20 | DANNI COLLATERALI




Archie Davidson è rimasto alla centrale di polizia per ventiquattro ore, non un minuto più non un minuto meno. La procura ha deciso di non incriminarlo.

Dopo indagini sommarie hanno decretato che non ci fossero indizi sufficienti a carico di una sua anche lontana colpevolezza.

Sì, il buco nel muro fatto dal suo pugno c'è.
Vittoria ha voluto vederlo per esserne certa, quasi come se una fotografia non le bastasse a giustificare tutta la rabbia riversata in quel gesto. Quando l'ha sfiorato con la punta delle dita però quasi le è sembrato di sentirla.

Jennifer però non ha addosso alcun segno di violenza, il che sarebbe stato sufficiente a scagionarlo del tutto. Invece, come se non bastasse, il testimone chiave nonché colui il quale ha chiamato la polizia non ha in realtà visto Archie schiaffeggiare Jennifer, cosa che invece aveva lasciato intendere all'inizio. Dopo ore di interrogatorio ha ammesso di aver sentito la discussione dei due, il colpo contro il muro e, poco dopo, un urlo della ragazza che l'ha convinto a correre verso di loro per mettersi in mezzo e chiamare la polizia.

Nessuna prova materiale, nessuna prova sensoriale.

Solo un urlo nel vuoto.

Ed Archie Davidson esce dalla centrale più pulito di prima. Per la legge.

Per le persone come lui, però, c'è un giudizio molto più pesante da affrontare che è quello della stampa, dei fan. E come sempre accade per personaggi controversi come Archie Davidson il mondo sembra spaccarsi in due e le due fazioni cominciano a farsi guerra. Vittoria trova incredibile in realtà come la gente possa dedicare così tanto impegno nel lottare per salvare la faccia a qualcuno che neanche conosce, eppure milioni di persone provenienti da tutto il globo hanno invaso il mondo dei social per prendere le parti del loro eroe senza neanche conoscere la storia completa.

Essere un campione ti assolve automaticamente da tutti i peccati? E' questa la società in cui vivono?

Vittoria sembra non avere più risposte per niente, così semplicemente fissa la sua tazzina di caffè ormai vuota e gioca con una brioche tra le dita che non riesce a mangiare mentre in sottofondo una giornalista della BBC informa l'Inghilterra delle notizie di quella mattina. La voce le arriva quasi ovattata, come se provenisse da un altro mondo, eppure quando nomina Archie Davidson le sembra quasi che stia gridando.

<<Sono passati due giorni e ancora non mi capacito che tutto ciò stia succedendo davvero>> commenta Clarice, rientrando in cucina dopo aver lasciato Emma allo scuolabus. Attraversa la stanza fino a raggiungere il telecomando sul tavolo, dopo di che alza il volume alla televisione.

<<...già al centro di un vortice di dicerie a seguito dell'improvviso divorzio con l'ex modella Jennifer Billson, Archie Davidson si rende protagonista di uno spiacevole episodio che vede coinvolti i due coniugi e una denuncia per violenza domestica. Il procuratore distrettuale ha deciso di non incriminare il campione in carica della Formula Uno, tuttavia il mondo non sembra riuscire a smettere di parlare della vicenda. Organizzazioni contro la violenza di genere puntano il dito verso il pilota e le autorità e giurano vendetta, i colleghi del pilota e i suoi supporters lo difendono a gran voce. Ma sentiamo le dichiarazioni dei diretti interessati>> dice la donna dietro la scrivania.

<<Cambia>> esclama Vittoria non appena questa sparisce e, al suo posto, compare un frame di Archie circondato da microfoni.

Clarice reagisce in pochi attimi e spegne lo schermo.

<<Oh Clary, ma non ti ho insegnato niente? Non mi devi ascoltare quando ti chiedo queste cose da persona debole. Fammi vedere, devo vedere>> si lamenta però subito dopo.

<<E' che la questione Archie sembra diversa dal solito, non voglio vederti star male>> risponde l'altra, aggrottando le sopracciglia ma tenendo un tono cauto, neutro.

<<Passerà>> sbotta Vittoria, accompagnando l'affermazione con un gesto della mano <<Passerà più in fretta se non assecondi le mie cazzate e mi fai ingoiare la pillola. Dai, fammi sentire che ha detto>>

Clarice lascia fuoriuscire uno sbuffo rumoroso ma accontenta la coinquilina, sintonizzandosi sul canale della BBC dove Archie sta ancora parlando.

