18. Ultimo Atto

INVINCIBILE ESTATE


"Ho compreso, infine,

che nel bel mezzo dell'inverno,

ho scoperto che vi era in me

un'invincibile estate."


Albert Camus


Era ormai scoppiata l'estate, in quel di Staintondale, e faceva un caldo pazzesco. Per non dire asfissiante. Kristen si terse la fronte con un fazzolettino di carta per l'ennesima volta; delle sottili stille di sudore la spingevano ad agitare con più vigore l'elegante ventaglio multicolore che teneva stretto nell'altra mano, mentre s'incamminava, a passo stanco, verso il Road House. Aveva bisogno di ripararsi dalla calura per almeno una buona mezz'ora, e magari gustarsi, in tutta tranquillità, una birra ghiacciata. Decisamente, pensò, non era stata una buona idea lasciare il fresco di casa sua per gettarsi tra le fiamme dell'inferno. In ogni caso, non le era nemmeno passato per la testa il pensiero di tornare indietro – malgrado si fosse subito accorta che camminare sotto al sole cocente delle undici le sarebbe stato insopportabile.

Nemmeno quando era partita per Madrid l'aveva fatto. Aveva soggiornato nella capitale spagnola per un paio di settimane, affrontando uno dei periodi più difficili della sua vita nella più completa solitudine. Non aveva nemmeno telefonato tanto spesso a Ramona, preferendo parlare con lei tramite messaggio. Rientrata al Children's Home, si era buttata a capofitto sul caso inerente all'adozione di Robert Manetti, avendo cura di monitorare, con discrezione e altrettanta costanza, gli sviluppi sentimentali tra Thomas e Jane. Tra loro due era tornato davvero il sereno; Kristen non aveva più avuto dubbi quando, un bel giorno, li aveva visti tutti e tre insieme abbracciarsi fuori dall'ospedale del paese, non appena Robert era stato dimesso. In quel momento, non aveva potuto fare a meno di commuoversi.

E aveva pianto altrettanto – per il dolore, però – non appena Ramona le aveva confessato, a seguito delle sue continue insistenze, che Marcus non l'aveva mai cercata al Children's Home, da quando lei era partita per Madrid. Era quasi passato un anno e mezzo, da quel giorno nefasto. Quel giorno in cui aveva capito una volta per tutte ciò che, in verità, aveva sempre saputo: Marcus si era soltanto divertito un po', con lei. E, in tutta probabilità, era tornato dritto dritto da sua moglie.

Kristen affrettò il passo. Avrebbe sudato altre sette camicie, ma, costava quel che costava, sarebbe arrivata a destinazione. All'improvviso, il suo telefono trillò. Lo estrasse velocemente dalla borsa.

Dove sei?

Kristen digitò rapidamente un messaggio di risposta, malgrado non le riuscisse di vedere benissimo lo schermo a causa del sole cocente. Sto andando al Road House. Perché me lo chiedi?

Tutta sola? Guarda che poi dobbiamo festeggiare, eh!

Kristen alzò gli occhi al cielo. Mi vuoi raggiungere?

Magari ci vediamo più tardi, adesso ho un paio di commissioni da sbrigare.

Okay, Ram. A dopo.

Kristen fece spallucce, non capendo perché la sua migliore amica le avesse inviato un messaggio senza un apparente motivo. Vero era che, ultimamente, si era comportata in modo un po' strano. La chiamava a orari insoliti, la spingeva a uscire più spesso del solito... Quasi le sembrava che volesse controllare i suoi movimenti. Nell'ultima settimana, poi, l'aveva chiamata un giorno sì e l'altro pure, nonostante si fossero viste sempre al lavoro.

Magari è soltanto preoccupata che io possa avere una ricaduta, pensò Kristen.

Non che si fosse del tutto ripresa dalla perdita di Marcus, anzi. In ogni caso, non si poteva lamentare troppo. Con pazienza e fatica, aveva, a poco a poco, ritrovato quella parte di se stessa che credeva persa per sempre.

