5

Luca

Serena entra in cucina, raggiungendo me ed il resto della sua famiglia con un'aria a dir poco festante: come sempre, mi sento sopraffatto dalla sua bellezza ed ormai, sono consapevole che ciò sia dovuto all'affetto smisurato che nutro nei suoi confronti e dal fatto che non possa, in alcun modo, manifestarle questo mio volerle bene senza ricevere in cambio qualche sua pugnalata.

Soffocare i sentimenti così come io ho imparato a fare nel corso degli anni, dovrebbe essere illegale per legge: perché non si affievoliscono e non sparisce l'affetto nei confronti di una persona, quando la ami davvero.

Al massimo si tramutano come in spine conficcate nel cuore, ma di certo non smettono di essere meno potenti ed importanti.

-È tornato Marco!- esclama più festante di prima, ed in mezzo al caos dei giochi di Stefania e Roberto, del rovente ribrezzo di Valter che mi striscia costantemente sulla pelle, sento un tuffo al cuore di pura gioia, una sensazione incredibilmente dolce, come non ne provavo più da mesi.

Mio fratello è tornato! Quindi sta bene, e questo è l'unico modo che mi è concesso per avere notizie sul suo conto: rubando delle novità su di lui tramite le parole di mia sorella.

Non ho più rapporti con Marco da circa dieci anni, da quando ho fatto il mio coming out: mio fratello si è arruolato nell'esercito poco più che maggiorenne e, quando è saltato fuori il fatto che sono gay, ha incominciato a temere che questo potesse in qualche modo sminuire la sua virilità, impedendogli di fare carriera e, quindi, mi ha semplicemente tagliato fuori dalla sua vita, come se non fossi mai esistito.

Ovviamente, niente di tutto questo è venuto fuori in maniera diretta, non abbiamo mai più avuto nessun tipo di conversazione dopo il mio coming out: a riferirgli quanto stava succedendo nella mia vita furono i miei genitori, e sempre loro si fecero portavoce per conto suo.

-Stasera i miei ci hanno invitati a cena da loro per dare il bentornato a Marco.- aggiunge poco dopo mia sorella guardandomi dritto negli occhi e, dalla sua espressione, capisco chiaramente che, l'invito dei miei, non include anche me.

Cerco di sorriderle annuendo, perché sono davvero stanco di piangere, e distolgo gli occhi da lei cercando di farmi catturare l'attenzione dai giochi dei miei nipoti.

Sono due bambini deliziosi e non so che darei in questo momento per potermi unire a loro sul pavimento e giocare insieme.

Ma non oso farlo e mi limito ad osservarli da lontano, consapevole di quanto già questo mio fare sia di grande disturbo per mio cognato.

-Andiamo bambini, dobbiamo prepararci per andare dai nonni e dallo zio!-
-Sì!- urla gioiosa Stefania, mentre Roberto, più piccolo della sorella e tanto timido, si limita a sorridere ed entrambi seguono Serena trotterellando in direzione della loro cameretta.

Rimango da solo con Valter e mi tornano alla mente le parole di mia sorella: faccio per alzarmi di modo da non restare da solo con lui in cucina, ma mio cognato si schiarisce la gola cercando di attirare la mia attenzione.

Mi volto verso di lui per avere, in qualche modo, conferma di quanto ho percepito e, guardandolo in viso, mi rendo conto che sì, ha intenzione di parlare con me.

Quindi torno a sedermi, restando comunque in silenzio in attesa che... succeda qualcosa.

-Serena mi ha detto che forse hai trovato casa- esordisce, ed io mi limito ad annuire: -Quando te ne vai?- mi domanda ed io mi ritrovo a inspirare più aria possibile, cercando di stemperare la tensione che mi attanaglia il corpo.

Espiro piano e sollevo gli occhi verso di lui: capita di rado che mi rivolga a lui direttamente tramite uno scambio di sguardi ed ancora più raro, in queste settimane che ho trascorso qui da pseudo-rifugiato, mi è capitato di scambiare qualche parola con lui.

Mi sento a disagio, non so come rivolgermi a lui, che parole usare, che tono di voce ed in mezzo a queste mie insicurezze, finisco per rispondergli con un volume di voce forse troppo basso:
-Spero, entro la settimana prossima-

Valter mi fissa aggrottando la fronte e non capisco se la sua espressione si sia fatta improvvisamente torva perché non ha capito quello che ho detto, o magari non ne è rimasto soddisfatto, magari si aspettava che lasciassi la loro casa un po' prima:

-Non credi che sia arrivato il momento di smetterla con questa pagliacciata?- mi domanda a bruciapelo ed io rimango spiazzato non riuscendo a capire a cosa si riferisca:

-Che intendi?- domando incerto e, se possibile, l'espressione di Valter si fa ancora più torva:

-Potresti anche finirla con questa sceneggiata della principessina sedotta ed abbandonata. Sapevi fin dal principio che non sarebbe potuta finire diversamente. Tra froci non ci può essere amore, certe perversioni rimangono quello che sono, e tutte le cattiverie che commettiamo, prima o poi, tornano sempre a chiedere il conto- deglutisco cercando di calmarmi, perché adesso potrei anche mettermi ad urlare, ma non ho nessuna intenzione di dargliela vinta incominciando a comportarmi in maniera sconsiderata:

-Come ho già detto a Serena, vi ringrazio per avermi ospitato in casa vostra in queste ultime settimane, ma questo non toglie che tu non abbia la più pallida idea di quello che è stata la mia relazione o di quello che sto provando in questo periodo-

-Illuminami, allora! Sentiamo un po'... cosa si prova a perdere la propria dignità di uomo facendosi inculare da un altro uomo?- alle sue parole, sento le guance infuocarsi ed il cuore incominciare a battere frenetico, la rabbia sembra infiammarmi il sangue nelle vene, fino a rendere bollente persino la pelle di tutto il mio corpo: non provavo un'emozione così "ruggente" da mesi e sento di ritrovarmi sul punto di esplodere.

