22 | ANATOMIA DI UN ERRORE




Gli errori hanno un certo fascino, per una persona che non ne commette mai. Hanno il brivido dell'incerto, ti seducono con la loro leggerezza, con la promessa di avventure che altrimenti sarebbero sempre e solo rimaste nella tua testa.

Fare la scelta giusta è più comodo, Vittoria l'ha sempre trovato più facile. Soppesare e bilanciare pro e contro, studiare tutto con la lente di ingrandimento, rischiare solo quanto basta. Certo, la truffa è stata un azzardo. Eppure anche quello, nella sua testa, non è stato sbagliare. No, era solo il mezzo per arrivare al fine, un piano studiato nei minimi dettagli, portato avanti con rigore e perizia.

Tutto ciò che ha fatto Vittoria nella sua vita, l'ha fatto perchè era la cosa giusta da fare.

Finché non è arrivato Archie Davidson.

Vittoria avrebbe dovuto capirlo sin dal primo momento che sarebbe stato sbagliato avere a che fare con lui, niente aveva avuto senso nel modo in cui era entrato nella sua vita. Il caso, nato da una leggerezza di Clarice. La prima volta nel suo studio, presentato dalla sua vecchia controparte Johnatan Harrison. Quante notti ha passato a ripensare a quelle due giornate, a come avrebbe voluto tornare indietro e dire a Clarice di lasciar perdere Mrs. Davidson, la truffa.

Sarebbe stato tutto diverso, persino lei.

Sicuramente non si sentirebbe come si sente in quel momento.

Viva.

Conscia di ogni parte del proprio corpo, del sangue che le scorre nelle vene, di ogni lento respiro, dell'espressione rilassata del suo viso, con gli angoli delle labbra leggermente sollevati, mentre le dita di Archie le accarezzano la gamba nuda con un unico, lento e continuo movimento.

Vittoria ha sempre pensato che il problema degli errori fosse trovare il coraggio di commetterli, ma mentre osserva il ragazzo steso su un fianco di fronte a lei realizza che non ci sarebbe niente di più facile, in quel momento, che sbagliare ancora, e ancora, e ancora.

E che quindi, forse, il problema degli errori non è compierli.

Il problema degli errori è smetterla di farli.

Archie ha rispettato la promessa che le aveva fatto l'altra sera di vedersi l'indomani. Si è presentato fuori al palazzo di Hernest & Wayne, ma non è sceso dalla macchina, conscio del fatto che lei avrebbe dato di matto all'idea che qualcuno avrebbe potuto vederli insieme. L'ha portata a casa sua, dove li hanno accolti Super e Chico. Il tavolo alto in cucina era già apparecchiato ordinatamente per due. Le ha annunciato che avrebbe cucinato lui quella sera e dopo aver aperto una bottiglia di vino si è davvero messo ai fornelli, sotto lo sguardo divertito e interessato di Vittoria.

Non sono mai arrivati a cenare.

Vittoria ancora non riesce a spiegarsi il modo in cui, da un momento all'altro, non è più riuscita a fare a meno di sentire il suo corpo vicino, le sue labbra sulle proprie. Però è successo. Il primo bacio di quella sera è stato uno sbaglio, e non perchè è stato disordinato, scomposto e pericolosamente vicino alle fiamme, con il mestolo nelle mani di Archie dal quale colavano chicchi di riso per terra, ma perchè da quell'istante hanno deciso di non allontanarsi più di quanto non fosse necessario, quando se ne ricordavano, di respirare.

Ma se la scorsa volta aveva lasciato totalmente il controllo ad Archie, questa volta è stato diverso. Questa volta non ci sono stati inganni, barriere. Solo Vittoria e Archibald, impegnati in una lenta e incredibilmente piacevole disfatta.

<<E' strano che io abbia voglia di chiacchierare?>> mormora lui, continuando a sfiorare la pelle di Vittoria con la punta delle sue dita.

E' steso sul materasso, con il petto nudo che si alza e si abbassa lentamente, la testa poggiata sul palmo della mano  libera e parte del lenzuolo gettata disordinatamente sulla vita. I suoi occhi scorrono sul corpo di Vittoria, stesa a pancia in giù e senza niente addosso, immersa nella luce calda e soffusa del soppalco nel loft.

Neanche lei gli toglie gli occhi di dosso, con il mento poggiato sulle mani incrociate e il viso inclinato verso di lui. Se anche provasse a chiuderli, dietro le palpebre le comparirebbero le labbra di Archie schiuse in un lamento proprio sopra le sue, sentirebbe il suono del suo respiro vicino all'orecchio, la pressione del suo corpo sopra il proprio.

