5 - Emma
Che cosa sto facendo? Sono impazzita? Si, probabilmente lo sono. Io Emma Stevens sono a piedi nudi all'entrata di una casa dove si sta svolgendo una festa piena di universitari e sto per camminare così davanti a tutti, non che mi importi di non portare le scarpe, ma in questo modo attirerò facilmente l'attenzione. Direi che sono passata dal non voler venire ad essere lo zimbello della festa in meno di trenta secondi. Thomas mi confonde, quando ho visto il suo sguardo divertito pronto a lanciarmi una sfida, istintivamente sono stata al suo gioco e adesso? Adesso ovviamente sono pentita, sono quasi tentata di rimettermi le scarpe quando lui con un gesto plateale del braccio mi dice "Dopo di lei!".
Continua a sorridere e i miei piedi si muovono prima che i miei pensieri possano fermarli. Mi avvio per prima ma in meno di due secondi lui è al mio fianco, camminiamo per il giardino e sento gli occhi dei ragazzi che ci circondano puntati addosso, forse qualcuno ride, non faccio in tempo a capirlo perchè a un certo punto lui mi distogle da tutto dicendo "Siamo quasi arrivati".
Arriviamo alla sua macchina, non è stato così terribile come pensavo, forse Asia ha ragione quando dice che sono pessimista per natura. Thomas preme un pulsante e una macchina davanti a noi si illumina, rimango a bocca aperta "Caspita, una macchinetta di seconda mano eh?" lui scoppia a ridere e prosegue "No, queste sono le manie di grandezza di mio padre, mi sarei accontentato di una semplice utilitaria." Si avvicina a quella bellissima BMW nera, non capisco niente di macchine, so solo che non è un'utilitaria, ma un suv, mi apre lo sportello e mi ritrovo ad osservarlo.
"Perchè mi guardi come se mi fosse spuntato un terzo occhio?" mi chiede lui.
"Niente, non mi sembravi quel tipo di ragazzo" faccio spallucce e in un lampo salgo in macchina. Dentro è ancora più bella, il suo profumo è ovunque all'interno, se non avesse già una casa, potrebbe benissimo prendere in considerazione l'idea di viverci, io lo farei. Sale anche lui, mette in moto "Quale tipo di ragazzo?"
"Di quelli che aprono la portiera della macchina ad una ragazza!"
"Infatti non lo sono."
"Allora devo averti confuso con qualcun altro" ribatto ironicamente.
Fa una risata debole "No dico solo che non faccio caso a queste cose, ero la vicino a te e mi è venuto spontaneo, non lo farò mai più"
"Invece è una cosa carina, però puoi stare tranquillo, manterrò il segreto! La tua reputazione è al sicuro con me" continua a fissare la strada e un po' più serio continua "Non so per chi tu mi abbia scambiato, ma non ho nessuna reputazione da difendere"
Decido di rimanere in silenzio, non so se l'ho infastidito, spero solo che abbia capito che stavo scherzando.
"Emma è un piacere essere in tua compagnia, ma se mi dicessi dove abiti guiderei verso un posto in particolare!" è tornato a sorridere, bene non ho fatto tanto danno.
"L'appartamento è sulla via per arrivare al campus, proprio davanti quel grande supermercato che non mi ricordo mai come si chiama..."
"Ok, ho capito lo stesso"
Rimaniamo in silenzio, Thomas accende la radio e continua a guidare. Con la coda dell'occhio mi ritrovo a sbirciare il suo profilo, è bello da togliere il fiato, poi sento le note di una canzone che adoro e senza accorgermene mi ritrovo a canticchiare, mi rendo conto e mi ammutolisco. Perchè quando sono vicina a questo ragazzo, riesco a fare cose che solitamente solo quando sono vicina a Asia faccio? Sono frastornata e non riesco a capire, mi piace veramente, mi piace tutto di lui, come si muove, come parla, come sorride, quindi dovrei essere ancora più in imbarazzo, eppure eccomi qua: nella sua macchina a canticchiare senza scarpe.
"Terra chiama Emma!" la voce di Thomas mi riporta alla realtà, guardo fuori dal finestrino e vedo che siamo davanti il cancello di casa mia.
"Scusa, ero sovrappensiero"
"Lo sei quasi sempre. Voglio dire, ti ho vista due volte in tutto ma tre quarti del tempo che ho passato con te, lo hai passato stando con la testa chissà dove"
"E' una mia caratteristica, lo faccio senza accorgermene, ti assicuro che non sei tu!"
"Questo mi rincuora, cominciavo a pensare di essere noioso!"
"Oh no, non avrei mai voluto ferire il tuo ego" dico portandomi una mano alla bocca facendo la finta dispiaciuta.
"Magari ci prendiamo un caffè un giorno di questi, così potresti raccontarmi che cosa passa in quella testolina che è sempre a lavoro!" rimango per un attimo a bocca aperta, ho capito bene? Decido di non sembrare troppo sbalordita e lo assecondo.
"Non sono sicura che vorresti saperlo, in ogni caso il caffè va benissimo, sono in debito con te sia per avermi accompagnata alla mensa, sia per avermi riportata a casa, quindi offrirò io."
"Ma dai, averti accompagnata alla mensa non va considerato come debito, ti eri persa"
"Fidati, se non fosse stato per te a quest'ora starei ancora girando a vuoto" ridiamo insieme e la sensazione che provo è davvero inspiegabile.
"Va bene lo terrò a mente." dice lui e rimaniamo in silenzio a guardarci, poi distogliendo lo sguardo aggiungo "Davvero, grazie ancora, ti lascio andare adesso!" scendo dalla macchina e lui fa lo stesso, fa il giro dell'auto e me lo ritrovo davanti.
