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|Ginny|
Arrivo in cucina senza svegliare nessuno, ho bisogno di bere. Colpa della carne di zio Ed, ne ho mangiata tanto alla festa e adesso faccio fatica a dormire. Sento dei rumori, più mi avvicino e più questi rumori sono forti. Il frigorifero è aperto, la luce che viene da esso illumina parzialmente la stanza. C'è Clare, l'amica di Ow, con la testa e le mani nel frigo, la vedo di spalle e sembra che stia mangiando voracemente. Appena si accorge di me si gira e mi guarda, ha il viso tutto sporco e gli occhi lucidi di pianto. Non so bene che disturbo abbia, Ow non me ne ha mai parlato ma adesso penso di capire quale sia il suo 'problema'. Mi fa tanta tenerezza e vorrei aiutarla in qualche modo, non vorrei che si sentisse giudicata o attaccata. Così faccio la prima cosa che mi passa per la testa. Prendo un fazzoletto e mi avvicino a lei, le pulisco il viso e la vedo che chiude gli occhi. Poi la prendo per mano e la porto sul portico di casa, la faccio sedere accanto a me sulla panchina di legno che abbiamo qui davanti.
"Respira Clare, va tutto bene". Annuisce e fa come le dico, pian piano respira regolarmente e alla fine scoppia a piangere
"m mi dispiace, s scusa. M mi sono introdotta nella vostra cucina come una ladra e vi ho svuotato il frigorifero. Uhm.. è la prima volta che dormo fuori casa e che ho degli amici. Sono andata nel panico e beh.. h ho pensato a mangiare. I io h ho un..". La fermo subito, non voglio farla sentire a disagio
"Non devi spiegarmi nulla e non devi chiedere scusa. So che è difficile non essere nel proprio ambiente, ma devi pensare che qui sei a casa e che adesso hai degli amici che ti vogliono bene e un'intera famiglia su cui contare, oltre ai tuoi genitori".
"Grazie, siete così carini con noi e io sto bene qui con Ow e Jake, ma ogni tanto il panico mi viene lo stesso".
"É normale, non preoccuparti. Sai, anche io quando devo lasciare Moonville, il ranch e la mia famiglia vado un po' in crisi, non sono abituata a stare lontano da qui".
"Quanti anni hai?"
"19, sono quasi vostra coetanea".
"Uhm.. sembri più grande".
"Spero sia un compimento". Rido e lo fa anche lei
"Tu studi?. Io andavo al college m ma proprio come Ow ho lasciato".
"Si, studio al college di Moonville. Sto studiando per diventare allevatrice di animali, soprattutto cavalli".
"Wow che bello!. Vuoi continuare l'attività di famiglia?"
"Si, ho sempre amato il ranch e tutto questo mondo". Annuisce e smette di fare domande. Restiamo per un po' in silenzio finché non parla di nuovo.
"Comunque volevo ringraziarti, perché mi hai aiutata, non hai fatto domande e mi hai capita senza parlare. A parte Ow e Jake nessuno era stato così carino e gentile con me, quindi davvero grazie a te e a tutta la vostra famiglia".
"Ti ripeto che non devi ringraziarmi, vedere Ow così felice rende noi lo stesso ed è merito tuo e di Jake". Sbadiglia portandosi una mano alle labbra
"Io soffro d"insonnia e dormo molto poco, adesso avere sonno è un buon segno, vuol dire che le chiacchiere con te mi hanno fatto bene". Sorrido e le accarezzo una spalla
"Andiamo di sopra, ti accompagno in camera. Avevo sete quando sono venuta in cucina e alla fine mi sono anche dimenticata di bere". Fa un mezzo sorriso e si perde a guardarmi mentre ci alziamo e raggiungiamo la cucina
"Sei molto bella, le ragazze come te mi hanno sempre presa in giro sia a scuola che al college. Io volevo solo essere una normale diciottenne e invece per colpa del mio fisico non passo inosservata. So che sono brutta e grassa e capisco che non piaccio agli altri, ma che senso ha trattarmi male e offendermi?. Io non lo faccio mai con nessuno"
"A volte le persone sanno essere cattive ma qui a Moonville nessuno di noi lo è e vedrai che in questa settimana ti troverai bene". Dopo aver bevuto saliamo al piano di sopra dove sono le nostre camere
"Notte Clare è stato un piacere parlare con te"
"Notte Ginny e grazie di tutto".
|James|
"Hmm pronto?".
