8. «Non me la conti giusta, Harris.»
Dal capitolo precedente:
"«Ho la polizia alle calcagna,» la informai, sbuffando. «Mi auguro che tu non c'entra nulla con questa questione perché non mi va di rovinare il tuo bel visetto,» la minacciai, tentando di incuterle timore.
Il suo respiro si bloccò, probabile che l'adrenalina scatenata dalla paura si stesse infiltrando nelle sue viscere. «Non ho chiamato la polizia, lo giuro,» si difese.
«Ci vediamo al vecchio molo, quello che affaccia sul fiume Lea,» risposi. «Venerdì, alle otto di sera,» aggiunsi, staccando la chiamata."
Claire
Osservavo l'oscurità del cielo di Londra, immergendomi in quello stato cupo che sembrava rispecchiare il mio umore.
Sdraiata sul letto della mia stanza, lasciavo navigare la mia mente, immaginando di scappare via da quella vita che mi teneva prigioniera. Una farfalla che vola via dopo aver eseguito la propria trasformazione.
Avvertivo le catene stringermi il collo sino a farmi mancare il fiato. Sensazioni che lasciavano sorgere memorie e ricordi legati alla mia famiglia.
L'inizio di una malinconia che sembrava collocarsi a quel porto sicuro di ogni bambino, ma non il mio. Un rapporto tossico che aveva permesso la nascita di una tristezza che aveva disposto le proprie radici sino alla mia anima, privandomi di attimi sereni.
Non uscivo da giorni. Avevo liquidato qualsiasi uscita o contatto umano con una semplice e veloce risposta.
Avevo finto di avere l'influenza in modo da poter restare a casa, rifugiandomi nelle coperte del letto. Mentre il resto del mondo continuava a svolgere la propria quotidianità, io avevo deciso di interrompere bruscamente la mia solita routine.
Dopo quell'incontro improvviso nel parcheggio dell'ospedale, ero scappata a casa, fingendo di sentirmi poco bene.
Ero inciampata nella trappola di quell'uomo dal carattere burbero, rischiando di sotterrarmi in una fossa di problemi che appartenevano ad uno stile di vita diverso dal mio.
Osservavo lo sguardo puntellato di tristezza del mio coinquilino. Aveva intuito che non si trattasse di un malessere scatenato da un virus, in realtà proveniente da una paura che s'intrecciava nella mia anima, privandomi delle mie forze motorie e eludendo la sua scia terrificante di passi.
Invidiavo la sua estrosità, il modo in cui riusciva ad ottenere l'ammirazione di sconosciuti anche con una semplice parola che gli riempiva la bocca.
«Claire, sono tre giorni che sei in quel letto,» sospirò il mio coinquilino, poggiando la sua mano sulla porta in legno della mia stanza.
«Non mi sorprenderei se ci fossero le pulci in quel materasso,» aggiunse, tentando di smorzare quella tensione che avvolgeva il mio umore tanto contagiosa da appropriarsi dello spirito dei presenti.
«Non mi sento bene,» sussurrai, nascondendo il mio volto tra le pieghe del cuscino.
«Hai misurato la febbre?» Chiese, corrucciando la fronte e avvicinandosi al letto.
«Non ho la febbre,» risposi, sbuffando.
«Febbre d'amore?» Chiese ironicamente, abbozzando un leggero sorriso che fece sorgere sulla sua guancia una tenera fossetta.
«Sai perfettamente che non mi avvicinerei ad un uomo neanche se mi puntassero una pistola in fronte,» dissi, schiarendomi la voce.
«Non mi è sembrato così qualche sera fa,» disse, alludendo ad una serata che tentavo di dimenticare.
«Non ricordo nemmeno cosa sia successo,» gli feci notare, ricordandogli la brusca nottata che avevo passato. «Inoltre, credo che si sia dimenticato di me,» aggiunsi.
«Ti ha lasciato il suo numero, Claire,» ridacchiò, ammiccando.
«E quindi?» Chiesi, corrucciando la fronte.
«Claire, quell'uomo ti ha letteralmente chiesto di mandargli un messaggio il mattino seguente,» urlò, alzando gli occhi al cielo.
«Non potrai rimanere vergine a vita,» ridacchiò.
«Non voglio dare in pasto il mio corpo ad un uomo qualunque,» sbuffai.
«Claire, non ti sto dicendo di darla al primo che capita,» affermò il mio amico, facendo spallucce. «Devi scioglierti e togliere quel muso,» aggiunse.
Spostando delicatamente una ciocca dietro il mio orecchio e affogando le sue iridi verdi nei miei occhi, Andrew continuò il suo discorso.
