'imprinting con Leah perché con la trasformazione è diventata sterile. Ma se Seth ha avuto l'imprinting con lei...»
«Dopo che avrò parlato con Paul, sarete voi ad occuparvene. Non si smette di fare parte del branco solo perché si smette di trasformarsi. Sarai sempre mio fratello!» affermai, abbracciandolo. Non ci lasciavamo mai andare a quegli scambi di affetto, ma in quel momento decisi che non mi importava.
«Grazie, fratello»
Di Jared non gli avevo chiesto niente volutamente, perché pensavo che se avesse deciso di rimanere nel branco e lasciare che Kim invecchiasse non avrebbe potuto fare scelta migliore. Qualcuno aveva avuto un gran senso dell'umorismo quando gli aveva fatto capitare come imprinting quella piattola snob. Sciogliemmo l'abbraccio, e ci riavviammo verso casa.
«Ragazzi, venite a salutare zio Sam!» dissi, mettendo piede in casa.
«Ciao zio!» urlarono in coro i miei figli, correndo ad abbracciarlo.
«Ragazzi, calma! Io sono uno solo, come al solito, ma voi siete grandi il doppio rispetto a ieri!» disse ridendo.
«Sono cambiate solo le dimensioni. Il loro cervello è rimasto a undici anni»
«Quindi cresceranno normalmente, almeno da quel punto di vista?»
«Più o meno. I criminali sono stati sempre troppo intelligenti per i miei gusti»
«Jacob, smettila di chiamarli criminali, o si convinceranno di esserlo veramente!»
«Ciao, papà! - lo salutai, ignorando completamente il suo rimprovero - come hai trovato i tuoi nipoti?»
«Cambiati, ma più o meno sono sempre loro»
«Grazie, nonno! - gli rispose Ethan, prima di rivolgersi a Sam - Zio?»
«Dimmi tutto, Ethan»
«Posso venire a casa tua?» Lui lo fissò intensamente per un lungo istante.
«Vuoi spiegare ad Esther di te prima che lo sappia da altri?»
«Beh, sono sempre io. Solo... un po' cresciuto fuori»
«Jake?» mi chiese il mio, ancora per poco, beta.
«Solo se non le riveli troppo. E' il tuo imprinting, ma ricordati che ancora non sa niente delle leggende della tribù, dell'esistenza del branco e del fatto che suo padre sia un lupo. E... Sam, assicurati che non combini casini» nessuno di lui poteva sapere meglio a cosa mi stessi riferendo.
«Non permetterò che mia figlia subisca la stessa cosa che io ho fatto a sua madre» mi rispose infatti.
«Zio... le cicatrici di zia Emily... sei stato... tu?» gli chiese Sarah, con la voce tremante, e gli occhi lucidi. Lui annuì. Quella storia gli faceva ancora troppo male al cuore per poterne parlare. Sarah si avvicinò a Seth, che, in quel momento era uscito dal salotto verso l'ingresso, per essere rassicurata.
«Hai paura di me?» le chiese Sam, triste.
«No, zio. Non ho paura di te. E' che... ho paura... di quello che potrei fare io» ammise.
«Tesoro...» non potei parlare, fui interrotto da Seth.
«Jake, ti dispiace se porto fuori Sarah per un'oretta? Andiamo a fare una passeggiata alla spiaggia. - perché mi diceva dove andavano? - ti dico dove andiamo nel caso volessi cercarci» Guardai mia figlia seppellire il viso nella maglia di Seth, come potevo negarle un momento di serenità di cui aveva un disperato bisogno? Annuii, e loro si allontanarono dalla porta sul retro.
«Zio Sam, andiamo?»
«Ethan, aspetta un attimo fuori, devo parlare con lo zio»
«Ok, papà» disse, uscendo dalla porta principale.
«Sam, se non credi che sia il momento...»
«No, Jake. Ha ragione Ethan. Deve dirglielo e al più presto. Non voglio che la mia bambina soffra. E poi... io ero solo. Lui ha un branco pronto ad aiutarlo, no?»
