1 | MRS. DAVIDSON
<<Autorizzo i coniugi a vivere separatamente, invito il signor Fares a lasciare la dimora e affido l'utilizzo della casa familiare, intendendosi per questa l'appartamento in Via Condotti, Roma, alla signora Valli. Dispongo l'affido condiviso del minore Vincenzo Fares con collocamento prioritario presso la madre e visite del padre da stabilire seguendo i parametri indicati nelle tabelle allegate.
Le spese straordinarie per la prole verranno supportate al 70% dal signor Fares e al 30% dalla signora Valli. Dispongo a carico del signor Fares un assegno di mantenimento per la moglie di euro tremila mensili e per il figlio di euro cinquecento. L'udienza di merito è fissata al 14 maggio. Venite a firmare>>
Il giudice dispone le carte sulla scrivania e ci poggia sopra una penna, invitando le parti ad avvicinarsi.
Vittoria Sperti si alza dalla sedia, si abbottona la giacca del tailleur e seguita dalla sua cliente raggiunge la scrivania per lasciare un segno sull'atto che le vede tacitamente vincitrici. Cerca di nascondere un sorriso anche se in questi momenti è difficile non essere euforici.
L'avvocato della controparte invece ha un'espressione impenetrabile e cerca di trattenere il signor Fares dall'inveire, tenendogli una mano sulla spalla, consapevole che potrebbe solo aggravare la situazione. Il signor Fares è un imprenditore che al mese fattura cifre a tanti zeri, ma Vittoria ha imparato col tempo che questa è un po' una costante: i mariti ricchi tendono a ribellarsi di più nel pagare le mogli. Peccato che alla fine, che abbiano un ingente patrimonio o solo qualche spicciolo, comunque devono pagare.
<<Potete andare>> li liquida il giudice, indicando la porta del suo studio.
A Vittoria non sono mai piaciute troppo le udienze presidenziali, troppo poco spazio per parlare, troppe cose da decidere con urgenza senza potersi spiegare al meglio, eppure ne vien fuori sempre dannatamente bene. Letizia Valli le afferra il braccio e mentre cammina al suo fianco per i corridoi del tribunale romano le fa un occhiolino.
<<È stato pazzesco>> le dice <<Non ci credo che posso tenermi casa anche se è sua>>
L'avvocato sorride a labbra strette, portando la mano a coprire quella che Letizia ancora tiene stretta al suo braccio.
<<Tu continua a fare come ti dico io, e tieniti stretto tuo figlio>> risponde.
Scendono le scale del tribunale in silenzio, venendo colpite dall'intensa luce di quella giornata primaverile non appena mettono piede fuori dall'imponente portone. Marzo è cominciato da pochi giorni ma in Italia ha portato subito con sè cielo terso e belle giornate, e un po' di quell'aria frizzante che rende la primavera tanto amabile.
Era da tempo che Vittoria non metteva piede a Roma, ed è felice di poterlo fare sotto una volta così. Forse si concederà una passeggiata in Piazza Navona, o un calice di vino rosso a Trastevere con qualche sconosciuto, o magari un gelato in quel posto vicino Montecitorio che le piace tanto. Sarebbe il primo momento di pace in una vita da tanto tempo troppo frenetica.
Letizia fa per dire qualcosa ma viene interrotta dalla suoneria del telefono di Vittoria. L'avvocato lo tira fuori dalla tasca del cappotto e dopo aver letto il nome sullo schermo fa segno alla sua cliente di scusarla un attimo, allontanandosi mentre scorre con il dito lungo la freccia per rispondere.
<<In quanto riusciresti ad essere a Londra?>> domanda la voce femminile all'altro capo del telefono. Sembra elettrizzata. Vittoria conosce bene quel tono.
<<Dipende da quanto è urgente>> risponde, guardandosi intorno. Ha improvvisamente la sensazione che di Roma, anche per quella volta, vedrà solo il palazzo di giustizia.
<<E' qualcosa di grosso, di molto grosso. La moglie ci ha beccato e l'ha cacciato di casa. Le ho parlato di te, le ho detto che mi hai aiutato a divorziare dal mio primo marito. Vuole conoscerti>> sussurra la ragazza, mentre in sottofondo si sente il rumore di uno sciacquone.
Vittoria nel frattempo ha messo la chiamata in viva voce e controlla i siti delle compagnie aeree in cerca del primo volo per Londra.
<<Posso essere lì tra quattro ore>> afferma, comprando un volo Alitalia da Roma Fiumicino.
