Capitolo 5


E infatti è proprio lei. Accetto senza un attimo di esitazione e mi precipito a scrutare tra le sue foto.

Lei al mare, lei e altri amici, lei al lago... mi lascio anche sfuggire qualche "mi piace."

Altra notifica, e adesso chi può essere? Ethan Khal.

Rimango sbigottita, e dopo qualche tentennamento, decido di accettare.

Subito mi fiondo a sbirciare tra le sue foto e i suoi post. Sheyla non mentiva. Dal numero di "mi piace" che in ogni foto riscuote si può dire senza dubbio che sia veramente noto a Kensinton. Ma quanto è affascinante? Mi sorprendo a fissare una delle sue foto in cui sfodera uno dei suoi sorrisi, al che mi costringo a lasciar perdere. Lancio il cellulare sul divano e mi metto a leggere un libro.

La porta si apre. Papà che torna dal lavoro. Lo assalgo e lui rimane esterrefatto. Probabilmente si aspettava che lo snobbassi per l'ennesima volta ma sono stanca di queste bambinate, e ricambia, dopo un secondo di certezza, il mio abbraccio. Mia mamma ci raggiunge salutando con un bacio sulla guancia mio padre, mentre lui si porta gli occhiali da sole sulla nuca e ricambia i saluti. Dopo di che va in bagno a darsi una ripulita.

«La cena è pronta.», squilla mamma con il mestolo in legno in mano.

Sfreccio a tavola dove sono accolta da un profumino tanto invitante.

«Mmh, che si mangia?», domando con l'acquolina in bocca, leccandomi il labbro superiore.

«Pollo al curry.»

La sua risposta mi esalta. Mia mamma in cucina è favolosa, e la sua salsa al curry quasi ancor di più!

Divoro il mio pasto mentre, come ho fatto con Kristel, racconto come è andato il primo giorno nella nuova scuola, magari risparmiandomi certi dettagli del tipo "ci sono due ragazzi belli come pochi. Uno però è uno stronzo''. Non mi pare proprio il caso...

Terminata la cena e dopo aver aiutato mamma a dare una ripulita ai piatti, mi precipito in camera dove penso sia doveroso inviare un messaggio di ringraziamento a Sheyla.

''Grazie Sheyla, per oggi. Se non ci fossi stata tu a quest'ora sarei ancora bloccata a cercare l'aula di matematica. E' stato un piacere, notte!''

Abbandono il telefono sul comodino e mi nascondo sotto le lenzuola.

Sento la suoneria dopo circa 3 minuti... "Ma figurati, piacere mio! Ci vediamo domani... notte notte!"

Sorrido e chiudo gli occhi, mentre sento Yobi che, come suo solito, si accovaccia ai miei piedi. Man mano che passa il tempo sento questo letto sempre più mio.
Sogno di capelli scompigliati, sorrisi bianchi come il latte e tenebrosi occhi verdi, che mi fissano provocandomi una stretta al petto.

[...]

Di nuovo questa stramaledetta sveglia. Prima o poi ti lancio dal terrazzo, la minaccio nella mia mente. Mi stiracchio mentre la schiaffeggio per spegnerla quando mi accorgo di aver inconsapevolmente tirato un calcio un po' troppo forte a Yobi, che si divincola guardandomi in maniera presuntuosa per poi tornare al suo sonno profondo.

Oggi dovrei riuscire a fare le cose con un po' più di calma.

Decido di andare in bagno e cercare di sistemarmi i boccolosi capelli castani chiari. Per qualche strano motivo sento come il bisogno di apparire più che presentabile, almeno per un giorno.

Mi passo un paio di volte il mascara sulle ciglia, che fortunatamente sono già abbastanza scure e folte, un pizzico di fard e via, dovrebbe bastare.

Apro l'armadio in legno chiaro e scruto tra le cose che fino a ieri non mi sarei mai sognata di indossare. Dopo circa una decina di magliette lanciate in aria per la mia camera mi decido.

Un paio di pantaloni bianchi a vita alta tenuti saldi da una cinturina marrone, una blusa giallognola infilata al loro interno e le mie zeppe bianche.

Cerco di infilarmi a fatica i miei orecchini a perla che non mettevo da pressoché un paio di mesi e dopo un'ultima occhiata allo specchio del mio armadio decido che posso uscire.

Zainetto in pelle in spalla, scendo le scale per la colazione e dopo un sorso di succo d'arancia mi sento a posto. Saluto con un bacio mia mamma che guarda il mio "outfit" soddisfatta.

Arrivo a scuola, stavolta molto meno sconvolta del giorno precedente e controllo il tabellone... prima ora... Arte.

Mi accorgo di aver lasciato il libro di arte nel mio armadietto personale, così decido di raggiungerlo. Provo una sensazione di imbarazzo nell'aprirlo, così spoglio rispetto a quelli altrui, ornati di foto e specchi e ancora foto.

Oggi mi sento più osservata di ieri, che non si siano accorti di me? Mi volto e comprendo al volo da dove provenga questa sensazione. La cornacchia e le sue amichette, che mi squadrano bisbigliandosi qualcosa a me incomprensibile. Che avranno da guardare? Sposto lo sguardo verso la loro destra, aspettandomi il peggio.

