VIII- L'Ultimo Sfogo
Elodie dopo aver conversato un po' , mi saluta con la promessa di rivederci domattina.
Seduta sullo sgabello della penisola della cucina, con i gomiti appoggiati sul tavolo e sbatto i pugni, pensando. "Questa proprio non ci voleva, ma domani mi sente questo professore del cavolo." Salgo le scale e vado in camera di Theo per vedere cosa sta facendo e per parlarci un po'.
« Ascolta Theo, Io capisco che quello che stiamo attraversando, e di conseguenza questo tipo di reazioni possono avvenire, ma non le condivido anche perché le persone che conoscevano i nostri genitori possono pensare che non ci abbiano dato l'educazione necessaria. Comunque domattina andrò come ti ho detto, insieme a Elodie a parlare con il tuo professore per capire meglio cosa è successo»
Theo non risponde e non mi degna di uno sguardo, alla fine si mette giù per sdraiarsi meglio nel letto, mi prega di chiudere la porta, perché vuole riposare. Io capisco che non ha proprio voglia di parlare di nessunissimo argomento, faccio come mi dice lasciandolo solo. Riscendo giù, mi siedo sul divano con una gamba piegata e l'altra che tocca il pavimento, e penso alla telefonata dei servizi sociali. La mente arriva a pensare che se non do la certezza di saper gestire mio fratello, potrebbero portarmelo via. Il mio cervello va a fuoco, una miriade di pensieri mi affollano la mente. Poi mi calmo , prendo possesso di me, e penso a cosa fare. Penso a come devo agire. La prima cosa da fare è andare a parlare con questo Professore, dopo accertarmi di quanti soldi dispongo, cosicché possa farmi un resoconto approssimativo. E poi magari la prossima settimana, tornando a lavorare, dando lezioni a chi è indietro con le materie. Rimuginandoci sú arriva l'ora di cena, vado in cucina apro il frigo e vedo cosa possiamo mangiare stasera. Dopo aver deciso salgo sú in camera di Theo per vedere se è sveglio e farlo scendere per la cena. Apro la porta dopo aver bussato, e Theo è sveglio lo vedo seduto in mezzo al letto con il telefono in mano che sta messaggiando con non so chi.
A un certo punto alza gli occhi dal telefono, e mi vede vicina allo stipite della porta con le braccia conserte.
« Che c'è ?»
« È ora di cena, scendi che si deve mangiare »
E lui al suo solito.
« Non ho fame »
« Theo ti prego, non farmi esasperare più di quanto già non lo sia!»
Di rimando mi risponde.
« E tu non darmi il tormento, quando ho fame mangerò qualcosa, per adesso non mi va niente »
Allora rispondo ordinandogli, di scendere immediatamente, di mettersi a tavola che la fame gli verrà. Lui alzandosi dal letto si avvicina a me gridandomi.
« Tu non puoi darmi ordini, io non farò quello che dici tu! Perché sto male, lo capisci che sto male!?»
Si inginocchia piangendo e io con lui. Lo abbraccio forte e capisco che fino ad'ora aveva represso tutto il pianto e lo sfogo per farsi credere forte, ma in realtà non lo è. Ha tenuto fino che ha potuto ma dopo non c'è l'ha fatta più. Lui abbracciandomi a sua volta ripete.
« Iris, non li vedrò mai più, non sentirò più le loro voci, non torneranno più. Io sono arrabbiato e c'è l'ho con loro, perché quel giorno non dovevano partire lasciandoci soli. »
Io dolcemente gli spiego.
« Tesoro credi che loro sapessero a cosa andassero incontro, partendo per uno dei loro soliti viaggi, e che volessero lasciarci soli al mondo. Lo so che sei arrabbiato, ma non avercela con loro, credi che fossero felici di non fare più ritorno a casa da noi?»
Mi guarda con quegli occhioni azzurri velati di pianto e tristi, e annuisce. Ci abbracciamo ancora inginocchiati sul pavimento e io gli dico accarezzandolo .
« Sfogati tesoro, sfogati che fino ad ora non lo hai fatto »
Dopo qualche minuto si allontana dolcemente da me si alza e mi dice.
« Vado in bagno mi sciacquo il viso e scendo, aspettami giù»
Io lo guardo allontanarsi e capisco che quello per lui è stato l'ultimo e liberatorio sfogo. Sicuramente saranno sempre nelle nostre teste , e nei nostri cuori, a versare lacrime non è una soluzione, e loro non vorrebbero vedere questo, quindi da oggi andremo avanti con la nostra vita, avendoli sempre mentalmente presenti, e facendo tesoro dei loro ottimi insegnamenti.
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