11 | VENTUNO
Vittoria gira la carta. Due.
<<Altra>>
Otto.
<<Carta>>
Nove.
<<Sto bene così>>
Archie, sei.
<<Carta>>
Jack. Vale dieci.
<<Carta>>
sette.
<<Sballato>>
Vittoria vince la mano, e il diritto di chiedere ad Archie qualsiasi cosa le passi per la testa.
<<Ho una domanda molto seria>> comincia allora, strofinando leggermente le mani e sorridendo per l'esito del turno. Lascia la spalliera del divano per farsi più vicina al tavolino, mentre Archie rimane a guardarla seduto per terra, con una gamba piegata e una mano poggiata sul tappeto in una posa del tutto rilassata.
<<Ti ascolto>> mormora lui, intrigato.
<<Ma non ti fa male la testa a tenere sempre quelle treccine?>> domanda lei, prima di allungarsi ad afferrare il calice di vino e portarselo alle labbra per nascondere una risata.
Il ragazzo scuote la testa, ma è divertito. Questo placa il suo leggero imbarazzo. Sa di aver fatto una domanda stupida, però voleva essere simpatica. È certamente più facile che porre altre domande.
<<Se vedessi i miei capelli, credimi, capiresti che è più facile convivere con un leggero fastidio piuttosto che tenerli in libertà>>
Archie fa diciotto.
Vittoria venti.
<<Donna fortunata>> mormora lui.
<<Se Jen volesse ritirare le carte del divorzio, torneresti con lei?>> domanda lei.
Non sa perché, eppure è una di quelle cose che si chiede di lui. Se è stato quello dei due che ci ha provato fino all'ultimo, sarebbe anche quello disposto a rimanere?
<<All'inizio, credo avrei detto si>> risponde Archie, allungando una mano verso il suo calice di vino e accarezzandone la superficie con la punta del dito, lo sguardo pensieroso. <<Ora voglio qualcosa di più. Per me, per Nick>>
Beve un goccio, poi mischia le carte.
Vittoria, sballa.
Archie, diciassette.
<<Sei innamorata?>> chiede lui.
Vittoria deglutisce.
A qualcuno piace puntare pesante da subito.
<<Non vuoi parlare della mia vita sentimentale, credimi>> gli risponde con fare sarcastico.
<<In realtà sono molto curioso>> controbatte Archie, muovendo le gambe per cambiare posizione <<Potrei rimanerci molto male se scoprissi che c'è già un uomo nella tua vita>>
<<Archie>> lo riprende, lanciandogli uno sguardo tagliente.
<<Lasciami giocare dai>> mormora subito lui, muovendo una mano con leggerezza per liquidare la questione. Un gesto molto da Vittoria. <<Tanto è solo per sta sera>>
La ragazza sbuffa.
Avrebbe dovuto immaginare a cosa andava incontro prima di cominciare a giocare.
Infondo, però, è solo un gioco.
Solo per quella sera.
<<No>> risponde, scivolando quasi senza neanche accorgersene anche lei per terra. Deve aggiustarsi il bordo del tubino, ma è tutto più confidenziale vissuto da lì. Archie la guarda dall'altro lato del tavolino basso che li separa. <<Non sono una persona che si innamora facilmente, o forse non sono una che si innamora e basta>>
Vittoria, venti.
Archie, diciannove.
<<Avevi un doppio fine nel farmi venire qui a Monaco>> domanda Vittoria, anche se suona più come un'affermazione, abbandonando le catene di ciò che è cortese chiedere e cominciando a giocare più al gioco di Archie.
<<Si>> risponde Archie, lentamente <<Forse ce ne sono anche di più di fini>>
Archie, ventuno.
Vittoria, diciassette.
<<Perché sei single?>> chiede il ragazzo a bruciapelo. Vittoria gli scoppia quasi a ridere in faccia.
<<Come puoi chiedere ad una persona perché è single?>> risponde infatti, strabuzzando gli occhi. Nel frattempo beve un sorso di vino.
<<Sei giovane, sei bella, sei in gamba e con quell'accento che hai resterei a sentirti parlare per ore>> mormora Archie, allungando quasi istintivamente il busto verso di lei e giocando con il proprio calice tra le dita <<Trovo incredibile che una come te non abbia nessuno affianco>>
Vittoria accetta quei complimenti in silenzio, rimanendo a soppesare pensieri e parole prima di lasciarli uscire dalla propria bocca.
Ha inoltre l'impressione che il gioco vero e proprio si sia spostato dalle carte ai loro discorsi e, per quanto molto più pericoloso, è un gioco interessante da giocare.
