25 - Emma
La consapevolezza si è impossessata di me ormai, mi sento forte per aver capito, ma allo stesso tempo mi sento debole per aver sperato. E' inevitabile, è un meccanismo che si innesca in noi automaticamente quando vogliamo qualcosa così tanto da smettere di guardare in faccia la realtà. Io, Emma Stevens, sto facendo i conti con questo schifo di realtà per l'ennesima volta. Sono giorni che non vedo e sento Thomas, ho anche sperato che in qualche modo avesse bisogno di tempo, ma ad oggi mi chiedo, tempo per cosa? Ho questo brutto vizio di rispondere a domande che nemmeno esistono probabilmente, non c'è qualcosa da capire, non c'è nessun altro punto di vista, io sono innamorata di Thomas, ma lui non lo è di me. Non ho rancori, non ho rimpianti, ho solo bisogno di andarmene. Il pensiero che presto andrò dall'altra parte del paese un po' mi fa sentire meglio, mi auguro che staccare la spina da tutto questo un po' mi aiuti. Sono arrivata qua e Thomas è stata la prima persona che ho conosciuto, è stato il motivo per cui mi sono ambientata fin da subito, è stato la voglia di fare tutto, è stato tante cose... ma adesso è sempre per lui che sto scappando.
Entro in aula per dare l'ultimo esame di questo semestre, sono andati tutti bene fin'ora, sono riuscita a passarli e posso ritenermi soddisfatta nonostante il momento non sia dei migliori. Due ore e mezza dopo sono fuori, tiro un lungo sospiro di sollievo per aver finito e mi avvio verso casa, mentre cammino prendo il telefono e chiamo Asia.
"Finito?" dice appena risponde.
"Finito, sto tornado a casa, ho intenzione di finire di preparare le cose."
"Ok, ti aspetto e ti do una mano, alle cinque mi vedo con Sam, vuoi venire?" mi chiede.
"No, credo che rimarrò a casa a godermi la meritata libertà, e poi, ancora, ho davvero tanto da preparare."
"Come vuoi, a tra poco allora."
"Si, a dopo." Rimetto il telefono nella tasca dei jeans, sono contenta che alla fine Asia abbia accettato tutto, non è ancora d'accordo con la mia decisione, ma non mi ostacola, non mi fa pesare il fatto che rimarrà sola, è convinta che tornerò e questo la tranquillizza, ma io? Ne sono convinta? Non ho voglia di pensarci adesso, un passo alla volta riuscirò a rimettere in ordine tutto.
Giro l'angolo e comincio a percorrere il grande viale che porta che casa mia quando dietro di me sento una voce che conoscono fin troppo bene dire "Emma...", è la stessa voce che mi da brividi, una voce che mi è mancata tanto da non permettermi di respirare. Smetto di camminare e lentamente mi giro. Quello che mi trovo davanti mi spaventa, Thomas ha le mani in tasca, il cappuccio tirato su e mi guarda con quegli occhi blu bellissimi tanto intensi quanto spenti, ha le guance leggermente scavate, sembra un fantasma.
"Thomas?" pronuncio il suo nome come una domanda, come se avessi bisogno della conferma che sia lui.
"Ciao... hai un minuto?" mi chiede senza staccare gli occhi dai miei.
"Un minuto per cosa?" mi sento improvvisamente nervosa, non so cosa voglia da me, ma ho l'impressione che non ne uscirò tanto in forma da questo incontro.
"Dobbiamo parlare."
"Parlare di cosa? E' finito il tempo in cui si poteva parlare Thomas, hai detto tutto non dicendo niente. Sei sparito. Adesso scusami devo andare." Mi volto per andarmene, muovo i primi passi e lo sento dire "Perché vuoi tornare in Florida?"
"Non ti riguarda quello che voglio fare." Gli rispondo girandomi nuovamente verso di lui, lo vedo avvicinarsi a me.
"Pensavo che me lo dicessi, e invece sono dovuto venirlo a sapere dagli altri." Cerco di capire se è uno scherzo, guardo i suoi occhi, ma rimane serissimo, sento la rabbia salire.
