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|Hernione|
"Ow, è normale essere spaventati, soprattutto dopo quello che hai subito e dopo il periodo che stai affrontando"
"Si Ow e non devi sentirti in colpa per come hai reagito, è normale anche questo visto che non te l'aspettavi e che per te è stata una sorpresa". Owen è tornato a casa sconvolto, si è precipitato in camera mia con mia sorella al seguito e ci ha raccontato tutto quello che è successo e tutto ciò che J gli ha detto. Nessuna delle due è rimasta sorpresa più di tanto, diciamo che ce l'aspettavamo, soprattutto perché ultimamente era più che palese quello che J provasse per Ow, tutti se ne sono accorti, beh.. quasi tutti, Owen a quanto pare no.
"Ow, per te era una sorpresa ma per noi no. Si vedeva da tempo che provava un sentimento per te, era evidente agli occhi di tutti". Spalanca i suoi bellissimi occhioni scuri e mi guarda come se avessi detto una cosa assurda
"Herm.. io non posso piacere a nessuno. Figuriamoci ad uno come J, lui è perfetto ai miei occhi. In queste settimane poi ho scoperto un James dolcissimo e pieno di attenzioni per me. Non mi lascia un attimo solo, mi vizia, mi fa i regali, è interessato alle cose che gli racconto. È davvero speciale, un uomo fantastico. Andiamo.. come posso piacergli io?. Ho 18 anni in meno, sono brutto, adesso sono anche rotto e soprattutto sono un mostro.. nessuno mi vorrebbe. Non posso piacergli, mi vorrà prenderlo in giro, oppure l'avrà detto solo perché gli faccio pena".
"Owen smettila!!. Basta!. Non ce la faccio più a sentire tutte le cose che dici su te stesso. Non te lo meriti!. Devi smetterla di svalutarti. Se ti sento ancora una volta dire che sei un mostro non ti parlo mai più!!!". Non è da me urlare o alzare la voce, di solito sono sempre calma e pacata, ma stavolta non ce l'ho fatta. Ow deve capire che vale come e più degli altri!. Lui è speciale, è buono, bellissimo e vale tanto.
"Devi metterti in testa che vali tanto e non devi più odiarti. Non devi pensare queste cose brutte di te!!. Promettimelo". Si porta le mani al viso, trema e piange.
"S scusate. Hai ragione Herm, devo smetterla di pensare che valgo meno degli altri, m ma è difficile farlo per me. Ci sto lavorando, gli incontri a Billings mi servono anche per questo, la mia terapista dice che ci vuole tempo e che amare se stessi è il lavoro più difficile. Pian piano ce la farò ma adesso ancora mi viene da pensare che non servo a nulla e che sono un mostro. Vi prometto che ci metterò impegno e capirò chi sono e quanto valgo, dovete solo darmi tempo". Io e Gin annuiamo quasi in simultanea e Ow ci sorride debolmente.
"J mi piace così tanto.. ma proprio perché non sono ancora in grado di amare me stesso, non posso stare con lui. Se sono il primo che non si ama, come posso pretendere che mi amino gli altri?"
"É difficile Ow, molto difficile ma ti prometto che noi saremo sempre qui con e per te. Sei nostro cugino, il nostro migliore amico e ti amiamo davvero tanto".
"Anche io vi amo tanto e vorrei chiedervi una cosa, soprattutto a te Herm".
"Dimmi Ow, tutto quello che vuoi".
"Tu ti confidi con me? Così come faccio io con voi?"
"Certo, che domande sono".
"E allora perché non mi hai detto che ti piace Evan?". Io arrossisco e Ginny butta un urlo
"Coooosaaaaa?. Ti piace Evan?!. Perchè non me lo hai detto?. Avevo intuito qualcosa ma aspettavo che lo ammettessi tu"
"Owen, chi ti ha detto che mi piace Evan?"
"Si vede e pensavo che lo avessi detto a Gin e a me no". Sono davvero tanto in imbarazzo adesso ma ormai é inutile negare, tanto vale confidarsi con Ow e Gin e sentirmi meno stupida.
"In realtà non l'ho detto a nessuno, é una cosa che non riesco ad ammettere nemmeno a me stessa. Non so come tu l'abbia capito ma ti ringrazio Ow, forse parlarne con voi mi fa bene"
"Herm, com'è palese fra Ow e J, lo è anche fra te e Evan. Si vede lontano un miglio che è pazzo di te, tu invece lo nascondi meglio, ma noi che ti conosciamo non possiamo non accorgercene".