«Grazie, Sam» gli dissi, abbracciandolo, per la seconda volta in un pomeriggio, quando forse ci eravamo scambiati due abbracci in dieci anni. Quando si era sposato e quando era nata Esther.
Gli aprii la porta, e sorrisi a Ethan.
«Vedi di fare il bravo!» dissi a mio figlio.
«Non posso sbagliare. Terry è il mio pensiero felice» mi rispose lui. Sam lo raggiunse e gli circondò le spalle.
«Andiamo, campione!» Li guardai camminare verso casa di Sam per un po', poi chiusi la porta e mi appoggiai ad essa con la schiena chiudendo gli occhi.
«Giornata dura, eh amore?» mi raggiunse la voce di Nessie, insieme alla sua mano che mi accarezzava il viso.
«Già» le risposi, tirandola verso di me per stringerla tra le mie braccia. Rimanemmo in quella posizione per qualche istante, quando la voce di mio padre interruppe quel momento.
«Ragazzi, non vorrei disturbarvi, ma siete sulla porta della mia camera, e vorrei andarmi a riposare, per un po'»
«Va bene, papà - gli dissi, sciogliendo l'abbraccio con Nessie e stringendo la sua mano - Se hai bisogno di noi, siamo in salotto, basta che lanci un urlo»
«Cercherò di non approfittare della tua disponibilità, figliolo»
Non appena avemmo lasciato libero il passaggio, si infilò in quella che era stata la mia stanza, e si chiuse dentro, lasciando me e Nessie finalmente soli.
«Ti va di riprendere quel discorsetto che ha interrotto Seth stamattina?» le sussurrai malizioso all'orecchio, scendendo poi con le labbra lungo la sua mandibola, fino a trovare la sua bocca, dove le nostre labbra si incontrarono nella perfezione di un bacio, che divenne sempre più passionale. Una delle mani di Nessie si era stretta ai capelli sulla mia nuca, l'altra si aggrappava alla mia spalla convulsamente, mentre il suo bacino si faceva sempre più vicino al mio, spinto anche dalle mie mani strette ai suoi glutei. Ci separammo dopo quello che mi era sembrata un'eternità per riprendere fiato, ansimanti e affaticati, per un solo bacio.
«Jake?» mi chiamò.
«Dimmi amore» risposi, continuando a tenerla stretta a me.
«Anche a me andrebbe riprendere il discorso di stamattina... ma con tuo padre nella stanza a fianco?» La lasciai andare di colpo.
La ristrutturazione della rimessa era ciò che di più urgente c'era fare.

Sarah

Quell'imprinting era una gran cosa. Non avevo dovuto dire niente a Seth. Aveva capito che me ne volevo andare da casa, e mi aveva accompagnata. Volevo stare da sola, ma lui... lui andava bene. Non faceva domande, e non voleva risposte che non potevo dargli. Stava lì solo per il bisogno di assicurarsi che stessi bene. Rispettava i miei tempi. Come aveva sempre fatto, solo che prima non sapevo dare un nome a quella specie di persecuzione che attuava nei miei confronti. E che mi faceva piacere, perché io volevo bene a Seth. Da sempre. Anche in quel momento, in cui stavamo seduti sulla sabbia umida. Io tra le sue gambe, con la schiena appoggiata al suo petto, e la testa sulla sua spalla.
«Seth?» lo chiamai.
«Dimmi tutto, principessa»
«Ethan mi ha detto che papà gli ha raccontato della tua amicizia con il papà di Nessie»
«Sì, eravamo amici»
«Non lo siete più?» gli chiesi, notando il suo uso del passato e il tono triste con cui l'aveva detto.
«Ha scelto qualcosa che ha fatto soffrire te, Ethan e Jake. Io... pensavo di potermi fidare di lui, ma è ovvio che con i vampiri non si può mai avere la certezza di niente»
«Papà si fida di quella piccoletta»
«Alice è una forza della natura. E' un'amica preziosa, e una persona di cui fidarsi, ma stalle lontana quando nomina la parola "shopping"»
«E' peggio di zia Rachel?»
