Capitolo 4
Emy
Ben se n'è andato circa un'ora fa, ed io sono uscita dalla mia stanza. Ho indossato una felpa blu e dei pantaloni neri e sono uscita di casa.
Non ce l'ho fatta a restare lì dentro, neanche so il perché. Devo pensare, la mia mente è una semplice nebbia confusa di pensieri sconclusionati.
Ben ha in sé qualcosa di stranamente familiare, ma non so davvero spiegarmi il perché. Sospiro, mi pare somigli al protagonista del mio videogioco preferito, The Legend of Zelda, ma c'è qualcosa oltre alla sua assurda somiglianza con Link.
Prendo il telefono, osservando le foto che rimandano al mio passato avvolto nella nebbia. Alzo lo sguardo al cielo scuro, poche stelle brillano nella città, la loro vista è coperta dalla luce dei lampioni e delle case.
Mi metto a camminare, rimettendo il cellulare nella mia tasca e viaggiando senza meta. Non posso rischiarare la mia mente o smettere di essere così confusa, perché tutto questo non ha una risposta logica. Quel ragazzo e l'altro, quello che voleva uccidermi, che cos'erano? E perché uno di loro voleva proteggermi?
Ho la vaga sensazione che la faccenda non si sua già conclusa, proprio no. Non è finita, qualsiasi cosa sia.
Ma tormentarmi e continuare a fare domande non serve. Mi fermo in un piccolo bar, ancora aperto nonostante l'ora tarda. Entro, sedendomi al bancone ed ordinando un caffè. È un locale vuoto e spoglio, non c'è nessuno oltre a me e al barista, assolutamente nessuno. Una radio mal funzionante trasmette una vecchia canzone dei Beatles, mentre io, sospirando, mi guardo attorno. Dei quadri squallidi solo appesi alle pareti mentre il barista, un uomo dai capelli grigi e con forse troppa pancia, lucida tazze e bicchieri davanti a me.
Tiro ancora fuori il mio telefono, tornando a guardare le foto mentre sorseggio il caffè. Il mio occhio si ferma sul ragazzino biondo dai grandi occhi verdi. Deve avere tredici anni circa, Ben gli somiglia un poco, anche se è decisamente più grande. Ha l'aspetto di un ragazzo della mia età, circa sui diciott'anni. L'età combacerebbe, ma tutto questo mi rende solo più confusa. Ben non è umano, che cos'è il ragazzo nella foto? Si somigliano, ma non è certo che siano la stessa persona. E poi perché un ragazzo con cui ho una foto sarebbe dovuto diventare qualcosa del genere?
Ma ho pur sempre appena scoperto che una sorta di demone uscito dal mio computer vuole proteggermi da un suo conoscente, quindi credo di potermi aspettare all'incirca qualsiasi cosa.
- Una volta l'ho visto quel ragazzino - dice una voce davanti a me. Alzo lo sguardo, bloccando istintivamente il cellulare, abbastanza infastidita dall'invadenza dell'uomo che mi sta davanti che si è messo a guardare insieme a me le foto come se fosse uno stalker.
Sono tentata di dirgli di farsi i fatti suoi, ma mi limito a posare i soldi per la mia bevanda sul bancone e ad alzarmi.
" Una volta l'ho visto quel ragazzino"
Resto ferma, stringendo leggermente i pugni e restando voltata di schiena rispetto all'altro - Lei mi può dire dove l'ha visto?
- Veniva qui abbastanza spesso. Entrava, prendeva una cioccolata calda e se ne andava. Non diceva praticamente una parola. Perché ti interessa?
- Io credo che lui sia stato un mio vecchio amico. Ma non ne sono sicura - rispondo, sorridendo mestamente al pensiero.
È così strano parlare di queste cose, quando conosco nuove persone e devo spiegargli che di fatto non so assolutamente come ho passato tre anni della mia vita.
E un poco me ne vergogno, mi fa sentire strana agli occhi degli altri. Dopo la mia amnesia tante persone che forse un tempo erano mie amiche mi avevano fatto sapere, con messaggi, lettere o raramente dicendomelo in faccia, più o meno sempre la stessa cosa. Ogni volta il succo del discorso era sempre lo stesso.
" Mi dispiace per quello che è successo, Emy. Ma il fatto che tu nemmeno ti ricordi più di me è destabilizzante, non credo riuscirò a ricostruire da zero la nostra amicizia, perciò addio"
Insomma, ho ricevuto parecchio sostegno. Posso solo dire di esserci rimasta male, ma quelle persone non mi mancano, del resto non ho ricordi di loro, ma evidentemente non contavo più di tanto ai loro occhi se hanno deciso di abbandonarmi.
- Sembra una storia interessante - dice l'uomo - Qui si sta molto da soli, ti andrebbe di raccontarmela?
Lo guardo. I suoi occhi sono neri, scuri. E intendo, totalmente neri. In ogni loro singola parte. Per un secondo soltanto, mi pare di veder guizzare fuori dalle sue labbra una lingua biforcuta simile a quella di un serpente. Sbatto le palpebre in confusione, trovandomi di nuovo davanti ad un vecchio assolutamente normale.
Non capisco se sia tutto uno scherzo della mia mente o meno. In questo momento non riesco a capire cosa sia reale o cosa no. La realtà che mi sta attorno sta cambiando, ed ogni cosa che per me è scontata può essere messa in dubbio. Non so esattamente cosa ora possa entrare nei criteri del normale o del possibile.
Scuoto la testa, fin troppo confusa - Sono cose personali, non vado a raccontare alla prima persona che passa.
Torno a casa mia. Salgo le scale del palazzo, evitando di guardare in basso per colpa del mio vero e proprio terrore per l'altezza, entrando nel mio appartamento al quarto piano. Di solito mi fa bene camminare e respirare l'aria fresca della notte, ma oggi un orribile senso d'ansia non fa che seguirmi.
Provo ad usare il cellulare per vedere l'ora, ma sullo schermo vedo solo una serie di scritte completamente criptate, non si capisce minimamente di che cosa si tratti. Sospiro, Ben deve aver fatto un casino con il mio telefono o con qualsiasi apparecchio elettronico in questa casa, visto che accade lo stesso con la televisione ed il computer.
Rimetto la vecchia felpa e i pantaloni della tuta che mi facevano da pigiama, mettendomi sotto le coperte. Voglio dormire, voglio solo dormire.
Invece guardò il soffitto con il cuore che ancora batte a mille, mentre dalle persiane inizia piano piano, con lentezza snervante, a filtrare la luce del mattino.
Vi ricordo che, se avete disegni o fan art riguardanti questa storia, potete benissimo pubblicarlo e taggarmi su un libro. Pubblicherò il disegno qui e vi darò i dovuti crediti.
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