"Gin.. io ho 22 anni. Lui ne ha quasi 10 più di me, io sto per laurearmi e mi aspettano in più altri 3 anni di specializzazione. Lui è dinamico, simpatico, affascinante e bellissimo. Cosa abbiamo in comune?". Owen mi guarda piuttosto contrariato e alza un sopracciglio
"Ma che fai?!. Prima dici a me che non devo trovare scuse con J e poi tu le trovi con Evan?. Se la differenza di età fra me e J, che fra l'altro è il doppio della tua con Evan, dici che va bene. Perché adesso ti fai problemi?".
"Grande Ow!!". Ow e mia sorella ridono sorridendosi complici e per un momento dimentico tutto, i dubbi, le paure e le incertezze. Mi godo solo il momento di veder finalmente Ow sorridere e per ora va tutto bene.
***
|Owen|
"Pol, hai visto?. La vallata è bella proprio come la ricordavamo, mi è mancata molto". Stasera dopo tanto tempo sono finalmente uscito da solo, avevo bisogno di pensare e schiarirmi le idee. Ho preso Pol e sono venuto alla vallata. Questo senso di solitudine mi mette tranquillità, in giro non c'è nessuno, il fresco della sera mi arriva diritto in faccia e mi sento bene, addirittura leggero e questa sensazione non la provavo da un bel po' di tempo ormai.
"Siamo solo noi, senza nessuno, senza spiegazioni da dare, senza persone che provano pena per me". Mi siedo ai piedi della vallata e respiro a pieni polmoni.
"É così bello essere vivo ed io forse lo sto capendo solo adesso". Pol si siede accanto a me poggiando la testa sulla mia gamba, reclama le coccole che io non gli risparmio.
"Mi è mancato uscire con te e scusa se ti ho trascurato in questo periodo, prometto di non farlo più". Mi lecca una mano e io sorrido, Pol è la cura ad ogni male.
"Pol, secondo te mi sono comportato male con J?. Dopo quello che mi ha detto in macchina non gli ho detto niente, sono rimasto in silenzio e appena arrivati a Moonvile sono praticamente saltato giù dalla macchina. Cosa devo fare?". J mi manca, ormai sono abituato a dormire con lui tutte le sere, è l'unico modo che ho per non avere gli incubi. Mi sento così in colpa, ma cosa posso mai dargli io adesso?. Non so nemmeno io chi sono e cosa voglio, come posso pretendere di stare al fianco di un uomo come lui?.
"Owen.." una voce sconosciuta mi arriva alle spalle e mi alzo di scatto per capire chi mi sta parlando. Illuminata dalla luce della luna si presenta davanti a me una signora, una donna sconosciuta mai vista prima.
"Uhm.. s sono io, lei mi conosce?"
"Si, sono venuta la scorsa settimana a parlare con i tuoi genitori e ti ho visto entrare in casa di corsa, ero in cucina con tua mamma ma non mi hai nemmeno notata, eri troppo sconvolto". Ricordo bene quel giorno, ero appena stato a casa di Ash e scappai sconvolto perché mi sentivo inutile nei confronti dei miei nipoti.
''Non era un buona giornata quella, in realtà è da un po' che non ho buone giornate". La signora mi sorride incoraggiante e si avvicina a me, io invece indietreggio, ultimamente mi fido poco degli sconosciuti.
"Lei è un'amica della mia mamma?"
"No Owen, sono la mamma di uno dei ragazzi che ti hanno fatto del male. Sono venuta la scorsa settimana a parlare con i tuoi perché volevo chiedervi scusa. Io non sapevo niente di tutto quello che mio figlio stava combinando. Come ho raccontato a tua mamma, io sono di Londra e vivevo li fino ad una settimana fa, mio figlio invece si è trasferito ad Helena da mio cognato qualche mese fa per studiare al college. Nessuno mi ha mai avvisato di nulla e non sapevo nemmeno della denuncia che hai fatto a suo carico. M mi dispiace così tanto Owen, ma come ho detto già ai tuoi, non ci sono giustificazioni per ciò che ti hanno fatto e spero che paghino tutti e gli diano il massimo della pena. Dovremmo pagare anche noi genitori, anche se io ero tranquilla ad averlo affidato nelle mani del fratello di mio marito, sai sono vedova da 2 anni ed è stato uno choc, ma ciò non giustifica il gesto di mio figlio, non ci sono giustificazioni e se devo pagare, pago. Ho lasciato tutta la mia vita a Londra e sono disposta anche a vendere la casa se devo pagare un risarcimento". Sono piuttosto sconvolto e mi viene da piangere, anche la signora piange e sembra una donna distrutta. Si porta dentro un grande dolore e non solo per ciò che ha fatto il figlio. Penso non sia stato facile lasciare tutto, venire qui da sola, con un figlio che è in carcere e senza nessuno su cui contare. Se al posto suo ci fosse la mia mamma l'aiuterei e le direi che non ha colpe, che ha fatto tutto il possibile per salvare suo figlio ma chi non vuole essere aiutato deve essere lasciato andare.
