28 - Emma






Scendo dal pullman che dall'aeroporto mi ha portato fino in città, mi sistemo lo zaino sulle spalle e trascino la mia valigia, fortuna che ha le ruote. Mia madre ha la macchina guasta, voleva chiedere alla mamma di Asia un passaggio per venirmi a prendere, le ho detto di non scomodarla, mi fa piacere camminare un po' per queste strade che ho tanto odiato e che improvvisamente mi fanno sentire un po' più forte, un po' più integra. La strada per arrivare a casa mia è sempre uguale, sono passati quasi sei mesi eppure mi sembrano anni. Il viale è lungo e deserto, il sole sta tramontando e tutti sono a cena, mi guardo un po' intorno, è bello vedere che, almeno qua, le cose sono rimaste invariate. Le case si susseguono una dopo l'altra, ognuna con il proprio giardino, la mia è una della ultime in fondo alla strada, mentre mi avvicino affretto il passo, ho voglia di riabbracciare mia madre e di sentire quel profumo tipico di casa mia, da quando sono partita, sono le uniche due cose di cui ho sentito la mancanza. Passo davanti l'imponente villa dei Collins e il loro cane come sempre, da sette anni, mi abbaia come se volesse sbranarmi, faccio un piccolo salto e sbuffando lo supero. Giro l'angolo ed eccola la, una villetta bianca con il giardino ben curato... la luce in veranda è accesa e appena vedo un'ombra dietro la finestra della cucina, sospiro e sorrido. Mi avvio nel vialetto verso i tre scalini che conducono all'entrata, ma prima di poter salire, la porta si apre e vedo mia madre correre, in meno di due secondi viene verso di me e mi abbraccia così forte da togliermi il respiro.  Rido di cuore mentre la sento lanciare un gridolino e dire parole sconclusionate, ebbene si, la donna che mi ha messo al mondo è anche questo, un cumulo di emozioni che non riesce a gestire.
"Mamma, non respiro." Le dico mentre continuiamo ad abbracciarci.
"Oh hai ragione. Scusa amore mio, sono così contenta che tu sia qui." Dice lasciandomi andare e portandosi le mani alla bocca. La guardo ed è sempre bellissima, abbiamo i capelli dello stesso castano intenso, è in forma e i suoi profondi occhi marroni mi fanno sentire al sicuro, sembra una ragazza, quando andiamo in giro insieme, nessuno crede mai che sia mia madre, pensano piuttosto a mia sorella.
"Sono contenta anche io di essere qua." Dico alla fine sorridendo.
"Vieni entriamo, la cena è quasi pronta e tu devi rilassarti un po'." Prende la valigia e la trascina su per i gradini finchè non scompare in casa. La seguo e quando chiudo la porta alle mie spalle l'odore di casa mia, così familiare mi assale. Mi lascio andare contro il muro, per la prima volta da mesi, sento di potermi finalmente rilassare, per un attimo, solo per un attimo, vedo l'immagine di Thomas nella mia mente, sento il fiato che si spezza in gola e gli occhi si appannano, improvvisamente ripenso al perché sono qua. Cavolo no, non posso farmi vedere in questo stato da mia madre, sono mesi che non ci vediamo, non rovinerò questo momento.
"Tutto bene tesoro?" la vedo comparire dalla cucina, ha lo sguardo preoccupato e pieno di comprensione, faccio un respiro profondo, mi volto verso di lei sorridendole.
"Si, tutto bene, sono solo stanca per il viaggio e felice di essere qui." Un sorriso compare anche sul suo volto.
"Perché non ti sistemi e ti rilassi un po' mentre finisco di preparare la cena?" mi chiede alla fine. Annuisco, prendo la valigia e vado verso le scale. Quando entro in camera mia, per la prima volta ho la sensazione di non essere mai andata via. Ogni cosa è dove l'avevo lasciata, le foto con Asia sono tutte attaccate in quella parte di muro dedicata a noi, in una stiamo ridendo abbracciate, completamente bagnate, era l'ultimo giorno di liceo ed eravamo felici, spensierate, pronte ad affrontare il mondo.
