7 | GIN TONIC PER COLAZIONE
Quella mattina, non c'è un solo inquilino della piccola palazzina di Southwark dove abitano Clarice e Vittoria che non senta quest'ultima imprecare sonoramente alle otto circa.
Non è un urlo, più un ringhio gutturale accompagnato da una irripetibile parolaccia in italiano, lingua che le dà molte più soddisfazioni in quel campo rispetto all'inglese.
Clarice corre verso il bagno e spalanca la porta, preoccupata, ma in cambio riceve solo lo sguardo truce di Vittoria che, appena uscita dalla doccia, con i capelli bagnati davanti agli occhi e l'asciugamano attorno al corpo, tiene stretto tra le mani il telefono. E sembra in procinto di sbatterlo contro il muro.
<<Che c'è?>> domanda la bruna, ormai sveglia da un pezzo ma decisamente non ancora pronta a gestire drammi, non così presto. Ha già ha dovuto chiedere gentilmente ad Emma di non tirare i capelli ai bambini a scuola, ed è stata una discussione piena di perché, non crede di avere la forza per altro almeno fino al prossimo caffè.
Si poggia comunque sullo stipite della porta mentre Vittoria con uno scatto le mette lo schermo del telefono davanti agli occhi.
<<Ha detto no!>> esclama la bionda, sconcertata <<Quel coglione vuole andare dal giudice>>
Ora, il coglione in questione non può che essere George Reyes, che da quello che Clarice riesce a leggere nonostante la mano tremante di Vittoria ha risposto alla sua mail di proposta con un no, ci vediamo in tribunale.
<<Pensavi davvero che avrebbe accettato?>> domanda Clarice, alzando un sopracciglio e cercando di farla ragionare <<È un divorzio importante, lui è lo sciacallo dei divorzi e tu sei la novellina che gli sta rubando la clientela. Vorrà avere la meglio a tutti i costi. In più, in quel maledetto accordo Jennifer si tiene i cani di Archie. Era scontato che non avrebbero accettato>>
L'unica risposta razionale che Vittoria riesce a formulare è un grugnito.
<<D'accordo, sparisco>> annuncia Clarice, alzando le mani e facendo una mezza giravolta per tornare sui suoi passi.
Vittoria rimane sola con sè stessa e quella stupida mail e deve raccattare tutto il suo buonsenso per non fare cose stupide tipo rispondergli vaffanculo.
Lascia perdere il telefono e prende ad asciugarsi i capelli, sfruttando il calore per mettere a posto le idee, trovare una soluzione sensata come alla fine riesce sempre a fare.
Il primo passo giusto potrebbe essere chiedere a Jennifer di rinunciare a quei maledetti bulldog. È quello che fa infatti non appena lascia il bagno, infilandosi la vestaglia e portandosi il telefono all'orecchio mentre raggiunge la cucina dove Clarice sta smanettando ai fornelli.
Dieci minuti dopo è riuscita a convincere Mrs Davidson a lasciar perdere i cani, ha inviato una nuova proposta di divorzio a George Reyes e la sua coinquilina ha fatto scivolare sul tavolo tra lei e il pc un piatto di uova e bacon.
Quando sembra quindi essersi tutto aggiustato, sullo schermo compre una nuova mail di George Reyes.
No. Ci vediamo in tribunale.
Vittoria sposta il piatto e lascia cadere la fronte sui tasti, non sapendo se quel divorzio la faccia sentire più incazzata o più frustrata.
<<Non senti mai il bisogno di bere un Gin Tonic per colazione?>> domanda tirandosi su, prima di coprire il viso tra le mani.
<<Da quando vivo con te, sempre>> le risponde Clarice ridacchiando.
La bruna le si siede difronte e le ruba un pezzo di uovo dal piatto, masticandolo lentamente. Vittoria riesce a sentire il suo sguardo addosso nonostante le dita serrate davanti agli occhi.
