Capitolo 9
Tornata a casa, salgo le scale di fretta e mi barrico in camera. Sul letto disfatto è appisolato Yobi, e mi domando se sia rimasto così ancora da stamattina. Gli scompiglio il pelo con un paio di carezze, troppo perfetto per i miei gusti. Invio subito un messaggio a Kristel, per aggiornarla su tutti gli avvenimenti.
Faccio zapping alla televisione, ma non trovo nulla di interessante, così decido di spegnere il tutto e provare a risolvere i problemi che il signor Dean, professore di chimica, ci ha assegnato. Sembrano piuttosto semplici. Dopo circa una mezz'ora li ho terminati, grazie agli appunti che mi sono impegnata a prendere, e che probabilmente passerò anche a Sheyla qualora si trovasse in difficoltà.
Mi lancio sul letto e mi rendo conto dopo dieci minuti che per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a quel sorriso così contagioso. Quello di Ian... quel ragazzo mi fa uno strano effetto, qualcosa di inspiegabile. La maggior parte delle volte si mostra indifferente, quando passi non ti degna nemmeno di uno sguardo, altre invece ti rincorre, ti sorride, e sembra addirittura gentile. Mah, vallo a capire.
Sento la porta che si chiude al piano di sotto, il segnale che la cena tra poco sarà pronta. Oggi la casa offre... patate al forno e cotoletta! Gnam, ho una fame.
«Anthea? Com'è andata oggi?»
Annuisco e con un boccone di pane in bocca cerco di rispondere.
«Tutto beniffimo, mamma.»
Papà sogghigna, ha sempre sostenuto che io sia buffa. E la cosa non mi dispiace.
Mi appisolo poco dopo aver terminato un altro paio di capitoli del libro che sto attualmente leggendo e averlo riposizionato sulla libreria color panna. Sogno un qualcosa destinato ad essere dimenticato non appena sveglia.
Mi tappo le orecchie con le mani. Apro faticosamente un occhio per cercare di capire da dove provengano le urla.
«Anthea, è tardi!»
Spalanco gli occhi e guardo la sveglia. La sera prima mi sono addormentata senza averla puntata! Mi lancio giù dal letto e corro in bagno, faccio in tempo a lavarmi i denti, farmi un'alta coda di cavallo, infilarmi i primi vestiti che mi capitano sottomano, e corro giù per le scale.
«Non faccio a tempo per la colazione. Scappo!»
Sento mia mamma brontolare mentre saltello su me stessa cercando di allacciarmi le sneakers. Corro per il vialetto e mi fermo quando mi sento esausta. Decido di rinunciare: arriverò in ritardo.
Il corridoio è deserto quando varco la porta d'ingresso. Cerco l'aula di lettere e mi ci fiondo.
«Scusi!» riesco a dire, mentre mi siedo in un posto differente da quello dell'ultima volta.
La George mi guarda con un'aria di rimprovero, ma distoglie lo sguardo e continua con i suoi discorsi sull'importanza della letteratura. Tiro un sospiro di sollievo e mi guardo attorno. Sorrido e faccio un cenno ad Ethan, che mi guarda sogghignando.
Tiro fuori dallo zaino un quaderno rosa, decorato con dei macarons di ogni colore. Provo un po' di imbarazzo e tento di nasconderlo... non è proprio nel mio stile ma decido di non pensarci troppo. Decido di seguire attentamente la lezione, che risulta molto più interessante di quanto pensassi, e in un lampo la campanella suona.
Sistemo i libri e quaderni all'interno del mio zainetto mentre vedo Ethan avvicinarsi.
«Manca poco alla festa. Sei pronta?»
Sorrido a 32 denti...
«Prontissima!»
Prontissima? Non lo sono affatto. Mille pensieri mi frullano per la testa. Cosa dovrei indossare? Come mi dovrei comportare? Come funzionano questi generi di festa?
Lo saluto e mentre cammino mi esamino per la prima volta stamattina. Ho indossato un paio di pantaloni di jeans neri, un maglioncino azzurro e fortunatamente porto ancora gli orecchini di perla da ieri. Credo possa andare.
Incontro Sheyla davanti al bar della scuola, e ci incamminiamo per la lezione di scienze. La lezione più noiosa che abbia mai seguito... la cosa non mi stupisce.
A pranzo mi ritrovo con un vassoio zuppo di purè e pasta al forno.
Decido di tastare qualche pennetta di pasta e un paio di cucchiaiate di purè. Due sorsi di acqua gassata e il mio pranzo termina qui.
