Prologo
Era difficile accettarsi, ma la difficoltà ancora più grande, era provare in qualche modo a farsi accettare dagli altri, trovare il modo di piacere almeno un po' a chi aveva davanti.
La sensazione di non essere all'altezza, di essere sbagliata. Aveva vissuto tutta la vita circondata da persone, ragazzi che non perdevano occasione per ricordarle quanto fosse difficile per lei vivere facendo finta di niente.
Un corridoio lungo, i soliti armadietti che diventano un luogo di ritrovo tra una lezione e l'altra, il tempo di prendere i libri per l'ora successiva, posare quelli dell'ora appena passata.
Camminava sperando che nessuno la notasse. Poco prima della sua aula, un urto, qualcuno le da una spallata e il suo zaino cade a terra insieme al libro e il quaderno di biologia. Emma abbassa lo sguardo sui suoi appunti ormai sparpagliati sul pavimento, si china per raccogliere tutto e sente delle risatine alle sue spalle, poi una voce: "Dovresti stare più attenta quando cammini Stevens, potresti ferire qualcuno con quel culo." Il mondo si ferma, mentre tutti cominciano a ridere. Sembra che l'intera scuola si sia riunita li, per ridere di lei. Continua a raccogliere i fogli, ma i suoi occhi si appannano, tutto si fa sfocato.
Dopo pochi secondi altre due mani entrano nel suo campo visivo e riescono a fare meglio quello che lei stava cercando di fare con scarsi risultati. Emma alza gli occhi e si accorge che, chinata di fronte a lei, c'è una ragazza che le sorride: "Non dargli questa soddisfazione." Sì alzano insieme e sotto lo sguardo di tutti si allontanano.
"Grazie" sussurra Emma.
"Eric è un coglione, non dargli peso. Io sono Asia comunque." continua sorridendo la ragazza.
"Emma" e con una mano si asciuga quella lacrima che aveva fatto fatica a non far scendere davanti a tutti.
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