<<Qual è il problema? Andando in tribunale ci guadagneremo di più, e la tua posizione è facile: Archie ha tradito la moglie. Jennifer è disoccupata, gli ultimi servizi fotografici che ha fatto sono stati per beneficenza. Potresti persino usare l'episodio di venerdì scorso, dire che sei dovuta intervenire per fermare una lite tra Archie e Jen, metterebbe Archie in una brutta luce e andrà tutto liscio>> Clarice la aiuta a fare il punto della situazione.
<<Andare in tribunale significa portare avanti questo caso per mesi>> risponde l'altra, passandosi la mano tra i capelli e facendo un sospiro sconfidato prima di mettersi a mangiare <<Sarebbe stato bello chiudere tutto senza giudice. Un ultimo incontro per definire l'accordo e via, niente deposizioni, niente produzione di documenti>>
<<Niente che tu comunque non abbia già fatto centinaia di volte>> dice Clarice, continuando a rubare la colazione della sua coinquilina. L'altra fa una smorfia.
Quello non è solo un caso complicato, sarà una vera e propria tortura finché non avranno una sentenza.
Vittoria finisce il piatto in silenzio mentre la mente è affollata dalle parole che dovrà usare con Jennifer per annunciarle ufficialmente l'inizio della causa. Mette i piatti in lavastoviglie e va a vestirsi, entrando nel suo tubino preferito nella speranza che vestirsi bene possa aiutarla a sopravvivere a quel lunedì.
Esce di casa prima di Clarice, approfittando della camminata in solitaria per chiamare Jennifer. La donna non sembra troppo turbata dalla notizia, dice che se l'aspettava, che sapeva che non sarebbe stato facile.
<<Niente, con Archie, è facile>> mormora con fare malinconico.
Vittoria alza gli occhi al cielo, come sempre urtata dal suo modo di porsi.
Ci passa sopra spiegandole velocemente cosa succederà da quel momento in poi, i documenti da produrre, le deposizioni da fare.
La donna si mostra totalmente a disposizione. Non che le sembri strano, considerando che in ballo c'è il patrimonio miliardario di suo marito.
Finisce la chiamata ancor prima di salire in studio, dove la attende una scrivania piena di scartoffie e scadenze tipiche del lunedì. Ha tre incontri quella mattina e un'udienza nel pomeriggio, e se finisce presto deve anche andare a prendere Emma dalla scuola di danza. Meglio darsi da fare.
In cima alla pila di fogli ne trova uno fresco di giornata, arrivato probabilmente pochi minuti prima di lei: la citazione in giudizio per il divorzio Davidson.
Prima ancora di leggerla va a recuperare il fascicolo dei Davidson creato da Alex e individua tra i vari fogli il numero di Archie, che non esita a comporre. Nonostante la scelta tra parlare con lui e parlare con il suo avvocato sia ardua, sa di avere più chance con il pilota.
Chiamalo Mr. Davidson, chiamalo Mr. Davidson, continua a ripetersi.
<<Archie, Vittoria Sperti>> le viene però naturale non appena lui risponde.
<<Perché ho il presentimento che questa non sia una chiamata di piacere?>> domanda lui con una risata leggera, che quasi le fa immaginare il sorriso che si sarà formato sul suo viso.
<<Perspicace>> commenta Vittoria, poggiandosi con la schiena sulla scrivania e sistemando meglio il telefono contro l'orecchio, mentre lo sguardo le cade senza volerlo sulla collezione di bussole della quale discutevano il giorno in cui si era presentato in studio. Avrebbe dovuto capirlo da subito che non sarebbe stata una persona facile di cui sbarazzarsi.
<<Potresti almeno fingere e chiedermi come sto? Intavolare una conversazione?>> continua il ragazzo con lo stesso tono spensierato. A quanto pare neanche a lui sembra tangere molto il dover andare davanti ad un giudice.
<<Lo farei, se il tuo avvocato avesse accettato il mio accordo di negoziazione. E invece no. Qualcuno ha voglia di andare in giudizio e farmi perdere tempo>>
<<Stai dicendo che se avessi firmato l'accordo saresti stata più amichevole con me? Tanto da chiedermi come sto?>> chiede, sembrando incuriosito.