<<Sto pensando davvero di propinarti quel famoso Gin Tonic per colazione, e di farmene uno per sopravvivere con te>> borbotta la bruna, incrociando le braccia al petto mentre si poggia con la schiena contro il bancone della cucina.

Vittoria scrolla le spalle, pensando che non le dispiacerebbe poi così tanto. Anzi. Vorrebbe avere il cervello un po' annebbiato mentre il volto triste e arrabbiato di Archie inonda la televisione.

<<...risolverò le cose con mia moglie, ma chiedo per favore al mondo di smetterla di parlare di quello che è successo. Ho un figlio piccolo che in televisione, su internet, non vede altro che gente parlare male dei suoi genitori. Tutto ciò che voglio e che lui stia bene, quindi per favore lasciateci la nostra privacy. Se non per noi, per lui. E se pensate che io possa essere una minaccia, beh non mi conoscete affatto. Amo mio figlio. Ho amato mia moglie. Non farei mai del male a nessuno, figuriamoci a loro, e anzi farò di tutto per proteggere la mia famiglia. A voi la libertà di pensare ciò che volete, ma per la legge non ho fatto ciò di cui mi si accusa e così anche davanti agli occhi di Dio, che conosce sempre la verità>>

Le parole di Archie sono aspre, il suo viso una smorfia di dolore e qualcosa che Vittoria riconosce come pena. Lei l'ha sempre visto come un ragazzo ma ora, al posto dello sbruffone con le treccine, vede un uomo. Un uomo che parla di suo figlio, di sua moglie, di Dio, dal profondo del cuore e davanti alle telecamere. Un uomo che ha qualcosa in più degli altri eppure, alla fine, si rivela esattamente come tanti.

<<Bugiardo bastardo>> commenta la ragazza bionda facendo una smorfia verso la televisione e lanciando la brioche sul tavolo, abbandonando definitivamente l'idea di mangiarla.

<<E' sbagliato dirti che a me sembra piuttosto sincero?>> mormora Clarice, diffidente.

Vittoria annuisce quasi con sufficienza, come se fosse ovvia la risposta. L'altra non fa in tempo a controbattere che sullo schermo compare l'altra faccia della medaglia, Jennifer Davidson.

La dichiarazione della donna è molto diversa da quella di Archie.

Lui è stato ripreso fermo, sulle scale della questura, impostato, come fosse una delle tante interviste post gara. Lei invece viene seguita dai giornalisti, circondata da telecamere, mentre cerca di scappare con la testa bassa.

<<Sono spaventata e triste e voglio solo essere lasciata in pace. Troverò un modo per avere giustizia>> singhiozza lei, il viso rigato di lacrime che cerca di nascondere con una mano senza riuscirci troppo. Esattamente come le aveva suggerito Vittoria. <<E' un momento difficile. Lui poi è così bravo davanti alle telecamere, sono sicura che vi incanterà con le sue parole. Del resto, chi potrebbe mai credere a me?>>

<<Che stai combinando Vi?>> domanda Clarice non appena il servizio su Jennifer finisce.

Vittoria la guarda aggrottando le sopracciglia, interrogativa. Nel frattempo si alza e sparecchia la tavola, consapevole di essere leggermente in ritardo per il lavoro.

<<Non stai usando la gogna mediatica>> commenta l'altra.

<<Ti prego, l'hai vista piangere. Ti si stringe il cuore. Farla vedere debole e fragile è la strategia migliore>> si spiega la ragazza.
Aveva passato proprio la scorsa mattina ad istruire Jennifer su come comportarsi davanti alle telecamere.

Clarice in risposta non fa altro che rimanere a guardarla fissa, come cercando di leggere qualcosa sulla sua espressione. Vittoria sente quella attenzione addosso e si irrigidisce.

<<Non le credi>> esclama Clarice senza riuscire a trattenersi dallo spalancare le fauci. L'altra si scompone giusto il tempo di lanciarle un'occhiataccia <<O provi ancora a non ferire Archie, il che significa che non pensi sia davvero uno che picchierebbe sua moglie e quindi non le credi>>

<<Non è vero>> afferma freddamente Vittoria ma la sua voce viene sovrastata da Clarice che, persa nei suoi ragionamenti, non le dà corda <<Non le credo neanche io, per la cronaca>> dice quest'ultima.

