Capitolo 15
Mi precipito in casa, con un'espressione che parla da sé. Mia mamma mi fissa estasiata mentre mi precipito su per le scale, giungendo in camera mia e sprofondandomi sul letto. Ripercorro con la mente il momento dell'abbraccio, e sento ancora i brividi.
Cerco poi di riprendermi.
Credo sia la prima volta che mi sento così... Certo, di cottarelle a Kensinton me ne sono prese parecchie, ma nulla mai di paragonabile a quello che provo con Ethan... Ricordo il mio primo fidanzatino, Chris.
Eravamo in terza elementare, noi due ci guardavamo sempre, eppure nessuno dei due era così coraggioso da rivolgere la parola all'altro. Un giorno però, durante l'ora di storia, ricordo bene quando mi ha lanciato un bigliettino, con scritta a caratteri cubitali, la fatidica domanda idiota:
«Ti va di metterti con me? Crocetta la risposta.»
Io estasiata ho risposto immediatamente si, ma le cose non sono cambiate granchè. Non ci rivolgevamo neppure la parola, insomma. Neppure con l'aiuto di Kristal, che spesso e volentieri mi spintonava verso di lui nel tentativo di farci parlare, ma nulla.
Torno a pensare ad Ethan, mentre apro l'armadio alla ricerca di un pigiamone più pesante, dato che il tempo sta ormai diventando sempre più freddo. Scruto tra i maglioni, e trovo un felpone.
Mi domando di chi possa essere, dal momento che si tratta di una felpa completamente nera e di almeno tre taglie più grande della mia.
Probabilmente verrà da Kensinton. Adoravo vestire largo, essere il più comoda possibile, ed infatti spesso e volentieri, le poche volte che accompagnavo Kristal e il fratello a fare shopping, mi ritrovavo nel reparto "uomo" con Kevin.
Non mi prolungo nel domandarmi di chi possa essere questa incognita felpa, dal momento che sto ciondolando davanti ad un armadio con indosso solamente un reggiseno e mi scopro tremare.
Me la infilo, e un buon odore mi pervade. Tuttavia non lo riconosco. Sarà forse di Kevin, non lo so.
[...]
Domenica.
Mi sveglio avvolta dal mio piumone caldo caldo. Mentre fuori è l'opposto. Siamo ormai a Novembre, quindi vi lascio dedurre il cambiamento radicale di clima.
Importante novità: Io ed Ethan ormai usciamo regolarmente, ma la storia non è cambiata. Non ci siamo ancora dati un bacio, ovviamente. Insomma, sono passate solo due settimane! Però stiamo diventando molto intimi, con lui è tutto molto divertente, mi sento a casa, protetta.
Sono anche stata invitata da lui e la sua comitiva ad una delle feste mozzafiato di Travis: Halloween!
Per l'occasione, alla quale ho partecipato ovviamente con Sheyla, ho deciso di travestirmi da vampira, sotto consiglio di quest'ultima, che invece ha optato per una classica diavoletta sexy, fin troppo sexy! Ma da lei non c'è assolutamente da aspettarselo.
Io con un vestitino attillato, ma non troppo corto, completamente nero, dei denti finti con canini pronunciati, e delle lenti a contatto bianche. Per il trucco mi sono affidata a Sheyla, che ovviamente non ha deluso affatto le mie aspettative.
Lei una mini rossa, un top, rosso e un cerchietto delizioso con le classiche corna da diavolo. Stava un incanto!
E' stata una serata fantastica, abbiamo ballato tutta notte, io con Ethan, ovviamente, che ha deciso di diventare uno zombie per una sera, ma.. udite udite? Sheyla sembra si stia avvicinando parecchio a Travis, non so se mi spiego.
Tuttavia ho deciso di non esagerare, e stavolta ho deciso di non eccedere con l'alcol. E' stato meglio così, almeno ora i miei ricordi sono nitidi e ho scampato a tutte le figuracce della volta precedente.
Vi lascio solo immaginare l'atteggiamento di Ethan. Stavolta non mi ha lasciata sola per un istante, per timore di finire come alla festa di inizio scuola. La cosa all'inizio mi ha imbarazzata, non volevo che si perdesse la festa per colpa mia, ma subito dopo mi sono resa conto del fatto che anche lui si stesse divertendo. Menomale.
Sheyla e Travis hanno passato un quarto d'ora abbondante nella stanza di lui, lasciandomi sola. Stavolta, però, la cosa non mi dispiaceva affatto. Dopo averla ritrovata, mi ha subito rivelato che tra loro è scattato un bacio e così abbiamo saltato istantaneamente dalla gioia, ballato e brindato a questo bacio. Un vero spasso.
Di Ian nessuna traccia, lo becco solamente ogni tanto per i corridoi della Jacob's, e a matematica. Niente di più. Meglio così, giusto?
Ho notato però un cambiamento sul suo viso. Sembra essersi fatto trapanare la zona sotto il labbro, dove ora si trova un scintillante piercing argentato.
Scaccio via i pensieri. La domenica il supermercato dovrebbe essere aperto almeno fino alle 11:00.
Devo muovermi, o la mamma mi rimprovererà a dovere. Faccio le corse, ed entro, ancora in tempo.
Devo comprare una bottiglia di vino per papà, che la domenica non può farne a meno. Di un nome ben preciso, che ho appositamente segnato su un fogliettino perché impronunciabile.
Mi dirigo subito nel reparto alcolici e vino, un po' imbarazzata. Non vorrei mi scambiassero per un'alcolizzata. Mi sono addirittura intascata la carta di identità, prima che mi scambino per una dodicenne, cosa che reputo anche abbastanza plausibile.
Scruto tra vini di ogni tipo, tra quelli più economici a quelli ultra costosi. Niente da fare. Sembra non esserci. Penso alle parole di mamma se dovessi tornare a casa a mani vuote. "Sei una buona a nulla!", già, quando si arrabbia diventa una belva, e, per farvi capire, ho perso il conto di quante volte mi abbia minacciata da piccola con una babbuccia in mano. Ricordo anche che in quei momenti faticavo a trattenere le risate. Insomma, la sua espressione furibonda era esilarante!
Cerco però, decisa a concludere la mia ardua impresa, di chiedere aiuto a un qualche commesso, ma sembrano essere tutti spariti. Vado nel reparto delle bibite e finalmente trovo qualcuno. Un ragazzotto che mi da le spalle, con indosso una felpona, nascosto da un cappuccio, ma con una blusa nera con il logo del supermercato. Da lui proviene una musica assordante, dovuta al fatto che indossa degli auricolari bianchi.
Sta sistemando delle lattine di soda su degli scaffali.
Mi incute un po' di timore il fatto di doverlo "distrarre" dal suo lavoro, se così si può chiamare (insomma, sta ascoltando la musica!), e all'inizio sono titubante. Mi faccio coraggio.
«Scusami?», richiamo l'attenzione.
Niente da fare. Il ragazzone è troppo immerso nel suo mondo. Alzo gli occhi al cielo e gli picchietto la schiena con l'indice.
Si volta di scatto e non credo ai miei occhi. Mi guardo in giro alla ricerca di telecamere. Scherziamo vero? Lui? Non ci posso credere. D'altronde dal suo atteggiamento c'era da aspettarselo. Chi ascolterebbe la musica a tutto volume durante le ore lavorative?
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