<<Tendo a schiacciare gli uomini che ho affianco>> esclama lei, diretta. Non sembra intenzionata ad aggiunge altro finché Archie non alza un sopracciglio con fare interrogativo <<Li schiaccio e loro si fanno demolire così facilmente e in così poco tempo che mi annoio. Poi osservo la storia andare a pezzi senza riuscire a trovare un modo per uscirne senza ferire il poverino di turno>>
<<Forse non hai mai trovato qualcuno degno di tenerti testa>> commenta il ragazzo, con le labbra dischiuse. Si muove lentamente e si sposta sulle ginocchia, poggiando i gomiti sul tavolino di vetro che li divide e sporgendosi verso la ragazza. I suoi occhi dicono anche altro.
<<Forse nessuno può>> controbatte lei, assottigliando lo sguardo.
Magari lui non le crederà, ma se il gioco è dire la verità, beh lei sta rispettando le regole.
Archie fa per dire qualcosa eppure finisce per stringere le labbra, pensando piuttosto a mischiare le carte.
Dopo aver servito la carta sul tavolo guarda Vittoria con così tanta intensità che il mondo di lei, per un attimo, vacilla. Archie vuole vincere quella mano e, per quella volta, il fato lo ascolta.
Vittoria, sballa.
Archie, diciotto.
<<Ti piaccio?>>
La ragazza viene colta di sorpresa dalla domanda, tanto da chiedersi se lui l'avesse fatta davvero e se se lo fosse solo sognato.
Archie però ha un sorrisino insolente sulle labbra che cresce ogni attimo che passa senza avere una risposta e Vittoria odia il modo in cui la luce calda e bassa rende il suo viso più perfetto del solito.
<<Sto cominciando a pensare che l'idea dello strip poker fosse più divertente>> decide di sviare lei, rispondendo allo sguardo di lui ma nascondendo tra le gambe la mano che ha preso leggermente a tremare.
<<Fa' pure allora>> afferma lui, scrollando le spalle. Una luce diversa gli illumina ora lo sguardo.
Vittoria può fingere che tutto ciò le sia indifferente, ma non può non sentire il modo in cui quegli occhi la fanno improvvisamente sentire. Il cuore comincia a batterle con forza nel petto mentre guarda Archie non riuscire a distogliere lo sguardo dalla mano di lei che si accarezza lentamente la gamba fino ad arrivare a togliersi le decoltè.
Al che la ragazza non riesce a trattenere un sorriso.
<<Non ti conviene giocare con me, Archie>>
<<Invece non farei altro>>
Archie, venti.
Vittoria, diciannove.
La ragazza lascia andare un mormorio di indignazione mentre lui, se possibile più divertito di prima, ripete: <<Ti piaccio?>>.
Vittoria però non ha intenzione di togliersi altri vestiti e, anche se sa che potrebbe semplicemente rispondere no, ha la netta sensazione che il discorso non di chiuderebbe lì. Non è sicuramente l'unica, del resto, a sentirsi decisamente su di giri.
<<Mi avvalgo della facoltà di non rispondere>> afferma quindi, soddisfando per certo la visione che Archie ha di lei come persona saccente.
Comunque non dà al ragazzo il tempo di rispondere perchè con un gesto rapido e preciso allunga il braccio e sfila dalle sue mani il mazzo di carte. Anche se non sa cosa sia più letale tra l'aver toccato le sue dita o il sorriso che consegue a quel gesto sul viso di Archie, è contenta di aver preso il controllo della situazione.
Sotto lo sguardo attento del ragazzo mischia il mazzo e lancia sul tavolo la sua carta.
Archie, sedici.
Vittoria, ventuno.
<<Ti piaccio?>> domanda lei, ripagandolo con la stessa moneta e chiedendosi purtroppo solo dopo se fosse davvero pronta a ricevere la sua risposta.
Archie però, che sa sempre come non essere scontato, anziché parlare si sfila il maglione e lo getta lì vicino.
<<Davvero? Non vuoi rispondere?>> esclama subito lei, dovendosi trattenere con forza dal non abbassare lo sguardo sul petto nudo del ragazzo di fronte a lei.
<<No, volevo solo togliere anche io qualcosa>> risponde, la solita espressione da schiaffi sul viso. Vittoria si chiede se la manterrebbe anche se facesse qualcosa di inaspettato come baciarlo. Non lo farà, ma il solo pensiero le fa rimbombare il cuore nelle orecchie. <<Richiedimelo dai>>
La voce di Archie le arriva ora ovattata e ha bisogno di un attimo prima di parlare nuovamente, sentendo la bocca troppo asciutta.
<<Ti piaccio?>> mormora allora la ragazza, con la testa leggermente piegata e gli occhi fissi in quelli accesi di Archie.