Le sfuggì un sorriso sollevato non appena intravide l'insegna del Road House. Ce l'aveva fatta, finalmente. Un altro paio di passi ed entrò nel locale. Sussurrò un cordiale buongiorno, quindi prese posto dietro a un tavolinetto piuttosto appartato. Ordinò una birra ghiacciata e aspettò che il cameriere gliela servisse. Nel mentre, si perse a osservare il via vai di persone che zigzagavano per le strade, facendosi vedere attraverso la finestra. La cittadina pullulava di vita; nell'ultimo mese, una caterva di turisti aveva infestato tutti gli angoli di Staintondale, portando un po' di quella spensieratezza e vitalità di cui, nei gelidi mesi invernali, non si poteva certo godere.

«Potrebbe farti piacere un po' di compagnia?» le sussurrò una voce familiare alle sue spalle, a un certo punto.

Kristen raggelò. No, non poteva trattarsi di lui. Impiegò qualche secondo di troppo per girare appena le spalle e per appurare che, sì, si trattava proprio di lui. Kristen avrebbe voluto scomparire. Cosa caspita ci faceva là? Per più di un anno intero, non lo aveva rivisto neppure per sbaglio.

Marcus la stava guardando con un'espressione che lei, al solito, non seppe decifrare.

«Posso sedermi?» le ripeté, tra le mani un vassoio contenente un paio di birre.

«Lavori qui, adesso?» gli domandò Kristen, cercando di non soffermarsi troppo sui suoi lineamenti, quindi si voltò di scatto. Lo trovava, se possibile, ancora più affascinante di quanto ricordasse. Nessun accenno di barba, la profondità di quegli occhi azzurri che la fecero di nuovo sentire nuda. Qualche capello bianco in più all'attaccatura dei capelli corti. Quelle labbra sottili e bellissime, tutte da baciare. Arrossì senza volerlo.

«Veramente no.» Marcus le si avvicinò, quindi posò il vassoio sul tavolo. Le rivolse un'ultima occhiata, mentre l'altra ricambiò appena il suo sguardo, pregando che il colorito delle sue guance fosse tornato normale. «Ogni tanto, mi piace dare una mano. Tutto qui.»

A Kristen, quella risposta non convinse quasi per nulla, ma decise di non indagare oltre.

Marcus le si sedette di fronte, gli occhi fissi su di lei. «Forse, sarebbe più che gentile da parte mia se mi prendessi la briga di chiederti come stai. Ma sento l'esigenza di dirtelo prima io, come mi sento. E come mi sono sentito quando, del tutto inaspettatamente, hai deciso di chiudere il nostro rapporto», esalò, negli occhi il vivido riflesso di un'emozione che lei, ancora una volta, non seppe leggere.

«Sai, ho riflettuto molto, nell'ultimo periodo. Non dubito che l'abbia fatto anche tu. Quando ci siamo separati, io... io ho capito tante cose. A dire il vero, da quando ti ho conosciuta, non sono più riuscito a fingere che le cose tra me e Barbara potessero realmente sistemarsi. Non c'era niente che si potesse riaggiustare, a dirla tutta. Quella sera che ci siamo incontrati al Brunch, ho subito capito che sarebbe stato pericoloso darti un passaggio e scortarti fino a casa tua. Non tanto perché mi avevi colpito esteticamente, ma... non lo so, però nell'aria ho subito percepito una certa affinità. C'era un qualcosa che ci univa, ma questo l'ho capito soltanto qualche settimana fa. È stato il dolore, che ci ha uniti, per poi... per poi separarci.»

Kristen alzò un sopracciglio. «A cosa ti stai riferendo?»

Marcus sospirò. «Credo sia giusto che tu lo sappia. Barbara sta per partorire, aspetta un maschietto», le confessò, tutto d'un fiato.

A Kristen sembrò di non avere più fiato in gola.

«Quel figlio non è mio, però», aggiunse Marcus dopo qualche istante, soppesando l'espressione sconvolta di Kristen.

«Non ne sapevo ancora niente, quando ci siamo visti l'ultima volta al Brunch. Io avevo già deciso di divorziare da lei, però. Speravo tanto che tu te ne accorgessi, ma—»

«E quando l'avresti saputo?»

