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"Hey you out there on your own
Sitting naked by the phone
Would you touch me?
Hey you with you ear against the wall
Waiting for someone to call out
Would you touch me?"

Hey You / Pink Floyd

.

Prudence

Il bianco immacolato della biancheria la osservava di rimando, confusa quanto lei. Beh, e quindi? si dicevano, senza riuscire a darsi una spiegazione.
Prudence sistemò la sottoveste, e meditò per un attimo di infilarsi qualcosa di più leggero, prima di reindirizzare automaticamente i suoi pensieri verso quel dubbio che le stava torcendo lo stomaco. Si appollaiò sulla tavoletta chiusa del water, osservando il suo riflesso allo specchio. Quella faccia lunga che la guardava era solo unaltra figura che non riusciva a dare una spiegazione che la soddisfaceva riguardo al ciclo in ritardo.
Se fai quello che Cristo comanda allora anche se ti arrivano in ritardo non cè problema. Aveva sentenziato una volta la madre, quando Prudence aveva creduto di essere malata in modo irreparabile. Stava piegando i panni e si era limitata a gettarle uno sguardo storto da sopra la spalla. Non aveva dovuto aggiungere nessun commento, che Prudence aveva già capito lantifona. E' normale. O almeno, a quanto ho visto a volte succede. Aveva glissato con un gesto rapido della mano, chiudendo lì la conversazione. Di certe cose in casa non si parlava. Prudence avrebbe dovuto arrangiarsi da sola. Se faceva quello che Cristo comanda allora non c'era nemmeno bisogno di affrontare certi argomenti.
Si passò entrambe le mani fra i capelli, e si appoggiò con la schiena al muro. Le piastrelle gelide le mozzarono quasi il fiato.
"Cristo Signore aiutami"

Dall'altro capo del telefono ricevette ancora squilli a vuoto. Ne contò uno, due, cinque, dieci. Non sapeva se Roger fosse a lavoro o meno, ma quello era un dettaglio ininfluente. Aveva bisogno di lui, quindi doveva essere a disposizione. Ma quel telefono aveva squillato senza alcuna risposta ogni volta che aveva composto il suo numero.
Appoggiò la fronte contro il muro, ancora con la cornetta stretta tra la spalla e l'orecchio, e per un attimo venne travolta dall'istinto di iniziare a piangere a dirotto. Aveva bisogno di baci, abbracci, attenzioni, nascondersi tra le sue braccia e fingere che il mondo esterno non esistesse più, e lui chissà dov'era. Voleva anche una delle sue semplici soluzioni, delle sue scuse pronte che cadevano perfettamente in ogni situazione. Non era in grado di darsi delle giustificazioni del genere da sola. O, se lo faceva, non erano di certo convincenti come quelle che uscivano dalla bocca di Roger.Magari era davvero a lavoro. O era al pub, o forse era a spasso con il suo amico mastino. Riattaccò con un colpo secco il telefono.