"Suo figlio e gli altri mi hanno fatto tanto male, i io non gli ho fatto niente, me ne stavo per i fatti miei e volevo solo frequentare il college. L lo so che sono brutto e che non passo inosservato proprio per il mio aspetto orribile m ma io sono buono, non odio nessuno e vorrei solo che andassero oltre, che non si fermassero ad un viso, all'aspetto esteriore ma che provassero a conoscermi per quello che sono. F fino ad oggi non lo ha mai fatto nessuno di esterno alla mia famiglia. I io non sono nato così brutto, se ho questa cicatrice che copre metà del mio volto è perché ho rischiato di morire da bambino, prima che i miei genitori mi adottassero. Ho avuto un'infanzia felice con loro e ho la migliore delle famiglie, ho un fratello che amo con tutto me stesso, un cognato, dei nipoti ed una grandissima e bella famiglia che ogni giorno non fa che ripetermi quanto io sia speciale e quanto loro mi amino, ma a volte questo non basta per andare avanti, soprattutto dopo quello che mi hanno fatto.. è per questo che io ho deciso di lasciarmi aiutare, ho deciso di riprendere in mano la mia vita. Se suo figlio non ha voluto farsi aiutare, non deve farsene una colpa, lei ha fatto tutto il possibile e non deve risarcirmi di nulla, non sono i soldi che cerco e qualsiasi somma non mi ridarà indietro la mia prima volta, la dignità che mi hanno strappato e che hanno messo in piazza davanti a tutti, umiliandomi, spogliandomi di tutto, sia in senso figurato che letterale. N non voglio vendetta ma giustizia e solo il tribunale potrà darmi ciò che cerco". Ricordare tutto quello subito non è facile e adesso la consapevolezza di ciò che mi hanno fatto, di ciò che mi hanno strappato, mi piomba addosso come un macigno e non posso fare a meno di piangere.
"Mi dispiace così tanto Owen, se ci fosse stato mio marito, nostro figlio non sarebbe diventato cosi, forse è davvero colpa mia che sono stata troppo debole e non ho saputo dargli una direzione dopo la morte di suo padre". Piange e mi dispiace davvero tanto, nessuna mamma dovrebbe piangere di dolore. Penso ai miei genitori e a tutte le lacrime che stanno versando in questo periodo per colpa mia e mi sento davvero un pessimo figlio, devo mettercela tutta per guarire, per cercare di andare avanti e renderli orgogliosi di me.
"S signora, n non è colpa sua. Io non ce l'ho con lei". Continua a piangere finché non si calma confortata dalle mie parole. Si asciuga gli occhi non un fazzolettino che prende dalla tasca del giubbotto e mi guarda negli occhi.
"Scusa se ti ho seguito, ti ho visto uscire di casa e sono venuta per parlarti, sono giorni che cerco di farlo ma non sei mai da solo".
"La ringrazio che ha provato a parlarmi e mi ha detto queste cose, è importante per me. Al momento vive a Moonville?"
"Diciamo che sono ferma da giorni davanti al ranch, volevo davvero parlare con te e adesso che l'ho fatto penso di rimanere qui. Moonville mi sembra più confortevole di Helena e penso di restare almeno fino al processo, poi si vedrà". Non posso lasciare una donna da sola in un posto sconosciuto per lei, la mia mamma farebbe lo stesso.
"Penso che debba venire a stare al ranch da noi, venga con me, vedrà che i miei genitori saranno d'accordo".
"No, io non posso accettare, non me lo merito".
"Come si chiama, signora?"
"Lydia".
"Lydia, si fidi di me. Lei non ha fatto nulla e si merita una 'seconda possibilità'. Sarebbe stupido da parte mia prendersela con lei per colpe che ha commesso suo figlio. Anzi, lei è l'unico genitore che ha avuto il coraggio di venire a parlare con me e la mia famiglia, addirittura arrivando dall'altra parte del mondo e non solo si è scusata, ma non ha nemmeno per un attimo tentato di giustificare suo figlio, cosa che probabilmente altri genitori avrebbero fatto. Quindi, la prego, venga con me" Lydia annuisce con le lacrime agli occhi ed io sorrido fiero di me stesso, anche Pollen approva, infatti scodinzola felice e si avvicina alla signora per conoscerla.
"Andiamo a casa, Poll".
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