10 | WHITE LIES



Monte Carlo, di notte, ha un perché diverso dal resto del mondo. Le curve morbide delle strade accarezzano i rilievi e le pendenze di un promontorio che non ha perso la sua natura sregolata, nonostante i ricchi palazzi e le macchine da capogiro che cercano di domare quelle traiettorie sinuose.

È un'istantanea dove il tempo non scorre. Elegante, sfacciata e saccente.
Un po' come Archie, che non riesce proprio a togliersi dal viso un sorrisino che corrisponde a tutte e tre quelle odiose caratteristiche da quando ha visto Vittoria uscire dalla sua stanza con un bel vestito addosso.

Quello che aveva comprato a Cannes, mente lui era impegnato con le riprese.

<<La mia più grande conquista di questi giorni è stata farti sbottonare un po', Vittoria Sperti>> le aveva detto, poggiato con la schiena contro il bancone della cucina e le braccia conserte.

Poi era successo.

Vittoria aveva fatto la più grande figuraccia della storia, peggiore persino della storia del birdwatching.

<<Non prenderti meriti>> l'aveva ripreso, portandosi una ciocca di capelli oltre la spalla con fare altezzoso <<È solo che non vado agli appuntamenti in tailleur>>

Se avesse potuto sciogliersi e diventare pappa per Super e Chico, in quel momento, l'avrebbe fatto.

Avrebbe potuto dirgli che si è sempre sbagliato, che non è vero che lei è una abbottonata, che il suo armadio è pieno di cose che non siano tailleur.

Avrebbe potuto puntualizzare come invece lui si fosse abbottonato quella sera, visto che indossava la giacca.

Sarebbe stato meglio persino dirgli quanto stesse bene con quel dolcevita bianco.

Invece no, la sua boccaccia aveva detto tutto il contrario di ciò di cui cercava di convincersi da giorni.

<<Quindi è un appuntamento?>> aveva domandato Archie, schiudendo la bocca in un'espressione divertita ma anche un po' sorpresa. Con la punta della lingua si accarezzava leggermente il labbro inferiore.

Erano seguiti lunghi e imbarazzanti battibecchi su quel qui pro quo, durante i quali Vittoria aveva combattuto a spada tratta per il proprio onore.

Lui non riesce a cancellarsi quello stupido sorriso diverto da allora, ce l'ha per tutto il tempo in cui passeggiano per le strade del principato e anche dopo, mentre si accomodano nel locale dove Archie si destreggia quasi da padrone. Saluta tutti quando entra e il personale li scorta senza parlare in una zona più appartata del ristorante.

Il posto è esotico, ricercato, dai toni scuri e le luci calde e soffuse. Separè di canne di bambù alte fino al soffitto giocano con lo spazio, creando corridoi e rientranze e, sopratutto, privacy. Devono essere abituati, lì a Monaco, a trattare con persone importanti, tanto che quelle stesse persone si sentono di casa lì, come Archie in quel momento.

Ha il suo solito tavolo e il suo solito cameriere, l'aria rilassata di chi sa che non verrà disturbato. Probabilmente si ricordano anche il suo piatto preferito, come beve l'acqua e che vino beve.

Su quest'ultimo punto, Vittoria deve correggersi quasi subito.

Quando il cameriere - Will - si avvicina per chiedere cosa portare da bere, Archie passa la palla a Vittoria. Lui non beve durante la stagione di Formula Uno.
Al massimo un calice, che a quando pare vuole conservarsi per dopo. Dopo quando, vorrebbe chiedergli Vittoria che al contrario crede di aver davvero bisogno di un po' di vino per dimenticare la questione dell'appuntamento e sopravvivere alla serata.
Ordina solo per lei quindi, per quanto le dispiaccia. Una parte di lei avrebbe voluto vedere Archie lasciar andare un po' i freni.