<<Sei offuscata dall'idea di Archie come sesso migliore della tua vita, questo non ti fa ragionare obiettivamente>> cerca di farle notare Vittoria.

<<Quindi tu credi a Jennifer solo per provare a te stessa quanto non ti piaccia Archie?>> la rimbecca Clarice, scoccando la lingua contro il palato e mettendo su l'espressione di chi ha appena assestato un bel colpo. Vittoria si sente proprio così in effetti: colpita e affondata.

Sente il cuore batterle un po' più veloce nel petto e mentre la faccia rimane quella di una statua di marmo si costringe a serrare le dita in un pugno come punto di sfogo.

<<Tu non hai visto Jennifer>> mormora allora la bionda, con un soffio di voce <<Se fossi stata lì le crederesti anche tu>>

<<Hai ragione, non ero lì alla stazione di polizia o quel venerdì al Forge, non ho visto il muro rotto di casa Davidson, ma ho conosciuto Archie e questo mi basta per fidarmi di lui. E lo sai anche tu>> afferma l'altra, puntandole un dito contro <<Se le credessi davvero avresti scatenato l'ira dei social contro Archie in men che non si dica, scrivendole copioni strappalacrime e pieni di descrizioni dettagliate di quella sera, di come l'ha picchiata, di quanto male ha provato. Invece no, solo qualche lacrima>>

<<Non sai di cosa stai parlando>> taglia corto Vittoria, battendo una mano sul tavolo della cucina e guardando l'amica con gli occhi spalancati. Clarice la fronteggia senza paura, la sua figura appare imponente anche nella sottoveste bianco perla e con i segni del cuscino sul viso . <<E come siamo passate dal cambiare canale quando Archie parla a questo? Non hai una via di mezzo?>>

<<Ei sei tu la stronza senza cuore che ha voluto la verità, io ti avrei trattata con coccole, cartoni animati e caramelle>> esclama Clarice, spalancando le braccia. Vittoria lascia perdere qualsiasi discussione e scuote la testa.

<<Mi tratteresti come faresti con Emma quindi?>> domanda con un tono quasi divertito.

La bruna sembra pensarci su qualche attimo primo da rispondere.

<<Forse aggiungerei del vino>> afferma poi fingendo una certa serietà che presto mette da parte per sorridere alla coinquilina <<Ricorda che sono dalla tua parte, qualsiasi cosa tu decida di fare>>

L'altra annuisce tenendo strette le labbra, prova ad abbozzare a sua volta un sorriso che non le riesce troppo bene, la testa affollata di pensieri che non la lasciano in pace. Esce dalla cucina per andare a prepararsi per la giornata di lavoro e più tardi cammina silenziosamente verso lo studio con Clarice.

Prima ancora di controllare le mail sul suo computer, una volta sola nel suo ufficio, sa già che troverà qualcosa che le rovinerà ancora di più la giornata. E' stata lei stessa, d'altronde, a chiedere al giudice un'udienza d'urgenza per l'affido a Jennifer Davidson del piccolo Nicholas. L'udienza è stata fissata da lì a due giorni, ma non è l'unico avviso riguardante il divorzio Davidson che ritrova tra le mail. C'è anche la richiesta di una perizia psicologica da parte di George Reyes per entrambi i coniugi di cui si discuterà in udienza e dalla quale dipenderà l'affidamento.

Vittoria resta a guardare lo schermo per qualche attimo. Archie le aveva detto che avrebbe voluto farlo, ma non pensava che George Reyes glie l'avrebbe permesso. Anche perchè Vittoria aveva chiesto al giudice l'affido esclusivo di Nicholas, ma era certa che una denuncia senza seguito non sarebbe bastata a farglielo ottenere e sicuramente anche l'avvocato Reyes ne era consapevole e l'ultima cosa che quest'ultimo potrebbe desiderare è che la sua controparte venga dichiarata pazza. Bisognerebbe nominare un tutore, il processo si fermerebbe e Archie non si libererebbe mai davvero di Jennifer.

In quella richiesta, quindi, c'è solo la voglia di Archie di dimostrare le sue ragioni.

Vittoria è convinta anche che, oltre che al mondo, Archie voglia dimostrarle sopratutto a lei. Proprio per questo però lei non vuole saperne niente della perizia.

