#126

Inizia tutto come un gioco, come sempre tra loro.

Manuel è tornato da lavoro piuttosto stanco ma con un'incredibile voglia di fare l'amore con il suo Simone e gli basta varcare la porta di casa per iniziare a punzecchiarlo in tutti i modi che gli vengano in mente.

Lo fa con piccole frecciatine, allusioni e parole affilate, poi maneggiando il suo corpo e strattonandolo un po', rifilando pizzicotti e morsi sui fianchi tondeggianti e sulle natiche coperte dai pantaloncini.

"Manuel che hai stasera?"

"Che ho Simó? Niente. Che mi vedi che c'ho?"

"Mmmh a me sembra che qualcosa c'è, altro che niente"

"E tu che vuoi farci con questo qualcosa? Mh?"

"Oh non lo so, dimmelo tu." risponde il più piccolo con un sorrisino malizioso sulle labbra, "Dimmi tu che posso farci."

"Lo devi gestí"

"Mh. E come se gestiscono quelli come te?"

"Rimettendoli a loro posto."

"E qual è il posto tuo?"

Ed è allora che Manuel spinge Simone verso il letto, costringendolo a sedersi, per quella minima perdita di equilibrio che gli provoca sia la sua spinta che la sbarra del letto che incontra i suoi polpacci.

Aspetta che l'altro raddrizzi la schiena e si segga composto per poggiarsi sulle sue ginocchia.

Il sedere alto, le mani premute contro il pavimento.

" È questo il posto mio."

Simone ridacchia sadico prima di scoprirlo, lasciando cadere al pavimento i suoi pantaloni e boxer e scaldare quelle due semisfere a suon di schiaffi.

Gliene rifila una quarantina, inventando di tanto in tanto una motivazione.

"Questa è perché sei tornato a casa in ritardo oggi!"

"Questa è perché non mi hai detto che mi ami quando sei uscito"

Gliene rifila un'ultima fortissima, tanto da farlo ululare dal dolore e inarcare la schiena "e questa è perché non stai già facendo l'amore con me."

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