Decido di dedicarmi dopo alla sistemazione dei bagagli, ho bisogno di una doccia, prima però voglio mandare un messaggio.
- Sono a casa. E' così strano essere qua senza di te. Sento già la tua mancanza.
Premo invio, inizio a spogliarmi, ma la risposta arriva quasi subito.
- Potrei fare il copia e incolla del tuo sms, mi sento esattamente come te. Ti aspetto, torna presto.
Finita la doccia mi sento un pochino meglio, scendo al piano di sotto e trovo mia madre intenta a sistemare il cibo nei piatti.
"Giusto in tempo. E' pronto! Ho preparato il tuo piatto preferito." Esclama entusiasta appena mi vede, abbasso lo sguardo e appena vedo le lasagne un senso di nausea mi assale. E' talmente felice che non posso dirle che non ho per niente fame, quindi sorrido e mi siedo.
Durante la cena le racconto tutto, i miei corsi, gli esami, la vita che conduco con Asia, quando comincio a dirle che abbiamo dei nuovi amici con cui usciamo, sento la malinconia assalirmi, racconto episodi e ridiamo insieme, la complicità tra Asia e Andrew, i continui battibecchi di Tim e Harry, la simpatia di Ben. Sembra tutto così lontano da qua, è strano anche solo pensarli, sono cambiate così tante cose. La vita che conduco ora, è totalmente diversa da quella che conducevo quando ero qua. Sto per raccontarle di Alex, del nostro bacio, di come si è dichiarato, ma mi blocco. Da quel momento è cominciato il mio declino con Thomas, mia madre ovviamente si accorge che sono in difficoltà.
"Va tutto bene Emma, se non te la senti, non sei costretta a parlarne." Mi dice mentre mi accarezza una mano.
"Non c'è molto altro da dire..." le rispondo guardando un punto indefinito sul tavolo, le raccontavo di Thomas, sa praticamente tutto.
"Cambierà idea." Mi giro di scatto e sgrano gli occhi, ma cosa dice?
"No mamma, non lo farà. Ma va bene così."
"No non va bene così, sei scappata per allontanarti da lui." Continua alzando leggermente il tono della voce.
"Avevo voglia di tornare a casa, sarei comunque venuta per le vacanze estive." Rispondo cercando di farla sembrare meno tragica.
"Infatti. Hai solo anticipato di qualche mese, che sarà mai." Risponde lei con un movimento della mano. Mi sta prendendo in giro, lo so. Quando vede che sono a corto di risposte, riprende a parlare.
"Tesoro non fraintendermi, sono felicissima che tu sia qua, sono felice se passiamo del tempo insieme, ma non sono felice per il motivo che ti ha spinto a tornare. Sai che questa sarà sempre casa tua, ma i problemi si affrontano, se scappi, quando tornerai saranno sempre la ad aspettarti."
"Magari non torno." Appena lo dico mi pento, la vedo assumere uno sguardo duro.
"Emma non dire cavolate. Non rovineresti mai tutto quello che avete costruito tu e Asia per un ragazzo. Hai bisogno di tempo, prenditelo, ma dopo devi tornare a testa alta e andare avanti, con o senza di lui."
So che ha ragione, ma improvvisamente mi sento stanchissima, mi alzo, le do un bacio sulla guancia e salgo le scale fino alla mia camera. Mi lascio andare sul letto, sono venuta qua per prendermi del tempo, per staccare da tutto, devo pensare un po' a me, fare qualcosa per distrarmi... lo sguardo mi cade sul polso, un braccialetto rosso attira la mia attenzione, con l'altra mano l'accarezzo. Dormi bene Thommy, io, in qualche modo, starò bene. Tu cerca solo di dormire nel frattempo.

Una settima dopo...