«Pensa a zia Rachel con la forza di un vampiro, la velocità di un vampiro, e i poteri di sottomissione di un vampiro. Senza contare suo marito, che ti rende felice di accettare qualsiasi sua proposta»
«Li conosci bene?»
«Una volta pensavo di voler loro bene. E che loro ne volessero a me, ma probabilmente mi sbagliavo»
«Perché?»
«Perché le persone che ti vogliono bene non fanno quello che hanno fatto loro»
«Anche la mamma?» non sapevo perché continuassi a chiamarla mamma, forse era solo la forza dell'abitudine, o forse il fatto che Ethan le avesse rovesciato addosso dieci anni di pensieri di papà e nostri aveva fatto diminuire la mia rabbia nei suoi confronti.
«Sarah... non so se dovrei dirtelo, ma Jake aveva chiesto a Bella di scegliere tra i suoi figli e l'amore della sua vita»
«E lei ha scelto lui»
«No. Lei aveva scelto voi, avrebbe persino portato me a Dartmouth per darmi la possibilità di starti vicino»
«E poi cos'è successo?»
«Una vampira pazzoide aveva deciso che tua madre dovesse morire perché Edward aveva ucciso il suo compagno»
«Perché?»
«Dava la caccia a Bella»
«Seth... tu conosci tutta la storia di mia mamma e di quel vampiro?»
«Non la conosco proprio tutta, ma in buona parte sì. Vuoi sapere qualcosa?»
«Me la racconteresti dall'inizio?» chiesi, accoccolandomi meglio contro il suo petto, mentre le sue braccia scendevano a coprire le mie, strette sullo stomaco.
«Dell'inizio non ho ricordi miei. Fu Edward a raccontarmi la loro storia, quando diventammo amici. Mi disse che quando l'aveva incontrata per la prima volta, quando per la prima volta aveva sentito il suo odore, aveva avuto la tentazione di sbranarla nell'aula, davanti a tutti. Poi, il pensiero di deludere Carlisle, suo padre, lo aveva fatto poco a poco calmare. Ma l'idea di rivederla, e di mettere in pericolo non solo se stesso, ma anche lei e tutti i ragazzi che inevitabilmente sarebbero venuti a contatto con lui nel momento della sua caccia, lo spinsero ad andarsene da una parente. In Alaska, a Denali»
«E' dove sono stati per tutti questi anni?»
«Sì, è proprio lì»
«Poi cosa successe? Se lui e la mamma stanno insieme, deve essere tornato da Denali»
«Tornò, e si avvicinò a Bella. Cercava di metterla in guardia allo stesso tempo, ma lei non ne voleva sapere di stargli alla larga, e a lui non poteva fare che piacere»
«Ma mamma sapeva che era un vampiro?»
«All'inizio no. Poi, un giorno, fu quasi uccisa da un furgoncino che sbandò sul ghiaccio che ricopriva l'asfalto del parcheggio della scuola»
«La scuola dove lavori tu?»
«La scuola dove lavoro io» mi confermò, con un sorriso paziente sul viso.
«Come si salvò?»
«Edward si mise in mezzo tra lei e il furgone all'ultimo secondo»
«Quindi la mamma è salva per merito suo»
«Edward le ha salvato la vita tante volte, tua madre era una calamita naturale per le catastrofi»
«Come scoprì che era un vampiro?»
«Tuo padre le raccontò le leggende dei Quileute per fare colpo, lei fece due più due, e capì che Edward era un vampiro»
«E poi?»