«Sei giovane, Claire,» disse, masticando dolcemente il mio nome tra le sue labbra. «La vita può essere dura, ti può mettere dinanzi a situazioni gravi, ma non devi abbatterti. Sai perfettamente cosa mi è successo durante il liceo, e quelle batoste, quelle parole, mi hanno insegnato ad essere più forte,» aggiunse, rimembrando i momenti più amari della sua adolescenza.
La malinconia gli riempiva il viso, baciava le sue labbra e dipingeva i suoi occhi di un colore amaro quanto la saliva e le parole che navigavano nella sua bocca.
La sua schiena era stata imbrattata da insulti, parole che come pietre si erano scagliate sulla sua pelle. Bestie che avevano sporcato la sua anima, crogiolandosi nel loro medesimo fango.
Andrew aveva fatto coming-out in secondo superiore. Aveva scoperto un sentimento che lo legava all'altro sesso quando aveva incrociato lo sguardo di un giocatore di baseball.
Era a conoscenza del fatto che il suo fosse un amore non corrisposto, ma, nonostante ciò, continuava ad affermare che avesse sempre avvertito un fuoco provenire dall'altra parte. Due pietre che si toccano nel bel mezzo di una bufera, impedendo alle fiamme di accendersi.
Le offese che Andrew aveva ricevuto nel corso degli anni erano state difficili da digerire poiché sentiva che i suoi diritti non fossero equi. La sua sessualità presa di mira da un branco di ignoranti che desideravano distruggere l'animo innocente di un adolescente alla scoperta del proprio corpo.
«Io riesco a riconoscere la donna straordinaria che sei,» disse, lasciando che una lacrima cadesse sul suo volto. «Sei premurosa, coraggiosa e dolce,» mi fece notare, abbozzando un leggero sorriso in contrasto con il liquido salato che macchiava la sua guancia.
«Andrew...» mormorai, tentando di trattenere le lacrime.
«Claire,» sussurrò, accarezzandomi dolcemente la fronte con il pollice. «Sei l'unica in grado di ricostruire la sua vita. Hai una strada dinanzi a te che ti condurrà dove sei destinata ad essere,» aggiunse, abbozzando un sorriso.
«Meriti il sole e un po' di pioggia per dare colore al tuo destino,» affermò saggiamente.
«Non so cosa farei senza di te,» sussurrai, allacciando le mie braccia attorno al suo collo e lasciando navigare le mie inquietudini nella serenità che il suo cuore esprimeva.
«Basta smancerie,» borbottò, allontanandosi dall'abbraccio. «Ho pur sempre una reputazione da ragazzaccio,» aggiunse, ridacchiando.
«Stupido,» risposi, alzando gli occhi al cielo e colpendolo con il pupazzo che giaceva sul mio letto.
Emise un urlo stridulo che venne, però, ovattato dal trillo del mio telefono. Lo raccolsi dal letto e lo sbloccai, notando il nome del mittente. Trey.
«Spero che non ti sia dimenticata del nostro appuntamento, BAMBOLINA.»
Avvertivo la sua arroganza tramite lo schermo del mio cellulare. Odiavo il modo in cui riusciva a farmi sentire: come un pulcino tra le grinfie di un leone.
«Merda!» Imprecai, ricevendo un'occhiataccia dal mio amico. Mancavano venti minuti al nostro appuntamento ed io me ne ero completamente dimenticata.
«Che succede?» Chiese Andrew. Sapeva che non era mio solito imprecare o dire qualsiasi genere di parolaccia.
«Ho un appuntamento con una mia compagna d'università e me ne ero completamente dimenticata,» risposi, sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
«Alyssa?»
«No, è una ragazza a cui servono i miei appunti di anatomia,» borbottai, aggrottando le sopracciglia. Tipico atteggiamento di quando sto dicendo una bugia.
«Alle otto di sera?» Chiese insospettito, alzando un sopracciglio.
«Esattamente,» dissi, afferrando la borsa griffata.
Sto arrivando.
Digitai frettolosamente, prima di buttare il cellulare all'interno della borsa.
Stavo consegnando la mia anima tra le grinfie di Lucifero.
«Non me la conti giusta, Harris,» urlò Andrew, prima di chiudere la porta dietro le mie spalle.
☾
Eccomi qui!
Giuro, sono viva e vegeta.
Mi scuso per la mia assenza ma ho passato questi mesi studiando per il test d'ingresso e l'ansia ha giocato la sua buona parte.
Voi come state?
È un capitolo di passaggio quindi mi scuso se è piuttosto corto, ma ho riservato il meglio per il prossimo🔥
Spero che vi piaccia!
Alla prossima❤️
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