-Io non ho idea del perché tu mi stia facendo questo discorso adesso, resta di fatto che ho amato e davvero, l'uomo con cui ho trascorso gli ultimi due anni della mia vita e non permetto a nessuno, neanche a te, di sminuire quelli che sono stati i miei sentimenti per Saverio-

-Sentimenti! Amore! Come osate voi schifosi froci a riempirvi la bocca di parole tanto importanti, quando poi, siete solo dei pervertiti?!-
-Non m'importa che tu accetti questa cosa, ma sarebbe opportuno che almeno tu capisca che, anche se non riesci ad accettarlo né a comprenderlo, l'amore omosessuale esiste ed è vero e forte come quello eterosessuale, proprio perché è amore: di fronte ad una cosa tanto immensa, i limiti umani e sociali sono assolutamente insignificanti-

-Ah, quindi, se adesso viene un porco pervertito a bussare alla mia porta dicendomi di essersi innamorato della mia bambina, io dovrei limitarmi ad essere contento perché ama mia figlia?!-
-Il discorso che stai facendo tu è lontanissimo da me e da quello che sono. Essere gay non significa automaticamente essere anche pedofili, non puoi mettere le due cose a paragone: amare qualcuno, anche del tuo stesso sesso, implica che vuoi il meglio per quella persona, anche se il suo meglio significa lasciarla andare tra le braccia di un'altra persona diversa da te. Amare qualcuno che ti ricambia, significa fare di due un uno, e tutto questo non è possibile se uno dei due pretende qualcosa che l'altro non è in grado di dargli, non è amore quando obblighi qualcuno a fare qualcosa che non vuole-

-Certo, voi pervertiti cercate sempre di giustificarvi e di spacciarvi per dei visionari in grado di comprendere addirittura meglio di noi uomini sani tutte queste cosette del cazzo. Ma ciò ch'è vero non cambia, sei indegno di stare a questo mondo e se fosse diversamente da così, quel porco del tuo ex non avrebbe finito per cercarsi un altro buco. Se tra voi ci fosse stato vero amore, adesso non saresti di certo qui ad infettare la mia casa con la tua schifosa presenza-

Sento le lacrime riempirmi gli occhi e l'espressione di Valter, che si è reso conto di ciò che mi hanno suscitato le sue ultime parole, si fa trionfale.

Si alza dalla sedia con un sorriso crudele stampato in volto e, nel giro di pochi secondi, mi ritrovo solo nella stanza.

Poco dopo, credo di aver già deciso e sussulto quando Serena torna in cucina seguita dai bambini: mi sento come se mi avesse beccato, come se potesse leggermi la mente ed, in qualche modo, rimproverarmi ancora una volta per ciò che ho deciso di fare.

Ma sono tutte paranoie senza fondamento, perché proprio ciò che ho deciso adesso, probabilmente sarà l'unica scelta che la mia famiglia si ritroverà in grado di approvare.

Sento come un desiderio spasmodico di saltare addosso a mia sorella ed i miei nipoti e stringerli in un abbraccio vero, caldo, come quelli che sono soliti scambiarsi le persone desiderose di mostrare il proprio affetto incondizionato nei confronti dei propri cari: ma non ho intenzione di commettere altri errori, quindi evito di avvicinarmi a Stefania e Roberto, ma non riesco a fare a meno di reprimere l'impulso di abbracciare Serena.

La sento, tra le mie braccia, rigida ed impossibilitata a qualsiasi movimento o parola a causa dello stupore: non ci sfioriamo da... non ricordo nemmeno quanto, ed avevo quasi dimenticato il profumo dolce della sua pelle, la sensazione di appartenenza nel toccarla e sentirla chiaramente come una parte di me.

-Ti voglio bene- le sussurro tra i capelli e mi stacco di colpo sentendola in procinto di un movimento: mi aspetto un qualche ceffone o qualcosa di simile, ma lei non porta a termine ciò che aveva iniziato e rimane immobile a fissarmi con un'espressione che non riesco a decifrare, probabilmente perché con il tempo lei è cambiata, in qualche modo, è comunque cresciuta, si è fatta donna e mamma ed io non ho la più pallida idea di che tipo di persona sia diventata, e questo mi rende difficile capirla: -Potresti dire a mamma e papà, anche a Marco, stasera, che io, nonostante tutto, voglio bene anche a loro e che...- sento un nodo stringermi la gola, deglutisco e riesco a ritrovare la voce con un respiro tremulo, ancora una volta finisco per concludere la frase mormorando, ma spero che lei sia riuscita, in qualche modo, ad udire le mie ultime parole.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top