Non mi sbaglio mai. Ian è poggiato con la schiena all'armadietto, la sigaretta infilata nell'orecchio. Lo sorprendo mentre il suo sguardo è puntato più a sud... sul mio sedere, per intenderci, ma non appena si accorge che l'ho notato alza lo sguardo dritto nei miei occhi. Mi sento congelare. Mi aspetto un cenno di preoccupazione, disagio, ma nulla. Si mantiene serio, come se nulla fosse successo. Come si può essere tanto disinvolto dopo essere stato colto in flagrante?

La cornacchia si accorge del tutto, ed esclama, cercando di attirare l'attenzione: «Iiiian, che fai oggi?!»

Lui mi sta ancora fissando e non risponde. Sono stanca di questa sceneggiata, decido di prendere velocemente i miei libri e ignorarlo.
 Durante il tragitto per raggiungere l'aula di arte mi trovo di fronte Sheyla, che subito esclama: «Che dolce nel messaggio ieri! E come stai bene oggi! Oh, è per Eth...»    si copre la bocca con una mano, ricordandosi i miei rimproveri del giorno precedente. Sussurra: «è per sorriso smagliante?»

Rido ma mi sento diventare rossa come un pomodoro. «Ma che ti salta in mente? Assolutamente no!», cerco di convincere anche me stessa. 

Ridiamo nuovamente, stavolta insieme, poi ognuno raggiunge la sua aula.

Entro quando il professore è già in classe. Ma che ore sono? Forse mi sono persa troppo in chiacchiere con Sheyla?

«Buongiorno. Mi scusi.» mi affretto a dire.
«Non si preoccupi, è rimasto giusto quel posto in fondo per lei.»

Oh no, proprio ora che mi ero abituata ai primi posti, che ho scoperto essere non poi così male, dal momento che, per lo meno, mi consentono di prestare più attenzione ai professori. Annuisco e camminando a testa bassa mi siedo silenziosa all'ultimo banco, proprio all'angolo, di fianco ad un ragazzo indefinito che si copre il volto con le mani. Mi sembra familiare.

Indossa una semplice maglietta bianca con scollo a v e dei pantaloni color cachi... dei pantaloni che mi pare di aver già notato.

Le sue mani ora si muovono scompigliandosi i capelli, dopo di che si volta guardandomi con occhi vispi e un sorriso malizioso. Non posso crederci. Non lui. Ian, non posso sopportare un'ora di fianco a questo stronzo. Scruto l'aula a fondo, cercando anche solo una seggiola malandata che avanzi, ma niente da fare.

Sento lui che ride silenzioso. Si sarà forse accorto della mia poca simpatia nei suoi confronti? Bè, spero proprio di sì... Mi volto di scatto, quasi in preda ad un attacco d'ira, aspettandomi delle giustificazioni per i suoi risolini.

«Delusa, ah? Ti aspettavi, forse, il tuo principino?»

Non ricordavo la sua voce fosse così profonda... ma in ogni caso.. Principino? Si riferisce per caso ad Ethan? Quanta arroganza, presunzione, in un solo ragazzo. Decido, esasperata, di reggere il gioco.
«Parecchio, sì.»

Le mie parole, ovviamente, non sembrano turbarlo particolarmente, anzi... La sua risata si fa più rumorosa, tanto che inizio a temere un richiamo dal prof... incognito. Da qui mi è senza dubbio impossibile riuscire a leggere il suo nome, e di certo il mio compagno non mi aiuterebbe nemmeno se mi scovasse in difficoltà. Le mie previsioni si avverano dopo pochi istanti.

«Signor Parker e... la ragazza nuova, mi sfugge il nome...»
«Anthea, Anthea Allen. Mi scusi.», ribatto con la testa china.

Tutti si voltano nella nostra direzione e io mi sento ribollire una seconda volta, maledicendo il mio compagno e me stessa per il fracasso creato. Il prof continua.
«Volete prestare attenzione alla lezione?»

Ian risponde subito.

«Mi piacerebbe. Ma ho scordato il libro nell'armadietto, se mi da il permesso posso procurarmelo.»

Il professore, molto più giovane degli altri e a quanto pare anche parecchio più astuto, si abbassa gli occhiali da vista sul naso.

«Per chi mi hai preso? Dovrei farti uscire per poi ritrovarti a fare a botte con qualcuno? Oppure a fumare una sigaretta in cortile? No, grazie.»

La classe sghignazza sonoramente. Mi aspetto una reazione piuttosto brusca da parte di Ian, così mi volto aspettandomi il peggio ma noto che si sta mordendo il labbro a testa bassa mentre sogghigna divertito, assieme al professore.

Non ne sono certa, ma probabilmente un indomabile sorrisino sfugge al mio controllo.

«Forza Ian, segui dal libro della ragazza, da... Anthea.»

Il prof mi sorride e io ricambio, mentre un po' controvoglia avvicino il mio libro al suo banco.

Lui sostiene la sua testa con una mano, girato nella mia direzione...

   Mentre una ragazza dalle treccine scure legge un paragrafo sull'arte impressionista cerco di non perdere il segno e starle dietro, mentre mi sento infuocare la faccia. Sento i suoi occhi puntati su di me , quelli che il ragazzetto ha osato posare anche altrove. Mi sento scrutare a fondo, quasi nuda.

Un sussurro interrompe i miei pensieri. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top