Ogni giorno sento che va leggermente meglio, cerco di tenermi impegnata durante tutto il tempo. Ho dei vestiti nuovi, e un taglio più alla moda, la lunghezza è rimasta invariata, sono solo più scalati. Sono andata a trovare i genitori di Asia, ho passato un intero pomeriggio con loro e con suo fratello, mi hanno sempre fatta sentire parte della famiglia, solo che trovarmi con loro senza la mia amica mi ha lasciato una sensazione strana per tutto il tempo.
Sento Asia ogni giorno, mi racconta come passa le giornate, ho anche parlato con Andrew due giorni fa, mi ha mandato i saluti di tutti, ma nessuno fa mai riferimento a Thomas. Da una parte gliene sono grata, dall'altra muoio dalla voglia di sapere come sta, detesto non sapere niente di lui. Mi sento incompleta, ma dovrò farci l'abitudine a quanto pare.
Sto per entrare nel bar dove ho lavorato per due anni interi, quando sento il telefono squillare.
"Pronto?"
"Amore ciao! Dove sei?" chiede mia madre.
"Sono fuori da Al." Le dico.
"Stai andando via? Per che ora pensi di tornare?" mi sembra un po' strano che mi faccia il terzo grado, non è da lei.
"No mamma devo ancora entrare, volevo salutare Maggie, sarò a casa per cena. Perché me lo chiedi?"
"Così, ero solo curiosa, a dopo allora." Chiudo la chiamata, non capisco, devo ricordarmi di chiederle spiegazioni quando la vedo, metto il telefono in tasca e attraverso la strada per entrare nel bar. Apro la porta e un campanello annuncia che sono entrata, come per chiunque entri in questo posto, sorrido al pensiero di tutte le volte che l'ho sentito e vedere entrare ogni giorno tanta gente, clienti abituali e non. Davanti a me a circa cinque metri c'è il bancone e sia alla mia destra che alla mia sinistra tanti tavoli, il locale è in stile Happy Days, quando sei dentro, si ha l'impressione di tornare negli anni settanta.
"Emma che ci fai qua?" esclama Maggie appena mi vede, posa immediatamente i caffè che aveva in mano e con i suoi codini biondi e la divisa sbarazzina tipica del posto, corre ad abbracciarmi.
"Ciao Maggie, sono in città e volevo salutarvi." Le rispondo una volta che mi lascia andare.
"Ecco la mia dipendente preferita!" la voce di Al irrompe in tutto il locale quando esce dal retro, sorrido e vado a salutare anche lui.
"Siediti e prendi quello che vuoi, offriamo noi!" continua lui.
"Coma sta Asia? Com'è il college?" chiede Maggie, mi siedo su uno sgabello e le racconto a grandi linee tutto. Il pomeriggio passa senza che me ne renda conto, qualche cliente abituale mi riconosce e mi offre qualcosa, non pensavo che così tanta gente si ricordasse di me. Quando il sole è tramontato, saluto tutti promettendo di ripassare prima di partire.
Esco e l'aria fresca mi assale, sono di buon umore, un pomeriggio così mi ci voleva proprio. Mi avvio sulla strada di casa, alzo lo sguardo e vedo qualcuno camminare verso di me, cerco di mettere a fuoco e improvvisamente sento il respiro spezzarsi in gola, il cuore comincia a battere come se volesse uscire dal petto e le gambe smettono di muoversi. Rimango immobile in mezzo alla strada. Thomas fa lo stesso, è fermo con le mani in tasca e aspetta. Che cosa ci fa qua? In un attimo tutto quello che ho cercato di reprimere e di dimenticare nelle ultime settimane, mi travolge. Una lacrima bagna la mia guancia, sto piangendo e nemmeno me ne sono accorta. Mi ha fatto male, lo so che non dovrei, ma l'unica cosa di cui ho bisogno in questo momento è colmare la distanza che ci separa, muovo il primo passo verso di lui e in quel preciso momento lui fa lo stesso verso di me.

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