Capitolo 16

Mi soffermo sul suo volto e vedo scintillare il piercing nella zona centrale sotto il labbro.
 Anche un ragazzo poco raccomandabile, molto famoso in quel di Kensinton, lo aveva proprio in quel punto. Non me ne intendo di cose del genere, ma dovrebbe chiamarsi "labret", se non erro.

 Sì, gli dona decisamente. I capelli scompigliati gli fuoriescono dal cappuccio. Mi guarda, ma non sembra sbalordito quanto me.

Cerco di imitarlo, fingendomi menefreghista, indicando il reparto vini e porgendogli il foglietto con il nome.

«Ce l'avete, questo vino?»

Sogghigna.

«Ti sei data all'alcol?»

Immaginavo. Rispondo con un sorriso più beffardo del suo. Fa cenno di seguirlo, e obbedisco. Nel frattempo si toglie una sola cuffietta dall'orecchio, sia mai, eh!

Mi indica in un lampo l'angolo in alto a destra. E mi mangio le labbra dal nervoso. Non arriverò mai così in alto. Lo osservo con un finto sguardo dolce.

«Mi faresti la cortesia?»

Non si deve nemmeno alzare in punta di piedi, che mi passa la bottiglia, facendomi sentire un nano da giardino. Ringrazio, sempre ironica. D'altronde, è così alto, e ben piazzato, direi anche.

Mi precipito alla cassa, dove fortunatamente non mi chiedono la carta d'identità. Sarebbe stato ancor più imbarazzante, dal momento che ci sarebbe stato Ian in bella vista.

Faccio per andarmene, tenendo ben salda la mia busta di plastica, ma vengo interrotta da un:

«Ti dona, la felpa.»

All'inizio credo mi voglia prendere in giro. Devo avere l'aria di un maschiaccio, tuttavia la cosa non mi dispiace. Di certo non ho intenzione di passare ai suoi occhi come una delle qualsiasi altre duecento ragazze che tentano di piacergli vestendosi da prostitute minorenni. Una in particolare, poi.

Gli faccio una smorfia, con linguaccia inclusa, e sobbalzo quando lui mi sfodera uno dei sorrisi. Caspita però.

Esco di corsa e mi specchio in una delle vetrate del supermercato.

Mmh, sembro a posto. Che ha la mia felpa? Felpa... ora capisco. 
Mi torna alla mente uno dei più unici che rari atteggiamenti gentili da parte sua: la sera della prima festa di Travis a cui ho partecipato, ha tentato di scaldarmi avvolgendomela sulle spalle. 
Al pensiero mi si scioglie il cuore, ma ricordo che era tutta un'illusione, dato il suo atteggiamento nell'ultimo periodo. 
Devo restituirgliela assolutamente. 

[...]

La mattina dopo fatico ad aprire gli occhi, ma mi costringo a trascinarmi giù dal letto e ad infilare la felpa, che la sera prima ho lavato e stirato, nello zaino assieme ai libri. 

Mi dirigo spedita verso il mio armadietto, e sul lato opposto lo scorgo dietro il suo.
Fortunatamente è da solo, sarebbe stato molto imbarazzante, se ci fosse stata anche la Cornacchia, che dall'ultima volta non mi ha più rivolto una parola, nonostante mi aspettassi una delle sue classiche sceneggiate. 
Indossa una giacca di jeans e dei pantaloni color cachi. Come sempre, è al meglio della sua forma.
Chiude l'armadietto e in un nano secondo si ritrova davanti me. Non sembra stupito, come se mi stesse aspettando. Il sol pensiero mi inquieta decisamente. 
Gli porgo la felpa ben ripiegata. 
«Avresti potuto anche ricordarmelo.»
Lui ride. Ogni volta che ride di gusto sembra formarglisi una fossetta sulla guancia destra. Mi sorprendo a fissarla.
«E perchè? Eri così carina!»

Arrossisco. Ma perchè non smette per un attimo di prendermi in giro? Che problemi ha?
«Puoi tenerla, se vuoi.»

Non sembra deciso a smettere.
Gliela lascio in grembo, faccio retrofront e faccio per andarmene, quando però lui mi si materializza davanti.
«Che c'è? Vuoi deridermi ancora un po'?»
Si fa serio. 
«Stai con lui, ora?»
Capisco a chi si sta riferendo, ma non vedo cosa dovrebbe importargli, data la sua arroganza, e decido perciò di fingere noncuranza.
«Lui chi?»sbuffo.
«Sai di chi parlo...»

Non riesco a decifrare il suo sguardo, che nel frattempo si posa ovunque, tranne che nei miei occhi. 
«No, non sto con lui.»
E' la verità, niente di serio, ci frequentiamo, sì, ma effettivamente non so da parte sua cosa ci sia. Potremmo essere benissimo amici.«Siamo amici, per ora.»
Sospira. «Stai attenta.»
Ma che diavolo gli prende? L'unica cosa che sa dirmi è "stai attenta"? Gli rispondo con un'occhiata interrogativa, ma mi accorgo che il suo sguardo punta dritto dietro di me, dove si materializza in un istante Ethan, che con gli occhi puntati in quelli di Ian con aria di sfida, mi stampa un bacio sulla guancia. 
Mi sento un peperone, ma spero che Ian non interpreti male il gesto. Insomma, gli ho appena confidato che ci vediamo solo come amici al momento, non voglio passare per una bugiarda. 
Sorrido forzatamente ad Ethan, che nel frattempo mi domanda con uno sguardo premuroso:
«Tutto okay? »
Nel frattempo lancia un cenno verso Ian, che esplode in una risata omerica. 
Ma che gli prende a questi due?
«Certo, sì...»
Non ci capisco più niente. Devo sapere il motivo di queste continue frecciatine tra i due. Deve essere successo qualcosa, e io devo saperne di più, non sto più nella pelle. 
«Volete dirmi che vi prende?»

Ian torna serio in un istante e continua ad osservare Ethan con uno sguardo impenetrabile, che mi fa raggelare il sangue. 
«Forza Ethan, perchè non racconti alla tua nuova ragazza che cosa ci prende?»
Il nomignolo che mi ha dato mi fa innervosire, dal momento che un'istante fa ho precisato di non esserlo.

Se prima ero confusa, ora la mia testa è in pappa. Cosa dovrebbe dirmi Ethan? 


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