<<Si>> afferma lui.
Semplice. Diretto. Sincero.
Le sue iridi sembrano gridare la stessa cosa.
Imita il suo gesto di poco prima, rubandole dalle mani il mazzo di carte e prendendola così in contropiede che Vittoria non riesce a non sobbalzare. Prima però di preoccuparsi di dissimulare, deve trovare il modo di gestire la mano di Archie che anziché ritrarsi rimane ad accarezzare lentamente la sua.
<<C'è una cosa che non riesco a smettere di chiedermi>> dice il ragazzo in un sussurro. Vittoria non sa se ad essersi fatto più vicino è stato lui o lei o entrambi, fatto sta che quando Archie butta giù il pomo d'Adamo, deglutendo, lei quasi riesce a sentirne il rumore. Sporti l'uno verso l'altro, con il tavolino basso a fare da confine, rimangono a studiarsi per qualche attimo <<Baci lenti o veloci?Cosa preferisci?>>
Ci sono tante cose che Vittoria potrebbe rispondergli per farlo tornare a posto, per ristabilire l'ordine. D'altro canto, potrebbe anche semplicemente coprire quei pochi centimetri che li separano e dargliene una dimostrazione. Il loro gioco però è con le parole. I gesti sono proibiti.
<<Lento>> risponde, facendo spuntare un sorrisino sulle labbra di Archie.
<<Sapevo che non saremmo stati d'accordo neanche su questo>> controbatte lui con naturalezza, come se non fossero vicini come non lo sono mai stati, come non avrebbero dovuto essere.
In quel momento non c'è più nessun Blackjack a cui giocare, nessuna scusa, ed è per questo che Vittoria dovrebbe alzarsi e andar via. Ancora un momento, si dice però.
<<La velocità è per chi ha paura>> sussurra, facendo il grande errore di distogliere lo sguardo dagli occhi di Archie e farlo cadere sulle lue labbra. Ha l'impressione che il mondo crollerà se dovesse sfiorarle con le sue, eppure ad una parte di lei non importa.
Archie deve notare il suo cambio di prospettiva perchè subito va ad afferrare il viso di Vittoria. Gentile, il palmo della sua mano incontra la guancia di lei. Muove il pollice in una carezza leggera e a Vittoria manca per un attimo il respiro.
Poi Archie si fa più vicino.
<<Non farlo>> lo ammonisce lei <<Non mi baciare>>
Potrebbe sembrare troppo tardi visto che i loro nasi ormai si sfiorano, eppure Archie la ascolta. Aspetta. Inspira piano e quando espira l'aria le solletica le labbra.
Vittoria torna a guardarlo negli occhi, non intenzionata ad abbassare più la guardia.
<<Ho una gran voglia di farlo però>> sussurra Archie.
Per lui non c'è niente di sbagliato.
Per Vittoria, invece, c'è un mondo di ragioni per tirarsi indietro e giusto una manciata per restare a vedere cosa succede. Il modo in cui la guarda è sicuramente uno di queste ultime.
<<Finchè non mi baci niente di questo è reale>> dice.
Non crede che quella frase abbia senso per lui, ma nella sua testa ne è chiaro il significato. Aveva fatto promesse a Clarice, a Jennifer, persino a sé stessa. Baciare Archie Davidson avrebbe distrutto tutto, e Vittoria Sperti non è mai stata quel tipo di persona che manda tutto all'aria per un ragazzo.
Non lo è mai stata e, purtroppo, non lo sarebbe mai stata. Purtroppo perchè sarebbe sicuramente più facile restare lì, scoprire che sapore ha quel bacio, come la fa sentire, se quelle labbra sembrano davvero morbide come appaiono ai suoi occhi, piuttosto che tirarsi indietro non appena Archie decide di fregarsene delle sue parole e le si avvicina.
Vittoria scatta in piedi e fa nascere un che di sorpreso sul viso di Archie, il viso di uno che non è abituato a ricevere un no.
<<Buonanotte Archie>> sussurra.
Archie si alza a sua volta e prova ad afferrarle il polso, ma Vittoria è più veloce. Si scasa, gli lancia un'ultima occhiata carica di parole che spera lui riesca a capire. Poi, con il cuore in gola, lascia il salone per raggiungere la sua stanza. Le tremano le gambe ma la schiena rimane dritta, i piedi nudi camminano felpati sul pavimento.
Se solo fosse un altro tipo di persona, non passerebbe la notte a domandarsi cosa sarebbe successo.
Se solo fosse un altro tipo di persona, forse, vivrebbe la sua vita fuori dalle quattro mura della sua testa.
Se solo fosse un altro tipo di persona, forse avrebbe imparato da tempo come essere felice.