Issò il cesto dei panni sul fianco. Mancavano ancora un paio d'ore prima che sua madre tornasse a casa, e almeno tre buone prima del ritorno del padre, ma doveva tenersi occupata in ogni modo. Quello non era il giorno adatto per ridursi all'ultimo in tutti quei lavori domestici che la madre la obbligava a fare.
Con un colpo d'anca aprì la porticina di legno sul fondo del corridoio, appena dietro la scala che portava al piano di sopra. Era ormai fine aprile, non faceva più così freddo come prima. I giardini interni della scuola erano completamente sgelati da un mese buono, e anche il cortile sul retro non era più quella triste fanghiglia reduce dall'inverno.
Si fermò per qualche istante a guardare i fili della biancheria vuoti. Lo stomaco si contrasse involontariamente.
"Che cosa ho combinato?"
"Può essere solo un ritardo casuale, sì può succedere è normale, è già successo no? Oppure è perché sono stata male, può essere, può essere" ritrattò subito. Anche se quell'ipotesi non la convinceva per nulla. Non tanto perché non ci credesse, ma perché ormai langoscia le aveva attaccato la bocca dello stomaco e sapeva bene che non cera modo di mandarla via.
-Tell my wife I love her very much, she knows-* sistemò meglio il cesto dei panni sul fianco, e infilò tra le labbra tre mollette per il bucato, continuando a intonare la prima canzone che le era venuta in mente.
-Ground control to Major Tom, - appese per il colletto una delle camicie che la madre utilizzava per andare in ufficio, e la scrollò per tirare via le pieghe - your circuit's dead, there something wrong- alzò il volume della voce, totalmente incurante se qualcuno la stesse sentendo o meno. Ogni finestra in quella via aveva occhi e orecchie. Era sicura che in qualsiasi momento tutti la stessero ascoltando o osservando, pronti a riferire qualsiasi cosa a sua madre. Non era mai successo, ma a volte aveva la coscienza così sporca che aveva il terrore di vedere Theresa sbucare dalla porta dell'aula, da una finestra della cucina di Roger, o anche che si materializzasse su uno dei divanetti del pub, pronta a puntarle il dito contro.
Disgraziata, prostituta e anche falsa! Io ho fatto tutto per te, e tu mi ripaghi così?
Si immaginava che tutti quegli ipotetici litigi iniziassero così. E il giorno in cui Roger aveva passato la mattina a casa sua, l'eco di quelle parole le era risuonata in testa fino a quando non era andata a dormire. Ogni volta che la madre la chiamava da basso era per comunicarle che effettivamente era una disgraziata, prostituta e anche falsa, ma soprattutto, hai portato un uomo in casa mia!
Niente di tutto quello era successo. Infilandosi sotto le coperte quella sera aveva quasi iniziato a piangere, e si era ripromessa di non prendersi mai più un rischio del genere. Anche se nella sua coscienza sapeva benissimo che quella era e sarebbe rimasta solo una bella promessa.
Sbatté più volte la gonna della divisa scolastica, levando della polvere che probabilmente nemmeno esisteva, poi sfilò due mollette dalla bocca, e riprese a cantare di nuovo.
-Can you hear me Major Tom?-

-

Prudence chiuse la porta alle sue spalle, con la cartella stretta nelle mani e l'espressione funeraria adeguata a chi stava andando a scuola. Solo che nella cartella invece che il libro di letteratura inglese era riuscita a infilarci dei vestiti di ricambio, i suoi tacchi rossi e dieci sterline che era riuscita a rubare dal portafoglio di suo padre. Rubare non era una cosa molto da ragazze per bene, ma a volte era costretta ad arrangiarsi.
Ogni volta che combinava una cosa del genere aveva il sentore che tutto fosse andato per il verso sbagliato. I suoi genitori non le avevano creduto, aveva detto delle bugie così grandi che solo con un'occhiata avevano capito il trucco, o che avevano sentito puzza di bruciato lontano un chilometro, e la seguissero ovunque stesse andando. Poi, ogni volta, finiva bene. Anche se la stretta allo stomaco non si allentava mai.

Percorse la via di casa, con tutte quelle case di mattoni rossi che la guardavano, con l'aria di chi stava camminando verso il patibolo. Tenne gli occhi bassi e le orecchie tese ad ogni rumore sospetto, fino a che non ebbe svoltato l'angolo. Cheyenne sapeva già tutto il suo piano, e le aveva assicurato che le avrebbe coperto le spalle, nel caso qualcosa fosse andato male. Prudence però non ne era così certa. Avrebbe certo preferito che non si arrivasse fino a quel punto.
Doveva passare all'alimentari – sperando che quei soldi che aveva rubato bastassero per tutto, insieme a quelli che aveva già - e poi doveva inventarsi qualcosa per quei vestiti. Scartò subito il Royal Standard. Non aveva soldi da buttare per usare quel bagno lurido.
Passò davanti alla cabina telefonica dove di solito svoltava a destra, verso la main street che portava all'acciaieria da una parte, e alla scuola dallaltro capo. Tirò dritto. Vicino a casa di Roger ce n'era un'altra. Forse non era un'ottima idea, ma doveva farsela andare bene.

