Capitolo 8

Emy

Ben è andato via, ormai. Abbiamo deciso di vederci in casa mia, lui è già lì ad aspettarmi. Il cielo ora si sta schiarendo, la polizia mi ha riempita di domande, ma non sono tra i sospettati per l'omicidio di Susan. All'ora del decesso io mi trovavo ancora alla festa, molti invitati possono confermarlo. Almeno non ho il problema di essere tenuta in osservazione dalla polizia. Ma ora ho passato una notte insonne, sono stanca, mio fratello è stato rapito e io sono sempre più convinta del fatto di essermi ficcata senza volerlo in una brutta faccenda. In una bruttissima faccenda.

Il sole sorge e si infila furtivo anche nei piccoli spazi che separano un palazzo dall'altro, nel mio quartiere. Ogni passo che faccio più mi sento più insicura.

Non voglio far parte di tutta questa faccenda. Non voglio che nessuna strana malattia genetica mi costringa ad essere una persona malvagia, non voglio entrare in una casa di matti.

Entro nel portone di casa mia e me lo alle spalle con un sospiro. So che questo è solo l'inizio e che da ora in poi avverranno solamente casini. So troppe cose per mantenere la calma, direi.

Eppure respiro con tranquillità. Inspiro l'aria, espiro l'aria. Come se fosse tutto calmo e normale. Ma così non è.

Non mi viene più da piangere per mio fratello, il dolore che provo è senza lacrime. È qualcosa che si mescola al mio normale essere, che lo infetta di nascosto e senza fare alcun rumore. È il vuoto che ho nel petto, è un orrore intrinseco e muto, invisibile ma presente.

Alla fine entro nel mio appartamento, vedendo Ben sdraiato sul piccolo divano. Non so davvero che cosa pensare nei suoi confronti. Ma resta il fatto che è sparito dalla mia vita senza dire assolutamente nulla. E questo, senza dubbio alcuno, mi rende parecchio irritata nei suoi confronti. Forse irritata è dir poco. Poteva almeno avvisarmi prima di rovinarmi la vita. E invece no.

- Allora - dice lui, notandomi e mettendosi seduto - Devo spiegarti come funzionano le cose laggiù.

- Come vuoi - dico, mentre la mia testa si offusca di dubbi.

Davvero questa è l'unica cosa che posso fare per restare in vita? L'unica in assoluto? E davvero riuscirò a trovare mio fratello, grazie ai pazzi con cui vivrò?

- Siamo come una sorta di piramide. Sulla vetta si trova l'operatore, che ci controlla tutti. Sa ciò che facciamo, sa se trasgrediamo le regole. Non possiamo combatterlo e dobbiamo fare per lui tutto ciò che vuole. Trasgredire significa essere puniti, e le sue punizioni non sono belle.

Annuisco, continuando ad ascoltarlo.

- Gli altri, i suoi sottoposti, tra cui me, sono quarantatré, e sono divisi per gradi. I più fedeli a Slenderman stanno in alto e sono solamente tre. Ticci Toby, The Nurse Ann e Rouge. Servono Slender e sanno di volerlo fare, lo idolatrano, in sintesi. Cerca di non avere problemi con loro e alla fine ti lasceranno in pace. Subito al di sotto ci sono creature sovrannaturali come me, e più in basso umani con abilità fisiche particolari. In sintesi, questi tre gradi sono i più forti, e si occupano di svolgere i compiti più importanti. Al di sotto si trovano creature sovrannaturali con poteri minori e non dannosi per l'uomo e assassini non particolarmente forti o abili, che vengono usati per compiti minori. I primi tre gradi sono segnati dal capo con il simbolo che ti ho mostrato, gli altri con un cerchio con due X ai lati. Finora hai capito?

- Sì, mi pare di sì... - dico, immagazzinando informazioni. Ogni secondo che passa sento sempre di più che non voglio andare là. Ma io voglio vivere e trovare mio fratello, perciò non posso fare altro.

- Prima di diventare ufficialmente una Proxy sarai addestrata per sette mesi. Vivrai alla Casa e sarai considerata sotto addestramento. Alla fine Slender deciderà che ruolo darti. Ora però dobbiamo preparare le tue cose.

- Le mie cose? - chiedo.

- Certo. Sai, dovrai pur portarti qualcosa dietro. Ah, ti daranno una stanza, chiudila sempre bene a chiave. Non si sa mai chi potrebbe entrare e rubare.

