#165
E Simone cerca di non fare altro che ripetere a sé stesso che di Manuel può fidarsi.
É una delle cose su cui ha dovuto lavorare maggiormente, la fiducia.
Perchè abbandonarsi agli altri è rischioso e fa paura.
E Simone lo sa bene.
Ne ha riportato le ferite sulla sua stessa pelle, nelle tante volte in cui si è ritrovato ad essere perso dopo aver riposto fiducia nelle persone sbagliate, ritrovandosi a fare gli inevitabili conti poi, con realtà più grandi di lui.
Eppure la dottoressa non fa altro che ripeterglielo, che le esperienze passate sono fatte solo per imparare, ma che la vita è sempre nuova e non c'è giorno che sia uguale a ieri.
Si abbandona sulle ginocchia, mentre il respiro si fa pesante da sopportare e le mani di Manuel lo stringono nel tentativo di sostenerlo e sollevarlo da terra.
Ma le gambe non collaborano e le braccia sembrano di gomma. Lo spingono irrimediabilmente verso il basso, lasciando che quel dolore che sembra lacerargli il petto lo schiacci al suolo.
É chino su sé stesso, mentre sente le dita di Manuel incorniciare il suo volto e sollevarlo.
Gli occhi liquidi e coperti da spessi veli di lacrime vedono a stento la figura del maggiore e nonostante la bocca si muova spasmodicamente per la fame d'aria, il profumo delle mani di Manuel spinge le labbra tremanti a cercarle.
Rimangono per qualche minuto completamente fermi, nella nuda attesa che quel momento passi e le sensazioni che ora immobilizzano Simone, lo abbandonino, concedendogli una tregua.
Ed è solo quando il respiro del più piccolo si regolarizza che Manuel riesce a tornare sui suoi piedi e aiutare Simone a rialzarsi.
Le loro braccia finiscono per stringersi a vicenda, cuore contro cuore.
"Grazie per essere venuto" mormora Simone, mentre le labbra strisciano lente sul tessuto della maglia rossa di Manuel che scuote il capo, lo stringe ancora più forte, "Scusami se ti ho fatto preoccupare"
"Non fa niente, Simò, non fa niente. M'importa solo che tu stia meglio."
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