<<E' l'una di notte e c'è una donna nuda nel tuo letto>> risponde lei, anticipando una risata sommessa <<Quindi sì, è strano>>

<<Non pensi che sia interessante chiacchierare con te?>> domanda Archie, aggrottando le sopracciglia mentre aumenta la pressione di quella continua carezza sulla gamba di Vittoria.

Lei continua a sorridere.

<<In fondo hai ragione, deve essere un'attività piuttosto eccitante>> controbatte mettendo su una faccia insolente, il labbro inferiore stretto nella morsa dei suoi denti. <<Di cosa vuoi parlare?>>

Archie si prende un attimo prima di risponderle, rimanendo a fissarla quasi con adorazione, poi pianta le mani sul materasso e solleva il busto. Si sposta verso di lei fino a sovrastarla, con le braccia ai lati del corpo della ragazza e il petto sopra la sua schiena. Con un movimento delicato abbassa il collo per lasciarle un bacio sulla scapola, si trattiene lì giusto il tempo di un respiro prima di poggiare nuovamente le sue labbra su un lembo di pelle vicino.

Vittoria si lascia sfuggire una risatina, forse anche per camuffare un sospiro troppo profondo.

<<Davvero?>> gli domanda, sarcastica.

Il che peggiora la situazione, perchè lo fa sorridere. La ragazza sente il sorriso di Archie stampato sulla sua schiena nuda e quasi le manca l'aria.

<<Qual è il tuo piatto preferito?>> chiede lui, procedendo con il compito di ricoprire quell'intera parte del corpo di Vittoria con baci umidi e lenti.

<<Prima tu>> controbatte Vittoria, guardando dritta davanti a sé e cominciando inavvertitamente a stringere il lenzuolo bianco tra le dita. Riesce a catturare parte del loro riflesso nello specchio angolare dell'armadio e ne rimane totalmente affascinata, almeno finchè un brivido non la scuote nel momento in cui le labbra di Archie si spostano sulla parte bassa della sua schiena. <<Archie>> lo riprende, osservando nello specchio il modo in cui lui alza la testa e si lascia andare in una risata.

<<Prima di diventare vegano avrei detto sushi>> si decide allora a rispondere <<Ora sono felice con un bel piatto di spaghetti di soia alle verdure. Tocca a te>>

<<Vuoi la risposta seria o quella vera?>> chiede lei, decidendo di rigirarsi tra le lenzuola così che il suo viso possa fronteggiare quello di lui. Archie abbassa la nuca fino ad arrivare a lasciarle un lungo bacio sulle labbra, accompagnato dalle mani di lei che salgono ad accarezzargli la schiena larga e possente.

<<Prima quella vera>> mormora.

<<Sei pronto? E' una cosa stupida>>

<<Vai>>

<<Io mangerei per tutta la vita pane con la maionese>>

Archie scuote insistentemente la testa, con la punta delle treccine che asseconda il suo movimento accarezzandogli le spalle.

<<Sono curioso di sentire quella seria>> controbatte allora, visibilmente divertito.

<<Latte e cereali è serio abbastanza?>> scherza lei.

<<Pane e maionese e latte e cereali, sarà interessante portarti fuori a cena>>

<<Giuro che mangio anche cose da persona normale>> afferma, prima di essere lei a sollevarsi per baciare le labbra stese di Archie.<<Che altro vuoi sapere?>>

<<La tua città preferita al mondo. Qual è il viaggio che hai sempre sognato di fare. O non so, chi è il tuo pittore preferito. Che libri leggi. Come ami passare il tempo>> elenca lui, tanto per cominciare.

Vittoria fa salire le dita fino ad intrecciarle dietro la sua nuca, tirandolo verso di sè.

<<Brighton>> risponde prima di baciarlo <<Vorrei veleggiare in lungo e in largo per l'Australia>> un altro bacio <<Turner. O forse Monet. No, Turner. C'è un suo quadro che prende tutta una parete in una stanza della National Gallery, è stato il primo posto in cui sono andata dopo essermi trasferita a Londra e non mi sono mai sentita in quel modo davanti ad una tela. Sai, come se appartenessi lì, immersa nella nebbia>>

Il modo in cui cerca labbra di Archie, però, questa volta è diverso. Più profondo, più passionale, tanto che le fa dimenticare qualsiasi altra cosa avesse voluto o potuto dirgli. Così parlare si scambia con sospiri e schiocchi di labbra, con la voglia di sentirsi nuovamente parte dello stesso corpo, che a sua volta tornerà ad essere voglia di chiacchierare nudi tra le lenzuola del letto, approfittando della rara intimità di quel momento.

Vittoria non saprebbe dire cosa preferisce tra parlare con Archie, sentire il suo sguardo attento su di lei o fare l'amore con lui, passare una notte ad alternare tutte e tre però ha un certo effetto nella sua testa.

