Capitolo 21
Emy
Il mio principale problema è sempre stato l'essere diretta, o l'essere me stessa. Probabilmente entrambi.
Tanta gente mi trova sfrontata, stravagante, o aggressiva. Non lo nego, è ciò che sono, ed essere me stessa mi piace.
Per tutta l'infanzia mi sono sentita dire che nessun ragazzo avrebbe mai guardato una donna con i capelli corti, vestita con abiti larghi. Mi dicevano che sembravo un uomo e che una donna non doveva essere come ero io.
Avevo frequentato ragazze che mi avevano chiesto se fossi lesbica, o se fossi stata stuprata, perché una ragazza qualsiasi non può volersi vestire a questo modo.
O non può giocare ai videogiochi, leggere fumetti, avere tanti amici maschi.
Cavolo, ho sempre odiato quelle persone che mi giudicavano perché facevo "cose da ragazzo".
O perché dicevo apertamente la mia opinione. Mi dicevano di smetterla di atteggiarmi. Io dicevo solo quello che pensavo.
E neanche so perché in questo momento io stia pensando ciò.
Forse la mia testa è semplicemente così tanto confusa che ho bisogno di pensare ad altro. A cose più normali, più semplici. Al tipo di problema che posso avere io come può averlo un'altra ragazza dall'altra parte del mondo.
Forse è meglio che pensare a quello che sto facendo ora. Devo mantenere la mente distratta, e non pensare all'odore disgustoso di questa stanza, ma anche al suo sottofondo inquietantemente piacevole.
Non voglio pensare a quello che Laughing Jack mi ha fatto fare.
Ogni volta che ci ripenso la bile risale su per la mia gola. Ma almeno ora il corpo che ho dovuto fare a pezzi è ben sistemato in una sacca nera, di lucida plastica.
Non voglio pensarci minimamente, è stato disgustoso, assolutamente disgustoso.
Talmente disgustoso che alla mia vista pareva quasi meraviglioso. Dannato Virus.
Sto iniziando a farmi schifo da sola a causa di tutto questo. A causa del malsano piacere che provo a vedere la morte. Non voglio provarlo, la sofferenza è una cosa orribile, ed io sono sempre stata la prima a voler combattere ingiustizie di questo genere. Anche solo il fatto di ripulire quella che di fatto è una scena del crimine mi fa sentire complice e colpevole.
Laughing Jack è nella stanza con me, e tamburella con fare annoiato le unghie nere sul proprio mento. Non mi piace la sua presenza, affatto. Ma l'interezza di questa situazione, alla fin fine, mi è parecchio scomoda.
- Finito. E se non sei soddisfatto fanculo, ho lavorato per tre ore come minimo - dico dopo un tempo interminabile passato a pulire. Non posso dire che la stanza sua linda e pulita, ma almeno non è interamente coperta di sangue, il che è già qualcosa, alla fine.
Il clown si guarda attorno, incrociando le braccia snodabili - Suppongo vada bene.
Sospiro di sollievo, non voglio stare qui un secondo di più. Questo posto e la puzza che aleggia ancora qui mi disgustano. In più voglio andare a vedere come sta ClockWork.
- Mi hanno detto che l'orologiaia è stata male - dice il pagliaccio, allargando sulle proprie guance un sorriso - In questi giorni ne succedono davvero di tutti i colori.
Lo sento ridacchiare tra sé e sé, e non capisco cos'abbia sempre da sghignazzare. Forse però c'è un motivo se lo chiamano Laughing Jack.
- Così pare, ma dato che non ho voglia di intrattenere una conversazione con te posso dirti ciao ciao!
E detto ciò, mi lascio il pagliaccio alle spalle. Il corridoio è vuoto, anche se, come al solito, rumori sinistri paiono provenire dalle varie camere. Ci sono solo quelli che mi è stato detto essere Bloody Painter e Judge Angel, che stanno discutendo riguardo a non so esattamente cosa. Ma, ad essere sinceri, non mi interessa. Voglio andare a vedere come sta Clockwork, adesso.
Mi dirigo verso la sua stanza, ma quando sto per entrare mi sembra di riconoscere la voce dell'elfo biondo.
- Toby, credo di doverti fare una domanda. Non c'entra con Clock, è...