«Dopo circa tre mesi. Io e lei non vivevamo già più insieme. E non facevamo più l'amore da oltre un anno, ormai. Il bambino non poteva essere mio; infatti, è stata lei stessa a dirmi chi era il padre. Quando ci siamo incontrati al Brunch la prima volta, io e Barbara avevamo litigato per l'ennesima volta, come ti dissi. Non ti ho mentito, su questo. E non ti sto mentendo sul fatto che ho sempre e solo fatto l'amore con te, da quando sei entrata nella mia vita. Ma c'è un'altra cosa che non ti ho mai detto, però. Non l'ho fatto perché in parte me ne vergognavo, ma... ma, soprattutto, perché non volevo perderti. Io sono stato tradito, Kristen. A pochi mesi dal matrimonio con Barbara, ho scoperto che lei se la faceva con un altro. Quando l'ho scoperto, ero devastato. Sulle prime, avrei rotto con lei immediatamente, se non fosse che... se non fosse che l'amavo troppo, e così... così, alla fine, ho deciso di perdonarla. L'ho comunque sposata. Ho cercato di fidarmi delle sue parole, di relegare il tutto a una semplice avventuretta sessuale, come di capire cosa le avessi mai fatto mancare perché lei fosse andata a cercare attenzioni da un altro uomo. A oggi, credo di aver capito che per lei non sono mai stato quel grande amore che aveva sempre sognato. Ciononostante, tra noi due sembrava fosse tornato il sereno. Barbara mi aveva implorato di non lasciarla, assicurandomi che con quell'altro era tutto finito. Mi ci è voluta una bella dose di impegno per dimenticare quel fatto, ma, evidentemente, dentro di me non sono mai riuscito ad accettarlo sul serio. Sì, perdonare un tradimento è possibile, ma... ma non è più possibile fidarsi come una volta. Il tarlo del dubbio, di tanto in tanto, continua a tartassarti. Dopo quasi tre anni di matrimonio, in effetti, il tutto è riprecipitato nell'apatia più assoluta. Ho cominciato a sospettare che mi stesse di nuovo tradendo – e, visto com'è andata a finire, mi sembra chiaro che avessi ragione. Abbiamo litigato furiosamente, e... ho preso la macchina e sono finito al Brunch. Prima di quella sera, non c'ero mai entrato.»

«Perché non me l'hai mai detto?» replicò Kristen. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.

«Perché ti avrei sicuramente perduta, Kristen. Da quella prima volta insieme, ho capito che per me non sarebbe stato solo sesso. Sì, è vero, quel giorno ero tanto arrabbiato; mi sentivo deluso, ferito e altrettanto frustrato. Sulle prime, quando mi hai chiesto di salire a casa tua, mi è venuto da pensare: ma sì, dai, perché no? Divertiamoci un po'. D'altra parte, l'ha fatto anche Barbara, no? Sì, forse... forse, in cuor mio, desideravo vendicarmi di lei tradendola a mia volta. Almeno per una sera, avrei potuto fare quello che più mi pareva; avrei potuto assaporare l'ebbrezza di fargliela pagare per poi sbatterle in faccia tutto quanto non appena fossi tornato a casa, senza troppi complimenti. Ma poi... ma poi, non appena ti ho baciata, un fiume di emozioni inaspettate mi ha travolto con una forza inaudita. Dopo tutta l'intimità che c'era stata tra noi, non sono riuscito a dirmi che per me eri stata solo un diversivo. Per me non lo sei mai stata. E non avrei mai voluto che tu lo pensassi. Così, sulle prime, non ho detto niente a Barbara.»

«Perché non mi hai mai cercata?» gli domandò lei, le lacrime agli occhi.

«Ci ho provato», replicò lui. «Ma tu, a quanto pare, hai cambiato numero, e—»

«Potevi cercarmi al Children's Home. Non ci hai pensato?»

Marcus abbozzò un amaro sorriso. «Moltissime volte. Kris, la tua partenza mi ha distrutto. Ma le tue parole hanno fatto altrettanto. Quella sera, ho creduto davvero che tu non avessi mai provato niente per me, e che... e che, nonostante ti fossi accorta del fatto che non indossassi più la fede, non te ne importasse un accidente di un possibile noi. Sei stata così convincente... Anche se, a dirla tutta, una grossa parte di me si rifiutava di credere che tu non mi volessi almeno un briciolo di bene. Malgrado tutto, non sono comunque riuscito a dirti chiaro e tondo che volevo divorziare perché temevo di ricevere un rifiuto. Speravo che saresti stata tu a fare il primo passo, perché le mie passate delusioni d'amore mi hanno reso una persona tremendamente insicura – nonché molto più introversa. Io... ho pensato che tu non volessi più avere a che fare con me, e non soltanto perché fossi sposato. D'altra parte, quando mi sono deciso a togliermi la fede, tu—»

