Capitolo 15
Emy
La città è coperta dalla neve, l'aria è fredda e mi gela la gola ad ogni respiro. Davanti a me c'è una piscina. L'acqua gelida è leggermente increspata, sento il vento scompigliare i miei capelli coperti dalla brina. Fa freddo.
Ma certo non è questa la cosa peggiore.
C'è un corpo morto nell'acqua. Galleggia senza peso, rivolgendomi la nuca bionda. Sento le lacrime colare sul mio viso, una morsa stringermi la gola.
Il morto alza la testa, ma le sue orbite sono vuote. Mi sorride - Ciao Emy. Sono annegato.
Indietreggio, ma non mi allontano. La distanza tra di noi non cambia, e lui nuota verso di me. Il suo sorriso ogni secondo è più grande.
Sento la sua mano afferrarmi una gamba. Voglio scrollarlo, voglio togliermelo di dosso. Non lo faccio. Non ci riesco. Io sono una bambola, non mi muovo, non posso.
- Ho incontrato il mio terribile destino - mi dice lui, sento artigli gelignite affondare nella mia carina - È colpa tua, tu dicevi che mi avresti salvata.
Voglio voltare la testa, non voglio guardarlo. Non voglio vedere i buchi al posto dei suoi occhi. Buchi che sanguinano, e il rosso si fonde con la purezza dell'acqua che l'ha ucciso.
- No, io...
- Lo avevi promesso. Non hai fatto niente. Dovevi salvarmi, avevi detto che avresti denunciato mio padre. Perché non l'hai fatto? È colpa tua sé sono qui, sei stata tu a uccidermi...
- No! - esclamo, sentendo la mia voce tremare - Tuo padre! Lui ti ha ucciso!
- Tu non l'hai fermato. Tu hai lasciato che mi uccidesse. È colpa tua, tutta tua.
Sento altre lacrime scendere, percorrerai le guance in linee lucide - Io non volevo...
- Oh no. Non piangere. Devi solo discolparti. Non ti resta che annegare anche tu.
Uno strattone, e vado in acqua. Il gelo si insinua nei miei abiti, brividi iniziano a percorrere il mio corpo. Tutto si fa buio, mentre cerco di andare verso l'alto. Dov'è l'alto? L'acqua si appropria del mio respiro, i miei polmoni si svuotano. Grido, ma nell'acqua tutto è zitto.
E apro gli occhi. Sto tremando. Sospiro, e mi sorprendo del fatto di essere sollevata dal trovarmi all'interno di una casa abitata principalmente da sadici psicopatici.
Respiro a lungo, e quando smetto di tremare decido di alzarmi.
È da tempo che ho smesso di fare incubi e questo ritorno alle origini decisamente non mi piace.
La situazione in cui mi trovo ora mi mette un tantino a disagio.
Non so, probabilmente perché Ben ha insistito per dormire con me per controllarmi e ora di fatto sono stretta ad un demone che sanguina dagli occhi, identico a quel gran figo di Link e che, tra parentesi, un tempo era il mio migliore amico e il mio ragazzo.
Insomma, quel genere di cose che alla fin fine ti capitano all'incirca tutti i giorni, già.
In più tutto questo mi sembra tirato fuori da un romanzo di bassa lega. Odio somigliare a un romanzo di bassa lega.
Ma, alla fine, è piacevole sentirsi abbracciare a questo modo. Ben non mi stringe troppo, ma mi avvolge delicatamente. Quasi quasi vorrei restare ancora qui. Ma non posso.
Mi passo una mano sugli occhi, assonnata, e osservo la luce del mattino entrare dalla mia finestra. Con un lungo respiro mi scrollo di dosso il braccio di Ben, andando a vestirmi con la solita felpa blu, dopo aver tolto la maglia nera e i pantaloni larghi usati come pigiama che Ben mi ha procurato. Indosso il mio caro berretto con la Triforza e tiro una scarpa a Benjamin.
I suoi occhi si aprono rapidamente, mentre le sue orecchie si rizzano all'improvviso.
- Ma che-
- Oggi potrò iniziare gli allenamenti? - chiedo, incrociando le braccia al petto - Non ho intenzione di perdere tempo.
Lui, mettendosi seduto e passandosi una mano sul viso, pensa qualche secondo - Se riesci ad alzarti e a muoverti senza problemi suppongo di sì. Ma potresti avere altre crisi, sai?
- Non mi importa. Devo allenarmi, conoscere gli altri, e capire di più su tutta questa faccenda.
- A proposito di questo - dice lui - Un ragazzo, Masky, mi ha dato questi. Potrebbe essere collegato alla faccenda di Nate.
Tira fuori da una tasca dei pantaloni tre fogli piegati in quattro insieme, porgendomeli.
Scarto il primo con espressione confusa, vedendo solo una serie di caratteri incomprensibili. Per quello che mi riguarda, quello potrebbe essere arabo.
Leggo rapidamente un foglio scritto con caratteri disordinati, sbattendo le palpebre un paio di volte - Quindi credi che Slenderman si stia preparando ad una sorta di minaccia?
- Possibile - dice Ben, alzando le spalle - Ma non ho idea di quello che potrebbe essere.
Il terzo foglio, però, mi lascia ancor più dubbiosa. Vi sono scritte poche parole, ma abbastanza disturbanti.
" Ho visto qualcuno, oggi, nel bosco. Indossava una mantella nera, e mi pare avesse il viso coperto da una maschera rossa. Non aveva tratti facciali o simili, era solo una maschera rossa. Non so chi fosse, so solo che mi ha visto ed è fuggito via. Stanno accadendo cose strane, cose che non mi piacciono"
- Ma che diamine sarebbe? - chiedo - Una sorta di gruppo rivale a Slender?
Ben alza le spalle, non sapendo cosa dire - È strano. Mr Creepypasta è scomparso da tempo, e per di più non ha mai creato problemi a noi della Casa. Ci ha creati e poi se n'è stato per i fatti suoi.
- E non c'era un altro tizio - chiedo, grattandomi la nuca - Com'è che si chiamava? Qualcosa tipo Zeb, Zato...
- Zalgo?
- Lui! - dico, schioccando le dita in sua direzione - Non potrebbe essere lui a minacciare Slender?
- Vedi - dice lui - È una questione complicata. Ma di fatto Zalgo può avere solo effetti minimi sulla terra. Attraverso i suoi poteri uccide le persone, a cui vengono occhi neri, ed è esiliato nella sua dimensione, da cui non può uscire. Non ha senso che lui provi ad osservarci e farci del male, perché non può. L'unica cosa che fa è usare i suoi poteri per distruggere gli umani dall'interno. Solo se potesse uscire sarebbe pericoloso... ma non può.
- Ne sei sicuro? - chiedo, alzando un sopracciglio.
- Direi di sì - risponde lui - Ora andiamo. Dobbiamo scoprire chi sarà il tuo allenatore in questi nove mesi.
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