«Poi... successero un'infinità di cose, un vampiro decise di dare la caccia a Bella, per via del suo buon odore e perché amava le sfide. E cacciare la protetta di un clan numeroso come quello dei Cullen era una grande sfida. Ma morì nel tentativo. Bella ed Edward passarono una bella estate insieme, fino al diciottesimo compleanno di tua madre. Quella sera Bella si tagliò con della carta da regalo, ed era in una casa piena di vampiri attratti dal suo sangue. Jasper provò ad ucciderla ed Edward si convinse che la cosa migliore per lei era che la lasciasse libera di vivere una vita normale, con degli amici normali e priva dei pericoli che comportava lo stare con lui. Purtroppo tua mamma di avere amici normali non ne voleva sapere, visto che si aggrappò a Jacob e ne fece la sua ancora di salvezza. Fu in quel periodo che rimase incinta di te e tuo fratello»
«Quindi era possibile che sentisse di amare papà?»
«Edward non c'era, e lei non pensava che sarebbe tornato... quindi penso che Bella si fosse convinta di amare tuo padre»
«Ma poi lui è tornato»
«No, fu un gran casino. Alice, sai la vampira piccoletta dalla quale ti ho detto di stare alla larga quando pronuncia la parola shopping? - annuii - ecco, lei riesce a prevedere le conseguenze di determinate decisioni. Tua madre si era buttata da uno scoglio...»
«Come facciamo noi per gioco?»
«Sì, esattamente. Ma lei lo fece da sola, senza uno di noi che la tenesse tra le braccia. Jake era di ronda quel pomeriggio, e si accorse della sua bravata. La ripescò appena in tempo» Lo sentii stringermi tra le braccia più forte, e sospirare, interrompendo per qualche istante il suo racconto.
«Seth, cos'hai?» non che non stessi bene, ma mi faceva preoccupare.
«Niente, Sarah. Ho pensato ad una cosa che sarebbe potuta accadere, e che per mia fortuna non è successa»
«Cosa?» chiesi.
«Con quella bravata vi ha messi in serio pericolo. Non lo sapeva, ma non è una giustificazione. Se penso a quanto avevo già perso e avrei potuto ancora perdere quel giorno»
«Che giorno era?»
«Il giorno che mio padre ebbe l'infarto che lo uccise» Capii perché mi aveva stretta più forte. Non parlava mai di suo padre, se poteva, probabilmente gli faceva ancora troppo male pensare alla sua morte, e associarla al fatto che avrebbe potuto non conoscermi mai... Girai la testa, e gli diedi un bacio sul collo. Lui abbassò il viso, un'espressione sorpresa dipinta su di esso, mi fissò per un lungo attimo e mi sorrise.
«Fortunatamente non è successo niente, no?» gli dissi. Mi strinse ancora più forte, ma fu solo per un attimo. Poi ricominciò a raccontare.
«Sfortunatamente, o fortunatamente, non saprei cosa dire, Alice non riesce a vedere noi lupi. Perciò non si accorse del fatto che Bella fosse stata ripescata in tempo, e pensò che fosse morta. Tornò a Forks, forse per parlare con qualcuno che potesse sapere il perché di quel gesto folle, ignorando il fatto che Bella avesse tagliato tutti i rapporti con chiunque non fosse della riserva, perché tutti gli ricordavano lui, e la trovò in vita»
«E quindi disse ad Edward che lei era viva e che non si doveva preoccupare perché non aveva tentato il suicidio»
«Sarebbe potuta andare così, ma le cose non sono mai semplici, vero Sarah?» gli sorrisi.
«No, non lo sono mai»
«Fu Rosalie, la vampira bionda che è scesa insieme a tua madre, ad avvertire Edward della visione di Alice. In quel periodo lui non viveva con loro, era in Sud America alla ricerca della vampira dai capelli rossi, che invece era qui a caccia di Bella. Edward chiamò a casa di tua madre, chiedendo di Charlie. Fu tuo padre a ricevere la chiamata,e gli rispose che non c'era, che era...»
«Al funerale di tuo padre»
«Sì, ma non aggiunse che il funerale era di Harry Clearwater. Disse solo che era "al funerale"»
«Quindi lui interpretò che il funerale era di mamma?»