"Buonanotte Emma!" mi sorride.
"Notte anche a te Thomas" gli sorrido a mia volta e mi avvio al cancello, l'asfalto è gelido, quindi comincio praticamente a correre, lo sento ridere alle mie spalle, apro il cancello mi giro un'ultima volta a guardalo e prima di sparire dentro gli faccio una linguaccia. Thomas che cosa mi stai facendo?
Una volta a casa, lancio le chiavi sul tavolino e vado dritta in camera mia, poso le scarpe in un angolo che da oggi sono diventate le mie preferite, e con un sospiro mi lascio andare sul letto.
Sono esausta, in cosa mi sono andata a cacciare? So benissimo di non avere nessuna possibilità con lui, eppure mi ci sono buttata con tutte le scarpe. Avrei dovuto troncare tutto sul nascere, conoscerlo meglio non farà che alimentare le mie inutili speranze, eppure, non so perchè, amo il modo in cui mi sento quando sono con lui. Non ha nessun giudizio negli occhi, nessuna parola sbagliata, nessun gesto strano... è tutto così semplice, solo che poi si torna alla realtà, e la realtà è che uno come lui, non potrebbe mai notare una come me. Mi ha detto di prendere un caffè, forse non dovrei andare, in questo modo limiterei il danno ora che sono all'inizio, ma sicuramente neanche lo prenderemo mai questo caffè, lo avrà detto per gentilezza.
Mi alzo dal letto e mi dirigo verso il bagno, cerco di lavare via tutto il trucco e mi spoglio, in meno di cinque minuti sono a letto. Prima di addormentarmi prendo il telefono e mando un messaggio:
- Vorrei che tu lo vedessi, mi diresti sicuramente di stargli lontana, è talmente bello che fa male guardarlo. Notte mamma.-
Sento qualcuno salire sul mio letto e scuotermi, apro gli occhi con un lamento e vedo Asia che mi fissa.
"Dimmi che stai per morire e per questo mi hai svegliata, altrimenti scappa perchè ti ucciderò io non appena riuscirò a muovermi."
"Sono le dieci, ho aspettato ma continui a dormire, devo assolutamente sapere com'è andata ieri sera"
"Caffè..."
"Vado a preparartelo, tra cinque minuti ti voglio in cucina pronta a sputare il rospo!" si alza ed esce saltellando dalla stanza. Mi metto seduta, mi stiracchio e vedo il telefono che lampeggia. E' la risposta di mia madre al messaggio di stanotte, apro la risposta:
- Ti direi di stargli lontana? forse, o forse ti direi di non scappare. Ti chiamo nel pomeriggio amore.-
Con un sorriso mi avvio verso la cucina dove trovo la mia amica intenta a versarmi il caffè, mi siedo e poco dopo lei fa lo stesso porgendomi la tazza. Le racconto tutto quanto, di come mi sono tolta le scarpe senza pensare, della sua macchina, di quello che ci siamo detti e di come mi sono sentita per tutto il tempo vicino a lui. Asia ascolta divertita e ogni tanto spalanca gli occhi per la sorpresa, mi conosce e sa come sono solitamente con qualcuno che non conosco, quando le dico del caffè batte le mani entusiasta.
"Finirà male me lo sento!"
"Cosa intendi con male?"
"Male Asia! Male nel senso che prenderò l'ennesimo calcio al culo, e mi ritroverò per l'ennesima volta a dovermi medicare le ferite! Mi conosco, so come sono fatta e non mi piace per niente come fa il mio stomaco quando mi sta vicino."
"Emma perchè sei sempre così catastrofica? E' vero è solo l'inizio, e forse non succederà mai niente, ma perchè fasciarsi la testa prima di rompersela? Smetti di evitare di fare delle cose per paura di poter poi stare male. Mettiti in testa che i ragazzi gentili e a cui piaci esistono."
A cui piaccio? "Non voglio illudermi per poi rimanerci male, non c'è niente di male in questo."
"Si invece, hai smesso di vivere, ti limiti nel provare emozioni, ti accontenti di quello che i ragazzi di cui ti innamori hanno da offrirti, per paura di essere rifiutata. Smetti di scappare e vivi quello che viene."
Rimango a fissarla in silenzio, so che ha ragione, ma sentirglielo dire ad alta voce fa male.
"Emma voglio vederti felice, e se questo significa che tu debba rischiare per poi rimanere ferita, ben venga! Non significa perdere, significa aver vissuto qualcosa, e sai che io sarò qua pronta a mettere un po' di disinfettante su quelle ferite." Mi sorride e mi si scioglie il cuore, mi avvicino a lei e l'abbraccio.
"Posso solo prometterti che ci proverò, ma non che ci riuscirò"
"E' già qualcosa."
Mi alzo, vado verso il bagno e dico "Che poi sicuramente neanche ce lo prenderemo mai questo caffè." la vedo alzare gli occhi al cielo e prima che possa urlarmi dietro sparisco dalla sua vista.
La mattina è passata velocemente, alla fine io e Asia abbiamo deciso di uscire e di andare un po' alla scoperta del posto. Abbiamo pranzato in un fast-food e girato per negozi come non facevamo da un po' di tempo, rientrando, verso le quattro, ci siamo fermate al grande supermercato davanti casa per fare un po' di rifornimenti e cominciare a mangiare qualcosa che non sia cibo pre confezionato. Attraversiamo la strada verso il cancello e mi blocco. Un suv nero è parcheggiato proprio la davanti, ho un tuffo al cuore quando vedo che dalla macchina scende Thomas con un sorriso perfetto stampato in faccia.
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