Tanto che quando, più tardi, Archie mormora <<Perchè ho la sensazione che quando scenderemo da questo letto sarà tutto finito?>> mentre la tiene stretta tra le braccia, lei è così assuefatta che vorrebbe dirgli che non è vero, che non sarà così.

<<Perchè sei intelligente>> risponde invece, prendendo un grosso respiro con le narici premute contro il petto nudo del ragazzo <<E perchè, alla fine dei conti, credo tu ormai mi conosca>>

<<Penso continuerò a convincermi che potremmo avere una chance fuori di qui>> controbatte <<Magari fino alla fine convinco anche te>>

<<Perché ti importa così tanto?>> domanda allora Vittoria, convincendosi a sollevare la testa fino a riuscire a guardarlo negli occhi. Poi si mette in attesa di una risposta, rimanendo su di lui e incrociando le braccia sul suo petto.

Archie sembra soppesare ogni parola prima di parlare mentre cerca di mettersi altrettanto comodo, con una mano dietro la testa e l'altra sulla schiena di lei.

<<Me lo sono chiesto anche io, tante volte>> confessa a quel punto, abbozzando un'espressione innocente <<Sono sincero, all'inizio speravo che se tu mi avessi conosciuto, se ti fossi piaciuto anche solo un po', saresti stata più indulgente con me. Ti ricordo che stavi cercando di portarmi via mio figlio, i miei cani e più di metà del mio patrimonio.  Ho pensato che se mi avessi dato una possibilità sarei riuscito a portarti dalla mia parte, e che con due moine avrei potuto farcela. Poi ho capito che non sei quel tipo di persona, e allora mi sono detto: la vuoi perchè non puoi averla. Semplice, reazione umana standard. Tu mi respingi e io impazzisco>> si spiega quasi senza battere ciglio, come se un minimo gesto potesse compromettere l'onestà di quel momento <<Ma non è vero niente di tutto ciò, c'è molto di più ed è molto più semplice>>

<<Dovrei rimanerci male per come questa cosa è iniziata nella tua testa, e invece sei appena diventato molto più interessante>> decide di scherzare Vittoria, ammiccando per cercare di nascondere un sincero imbarazzo che s'impadronisce di lei sulle ultime battute del discorso.

<<Ero serio, quella notte a Monte Carlo, quando ti ho detto che mi piaci>> ricomincia quasi subito lui, come cercando di non perdere la magia di quel momento senza veli <<Mi piaci tanto, Vittoria, e il fatto che a questo non ci sia una spiegazione razionale rende semplicemente il tutto più vero. Ma i miei sentimenti non sono un mistero. Il mistero è ciò che hai qui>> afferma, spostando una mano fino ad arrivare a poggiarne il palmo contro la guancia di lei e cominciando a tamburellare le dita contro la sua tempia.

E da lì, Vittoria non può più tirarsi indietro.

<<Potrei dirti che mi piaci, Archie, ma questo non basterebbe. Non è mai bastato. Io funziono male in queste cose>>

Non riesce a parlarne mentre è stesa su di lui così si fa da parte, mettendosi seduta al suo fianco e tirando un lembo del lenzuolo per coprirsi quanto basta. Anche lei pensa attentamente a cosa dire, ma al tempo stesso si fa coraggio e sceglie di essere onesta tanto quanto lui.

<<Chi ti ha fatto del male?>> chiede a bruciapelo Archie, mentre i suoi occhi scuri restano fermi su di lei nella luce soffusa della stanza.

<<Nessuno>> afferma la ragazza, scrollando le spalle <<Ho avuto tanti uomini nella mia vita, alcuni di loro sono stati importanti, altri meno, eppure tutti loro in qualche modo mi hanno amato. Io mi sentivo amata da loro. Per questo ha sempre fatto male lasciarli, eppure era inevitabile. Arrivo sempre al punto in cui le cose non mi vanno più bene, mi annoiano, mi infastidiscono. Mi faccio prendere dagli inizi per poi tornare ad essere la stessa persona insensibile di sempre. A volte ci vogliono settimane, altre mesi, forse qualche anno, ma succede. E a quel punto scappo, e ferisco chi ho davanti>>

Vittoria si aggiusta il lenzuolo, incastrandolo sotto le ascelle, e per tenersi occupata comincia ad accarezzare il braccio di Archie steso lì davanti a lei. Osserva il modo in cui le sue dita pallide accarezzano le linee scure dei tatuaggi, ne asseconda i ghirigori, per poi ritrovarsi a disegnarne lei di nuovi quando incontra la sua pelle ambrata. Le piace il contrasto tra i loro colori, la affascina.