- Perché parli di altre cose qui, con Clockwork addormentata? Non dovevamo occuparci di lei?
- Toby, lo so che sei preoccupato per Natalie e che tieni a lei, ma davvero, ora possiamo solo starle vicino ad aspettare che si svegli - sento rispondere la voce di Ben - Non c'è nulla di male nel parlare, e io ho davvero bisogno di confidarmi con te, sei il mio migliore amico. Mi serve un consiglio.
- Fammi indovinare. Emy?
- Che? Cosa te lo fa pensare? - risponde il biondo, al che mi appoggio alla porta, cercando di sentire il meglio possibile.
Ora che hanno fatto il mio nome devo assolutamente sentire.
- Beh, ha a che fare con lei?
Dopo un breve silenzio, Ben risponde con un quasi impercettibile "Sì".
Mi schiaccio ancora di più contro la porta, decisamente curiosa.
- E quindi? Se proprio devi parlarne almeno dimmi qualcosa - risponde Toby, ha il suo solito tono gentile, ma vi colgo una punta di irritazione.
- Ho fatto una cazzata. Intendo, abbiamo fatto delle cazzate entrambi, lei ha fatto un accordo con il clown, io mi sono arrabbiato, le ho urlato contro e le ho dato uno schiaffo. Ho fatto una cosa tanto brutta, vero?
- Mia madre, quando ero piccolo - rispose Toby - mi diceva sempre che avrei avuto una donna meravigliosa, è che lei sarebbe stata fortunata, perché io ero gentile. E la gentilezza fa tutto, mentre trattare qualcuno a cui in teoria vuoi bene è solo distruttivo.
- Beh - risponde l'altro - È passato tanto tempo da quando io ho smesso di essere gentile. Ma non mi sarei dovuto comportare così. E non mi darà un'altra possibilità.
- Tu le vuoi tanto bene, vero Ben?
- Cazzo Toby, è stata la mia prima amica, la mia ragazza, e abbiamo vissuto insieme per tre anni. È praticamente una famiglia.
- Tipo una sorella?
- No, no. Non è una sorella. È... è che lei per me ha fatto tanto, tantissimo. È una bella persona, e ha ragione ad odiarmi. Le ho causato solo problemi.
Stanno zitti per un po', finché Toby non parla - Puoi sempre redimerti. Non pretendere che lei ti voglia bene, non farlo mai, perché non ne hai il diritto. Ma cerca di stare con lei e aiutarla. Mostrale che le vuoi bene, fa per lei quello che merita. Ma lei non dovrà ringraziare per forza, il resto starà a lei, e se ancora non vorrà perdonarti, non sarà certamente nel torto.
A Ben dispiace. Ma non cancella quello che mi ha fatto. So che non mi odia e vuole che io stia bene. Ma non posso dargli nuove possibilità ogni volta che mi malmena o mi fa del male.
- Si può sapere cosa stai facendo?
Una voce femminile mette a termine la mia attività di spionaggio, e quando mi volto mi trovò davanti la maschera di Jane. La sua mano, coperta da un guanto bianco, tiene stretta quella pallida di Mary.
- Ehm... osservavo con attenzione la porta.
Mi viene da pensare al volto di Jane con le sopracciglia aggrottate nella sua tipica espressione contrariata. So che probabilmente la sua faccia ora è del tutto trasfigurata, ma nella mia testa ho ancora l'immagine della bella ragazza di un tempo.
- Va bene, io non immischio, ma dobbiamo andare a trovare Clock, ora - dice lei, scostandomi di lato ed entrando nella stanza.
Subito le seguo, per quanto non so quanto possa essere utile la mia presenza ad una ragazza addormentata.
Il mio sguardo si incrocia con quello di Ben. Ha un'aria colpevole e dispiaciuta, e dopo aver osservato i miei occhi per pochi secondi si mette a guardare per terra.
Prima di tutto che si scusi con me, non sarò certo io ad avvicinarmi a lui.
Ehi belli! Questo è un po' un capitolo di passaggio, quindi scusati se non succede nulla di che, vi assicuro che il prossimo sarà più interessante u.u
Vi prego, lasciate un commentino, mi importa molto della vostra opinione!
*prega in ginocchio*
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top