«Io, che tu ci creda o meno, non me ne sono nemmeno accorta», precisò Kristen, interrompendolo. «O meglio: me ne sono accorta troppo tardi. Ero già in viaggio per Madrid, quando me ne sono resa conto. Poi, però, quando sono tornata qui, Ramona mi ha confessato che tu non avevi mai provato a cercarmi, e quindi... e quindi, be', mi sono semplicemente convinta che i tuoi sentimenti non erano forti quanto i miei.»

Marcus allungò le mani verso le sue, quindi gliele strinse appena.

L'altra trattenne il fiato, l'emozione a mille.

«Kristen, io... io sono sempre stato dell'idea che una donna è per sempre. Ma questo vale soltanto se la donna in questione ti ama quanto tu ami lei. E Barbara non mi ha mai amato sul serio. Accettare questa verità è stata davvero dura, ma tu mi hai aiutato tantissimo. Mi hai aperto gli occhi. Grazie a te, ho capito cosa significa essere amati nel vero senso della parola. Ho capito che è dannatamente inutile lasciarsi trascinare dalla corrente senza affrontarne le numerose deviazioni. Grazie a te, mi sono deciso a voltare pagina. Sei stata il mio raggio di sole. Tutte le sere, da quando eri partita per chissà dove, finivo sempre per aggirarmi nei pressi di casa tua sperando che, da un momento all'altro, ricomparissi. Sono stati dei giorni infernali, per me, e tutto perché non riuscivo a rintracciarti. Poi, in un lampo di estrema lucidità, ho pensato di chiedere informazioni alla signora Berry.»

Kristen spalancò gli occhi.

«Esatto, proprio lei. Le ho telefonato dopo un paio di settimane dalla tua partenza, e mi ha detto che saresti ritornata a momenti. Da quel giorno, non ho mai smesso di sentirla. La chiamavo sempre nei weekend, per sapere almeno come stessi. Ho preferito non farmi vivo per tutto questo tempo perché volevo dimostrarti quello che, grazie al tuo costante incoraggiamento, sono riuscito a fare.»

Marcus estrasse un libretto scuro dalla tasca dei pantaloni.

Non appena glielo porse, a Kristen brillarono gli occhi. «Ti sei iscritto all'università?» gli chiese, raggiante.

Lui le sorrise con orgoglio. «Forse, dopo i quaranta non è possibile cambiare in meglio la propria vita, ma io sento di volerci provare. Ed è iniziato tutto grazie a te. Certo, ho dovuto lasciare il lavoro e trasferirmi più a nord per un intero semestre accademico – e questo per frequentare le lezioni e cercare di dare qualche esame. Così, alla sera, mi sono arrangiato a lavorare in qualche night per arrotondare un po' le spese. Per fortuna che avevo già qualche risparmio da parte.»

Kristen osservò, a bocca aperta, le votazioni conseguite da Marcus.

Matematica Generale: venticinque/trentesimi

Chimica Generale e Inorganica: ventisei/trentesimi

Biologia Molecolare: trenta/trentesimi

Biologia cellulare e Istologia: trenta/trentesimi

«Chimica Generale mi ha fatto penare, comunque», se ne uscì Marcus. «Molto più dell'esame di Matematica.»

Kristen si sentì orgogliosa di lui, ma non resistette dal prenderlo un po' in giro. «Forse, se avessi avuto la decenza di cercarmi al Children's Home, avrei potuto insegnarti qualche cosuccia interessante. Non ero tanto male in Chimica, sai? Per tua informazione, a stechiometria ero una bomba.»

Marcus la guardò affascinato. «Buono a sapersi, allora. Devo ancora seguire Chimica Organica, e spero tanto che tu possa darmi una mano a studiare tutte quelle bestiacce di formule. Comunque... sai, ho aspettato tutto questo tempo per rifarmi vivo con te anche per questo

Estrasse un foglio spiegazzato dal taschino del libretto universitario. Kristen, ancora una volta, rimase a bocca aperta.