Eppure Vittoria Sperti è così, e preferisce passare la notte in bianco a fissare il soffitto piuttosto che andare contro i propri principi. Perchè alla fine di tutto i principi sono quello che è, quello che rimane della sua persona.
Sono le cinque di mattina quando si decide a comprare un biglietto per il primo volo diretto a Londra. Prenota un taxi. Sfila la tuta presa in prestito da Archie che aveva usato come pigiama e la ripone all'angolo del letto, poi si infila nuovamente il tubino che aveva indossato quella sera e ci chiude sopra il cappotto. Con il piccolo trolley tra le mani lascia la camera degli ospiti.
Il salone è immerso in una strana quiete, nella penombra delle prime luci dell'alba.
<<Vai via?>> le domanda una voce, ma Vittoria non sobbalza. Avrebbe però preferito sparire senza dover dire ciao.
I suoi occhi individuano la figura di Archie in piedi, in contro luce. Poggiato contro il vetro che dà sul balcone, i suoi occhi sembrano guardarla ma non potrebbe dirlo con certezza.
Il ragazzo si porta quella che sembra una tazza alle labbra e la sorseggia lentamente.
È ancora a torso nudo, ma si è cambiato i pantaloni con una tuta che gli ricade morbida sui fianchi.
<<Credo sia meglio>> risponde lei, sentendo improvvisamente il peso di quelle parole.
E' davvero meglio?
<<Avrei potuto chiamare il pilota tra qualche ora, non ti avrei trattenuto contro voglia>> mormora Archie, con un tono di voce che sembra quasi colpevole, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
Archie non avrebbe potuto capire. Per quanto le sembrava il contrario, nonostante tutto quello che avevano condiviso nelle ore che avevano passato insieme, le due persone in quella stanza non si conoscevano affatto.
<<Non preoccuparti, sono abituata a comprare biglietti all'ultimo>> si affretta a dire, improvvisando anche un mezzo sorriso.
Camminando piano raggiunge le scarpe che aveva lasciato vicino al divano e le infila, arricciando il naso per la sensazione della suola dura e fredda contro il piede.
<<Vittoria...>> la richiama Archie, passandosi una mano sulla testa e probabilmente cercando parole che però non prendono mai forma. Lascia quindi tutto in sospeso, come il cielo sopra Monte Carlo che aspetta di essere riempito di colori.
<<Ci vediamo in tribunale, Archie>> mormora lei, in risposta.
Non sono i colori che le piacerebbe gettare su quella tela, ma sono quelli giusti. Troppo spesso le cose non coincidono, eppure in qualche modo se ne fa sempre una ragione.
E dopo due giorni inaspettati, piena di sensazioni contrastanti, Vittoria si lascia Archie Davidson alle spalle, così come il Principato e quell'alba che poi si scopre non così bella come si sarebbe aspettata.
Apre piano la porta di casa, sfilandosi le scarpe nell'ingresso e abbandonando lì il trolley e il cappotto. E' mattina inoltrata, ma non c'è anima viva in giro per l'appartamento. Niente di cui sorprendersi essendo domenica.
Entra in cucina per prendere un bicchiere d'acqua e trova sul tavolo due coppe coperte con degli stracci, un bigliettino poggiato sopra.
Abbiamo fatto la massa! Oggi panzerotti a pranzo! scritto dalla mano disordinata di Emma.
Non te la mangiare cruda, ha aggiunto in piccolo poi Clarice.
Vittoria ridacchia rileggendo il foglietto e lo rimette al suo posto prima di camminare piano verso la zona notte, dove tutte e tre le camere da letto hanno la porta aperta. Si affaccia piano in quella della sua migliore amica e non riesce a trattenere un sorriso quando scorge tre persone al posto di una.
La piccola Emma è al centro del materasso e dorme beata a pancia in su, ai suoi fianchi ci sono Clarice ed Alessandro. Devono essersi addormentato mentre guardavano un film, visto che il computer è ancora sul comodino.
Vittoria poggia la testa sullo stipite della porta e rimane a guardare quel quadretto ancora per quale momento, prendendone tutto il buono che c'è. Alla fine ringrazia di essere la persona che è, quel tipo di persona che preferisce poter avere questo piuttosto che una stupida notte d'avventura.
Perché si, una cosa esclude l'altra.
Perché se dice a Clarice di non vedere gli uomini del loro progetto, la stessa cosa vale per sè stessa. Sopratutto per sé stessa.
Non importa quanto avrebbe voluto anche lei baciare Archie Davidson, né quanto in realtà la faccia sorridere trovare una sua chiamata persa sul telefono, anche perché tanto non lo richiama.
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