<<Prima che me lo chieda, non posso neanche aiutarti a scegliere cosa mangiare. A meno che tu non voglia un ottimo cous cous gourmet>> dice il ragazzo, giocando con il bordo del menù poggiato sul tavolino quadrato senza però mai aprirlo <<Sono a dieta e sono vegano>>

<<Archie>> esclama la ragazza, con le labbra leggermente dischiuse dalla sorpresa <<Sei più noioso di quanto avrei mai potuto immaginare>>

La risposta di Archie si ferma tra le sue labbra mentre l'attenzione di entrambi viene attirata dal cellulare del ragazzo che squilla nella tasca della giacca. Vittoria alza le sopracciglia con fare insolente, facendogli notare silenziosamente come Archie non avesse rispettato la promessa di spegnere il telefono. Mentre si immagina però di essere abbandonata lì a cenare da sola mentre il suo accompagnatore viene richiesto chissà dove nel mondo, quest'ultimo le mostra lo schermo del telefono.

E' Nicholas che sta chiamando.

La ragazza scrolla le spalle, lasciando perdere Archie e cominciando a studiare il menù alla ricerca di qualcosa da ordinare che non sia il cous cous vegano del ragazzo. Non presta troppa attenzione alla chiamata che le sembra semplicemente la buonanotte del bambino, rimasto a dormire a casa del suo amico festeggiato. Nel frattempo lui si sfila la giacca e la poggia sullo schienale alle sue spalle, rimanendo con il dolcevita bianco che gli fascia la muscolatura imponente. Passa le dita sul bordo del collo di cotone, lasciando intravedere a tratti il tatuaggio con la croce che spunta lì sul lato.

Vittoria non può fare a meno di notarlo, lasciando perdere il menù e formulando un pensiero che trattiene finchè Archie non mette giù la chiamata.

<<Cosa?>> domanda il ragazzo, sentendosi in soggezione sotto lo sguardo fisso di lei. E' divertita e tiene le braccia incrociate davanti al petto, la schiena spallata sulla sedia.

<<Archie Davidson>> mormora e mentre scuote leggermente la testa una ciocca di capelli sfugge da dietro l'orecchio <<Non sei per niente ciò che mi aspettavo>>

Archie scoppia a ridere e imita la posa rilassata di lei, battendo poi i palmi aperti sulle sue cosce.

<<Cosa ti aspettavi?>> le domanda, non troppo sorpreso in realtà di quell'affermazione. Non è l'unica a notarlo probabilmente, eppure il fatto che l'abbia fatto lei sembra fargli particolarmente piacere.

<<Dove sono le modelle? l'alcool, la vita sfrenata? E andiamo, sei vegano. Probabilmente anche un fanatico religioso. Persino un bravo padre>> elenca lei, non riuscendo a trattenere le braccia e gesticolando come suo solito forse troppo <<Ti facevo un tipo sesso, droga e rock'n roll>>

<<Stiamo davvero parlando di sesso nei primi dieci minuti del nostro primo appuntamento?>> controbatte Archie, non riuscendo a cancellare il sorriso neanche per lanciarle uno sguardo che vuole sembrare sensuale.

<<Questo non è un appuntamento!>> risponde subito lei, a denti stretti. La sua minaccia non sortisce effetto, quindi tutto ciò che le rimane da fare è gettare gli occhi al cielo e pregare che il vino arrivi presto.

<<Quindi questa è stata la tua prima impressione di me?>> decide di approfondire la questione lui, non prima però di farle vedere che sta spegnendo il telefono <<Sesso, droga e rock'n roll?>>

Lei non rimane impressionata dal gesto e sbuffa, sentendosi improvvisamente sotto il giudizio degli occhioni scuri di Archie.

<<Non sono abituato a ricevere un no>> lo imita lei, facendo la finta voce grossa e ricordando di quella prima volta da Hernest & Wayne. Fino a quel momento, Vittoria non aveva avuto una brutta impressione del ragazzo che studiava affascinato le bussole della sua collezione. Poi io suo fare da gradasso aveva rovinato tutto, ciliegina sulla torta nominare George Reyes come avvocato.