- Va bene... - sapevo già prima che la mia scelta non era sicura, ma mano a mano che scopro i dettagli la odio di più. È brutto non avere altre possibilità.

Entriamo nella mia stanza e prendo uno zaino, sempre e rigorosamente blu, proveniente dai tempi in cui andavo a scuola. Ci infilo dentro il mio berretto con la Triforza, la mia felpa blu preferita e dei jeans neri strappati sul ginocchio.

- Ti serve un'arma - commenta lui - Senza non credo potrai fare molto. Potresti prendere la mazza con cui mi hai minacciata l'altra volta.

La prendo, appoggiata ad un muro, e mi guardo attorno. Metto nello zaino anche The Legend of Zelda Breath of The Wild.

Ben alza un sopracciglio nella mia direzione.

- Oh non fare così! Devo ancora finire di trovare i Korogu - gli dico, sapendo quanto in una situazione del genere una frase come questa possa suonare stupida.

Lui resta zitto per ancora qualche secondo.

- Senti... - dice, esitando un poco - Ma... poi ci giochiamo, vero?

Gli rivolgo uno sguardo confuso e lui solleva leggermente i lati della bocca, in un sorriso simile a quello che faceva da ragazzino.

Per un attimo sembra tornato come da piccolo, nonostante il viso più adulto e i numerosi piercing. Il sorriso è lo stesso, timido, che mi rivolgeva un tempo.

- Comunque - dice lui, riprendendo il proprio tono più serio - Non ti serve altro?

- No, non mi pare... - mi guardo attorno. Non ho molte cose a cui sono legata, l'anello che portò sempre è al mio dito e gli abiti che portò sempre sono nello zaino. Non ho bisogno di altro. Metto lo zaino in spalla e tengo la mazza da softball in una mano.

- Allora - dice lui, andando in salotto seguito da me - Attraverseremo la città con i cavi elettrici e arriveremo in una zona vicina alla foresta. Da quel momento in poi ci attenderà una bella camminata.

- Posso ricordarti che non sono un Virus elettrico come te?

- Ehi, ti ho fatta entrare in Majora's Mask - dice lui, incrociando le braccia dietro la testa - Posso trasportare cose e persone. Basta che prendi la mia mano.

Me la porge, ed io resto ferma, immobile.

- Posso farti una domanda prima che tutto questo abbia ufficialmente inizio?

- Che cosa?

- Perché quando te ne sei andato non hai detto nulla?

Lui abbassa lo sguardo, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Si è cambiato, ora non sembra più un macabro Cosplay di Link.

- Stavo avendo delle crisi più brutte del solito. E una notte stavo avendo paura di farti del male. Sono dovuto fuggire per non farti male. Non funzionava neanche la canzone della guarigione. Ho deciso di non tornare per non farti male. Solo in seguito ho scoperto che era il Virus ad aver raggiunto il suo apice. Slender mi ha preso con sé e mi è stato insegnato come controllarmi. Ma non volevo tornare da te e farti vedere come ero diventato. Mi dispiace...

Mi mordo il labbro. Sembra che si senta davvero in colpa.

- Allora, andiamo? - gli sorrido e gli prendo la mano che prima mi stava porgendo.

Non posso dimenticare ciò che ha fatto e ciò che ho provato a causa sua. Ma forse posso provare a capirlo.

Stringo le dita sulla sua pelle e lo sento tirare leggermente verso la televisione. Poggia una mano sullo schermo e questo sembra muoversi come l'acqua di uno stagno sotto il suo tocco. Fa un passo e scompare oltre lo schermo ed io, stretta alla sua mano, vado con lui.

Attorno a noi ogni cosa è nera, e codici verdi e brillanti sembrano scorrerci di davanti senza sosta, a velocità assurda. O forse siamo noi che li oltrepassiamo? Infine usciamo dallo schermo di un computer, sputati fuori da esso all'improvviso. È una stanza piccola.

Fuori dalla finestra, vedo solo rami sottili della foresta.




Ma ehi, sciao beli! Visto che non sonow molti i commenti e buona parte sono " Ehi continua!" o cose del genere, mi piacerebbe sapere un po' che cosa pensate di questa storia. Opinioni e critiche sono ben accette. Su commentate, ho bisogno di sapere cosa pensate!

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