"James". Appena sento la voce di mio padre dall'altra parte del telefono sono sveglissimo e lascio immediatamente camera di Owen che dorme ignaro di tutto.
"James ci sei?". In fretta e furia raggiungo l'ingresso e mi siedo sui gradini del portico
"Si papà, ci sono. Ma che ti passa per la testa?!. In Montana sono le 4 del mattino!".
"A New York sono le 6 e io mi sono appena svegliato. Dovevo assolutamente parlarti".
"Ho letto il tuo messaggio e per il momento non ho intenzione di tornare a casa, papà"
"Stai trascurando il tuo lavoro a New York per cosa James?. Sono stufo di portare avanti lo studio legale da solo!!".
"Anche qui sto lavorando, papà. Sto seguendo un caso molto difficile e serio e non posso lasciare le cose a metà".
"Non prendermi in giro!!. Che caso potrai mai seguire in Montana!?. Andiamo James!!. Non ho mai messo becco sulla tua amicizia con David perché mi è sempre sembrato una brava persona, ma adesso penso che devi un po' staccarti da lui e da quella sua famiglia ingombrante!". Cerco di mantenere la calma anche se mi risulta difficile
"Dave, Ash e tutti loro sono anche la mia famiglia, papà e non posso lasciarli da soli adesso che hanno più bisogno di me".
"Ho sentito la storia del fratello di Asher dai giornali, mesi fa e mi dispiace, ma tu non sei uno di loro!!. Siamo io e tua madre la tua famiglia!"
"Per prima cosa sono un avvocato e tu stesso mi hai sempre insegnato che non si lascia un lavoro a metà e ogni caso va trattato con la dignità e la serietà che merita quindi dovresti capire perché non voglio tornare a New York. Sono il legale di Harry, Louis e Owen e non posso abbandonarli proprio adesso, non sappiamo nemmeno la data dell'inizio del processo". So che dicendogli queste cose tocco il suo punto debole, il lavoro, il dovere civico e le apparenze. Cosi guadagno tempo per ragionare e capire cosa fare e soprattutto come tenere Owen al sicuro dalla mia famiglia.
"Beh.. beh.. beh.. devo darti ragione, su questo. Non si può dire che tu non abbia senso del dovere ed è vero ciò che hai detto, un avvocato non lascia mai a metà un caso, quindi va bene ma alla fine di tutto questo devi tornare a New York!. A casa tua, nel tuo studio e al tuo lavoro".
"Ho 36 anni, papà. Devi smetterla di trattarmi come un ragazzino. Ho la mia vita, che non per forza deve essere uguale alla tua". Sospira, uno di quei sospiri severi che conosco fin troppo bene.
"Sai che la tua vita non sarà mai libera e ovunque andrai il senso di colpa di ciò che è accaduto a Blake ti perseguiterá. Ogni volta che proverai a farti una vita con chi non devi, sai già cosa succederà". Non posso sentire oltre, spengo la chiamata e ritorno subito in casa. Appena entro in camera trovo Ow al centro del letto che piange disperato
"Amore, che c'è?". Corro da lui e mi stendo a letto prendendolo fra le braccia.
"Uhm.. t tu non c'eri, ho fatto un brutto sogno e pensavo fossi andato via da me". Gli bacio la testa e gli accarezzo la schiena
"Non me ne vado amore, ero andato a prendere un bicchiere d'acqua, dormi coniglietto". Mi bacia le labbra e poi sospira stringendomi.
"Non andare mai via da me, J. S sei troppo importante per me e senza di te mi sentirei perso".
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