«Adesso sono ufficialmente libero. La sentenza di divorzio è stata diramata due settimane fa.»

«Ma... questo significa che—»

«Significa che ti voglio nella mia vita, Kris», rispose lui, un lampo di risolutezza negli occhi. «Significa che non posso, non voglio, più vivere senza di te. Significa che, se tu mi vuoi ancora, adesso sono tutto tuo. E lo sarò per sempre.»

Kristen si coprì il viso con le mani, mentre cercava di scacciare quelle dannate lacrime, che non volevano proprio saperne di smetterla di uscire.

Quando Marcus si alzò dal tavolo, Kristen fece lo stesso e lo abbracciò forte.

«Da quella serata al Faiths, ho capito finalmente che ti amavo. In realtà, penso di averti amata fin dal primo momento», le sussurrò lui, tenendola stretta. «Parlando con la tua migliore amica, ho capito che l'essere ancora sposato ti aveva indotto a lasciarmi andare. E che tu provavi i miei stessi sentimenti. Proprio per questo, in nome di quello che hai provato e, spero, provi tuttora, per me, ho deciso di aspettare che fossi di nuovo libero. Ramona mi ha raccontato che anche tu sei stata tradita da quell'Herbert, anni fa. E che, alla luce di questo, ti sentivi sempre più in colpa nel continuare a stare con me, sapendo che ero ancora sposato. Sei la donna più altruista che abbia mai conosciuto, Kris.»

Kristen si riscosse e rituffò i suoi occhi umidi in quelli di lui. «Aspetta, tu cosa?! Tu hai parlato con Ramona? Quando?»

Lui abbozzò un sorriso. «Esatto. Circa due settimane fa.»

«E... come mai hai deciso di farti vivo proprio oggi

«Be', un uccellino mi ha detto che oggi è il tuo compleanno. E io, be'... volevo farti gli auguri come si deve.»

Kristen gli regalò uno splendido sorriso, quindi gli si avventò sulle labbra. Marcus la strinse più forte, baciandola a più riprese, con grande trasporto e infinita tenerezza.

La donna rise contro la sua bocca, pensando a quanto le fosse mancato quel contatto. Pensando a quanto Ramona, in quegli ultimi giorni, fosse stata folle. Eccolo spiegato, il suo strano comportamento! «E così eri in combutta con lei?» gli chiese, Marcus che ancora non la smetteva di baciarla e che la stringeva sempre più a sé.

«Se così vogliamo dire... Tantissimi auguri, tesoro mio», le sussurrò nell'orecchio.

Kristen si sentì felice come una pasqua. Stava volando a mille metri da terra.

«Avrei un regalino per te, comunque. Però ti dovrei chiedere di seguirmi.»

«Seguirti... dove?»

«Vieni con me.» Le prese la mano e, con una certa concitazione, la condusse nella parte più nascosta del locale, dove sembrava esserci una specie di sotterraneo per i soli addetti ai lavori. Scesero le scale e, attraversato un corridoio angusto, finirono in quella che sembrava, a tutti gli effetti, una soffitta. «Ho dovuto pregare che il proprietario del locale mi concedesse di tenerlo qui al fresco almeno per qualche ora, e per fortuna che ha acconsentito.»

Kristen si guardò intorno. C'era una moltitudine di ciarpame, lì dentro. Perlomeno, l'odore non era tanto terribile. «Tenere... cosa?»

«Potresti farmi il favore di chiudere gli occhi?»

«Qualcos'altro?» replicò lei, chiudendoli all'istante. Quella richiesta, a dire il vero, le ricordò del loro ultimo appuntamento al Faiths. Sorrise nel pensare a quanto si fossero divertiti e a quanto avessero riso, quel giorno.

«Al mio tre puoi riaprirli, d'accordo?»

«D'accordo.»

Quando Marcus terminò il conto alla rovescia, Kristen si ritrovò davanti uno dei quadri più belli che avesse mai visto in vita sua. Un dipinto meraviglioso, dai colori sgargianti, dai toni allegri e suggestivi. Si trattava di una fedelissima riproduzione di Passeggiata a Pourville di Monet.

«Oddio, ma è bellissimo! Però... però ti sarà costato una fortuna!»