<<Pensano tutti che sia quello che lascia ad avere la meglio, che sia il ruolo più facile>> continua quasi in un sussurro <<E invece fa un male cane anche stare dall'altra parte>>

<<Vittoria Sperti, allora sei umana. Provi del dolore anche tu>> esclama Archie, aprendosi in un sorriso. Nel frattempo le afferra la mano poggiata ancora sul suo braccio e se la porta sulle labbra, poi sul viso, in una carezza imposta. <<Non so comunque, non mi sembra una ragione sufficiente per smettere di provare a, che so, trovare l'amore>>

<<È che c'ho provato, ed è sempre finita così>> risponde Vittoria <<Una parte di me ha sempre invidiato quelle ragazze innamorate dell'amore, che lascerebbero tutto per crearsi una famiglia, che trovano una persona e lottano per tenersela stretta per sempre. E invece io la gente la faccio divorziare>>

<<Sei una spezza cuori>> decreta lui, mettendosi a sedere.

Quel commento la fa finalmente ridere, o forse è il controsenso di quella frase con il modo in cui subito dopo si allunga verso di lei per lasciarle una dolce bacio sulle labbra.

<<Giuro di non andarne fiera>> esclama alzando le mani, con il sorriso che scompare solo quando lui scherzosamente le lancia contro una maglietta trovata tra le lenzuola.

<<Se mi prometti di non scappare ti faccio un panino con la maionese>> propone Archie, scendendo dal letto. Vittoria rimane a guardare i movimenti fluidi del suo corpo scolpito mentre, nudo, si avvicina all'armadio alla ricerca di un paio di mutande. Si domanda come potrebbe mai scappare da quella vista, eppure sa che neanche quello basterebbe.

Che anche se non fosse costretta a lasciar perdere Archie per tutti i problemi che li circondano, prima o poi si stancherebbe anche di lui. Forse. Magari si illuderebbe di amarlo, anche per tanto tempo, per poi ritrovarsi improvvisamente a non tollerare neanche la sua presenza, neanche quella vista, neanche il modo in cui la bacia, o come la fa sentire.

È sempre andata così.

E la piccola parte di sé che le suggerisce che con lui potrebbe essere diverso, probabilmente lo fa solo perché alimentata dal gusto per l'impossibile.

Vittoria lo segue giù dal letto e si infila la maglietta, per poi camminare verso di lui senza pensarci e andare ad abbracciarlo da dietro, con il viso spalmato sulla sua schiena. Archie porta le sue mani a coprire quelle di lei, piantate sul suo petto, e prendendo un grosso respiro si gode quella sensazione.

Quando comincia a camminare verso le scale non le lascia le dita, anzi. Intreccia le sue dietro la schiena e trattiene quelle di Vittoria tra di esse, così come l'aveva tenuta per mano quel pomeriggio in chiesa, e come lei l'aveva visto tenere per mano Nicky.

<<Hai uno strano modo di prendere le persone per mano>> commenta Vittoria, seguendolo verso il piano di sotto senza mai mollare la presa.

<<Mia madre me le teneva così>> risponde Archie con semplicità, mentre gira il viso quanto basta perché lei possa intravedere un sorriso accennato <<È una delle poche cose che ricordo di lei>>

Alla ragazza non servono altre parole per sorridere a sua volta e stringere un po' di più, e anche per sentirsi un po' speciale.
Lo lascia andare solo una volta in cucina, mentre si siede sul bancone accanto alle tovagliette con i piatti e le stoviglie che non hanno mai usato. Super decide di abbandonare il divano dove dormiva per andare a leccarle i piedi sospesi per aria, Chico invece non sembra minimamente curarsi di loro.

Archie le dà la schiena mentre armeggia tra le dispense e il frigorifero, con i muscoli in mostra che guizzano ad ogni movimento e l'aria concentrata.

Vittoria ha la sensazione che, fosse dipeso solo da lui, Archie Davidson avrebbe potuto prepararle panini con la maionese alle due di notte per il resto dei loro giorni.

Solo per un istante pensa anche che, se fosse stato possibile, avrebbe almeno provato a lasciarglielo fare.

<<È maionese vegana>> spiega poi lui, facendo storcere il naso di Vittoria. Prima però che possa anche solo provare a lamentarsi, Archie le piazza un sandwich davanti alla bocca e quasi la costringe ad addentarlo con un'espressione che la ragazza trova piuttosto divertente.

Tutto di quella scena è divertente, e paradossale, e dannatamente vero. Così, scherzando e condividendo il suo panino preferito, raggiungono una nuova frontiera della loro intimità.

<<Se ti va di restare>> sussurra lui poco dopo, ritagliandosi uno spazio tra le sue gambe e guardandola dritto negli occhi <<Se ti va di restare puoi spezzare anche il mio>>

E Vittoria, che lo voglia o meno, il cuore glie lo dovrà spezzare.

Tanto vale restare ancora un po'.

Sbagliare ancora un po'.

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