"Come scusa? Non ti sento e non ti vedo da settimane Thomas, che cosa avrei dovuto fare? Chiamarti per dirti che me ne torno a casa? A che scopo?"
"Pensavo che il nostro rapporto andasse oltre..."
"Lo pensavo anche io!" incrocio le braccia al petto e rimaniamo così a guardarci per qualche secondo, poi è lui a rompere il silenzio "Volevo solo capire, speravo di avere più tempo."
Ok, sono confusa, non lo capisco e sinceramente non voglio neanche provarci.
"Non c'è niente da capire." Rispondo freddamente.
"Non andare..." dice in un sussurro.
"No. Non farlo. Non azzardarti a dire una parola di più, sai che alla fine cederei e non è giusto. Che cosa rimango a fare? Non posso essere tua amica." Fa un leggero passo indietro come se lo avessi schiaffeggiato, con la mano destra si toglie il cappuccio.
"Mi manchi Emma... non so che fare, come comportarmi. Ho paura di dire qualunque cosa, potrei peggiorare la situazione e non voglio farti più male di quanto non te ne abbia già fatto."
Improvvisamente sento tutta la rabbia scivolarmi via, lo guardo e vedo la sua sofferenza, soffre per quello che è successo, soffre per me e per se stesso, sembra non capirsi davvero e mi si stringe il cuore. Nonostante sia visibilmente provato, è sempre bellissimo.
"Ho passato tutta la vita facendo cose per gli altri sperando di piacergli. Con te non è stato così, sapevo che le possibilità che tu ti innamorassi di me erano pari a zero, ma ho sperato comunque che qualcosa potesse cambiare, sbagliando. Sono stanca Thomas. Non voglio litigare o capire. Oggi, in questo preciso momento, sto per fare qualcosa per me, qualcosa che voglio con tutta me stessa, qualcosa di tremendamente egoistico." Lo guardo un attimo per lasciargli il tempo di obiettare, ma non lo fa, non fa niente, mi guarda solamente con gli occhi lucidi dopo tutto il mio discorso.
Mi avvicino lentamente, gli poso le mani sul petto e aspetto ancora. Thomas rimane immobile, continua solo a fissarmi con quegli occhi meravigliosi. Mi avvicino ancora di più al suo corpo, da questa distanza riesco a sentire il suo respiro sulle mie labbra, è una sensazione indescrivibile, averlo così vicino mi destabilizza e mi fa sentire invincibile allo stesso tempo. Sono arrivata al punto di non ritorno, da qua non posso avere ripensamenti, e per la prima volta in vita mia, non ne ho. Faccio scorrere le mani dal suo petto fino al collo. E prima di trovare una qualsiasi esitazione nei suoi occhi, poggio le mie labbra sulle sue. Smetto di respirare, le gambe mi cedono, mi aggrappo a lui e lo bacio. Lo bacio come se fosse l'unica volta in cui posso farlo, come se non dovessi mai più rivederlo, come se da quel bacio dipendesse tutta la mia vita. Lo bacio come non ho mai baciato prima d'ora, senza paura, senza esitazioni, senza freni. Gli accarezzo la testa e sento le sue braccia stringermi forte nell'incertezza, nella stretta sento la sua paura mista alla confusione. Mi concentro sul suo profumo, sul suo sapore, sulla sensazione bellissima delle sue labbra sulle mie, della sua lingua che accarezza la mia... lentamente e controvoglia mi allontano da lui, poggio la fronte alla sua e aspetto, non so cosa esattamente, ma in questo momento mi basterebbe un qualsiasi suo gesto, uno qualunque per farmi rimanere. Lo amo, lo amo come non pensavo di poter amare, ma lui non fa niente, non dice niente e il suo sguardo continua ad essere confuso.
Sono rassegnata, mi fa male, ma lo sapevo, l'ho fatto per me e basta e non me ne pento. Gli accarezzo la guancia, gli do un ultimo leggero bacio sulle labbra e prima di allontanarmi definitivamente sussurro "Ciao Thommy..." lo lascio andare e vado via.
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