<<È vero! Non puoi giudicarmi male per questo, miss dalla parte del mio "no" c'è la legge>> controbatte Archie, dandosi a sua volta ad una ridicola scenetta. Nel caos di quel primo incontro Vittoria aveva dimenticato la risposta precisa con la quale aveva troncato le richieste del ragazzo e a risentirla vorrebbe stringersi la mano da sola. Tagliente, schietta e... <<Te l'hanno mai detto che sei saccente?>> saccente.

<<Si, dillo di nuovo, ti prego>> finge di compiacersi lei, tamburellando con le dita sul tavolino nero e forse troppo vicine alla mano di Archie, abbandonata lì con nonchalance.

La discussione viene interrotta da Will che elegantemente posa un calice di vino davanti al piatto di Vittoria e ascolta le ordinazioni senza prendere appunti. Lei quasi ci si fionda su quel bicchiere, facendo un cenno ad Archie prima di portarlo alle labbra. Per un attimo spera che lui cambi idea ma no, la lascia bere sola per quella cena.

<<Non guardarmi come se fossi un cane bastonato>> la riprende subito il ragazzo, travisando i pensieri celati dietro lo sguardo di lei <<Mi godrò la serata anche senza bere>>.

Non si tratta di godersi la serata, ma di sopravviverci.

Nel momento di silenzio che segue, gli occhi scuri di Archie sembrano scrutarla con fare curioso. Sono accesi. La conversazione lo sta divertendo, interessando. Incrocia le dita e le porta davanti al suo viso, poggiandoci il mento sopra.

<<Sei delusa>> afferma.

<<Sorpresa>> lo contraddice Vittoria, scrollando le spalle <<Sono io ad aver avuto un'impressione sbagliata o anche il resto del mondo rimarrebbe sorpreso?>>

<<Il resto del mondo pensa semplicemente che io sia uno stronzo>> mormora lui dopo averci pensato un attimo, arricciando le labbra in una posa discutibile <<Invece no, sono solo una persona che si focalizza tanto su sé stessa, ma migliorando me cerco anche di aiutare gli altri>>

<<Quindi sei uno stronzo egocentrico>> afferma lei, riformulando le sue parole. Gli punta persino una forchetta contro prima di affondarla nel risotto che il cameriere ha appena portato a tavola.

<<Ma guarda cosa devo sentire>> finge di addolorarsi lui, muovendosi agitato sulla sedia e con l'espressione esageratamente sconvolta <<Da una che viene pagata per essere stronza, poi. Lo sognavi sin da piccola di distruggere la vita delle persone?>>

Archie in realtà parla senza sapere quanto, in effetti, Vittoria distrugga la vita delle persone. Lei però si forza a non farci caso, a mantenere il tono scherzoso della conversazione.

<<Oh no, da piccola volevo fare la cavallerizza, poi la stilista, poi la rock star, ma alla fine ho realizzato che fare l'avvocato sarebbe stato più figo di tutto il resto. Non potevo certo andare a cavallo con il tailleur>>

<<Più figo di fare la rock star? Non credo proprio>>

<<Archie>> lo blocca subito, con fare serioso <<Io sono una rock star, nel mio meraviglioso tribunale>> dopo di che si apre in una piccola risata.

Il ragazzo scuote la testa con rassegnazione, sorridendo però con le labbra serrate mentre butta giù un po' del suo piatto.
Vittoria gongola leggermente, sentendosi esaltata da quel continuo battibeccare. Ha una bella sensazione addosso, come una scarica che le corre lungo le vene e la fa sentire accesa.
Parlare con Archie è per lei un po' come fare una bella arringa, e le arringhe sono una di quelle cose per cui vive.