Impazienti di terminare la giornata scolastica ci volatilizziamo nell'aula di matematica, dove per poco non mi addormento e dopo le due ore più strazianti della mia vita, al suono della campanella Sheyla mi afferra per il braccio e mi trascina fuori dalla scuola.
Ora che ci faccio caso oggi Ian non si è visto. Probabilmente sarà a casa, fingendosi malato.
Ci incamminiamo sul vialetto della scuola in direzione del centro. Sheyla sembra essere così eccitata! Non riesco a trattenere un sorriso...
Giunte in un'enorme piazza tempestata di mattonelle simmetriche, esaminiamo ciò che ci circonda: un negozio di scarpe, uno per animali, numerosi locali, ma di negozi in cui poter fare shopping nessuna traccia.
Sheyla corruga le sopracciglia.
«So io quale negozio fa al caso nostro, SEGUIMI!» dice quasi urlando, mentre si indirizza spedita lungo uno stretto vicolo. Cerco di starle al passo.
Arrivate al posto consigliato da Sheyla, che nel frattempo soddisfatta si riposa portando le mani sui fianchi, mi soffermo ad osservare l'elegante insegna dorata: The RealReal.
Le vetrine mi lasciano stupefatta. Di sicuro qui troveremo ciò che cerchiamo.
Sheyla ed io ci precipitiamo all'interno, dove veniamo accolte da una commessa molto disponibile. Decidiamo di dare un'occhiata.
Mentre Sheyla si fionda verso il fondo del negozio, probabilmente avendo già adocchiato qualche capo, mi soffermo su dei pantaloni di jeans che mi attirano parecchio. Ma non siamo qui per questo.
Mi dirigo dunque verso una sorta di reparto "abiti", dove rimango allibita dalla quantità di vestiti di colori e modelli diversi che vi sono.
Nel frattempo vedo Sheyla, così piccola, portare verso il camerino una montagna di vestiti di ogni tipo. Mi scappa una risata...
Mentre faccio scorrere i vestiti, e scartandone uno dopo l'altro perché tutti troppo eccessivi per essere indossati da me, mi sento leggermente demoralizzata.
«Voilà... com'è?»
Mi volto di scatto e spalanco la bocca. Vedo Sheyla più bella che mai, con un abitino piuttosto corto ma non volgare, blu, attillato e con le spalle scoperte.
«Stai un incanto.»
Lei emette un urlo estasiato e insieme saltelliamo dall'eccitazione.
«Tu invece? Trovato qualcosa?»
Faccio cenno di no con la testa. Sheyla deve aver captato il mio nervosismo, perché si porta una mano sul mento ed esclama:
«Ci penso io! Tu aspettami in camerino!»
Eseguo i suoi ordini, e strisciando i piedi raggiungo il camerino, dove mi siedo su una morbida poltroncina in velluto rossa.
Dopo all'incirca 10 minuti Sheyla arriva tirando la tenda, con un'altra marea di vestiti in grembo.
«Provali, subito!»
«Ma.. Tutti?»
«Niente ma! Fai come ti ho detto.»
Chiudo la tenda e inizio a spogliarmi esaminando un vestitino rosa con delle balze. Mi guardo allo specchio, e con una smorfia, esco per i giudizi della mia "stylist".
«Sembro una bomboniera. »
Sheyla scoppia a ridere, il che mi fa capire che è d'accordo con me.
Provo un'altra valanga di abiti: uno troppo lungo, uno troppo largo, un altro troppo corto e un altro ancora troppo appariscente.
Tento per l'ennesima volta con un abito sopra il ginocchio, color bianco gesso, attillato sul seno ma ampio dalla vita in giù, e con la scollatura e le spalle coperte solo da uno strato di pizzo bianco.
Rimango stupita... questo mi sta decisamente bene. Non è troppo scialbo ma nemmeno troppo eccessivo. Con un sorriso mi precipito fuori dal camerino.
«Lo sapevo. Sei perfetta!»
Ridiamo insieme, super emozionate. Ci cambiamo e ci dirigiamo verso la cassa. Mentre pago il mio conto, grazie alle mie paghette settimanali tenute da parte per occasioni importanti, mi volto e non trovo Sheyla, che torna poco dopo con in mano una scatola. Ah, certo.. le scarpe! Decido però di non spendere ulteriori soldi dal momento che a casa mi aspettano paia di scarpe mai utilizzate finora, e uscendo, ci incamminiamo verso casa.
A metà strada ci salutiamo con un abbraccio.
«Allora... ci si vede domani sera!» mi dice, con uno sguardo decisamente eccitato.
Annuisco contenta, e torno a casa in un lampo.
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