«Già, ed andò in Italia per farsi togliere la vita dai Volturi»
«Ma è ancora vivo»
«Questo solo perché dopo che lui ebbe preso la decisione di farsi uccidere, Alice ebbe una previsione e convinse tua madre a seguirla per cercare di salvarlo»
«Ma... è andata in mezzo a dei vampiri pericolosi, mentre aspettava noi?»
«Non lo sapeva ancora. Di nuovo, questo non la giustifica, ma non credo che vi avrebbe mai messo in pericolo volontariamente. O forse sì, l'avrebbe fatto, perché era in ballo la vita di Edward»
«Lo amava così tanto?»
«Sai, Sarah, ho sempre paragonato il loro amore a un imprinting. Non riuscivano a vivere a distanza l'uno dall'altra. Nel periodo in cui lui non c'era l'avevo vista forse due o tre volte, quando Charlie veniva con lei a cena da noi, ed era una ragazza totalmente diversa da quella che mi si presentò una volta che lui fu tornato»
«Papà non la rendeva felice?»
«Non è questo, Sarah. E' che ogni mela ha la sua metà, e tuo padre non era quella giusta»
«Perciò non la rendeva felice» mi ostinai a ripetere.
«Usciamo dal discorso "Bella" per un attimo. Prova a riflettere. Se, nonostante l'imprinting con te, avessi deciso di provare a stare con un'altra ragazza, una della mia età, una che non avessi dovuto aspettare, non sarebbe mai stato appagante come aspettare che tu cresca. Non mi avrebbe mai dato la stessa sensazione di completezza. Non sarei mai stato pienamente felice, anche se la ragazza in questione avesse fatto di tutto per rendermi tale»
Lo guardai storto. Lui, senza me? No, non era possibile. Lui era mio. Mio e basta. E non mio come poteva essere l'orsacchiotto di pezza che tenevo stretto quando sentivo papà urlare per gli incubi, e che alcune volte dividevo con Ethan. No. Era mio in senso assoluto, non avrei mai potuto dividerlo con nessuno.
«Ehi, cos'hai, principessa?»
«Non pensarla più neanche una cosa del genere. Tu sei mio e basta»
«Passiamo alle dichiarazioni di possesso?»
«Non sto scherzando. Non voglio che pensi ad altre ragazze neanche se stai ipotizzando qualcosa per farmi capire come si sentiva mamma senza il vampiro»
«Va bene, ma ricordati che anche tu sei mia, principessa» disse, abbassando la voce.
«Tra qualche anno» gli risposi.
«Ok. Comunque, credo che tu abbia capito il senso del discorso»
«Quindi?»
«Quindi Bella salvò Edward e ritornarono a Forks, dove lei scoprì di aspettare te e tuo fratello»
«Come faceva a sapere con certezza che eravamo di papà e non del vampiro?»
«Diciamo che papà era l'unica ape che aveva impollinato il fiore Bella»
«Ah, ok»
«In seguito Bella fece capire a tuo padre che lei avrebbe scelto Edward nonostante aspettasse voi due, ma quei due testoni fecero un patto. Edward promise a tuo padre che sarebbe stato lontano da lei per dieci anni, durante i quali lui avrebbe potuto provare a formare una famiglia con voi, il tutto all'insaputa di Bella, che in quel caso non crollò perché Edward le aveva chiesto di sposarlo prima di andarsene»
«Il vampiro giocava sporco!»
«Hai detto la stessa cosa che disse tuo padre quando lo scoprì» ridacchiò.
«Tu lo sapevi?»
«Temevo questa domanda. Sì, lo sapevo, e no, non lo dissi mai a tuo padre. Fino a quando non si rivelò necessario»
«Quando fu "necessario"?»
«Quando lui tornò prima della fine del tempo concordato, perché aveva saputo...»
«Da te»
«Sì, da me. Tuo padre ha ragione quando dice che sei troppo intelligente. Comunque aveva saputo che Victoria si aggirava di nuovo qui intorno alla ricerca di Bella»
«Chi è Victoria?»
