#166
É strano per Manuel, sentirsi così impotente e necessario allo stesso istante.
Si, perchè, se vedere Simone corrodersi lentamente per la stanchezza che sembra divorarlo poco a poco lo fa sentire completamente incapace di trovare una qualsiasi soluzione che possa risollevarlo, dall'altra vederlo divenire più sereno e, soprattutto, vederlo ridere, quando sono insieme, lo fa sentire assolutamente indispensabile.
Come se dalla sua presenza dipendesse la felicità di Simone e la possibilità di rendere tutto più sopportabile.
Non manca occasione quindi, per fargli compagnia.
Tenendogli compagnia per messaggio, quando sono costretti ad essere distanti oppure andandolo a trovare a casa per fare due passi insieme.
Le mete prescelte sono quasi sempre i vari parchi di Roma.
Simone li adora, perchè può immergersi nel verde, riempirsi gli occhi di bellezza e potersi sedere nelle panchine o sull'erba quando la stanchezza inizia a farsi sentire.
Non stanno ancora insieme, lui e Manuel.
Ma a Simone piace sognare.
E ogni volta che le dita si intrecciano timide a quelle del maggiore, il cuore fa piccole capriole, allegro e leggere.
Sono al parco, quel pomeriggio. E sarà forse l'aria di una pioggia preannunciata a renderlo così silenzioso ma è ancora più bello così, quando sembra non esserci nessuno tranne loro.
"Come te senti?"gli chiede Manuel, spezzando il silenzio.
"Potrei stare meglio" risponde malinconico "però...mi piace qua. Oggi. C'è pace."
"É vero oh, non ce sta un'anima. Comunque...per la cosa che stavi a dì prima...guarda che te sbagli, a scuola se sente la tua mancanza."
"Ne dubito."
"Io la sento, eccome se 'a sento..."
"Io dico che manca chi svolgeva matematica per tutti"
"Ma smettila, cretino! Guarda che..." non finisce la frase, Manuel, perchè Simone pare stanco, sfinito. Gli si fa ancora più vicino ed una mano afferra il braccio sinistro del più piccolo. "oh Simò, ti vuoi sedere?"
E così, raggiunta la prima panchina, si siedono, fianco a fianco.
"Te potresti pure sdraià un po', se voi. Tanto non ce sta nessuno" gli suggerisce, indicando tutto lo spazio vuoto della panchina.
"Non ho dove appoggiarmi"
"E t'appoggi sulle gambe mie Simò! Giuro su mi madre che non te faccio cadere."
Il più piccolo rimane ad osservarlo per qualche secondo, titubante. Poi stende le gambe lungo le assi di metallo e sistemato il busto per stare il più comodo possibile, poggia la testa sulle cosce di Manuel.
"Comodo?"
" 'Sto cuscino è strano"
"Guarda che mò mi alzo!"
"Hai detto che non mi fai cadere!"
"Ma infatti sto a scherza! Dai, riposati. Goditi sto silenzio, sto vento fresco.."
Simone si lascia cullare, chiudendo gli occhi per sentire fino in fondo il vento che lo accarezza e la voce di Manuel che alle sue orecchie sembra una dolce melodia.
"Se resto così finisce che m'addormento" dice, sbuffando una risatina.
"Eh, me pare che ne hai bisogno. Dormi, te sveglio io quando è ora de annà"
"Sto al sicuro?"
"Stai al sicuro, Simò." gli fa eco Manuel, accarezzandogli i ricci "Te lo prometto."
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