<<Come fai poi a sopportare tutti questi divorzi?>> domanda lui <<Cioè, non ti rovini un po' l'idea stessa dell'amore?>>

<<Stiamo davvero parlando di amore nella prima mezz'ora del nostro primo appuntamento?>> gli fa il verso lei, non curandosi di cambiare la parola appuntamento.

<<Touchè>> risponde Archie, scrollando le spalle.

<<E comunque non si parla quasi mai di amore, tra quelle carte>> decide comunque di controbattere, cercando il modo migliore per esprimere il concetto che si è costruita di amore nel corso degli anni <<Credo che l'amore in sé sia la forza più potente al mondo, ma non tutti hanno la fortuna di trovarlo e sicuramente non c'entra niente con il matrimonio. Che poi, anche quando la gente lo trova, si riscopre troppo fragile per gestirlo>> mormora, trovandosi ad abbassare leggermente la voce. Trova strano parlare di ciò con Archie, certamente non l'aveva mai fatto con nessun cliente, o controparte, o probabilmente persona.

Non sono discorsi che si fanno di solito, eppure non è forzato. Strano, ma non forzato.

<<È che è difficile capire quando ami una persona>> afferma il ragazzo, pensieroso <<Insomma dieci anni fa pensavo di amare Jennifer alla follia. Non sono stato io a volere un figlio a ventotto anni, ma lei insisteva tanto ed io non ho saputo dirle di no perché comunque ero convinto che saremmo rimasti insieme per sempre. Mi sono bastati due anni da quando è nato Nick per non riuscire neanche più a desiderare mia moglie. L'attimo prima era la luce dei miei occhi, quello dopo solo una gran rottura di palle>>

<<Non dovresti parlare di lei con me>> corregge il tiro Vittoria.

<<Se è per questo credo che non dovremmo neanche essere qui, insieme, eppure...>> controbatte Archie, scatenando nella ragazza un'improvvisa voglia di rovesciare il tavolo e correre a gambe levate da quel posto. Lui scoppia a ridere però, complice l'espressione che deve essersi dipinta sul viso di lei. Vittoria vorrebbe dirgli che poteva risparmiarsela, rinfacciargli che l'unico motivo per cui lei era lì è perchè lui, grande uomo di mondo, sarebbe partito per l'altra parte del mondo tra pochi giorni e lei aveva bisogno della sua deposizione, e anche che è stato lui a metterla davanti alla scelta tra scomodare tante persone per farla tornare a casa ieri o restare, ma lui smorza tutti quegli attacchi con un bel sorriso <<Mi piace quando mi guardi così, quando ti si illuminano gli occhi perchè hai trovato la giusta frase per smontare qualsiasi cosa io abbia detto>>

<<Non dovresti neanche dirmi queste cose>> sussurra la ragazza, allungando il busto sul tavolo per far sì che possa sentirla meglio. Questo ha però l'unico effetto di far avvicinare anche Archie, che con aria di sfida alza un sopracciglio.

Vittoria vorrebbe deglutire, ma si trattiene. Esattamente come non si muove neanche di mezzo millimetro, rimanendo sotto scacco davanti a quegli occhi scuri e decisamente non intenzionata a tirarsi indietro.

<<Sai come le chiamiamo noi inglesi queste?>> mormora lui <<White lies, mezze verità. Non dovrei dirtelo, ma ti ha fatto piacere>>

<<So cos'è una white lie>> risponde Vittoria, ripescando quel suo fare saccente che infondo è convinta che piaccia ad Archie tanto quello sguardo <<Ti diro di più, ti riempio di mezze verità da quando ci siamo conosciuti. Alcune non sono neanche così white>>

Non crede a sé stessa per aver detto davvero, ma aver sganciato quella bomba la fa sentire dannatamente bene. Mette su un sorrisetto enigmatico, afferra il calice di vino e si getta all'indietro, spallandosi sulla sedia e lasciando Archie lì a guardarla.

E' pur sempre Archie Davidson però, che non sembra meno affascinante neanche quando non riesce a nascondere la faccia stupita. Archie Davidson inoltre è anche un giocatore del suo calibro e si riprende alla velocità della luce da quel colpo.