Vittoria ride. Vuole sembrare stizzita, ma ne vien fuori qualcosa di fin troppo sincero.
<<Non mi vendo per così poco, ma sarebbe stato sicuramente un punto di partenza migliore>> puntualizza, facendo gesti come se lui potesse effettivamente vederla. Una parte di lei è convinta che comunque lui sappia che sta gesticolando. <<Comunque, devo prendere una tua deposizione il prima possibile, e ho bisogno del permesso per fare qualche domandina anche a tuo figlio, una breve chiacchierata. Potrete essere assistiti dal tuo legale e tuo figlio anche da un assistente sociale, se lo riterrai necessario. Jennifer mi ha dato il permesso a procedere come voglio, quindi la scelta è tua>>
Per la prima volta da quando è cominciata la chiamata, Archie si prende del tempo per rispondere. La verità è che probabilmente per lui quel loro prendersi in giro è l'unico modo per alleggerire una situazione che lo ferisce, ma quando si parla di cose serie la voglia di scherzare sparisce velocemente.
<<Non voglio il mio avvocato, né un assistente sociale. Puoi farlo tu, mi fido>> risponde, lasciandola per un momento interdetta eppure in qualche modo lusingata.
Si fida di lei tanto da lasciarle interrogare suo figlio.
Se solo sapesse che lei è forse l'ultima persona della quale si dovrebbe fidare.
<<So essere gentile con i bambini>> si sente in dovere di rispondere, prima di riportare la conversazione al loro tipico modo di fare <<Con te, non so. Fossi in te mi preparerei psicologicamente>>
Archie ride, Vittoria scuote la testa.
<<Venerdì mattina?>> propone lui.
La ragazza gira il busto e controlla la grande agenda sulla scrivania, assicurandosi che tutto il venerdì sia libero. È sicura che ci vorrà tempo per portare a termine quel lavoro.
<<Andata per venerdì>> mormora, segnando subito il nuovo impegno nonostante per la posizione scomoda quasi rischi di far cadere il telefono incastrato sulla spalla.
<<Perfetto. Io e Nick siamo a Monte Carlo, ti mando il jet in mattinata ad Heathrow>> risponde Archie.
A quel punto il telefono cade definitivamente.
Vittoria sente un tonfo nel petto e, prima di lanciar andare un grido, si costringe a prendere un grosso respiro. Pensa a tante cose che potrebbe dire, sopratutto parolacce. Quello che mormora però, quando riporta il telefono contro l'orecchio, è un innocuo "potresti ripetere?"
<<Sono a Monte Carlo con mio figlio, da ieri. Lui è in vacanza, io sono stato cacciato da casa mia, per fortuna ho un appartamentino qui. Ma se ti è più comodo possiamo organizzarci per la settimana prossima in Cina>> si spiega, con un tono per il quale meriterebbe almeno uno schiaffo.
Divertito.
Spocchioso.
Sopratutto, consapevole di avere il coltello dalla parte del manico.
Vittoria ha bisogno di quelle deposizioni, lui è un uomo impegnato, un dannato pilota del più seguito campionato automobilistico.
<<Devo chiedere al mio capo. Se non sono ore fatturabili te lo puoi scordare>> la ragazza si riappropria di una certa dignità, segnando mentalmente un punto a suo favore e pareggiando l'avversario.
<<Attendo un messaggio>> le dice lui, giusto in tempo, prima che Vittoria chiuda la chiamata.
Esce dal suo studio e attraversa il corridoio di Hernest & Wayne, diretta per l'appunto nello studio di quest'ultimo, il più vicino dei due.
Le bastano cinque minuti per avere la conferma che si, prendere deposizioni fuori porta conta come ore fatturabili. Il doppio.
Ci sono. Fammi sapere l'orario, scrive dopo poco ad Archie.
Attendo Venerdì con ansia, le risponde in un attimo.
Vittoria passa il resto della giornata ad immaginare il ghigno di soddisfazione che si sarà dipinto sul viso di lui per essere riuscito a metterla nel sacco.
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