«La vampira dai capelli rossi che perseguitava tua madre»
«E poi?»
«Il giorno che Edward tornò, fu anche il giorno che ti vidi per la prima volta. Il giorno che ebbi il mio imprinting con te. Tuo padre la prese piuttosto bene, mi disse che Alice l'aveva in un certo senso avvertito, e poi che per la figlia del capobranco era quasi normale essere l'oggetto di un imprinting, ma tua madre...»
«Ti ostacolò?»
«Più o meno. Edward si schierò dalla mia parte...»
«Davvero? Aveva messo te davanti a mamma?»
«Non la vedrei proprio così. Lei sarebbe diventata comunque una vampira, aveva scelto di rimanere al suo fianco molto tempo prima, e lui le stava solo impedendo di fare un grosso errore. Le disse che non c'era nessuno che poteva provvedere ai tuoi bisogni bene quanto me, e che, se mi avesse permesso di rimanere al tuo fianco sarebbe stata certa che avresti avuto vicino qualcuno che ti avrebbe amata più di se stesso»
«Quindi ci avrebbe comunque abbandonati»
«Non subito. Edward voleva essere sicuro che non si sarebbe mai pentita della sua scelta. Ma ancora una volta Jake le chiese un sacrificio. Edward voleva raggiungere lei e la sorella ad Hanover, e voi avreste vissuto con loro. Jake non poteva permettere che cresceste con lui come secondo padre, pensava che lo avreste prima affiancato e poi sostituito con Edward, e così disse a tua madre che doveva scegliere se vivere con voi o con Edward. Lei scelse voi, e nel pacchetto ero compreso anche io. Non sarei potuto stare lontano da te tutto il tempo che lei trascorreva dall'altra parte del paese. Ma quella notte, la notte del suo ventesimo compleanno, fu rapita dalla roscia psicopatica»
«Perché si finse morta?»
«Questo ancora non è riuscita a spiegarlo a nessuno, credo. Jake non l'ha fatta parlare, e voi qualche ora fa l'avete assalita»
«Non l'avremmo dovuto fare?»
«Non ti sto rimproverando. Avevate il diritto di farlo. Solo che... se avessi l'opportunità di riavere mio padre, credo che la prima cosa che farei sarebbe abbracciarlo. Per poi rimproverarlo di avermi lasciato ad affrontare la trasformazione da solo con due donne. Senza una guida»
«Mi dispiace, Seth»
«Che cosa?»
«Che tu abbia perso il tuo papà... e che io non riesca ad essere buona con la mia mamma come tu saresti stato con lui»
«Sarah, non sei stata cattiva. Hai fatto quello che ti sentivi di fare. Eri arrabbiata con lei, e ti sei sfogata, così come ha fatto Ethan. Non ti devi sentire in colpa per questo. La prossima volta che la vedrai, magari andrà meglio»
«Credi che vorrà vederci ancora?»
«Credo di sì. Ma questa volta dovrete darle l'occasione di spiegarsi»
«Seth... prima mi hai detto che non ritenevi più Edward un tuo amico... ma le tue parole sono quelle di un vero amico. Di uno che riesce a perdonare. Spero di essere come te, da grande!» Cambiai posizione, passando da seduta a sulle ginocchia per guardarlo negli occhi.
«Grazie, Seth. Ti voglio bene»
«Di nulla, principessa. Ti voglio bene anch'io»
Poi strinsi le braccia al suo collo, poggiando la testa sulla sua spalla, e sentii le sue braccia cingermi la schiena. Rimanemmo in quella posizione per un po', poi sciogliemmo l'abbraccio.
«Sei più tranquilla, ora?» mi chiese.
«Sì... Seth?»
«Dimmi!»
«Mi racconti anche la storia delle cicatrici della zia Emily?»
«Un'altra volta, principessa. Per oggi ho già parlato abbastanza»
Mi prese per mano, e ci riavviammo verso casa.

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