Appese la giacca e la maglia sopra il telefono, sperando che non cadessero a terra. Già essere a piedi scalzi nel sudiciume non era il massimo, voleva almeno non sporcarsi tutti i vestiti.
Si guardò intorno, attraverso i vetri leggermente oscurati della cabina. Non sembrava arrivare nessuno.
"Ma anche se arrivasse, che guardino"
"Tanto non potranno mai avere nulla"
"E che cosa me ne può fregare, devo andare da Roger, io"
Quella giustificazione le avrebbe dato il coraggio di fare qualsiasi cosa. Spogliarsi in una cabina telefonica certo non le avrebbe messo paura.
Si infilò in fretta e furia la maglia, gettando nella cartella la cravatta e la camicia. Dentro la cartella riuscì anche a infilarci la gonna e i calzettoni, e perfino le scarpe. Non si chiudeva più, ma già in una mano avrebbe dovuto portare quella odiosa borsa di cuoio, e nell'altra aveva la confezione dell'alimentari, quindi si doveva accontentare.
Stava ancora trattenendo il respiro per riuscire ad allacciarsi la gonna, che il rumore improvviso di un clacson le fece quasi cacciare un urlo dalla paura. Schiamazzi e risate arrivarono dall'auto, che si allontanò a tutta velocità. Qualcuno si era sporto dal finestrino per ammirare lo spettacolo di una ragazzetta mezza nuda in una cabina del telefono, ma Prudence non se ne preoccupò. L'importante era che non fosse qualcuno di sua conoscenza.
Dopo vari tentativi riuscì ad allacciare l'ultimo bottone, e si infilò il più rapidamente possibile anche le calze e le scarpe. Il vago riflesso nel vetro della cabina ora rimandava davvero l'immagine della Prudence che piaceva a Roger. Giacca con le frange, scollatura, minigonna e immancabili tacchi rossi. Solo così si riteneva accettabile. E con tutto quello che Roger faceva per lei, allora il minimo che poteva fare era essere bella. O almeno fare finta di esserlo.

Raccolse da terra la cartella, e issò sull'altra mano il pacchetto di carta verde, concentrandosi per tenerlo in equilibrio su una mano sola. Sperò che Roger apprezzasse la torta. Non aveva la minima idea di quali fossero i suoi gusti, ma - con quello che l'aveva pagata - sarebbe dovuta piacere anche alla regina in persona.

-

L'odore pungente di vino le pizzicò il naso. Ancora prima dell'abituale profumo di dopobarba misto a polvere di acciaio che circondava di solito Roger.
Dal suo aspetto sembrava appena alzato dal letto, ma quell'inconfondibile odore di alcol suggeriva o una notte in bianco, o che si fosse attaccato alla bottiglia non appena avesse messo piede fuori dalla sua stanza.
-E te cosa ci fai qui? Non ci vai a scuola?- chiese, con la voce impastata.
-Secondo te?- alzò la mano dove teneva ancora in bilico la torta. -Sono trenta, no?-
Prudence vide il volto di Roger contrarsi in una strana espressione inebetita. A Prudence sussultò il cuore, ma non fece in tempo a pensare oltre, perché le cinse le spalle con un braccio, e venne investita da quell'odore di vino che già era forte a un metro di distanza, ma ora che era attaccata a lui era quasi insopportabile. -Ma come faccio a meritarmi una come te, eh?-
Le stampò un bacio su una guancia, e riconobbe non solo vino, ma anche gin, troppe sigarette, e chissà cos'altro.

-Quando stavo a Canterbury... Dai miei, quando ero piccolo- Roger interruppe la frase, con la forchetta a mezzaria. Non si parla con la bocca piena, Prudence. Un po' di educazione, cazzo. La voce di suo padre le riecheggiò nella testa, ma subito dopo pensò che probabilmente quella regola non si applicava agli uomini. Sia Paul che Roger parlavano a bocca piena senza alcun riguardo.
-Non si faceva mai nulla per il mio compleanno. Però mia madre mi portava sempre un piatto di scones e due mandarini dalla cucina dove lavorava- disse, sempre con quel tono poco convinto e impastato che aveva da quando era arrivata. -Ci credi che li odio a morte i mandarini? Se qualcuno dovesse portarmi un mandarino glielo tiro addosso- continuò, ma Prudence ebbe l'impressione che stesse parlando più a sé stesso, che a lei. Solo dopo alcuni istanti di silenzio alzò gli occhi verso di lei, seduta a gambe incrociate sul tavolo.
-Avrei voluto prenderti le candeline, almeno una, ma al negozio non cerano- mentre lo diceva ebbe unilluminazione. Tirò fuori un fiammifero dalla tasca della giacca e lo accese, avvicinandolo a Roger. -Esprimi un desiderio-
Le rivolse un sorriso sbilenco. Ma, di nuovo, Prudence sentì che quel sorriso storto e annacquato non fosse rivolto a lei. Era seduta e meno di un metro da Roger, ma lui era completamente da unaltra parte.
Ci rifletté un attimo, poi soffiò sul fiammifero. D'istinto, anche Prudence ne espresse uno.
"Buon Dio, fa che non sia incinta"

*Space Oddity, David Bowie

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