Chiama frettolosamente Jennifer per avvisarla di ciò che sta succedendo, la definisce una cosa di rito, non un grosso problema. Le chiede anche scusa in anticipo perchè non potrà esserci quando si terranno le sedute, ma che la affiderà a David, il collega che sta curando la parte penale del caso Davidson.

Subito dopo cerca di mettere una pezza su un altro problema, la famosa testimonianza di Lisa. Lei ed Alex hanno trovato il modo di hackerare la mailing list di un centro accoglienza per donne che hanno subito violenze, nel Sud dell'Inghilterra, ed hanno generato una risposta ad un'inesistente richiesta di poter vedere la signorina Lisa per un'eventuale testimonianza. Una risposta negativa ovviamente, perchè quest'ultima è stata casualmente internata proprio lo scorso weekend a seguito di un crollo psicologico. Hanno persino messo il cellulare di Clarice su un pullman diretto a Brighton per rendere il tutto più credibile qualora George Reyes lo stesse davvero intercettando.

Vittoria inoltra i due messaggi della clinica all'avvocato dicendosi dispiaciuta che la sua inutile testimonianza non possa, per il momento, avere luogo.

Le manca solo una scusa per non essere presente alla prossima udienza del divorzio Davidson e alle sedute dallo psicologo a cui sarà costretta la famiglia Davidson e che potrebbero rivelarsi non troppo divertenti. Sente che non potrebbe sopportarlo, o comunque non vorrebbe.

Almeno tanto quanto vorrebbe non vedere mai più Archie per il resto della sua vita.

Per fortuna Hernest & Wayne è un posto pieno di chiacchieroni che vicino la macchinetta del caffè parlano di qualsiasi cosa accada tra le pareti vetrate dello studio, così Vittoria ha potuto apprendere negli scorsi giorni del prossimo grande caso fuori porta di William Hernest. E' proprio da lui poi che va a bussare poco prima della pausa pranzo.

<<Ho sentito che stai avendo problemi con la successione di Mary von Gerber>> esclama la ragazza, scostando la porta pesante e poggiandosi sullo stipite mentre William alza lo sguardo dalle carte ordinatamente riposte sulla sua scrivania.

L'uomo le sorride elegantemente.

<<Il patrimonio di una miliardaria morta in circostanze sospette e un gruppo di ragazzetti viziati che si scannano tra loro per l'eredità? Puoi immaginare i guai>> le risponde, facendole segno di accomodarsi all'interno dello studio <<E anche il divertimento>>

Vittoria cammina sicura fino ad arrivare davanti alla sua scrivania, ma non si siede sulle poltrone alle sue spalle.

<<Portami con te>> dice piuttosto, poggiando le mani sul tavolo e sporgendosi leggermente verso Mr. Hernest che la osserva con curiosità <<I ragazzetti viziati che combinano danni sono il mio forte>>

<<Ed io che pensavo che i divorzi fossero il tuo forte>> commenta William.

Vittoria si apre in un sorrisetto malizioso.

<<Sono brava in tante cose>> afferma, senza temere di suonare troppo arrogante <<E poi voglio fare ammenda per essere scappata via dalla conferenza. Mi sento ancora in difetto per ciò che è successo. Lascia che ti dimostri quanto valgo>>

<<Dovremo rimanere ad Amburgo per una, forse due settimane>> le spiega l'uomo <<Ancora sicura di voler partecipare?>>

Probabilmente, se fosse stato qualcun altro, nel sorriso languido che l'avvocato le riserva Vittoria leggerebbe una qualche forma di avance. Lei però conosce William e quello è semplicemente il modo in cui si rapporta con le donne, con ogni donna. E' uno che gioca, ma mai sul serio. E anche Vittoria gioca, persino con lui, senza voler però vincere niente. Sono semplicemente due persone che si rispettano tanto, e le cui menti adorano ragionare insieme.

L'idea di passare una o due settimane lavorando ad un grosso caso su una successione, fuori da Londra e in compagnia di un uomo affabile come William Hernest sono la prospettiva migliore che possa venirle in mente per scacciare dalle orecchie il costante replay della voce di Archie che la prega di credergli, condita con i singhiozzi di Jennifer e l'idea di come potrebbe sentirsi il piccolo Davidson in quel momento.


