Capitolo 8
Una decappottabile bianca sfreccia a tutta velocità sulla strada davanti a me.
Riesco a distinguere uno dei ragazzi pompati sul posto di guida, mentre sul sedile del passeggero una mano si alza nella mia direzione. Ian? Possibile che lo ritrovi ovunque?
Alzo la mano in risposta, continuando a camminare, e tentando di mostrare un'indifferenza che, inspiegabilmente, non provo.
Una chioma rossa gli prende il viso per il mento e sposta il suo sguardo verso di lei. Che ridicola.
Nella mia testa continuo a chiedermi il perchè io provi questa assurda attrazione verso quel ragazzo, che non conosco neppure. Non so niente sul suo conto, lui non sa niente sul mio, e probabilmente mai lo saprà. Eppure continuo a provare una certa curiosità nei suoi confronti.
Non mi piace nemmeno, non capisco perchè debba sempre mostrarsi arrogante verso gli altri, e fino a pochi mesi fa un tipo come lui non lo avrei di certo mai considerato.
Da quando mi ha sorriso però, con quel sorriso dolce e contagioso, quando lo vedo mi sento più agitata, imbarazzata, e ho voglia di capirne di più su di lui.
Una frenata piuttosto brusca interrompe i miei pensieri. La decappottabile si ferma proprio in fondo alla strada, e per un attimo sobbalzo.
Mi accorgo subito dopo però, che semplicemente il semaforo è diventato rosso, e mi sento veramente stupida perchè per un secondo ho pensato che si fosse fermata per me.
Proseguo nel mio cammino, quando la musica della macchina aumenta ad ogni passo.
Oh, perfetto, si sono fermati proprio in un parcheggio di fronte ad un bar lungo la mia strada.
Aumento il passo, perchè voglio assolutamente evitare situazioni imbarazzanti.
Sento il suo sguardo che mi segue passo dopo passo, ma cerco di non farci caso, mentre uno dei ragazzi pompati mi fa il fischio.
Vedo Ian con la coda dell'occhio spintonarlo, ma sono quasi certa che nel mentre stesse ridendo.
La cornacchia ovviamente non si lascia sfuggire l'occasione. «Che? Quella?»
Quasi scoppio a ridere. Ma che problemi ha? Ovviamente mando giù il boccone amaro, e proseguo per la mia strada, ma poco dopo vengo affiancata da qualcuno. Non perdo nemmeno tempo a girarmi per assicurarmi di chi possa essere.
«Hai bisogno di qualcosa?» domando continuando a guardare dritto davanti a me.
«No, pensavo di accompagnarti a casa.»
Devo dire che l'effetto principale di questa frase è quello di un colpo allo stomaco., tuttavia... Chi si crede di essere? Non mi conosce nemmeno. Perchè dovrebbe volermi accompagnare? Sono quasi certa che ci sia sotto qualcosa...
«Non ce n'è bisogno. Ti ringrazio, comunque», sfodero uno dei sorrisi più falsi del mondo.
«Insisto», sospiro ma acconsento, con un alzata di pollice.
Durante la passeggiata si fa piuttosto taciturno, e io quasi tremo dall'imbarazzo.
Tira fuori un pacchettino dalla tasta posteriore dei jeans, da cui sfila una sigaretta.
Lo fulmino con lo sguardo. Gliela strappo di mano e lo minaccio di pestarla coi miei stessi piedi.
«Non farlo. Non con me, per lo meno»
Lui acconsente alzando gli occhi al cielo e gliela restituisco. Se la infila sopra l'orecchio.
Devo dire che persino una sigaretta che sbuca fuori dalla sua chioma lo rende sexy.
Anthea... smettila.
Poco dopo vengo prelevata dai miei pensieri.
«Allora... Ci vai?»
Lo fisso con aria interrogativa. «Ci vado, dove?»
«Lo sai, su. Alla festa di Travis.»
«Sì, penso proprio di sì. E tu, invece?»
Guarda in alto come a pensarci su per un attimo. «No, non è il mio genere di festa.»
Non so spiegare il motivo, ma una parte di me era convinta, e addirittura sperava, di trovarlo lì... Annuisco, silenziosa.
Una volta arrivati al vialetto di casa mia, affermo: «Io mi fermo qui»
Ci salutiamo con un cenno di mano, e ognuno per la sua strada.
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