<<Questo mi fa solo venire più voglia di conoscerti>>

<<Hai solo sta sera per farlo, qualcosa del genere non accadrà mai più>>

Archie prova davvero a sapere qualcosa in più di lei, sembrando davvero interessato. Vittoria risponde con incredibile sincerità alle domande sulla sua vita, la sua adolescenza in Italia, l'università, come si è trovata a Londra. Gli parla persino di Clarice ed Emma, chiaramente in modo superficiale, ma lo fa.

Questo perchè anche lui non si risparmia dal raccontarle dettagli privati della sua vita. Sua madre è morta quando era piccolo, a scuola lo prendevano in giro perchè il trauma gli aveva causato difficoltà nell'apprendimento, ma non appena aveva provato a guidare un kart aveva capito che il suo destino sarebbe stato sulle quattro ruote. Suo padre aveva fatto tre lavori per farlo correre e quella consapevolezza l'aveva sempre portato a dare il meglio di sé, a non sbagliare mai. Gli diceva sempre che sarebbe diventato un campione, che prima o poi tutta quella fatica sarebbe stata ripagata.

Alla fine la sua fiducia è ben riposta, visto che Archie è il campione in carica. Uno di quei piloti di cui la gente parlerà per sempre.

E nuovamente, Vittoria non si sarebbe mai immaginata niente di tutto ciò. Come poteva? Archie prima facie sembrava tutto tranne che un ragazzino povero e bullizzato. E' bello, carismatico, un numero uno, uno che non è abituato a ricevere no, quasi veniva facile pensare che tutte quelle belle doti, e la sua bravura, fossero semplicemente scese dal cielo.

Invece, aveva sputato sangue per essere l'uomo che ha di fronte. Forse è proprio questo a renderlo così speciale.

C'è una cosa però che nonostante tutto Vittoria non riesce a mandare giù. Il motivo per cui in fondo sono lì. Perchè tutti a parole sono le persone più brave del mondo, ma Archie aveva tradito sua moglie e come Vittoria ben sapeva Clarice non è stata certo la prima. Questo le avrebbe fatto storcere il naso per sempre.

<<Anche lei ha tradito me, più volte>> le fa presente Archie quando lei gli fa notare quell'aspetto della sua persona <<Avrai pure distrutto qualsiasi prova, cancellato la memoria di chiunque sia stato il suo partner perchè George non riesce a trovarlo, ma io so che mi tradiva>>

Vittoria scrolla le spalle, non potendo rispondere. Si segna però mentalmente quel punto.

<<Non so chi dei due abbia cominciato per primo, ma io e Jennifer siamo estranei da tanto tempo. Due coinquilini che a malapena si sopportano e che fingono di essere felici in pubblico e quelle poche volte che Nick è a casa. Se ha chiesto il divorzio è solo perchè avendomi colto in flagrante sapeva che avrebbe potuto guadagnarci di più>> spiega con distacco, ma Vittoria ricorda lo sguardo che aveva quel giorno, al tavolo delle negoziazioni e prima ancora, quando non sapeva chi fosse se non un ragazzo senza poi troppa voglia di lasciare sua moglie. <<La mia concezione d'amore fa un po' schifo, non credi?>>

Archie doveva aver combattuto, pensa allora la ragazza. Non si era arreso subito all'idea che il suo matrimonio fosse quello, che l'amore per lui fosse condividere una casa fredda e vecchi ricordi con una persona che sembrava giorno dopo giorno più distante.

Questo la rattrista.
Il ragazzo che le siede di fronte e che le tiene testa dall'inizio della serata e che l'ha fatta andare sino a Monaco pur di avere una chance di farsi conoscere per quello che è, merita molto più di ciò che ha avuto.