«Mi è costato la tua felicità», rispose lui. «Perché sei felice, non è così?»

«Come non lo sono mai stata», confessò Kristen, attirandolo di nuovo a sé.

Lui le rubò un altro bacio. «Non mi è sfuggito il fatto che adorassi Monet. Spero non più di me, però.»

Kristen ridacchiò. Finalmente, Marcus sarebbe stato tutto suo. E lo sarebbe stato per sempre. «Avrei anch'io un regalino per te, comunque.»

Si scostò da lui e, frugando nella borsa, gli porse una bustina spiegazzata, completa di coccarda.

Marcus spalancò gli occhi e, con infinita curiosità, si apprestò a scoprire di cosa si trattasse.

«L'ho portato sempre con me, non me ne sono mai separata», lo informò Kristen. «Non saprei spiegarti il motivo, ma... ma quando sei partito per Amburgo, ho fatto un salto in libreria e ho sentito l'esigenza di acquistarlo. Poi, però, non sono riuscita a dartelo perché sapevo che lasciarti era la cosa più giusta da fare. Per quanto la cosa mi avrebbe fatta soffrire.»

Questa volta, furono gli occhi di Marcus a luccicare per l'emozione. Lesse il titolo di quel saggio ad alta voce, un sorriso pieno di eccitazione, di sentimento e altrettanta speranza. Un sorriso carico di promesse.

«La vita meravigliosa. Come quella che vivremo io e te da adesso in avanti. Almeno spero», aggiunse, il palmo della mano destra ad accarezzarne la copertina.

«Non devi affatto sperarlo», replicò lei, pregustando l'incanto che, tra i rimasugli futuri di quella invincibile estate, si sarebbe presto rivelato ai loro occhi. «Perché sarà così», si affrettò, quindi, ad aggiungere, mentre con desiderio – e infinito amore – gli carpì di nuovo le labbra.

Non poteva essere più felice.


N.d.A. Ancora non posso credere di aver terminato un'altra storia (la più breve che io abbia mai scritto, incredibile!). L'avevo iniziata un po' per "scherzo", in una torrida notte d'agosto. L'ho sospesa per qualche mese, poi ho deciso di pubblicarla qui su Wattpad, e... e poi, del tutto inaspettatamente, l'ho terminata proprio qualche mese fa, in barba a tutti quei casini che, di quando in quando, mi tocca affrontare. Vi confesso che all'inizio, data anche la dedica poco "lusinghiera" che mi sono fatta per questa storia (e, in generale, per la vita; sì, ehm, ecco, io... io tendo a essere un filino pessimista, lo so 🙈), avevo pensato che questo romanzo dovesse finire malissimo. D'altra parte, realisticamente parlando, questo genere di storie raramente si fregiano del cosiddetto "lieto fine", ma, anzi, sono destinate a mietere solo vittime.

Proprio per questi motivi, ho pensato che, se proprio Marcus e Kristen dovessero finire insieme (anche perché, lo ammetto, mi sono affezionata molto a loro, e al quarto capitolo già avevo pensato di modificare il finale), avrei dovuto tentare di "giustificare" il primo e di attutire le sue colpe inserendo questo colpo di scena sulla sua ex moglie Barbara, una fedifraga di prima categoria (quindi no, Marcus non si è inventato proprio nulla). Che volete farci, sono fatta così. Anche nelle storie, mi piace avvalermi di una certa "condotta morale", malgrado poi, ironia della sorte, ognuno di voi ha tifato per Kristen e Marcus fin dal primo momento. E quindi, ça va sans dire, magari non c'era nemmeno bisogno di metterci "una pezza", alle "malefatte" di Marcus. Purtroppo (o per fortuna), nonostante io, nella vita, non possa dirmi così tanto ottimista, non sono ancora riuscita a scrivere finali amari. Al massimo, se ne scrivo, sono finali amari momentanei, che presuppongono un seguito. Nella scrittura, il mio lato romantico tende a vincere sempre, e forse questo è un bene. Perché finché le mie storie finiranno in questo modo, allora significherà che c'è ancora una fiammella, dentro di me. Quella fiammella che, almeno spero, mi accompagnerà ancora per molto tempo, illuminando le mie giornate.

Ps: Il quadro presente in alto, è quello che Marcus ha regalato a Kristen! xD

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top