Capitolo 14
Siamo a fine ottobre, i rapporti con Ian non sono di certo migliorati, anzi... Abbiamo smesso di rivolgerci la parola. Ci sono volte in cui ci incrociamo nei corridoi, ma entrambi voltiamo lo sguardo dalla parte opposta. Solo una volta è capitato di conversare, se così si può definire: eravamo nel laboratorio di chimica, e sfortuna vuole che il professore abbia assegnato un progetto in coppia, e indovinate un po'? Io e Ian insieme. Non credo sia difficile immaginare come siano andate le cose. Io impegnatissima nel cercare di ottenere un lavoro decente, e lui che ignora me e il mio impegno, giocando a stupidi giochi al telefonino. La cosa bella è che al test finale quello che ha preso un voto maggiore è stato lui. Esilarante, vero?
Le voci si sono placate nel giro di una settimana, e ora mi sto impegnando più che mai nello studio, senza tante distrazioni. Ho intenzione di passare l'anno al meglio.
I rapporti con Ethan, invece, sono migliorati... eccome.
Due giorni fa mi ha proposto di uscire un pomeriggio, offrendosi di darmi una mano a svolgere degli esercizi di matematica che proprio mi risultavano incomprensibili. Dovremmo fermarci dopo scuola alla biblioteca dell'istituto, nonostante la stessa non mi riporti alla mente dei bei ricordi. Anche Sheyla è stata invitata, visto che si trova sulla mia stessa barca.
E allora eccomi qui, ferma ad aspettarli fuori dalla porticina in legno della biblioteca. Vedo una sagoma avvicinarsi in maniera spedita a me. Due occhioni dolcissimi e una bocca sorridente. Non riesco a far altro che ricambiare il sorriso. E' così dolce!
Mi porge un sacchettino bianco, corrugo la fronte e la apro. Tre croissant ripieni, delizioso, uno per me, uno per lui, e uno per Sheyla. Lo guardo fare spallucce.
«Non si può studiare a quest'ora senza uno spuntino, giusto? »
«Giusto!» esclamo. Ed entriamo.
Evidentemente non siamo gli unici ad avere avuto la stessa idea, perché molti altri ragazzi si ritrovano silenziosi e chini sui libri, intenti a studiare. La cosa mi consola, e cerchiamo un posto il più appartato possibile. Per evitare di disturbare ovviamente, non siate maliziosi...
«Bene, aspettiamo Sheyla ora.»
Passiamo dieci minuti a chiacchierare, o meglio, a sussurrare mentre aspettiamo il suo arrivo. Eppure non sembra arrivare... Capisco subito. Quella stupida! Non si sarà presentata apposta per lasciarci soli. Alzo gli occhi al cielo, e al terzo messaggio inviatole per riprenderla, sussurro:
«Ha avuto un contrattempo. Credo che per oggi saremo solo noi, se vuoi possiamo rimandare..»
I suoi occhi si illuminano, e la cosa mi mette leggermente in imbarazzo.
«Ma no!» urla quasi. Riprende a sussurrare, mentre si passa la mano sulla nuca.
«Insomma... ormai siamo qui, tira fuori i libri»
Obbedisco con un cenno alla "Sì signore!" e tiro fuori un librone di oltre 600 pagine, e con una smorfia, lo apro alla pagina dell'esercizio incompreso.
Lui me lo strappa di mano, lo esamina per un minuto e inizia a darmi determinate indicazioni, spiegandomi come risolverlo, e il perché di tutti i passaggi. Avrò un test settimana prossima, e lui è così gentile ad aiutarmi.
Dopo un'ora di tentativi, di «non ho capito bene qui», di lamenti e di «ma chi me lo fa fare?» capisco che effettivamente lui è molto bravo a spiegare, perché mi rendo conto del fatto che gli esercizi mi appaiono parecchio più semplici.
Chiudiamo allora tutto, e dopo averlo sistemato nel famoso zainetto in pelle, ci sediamo su una delle panchine del parco fuori dalla Jacob's.
Mi dondolo con le gambe mentre lui mi porge una delle brioche, che addento e mugulo quando scopro che all'interno vi è del cioccolato.
Lui ridacchia, e fa lo stesso.
Decidiamo infine, tra una chiacchierata e l'altra, di dividerci il terzo croissant, stavolta alla crema, ma altrettanto buono.
Poco dopo lui si volta verso di me e ride. Ma ride parecchio, e difatti cerco di capire cosa provochi in lui tutto questo spasso. Lo guardo con aria interrogativa e lui, continuando a sghignazzare, mi indica le labbra, e capisco immediatamente, sogghignando anch'io.
Mi guardo attorno con un'ironica aria di disperazione, e lui tira fuori dalla tasca un fazzolettino, per poi passarmelo sulle labbra. Mi accorgo, tuttavia, che durante questa "operazione" lui tiene lo sguardo fisso sui miei occhi, che continua anche al termine, e mi scopro ricambiarlo.
Rimaniamo una decina di secondi a guardarci, con qualche pausa dovuta a dei sorrisi o risatine. Poi io decido di staccare lo sguardo, perché l'imbarazzo ha la meglio, e mi sfrego, cercando di distrarlo, le mani nel cappottino.
Lui però sembra non arrendersi, perché mi prende le mani e me le porta sotto il suo cappotto, avvicinandomi. Dopo di che mi "rinchiude" completamente nello stesso.
E' il primo contatto fisico con lui, ad eccezione della serata della festa di Travis e dello sfregamento di disinfettante dopo quel dannato episodio.
Decido di non andare oltre ai miei pensieri, e mi accorgo di essere tesissima, al che cerco di lasciami andare, e inalo tutto il suo profumo. Il suo maglioncino è così caldo e soffice.
Ormai lo sto abbracciando, e sento lui che mi schiocca un bacio sulla testa... chiudo gli occhi e per poco non mi addormento.
Un suo movimento leggermente più brusco, probabilmente dovuto al freddo provocato da una raffica di vento, mi porta alla realtà, e mi scosto così tornando istantaneamente alla posizione iniziale. Per oggi basta, direi. Quanto imbarazzo. Il cuore a mille.
Lui si accorge, probabilmente, perché si alza e stiracchiandosi si rivolge a me. « Andiamo, ti accompagno.»Ci incamminiamo e fuori casa mia mi volto, ringraziandolo per l'ennesima volta. Lui sorride smagliante, come al solito, e torna da dove è venuto. Quel ragazzo mi suscita un senso di protezione impressionante, e credo sia proprio questo che più mi piace di lui.
Ho detto piace?
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