<<Andiamo a casa dai>> mormora, sfilandosi il tovagliolo di stoffa dalle gambe e gettandolo sul tavolo. Chiama il cameriere con un cenno mentre si infila la giacca e Vittoria approfitta di quel momento per finire l'ultimo sorso di vino nel - secondo - calice di vino.
Non che abbia sortito alcun effetto se non quello di farle colorire le guance, che è sicura essere di un imbarazzante rosa acceso.

La sua espressione potrà celare le emozioni più forti, ma la pelle pallida del viso non ha segreti quando si parla di vino rosso. Almeno può dare a quello la colpa e non allo strano effetto che le fa quell'andiamo a casa.

In cosa si è cacciata?

La passeggiata di ritorno è piacevole ma silenziosa. Attraversano una lunga via sormontata di piccole lucine gialle e che costeggia l'esterno del famoso Casino di Monte Carlo.

A Vittoria viene uno stupido desiderio, così accelera leggermente il passo fino ad arrivare in Place du Casino per rimanere poi presto delusa. È meravigliosa, macchine dalle vernici colorate e tirate a lucido ne fanno da ornamento, così come il via vai di gente al Cafè de Paris lì sulla destra crea un più che piacevole sottofondo. La porta dell'imponente edificio che ospita il Casino è, però, chiusa.

<<Giocatrice incallita?>> le domanda Archie, raggiungendola con calma.

Vittoria gli lancia uno sguardo esageratamente triste.

<<Pensavo facesse parte dell'esperienza nel Principato, fare una puntatina al Casino>> spiega, riprendendo a camminare verso casa del ragazzo, il cui attico si vede chiaramente già da lì.

<<Magari posso rimediare>> mormora Archie, aggrottando le sopracciglia.

Vittoria non capisce cosa abbia in mente finche, una volta nel suo appartamento, non le chiede di aspettarlo sul divano. Quando torna da lei ha tra le mani due calici di vino e un mazzo di carte.

Ed ecco spiegato anche il famoso calice che si era riservato "per dopo". Lungimirante.

La ragazza fissa attentamente ogni suo movimento, seduta sui cuscini con le gambe accavallate e un braccio poggiato sullo schienale. Lui poggia il vino sul tavolino basso davanti al divano, ma anziché andare a sedersi accanto a lei si lascia scivolare elegantemente per terra, sistemandosi sul tappeto.

Così possono guardarsi meglio.

<<Perché ho la sensazione che tu stia per propormi di giocare a strip poker?>> gli domanda lei, ridacchiando.

Archie le lancia uno sguardo truce.

<<Non che non mi piacerebbe>> fa chiarezza, prendendo le carte tra le mani e tirandole fuori dalla scatola per poi cominciare a mischiarle <<Ma sono più interessante di così>> 

<<Bravo Mr. Davidson, hai fatto un'ottima scelta>> risponde lei, sporgendosi verso il tavolino <<A cosa giochiamo allora?>>

<<Poker o Black Jack?>>

<<Black Jack>>

<<Più imprevisto e meno tattica, mi piace>> afferma. Vittoria sta osservando quasi ipnotizzata le sue dita che con maestria mischiano il mazzo quando due di queste afferrano una carta e la lasciano coperta sul tavolino davanti a lei <<Chi vince può chiedere qualcosa all'altro, chi perde deve rispondere sinceramente. Nessuna mezza bugia. Carta?>>

Quella domanda suona nella testa della ragazza come il segnale per scappare, esattamente come il brivido che le percorre lentamente la schiena. È tutto sbagliato, tutto fuori luogo.
Però saranno le luci soffuse e calde del salone, sarà il sapore particolarmente dolce del vino, sarà che Archie attende una risposta seduto per terra con il suo bel maglioncino bianco e quel sorriso furbo e la posa così naturale, sarà che non si divertiva come quella sera da tempo, tanto che si sente improvvisamente come quando aveva vent'anni, nessun limite e il mondo da conquistare, sarà che Archie la fa sentire in quel modo.

<<Carta>>

Les jeux sont faits.

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