Avrebbe però dovuto imparare da quella già tentata fuga in Italia che non è così facile lasciarsi qualcosa del genere alle spalle. Anche ad Amburgo, presa dall'immenso patrimonio lasciato dalla signora von Gerber e dai suoi insaziabili figli e nipoti, circondata dalle furbe occhiate di William e dai suoi modi signorili, quelle voci non la abbandonano mai del tutto. Non le era mai capitato che qualcuno le entrasse così tanto in testa, di passare notti insonni a ripercorrere tutti i passaggi di un caso pensando a cosa sarebbe dovuto andare in modo diverso, a come sarebbe potuto andare.

Nel mentre rifiuta tutte le chiamate di David, l'avvocato al quale ha affidato Jennifer, e taglia qualsiasi ponte persino con quest'ultima. Si giustificherà quando tornerà, probabilmente dicendo che il caso al quale stava lavorando lì ad Amburgo era troppo importante per pensare ad altro.

L'unico messaggio di cui le importa davvero proviene da Archie, la sua penultima sera in Germania. E' a cena e William le stava raccontando un aneddoto su Mr. Wayne, la sua mano poggiata sul tavolo pericolosamente vicina a quella di lei. Non appena Vittoria legge il mittente del messaggio la ritrae e si guarda intorno, come se si aspettasse che Archie fosse improvvisamente lì.

Non c'è nessuno di nuovo, però, nell'elegante locale del centro di Amburgo.

<<Hai avuto la relazione dello psicologo?>> dice il messaggio.

Vittoria fissa lo schermo per qualche attimo.

<<Dove sei finita?>> compare nel frattempo.

La ragazza mette via il telefono, ma si alza anche dal tavolo e scusandosi con William torna in stanza. Torna dalle sue voci, dai suoi pensieri.

Non risponde ad Archie, prima o poi sarà costretta a rivederlo in aula e anche la semplice idea di quell'incontro le fa venire il mal di pancia.

Forse Amburgo, William, il grosso caso, non sono bastati a farla rimettere totalmente in piedi, ma non appena apre la porta di casa a Southwark si rende conto di aver fatto bene a sparire per un po'. Almeno in Germania riusciva a respirare, mentre l'aria in casa sembra improvvisamente mancarle.

Forse perchè è ancora vuota, Clarice è andata a prendere Emma dalla lezione di danza.

O forse per la busta bianca che trova sul tavolo del salone, con un post it sopra con su scritto "relazione psicologo della famiglia Davidson. Non leggerla senza di me!!! C.".

Vittoria la guarda e un po' si sente in colpa. In quel momento probabilmente tutte le altre parti interessate del caso sanno cosa c'è in quella busta tranne lei, che è la colpa di tutto. Sarebbe dovuta restare, imparare a respirare anche con quel peso sul petto, convivere con quelle voci.

Però il caso della signora von Gerber è servito almeno a ricordarle una cosa importante, una di quelle sfaccettature che inizialmente la affascinavano della professione che poi ha deciso di intraprendere.

La verità non esiste così com'è, si costruisce.

A volte è fatta di bugie, altre di comprensione, di processi psicologici che non conosceremo mai, di malintesi. E' una cosa personalissima, e in ogni storia la si può incontrare solo nel mezzo. Tocca ad ognuno decidere da che parte stare e rimboccarsi le maniche per difenderla.

E in quella busta lì davanti ai suoi occhi non c'è altro che la prova di una mezza verità e anche se non l'ha ancora letta è già convinta di conoscerla. Perchè è tutta la vita che costruisce verità in aula e un po' crede di aver imparato a capirle le persone, a giustificarle, ad intuire cosa c'è dietro le loro azioni.

Così mentre continua a guardarla quasi le sembra di vederne il contenuto. Forse le serviva solo qualcosa di tangibile come un foglio di carta per capire davvero a quale delle due verità di quella storia aveva deciso di credere.

Istintivamente getta la mano in borsa e ne tira fuori il cellulare, sul quale compone il numero di Clarice.

<<Se sei già a casa ti prego, metti l'acqua per la pasta. Tra quindici minuti saremo lì, la maestra ha fatto tardi ed Emma è ancora nello spogliatoio>> esclama la sua amica al telefono non appena risponde.

Vittoria però rimane ferma lì, senza quasi riuscire a muoversi.

<<Ho voglia di fare qualcosa di molto stupido>> riesce a mormorare, la voce che esce dalle sue labbra è bassa e gutturale <<E ho bisogno che tu mi dica di non farlo, o farò un grosso danno>>

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