<<Ti giro l'indirizzo della casa, è a Kensington e lei si chiama Jennifer Davidson>> risponde l'altra <<Ah, io mi chiamo Lisa a questo giro>>
<<Ok Lisa, a presto>>
Vittoria mette via il telefono scuotendo la testa. Eppure, nonostante i suoi bei piani per quella giornata siano appena stati brutalmente stracciati, non riesce ad essere totalmente triste. E' felice che quella sia la sua vita. Anche senza calice di vino a Trastevere.
Quando si gira e fa per tornare da Letizia scopre che questa è stata raggiunta dal marito e le loro voci si accavallano al centro del cortile del tribunale, mentre l'altro avvocato guarda la scena con le braccia conserte ed un che di divertito nello sguardo. Andrea Fares è due volte la moglie, sia quanto a stazza che quanto a carisma, e la povera Letizia Valli soccombe sotto il suo sguardo mentre lui le grida contro. Ma questa è la sola vittoria che potrà mai avere, ed è la vittoria più vile che esista.
<<Risparmiati tutte queste parolone per l'udienza, ne avrai bisogno>> esclama Vittoria, intromettendosi <<Altrimenti un ordine restrittivo non te lo toglie nessuno>>
La ragazza allunga un braccio per gettarlo sulle spalle della sua cliente e così la porta via, guardando in cagnesco sia Andrea Fares che il suo avvocato.
<<Ci penso io, tranquilla>> le sussurra nell'orecchio prima di salutarla fuori dai cancelli del palazzo di giustizia <<Mi faccio sentire se sorge qualche problema>>
<<Mi fido di te>> risponde Letizia, annuendo.
Le due si stringono la mano per poi prendere strade diverse.
C'è un certo fascino, pensa Vittoria, nel distruggere la vita ordinaria delle persone e vederle fidarsi mentre glie la ricostruisci.
Si infila in un taxi e si mette comoda, sperando che il traffico della capitale non le impedisca di raggiungere l'aeroporto in tempo.
<<Fiumicino>> dice al guidatore.
Prende un grosso respiro e lascia andare le sensazioni di quella mattinata, rifugiandosi in un piccolo posto del suo cervello dove non ci famiglie che litigano, leggi, tribunali e divorzi. Un posto tranquillo, tutto suo. Un posto che la aiuta a sopravvivere, mentre si prepara ad incontrare la prossima famiglia allo sfascio, la sua nuova avventura.
**
Jennifer Davidson è una donna stupenda. Ha fatto la modella fino a qualche anno fa e sul suo viso il tempo sembra essersi fermato, tanto che quando le dice di avere trentacinque anni quasi non ci crede. La sua è una bellezza particolare, non scontata, avendo la pelle scura tempestata da chiazze più chiare per colpa di una carenza di melanina. Eppure, pensa Clarice, questo non fa che renderla più bella.
<<Mio marito è un pezzo di merda>> esclama la donna, giocando con la fede che indossa all'anulare sinistro fino a sfilarla e lasciarla sul tavolo. Si porta quella stessa mano sul viso e copre gli occhi, respirando piano.
<<Se fosse stato un uomo sano di mente non avrebbe mai pensato di tradirti>> cerca di consolarla Clarice, mettendo su un'espressione confortevole e allungando una mano verso la sua spalla, accarezzandola <<Insomma, guardati! Sei perfetta>>
Jennifer libera la visuale sul suo viso e nonostante una lacrima le stia attraversando la guancia, le labbra si aprono in un grande sorriso.
<<Davvero? Tu credi che io sia perfetta?>> le domanda, sincera.
Clarice si è sempre chiesta come potessero donne rinomate nel mondo per la loro bellezza sorprendersi davanti a complimenti del genere, ma non le sembra il caso di aprirsi a questi dubbi in quel momento, così si limita ad annuire vigorosamente e continuare a guardarla affettuosamente.
Pregando che Vittoria arrivi presto.
<<E' stato uno stronzo anche con te>> continua poi la modella, con empatia. Clarice aveva vissuto quella scena più e più volte con persone diverse, ma mai le era capitato che la moglie dell'uomo con la quale era appena stata trovata a letto le offrisse un the e, addirittura, la consolasse. Non riusciva a capire se fosse una persona eccessivamente sensibile, una stupida o una alla quale, in fondo, del marito non glie ne fregava poi così tanto <<Illudere una ragazzina di non essere sposato, fare piani insieme... devi essere distrutta, Lisa>>
<<Ho ventinove anni... non sono poi così ragazzina>> controbatte la ragazza, ridacchiando, per poi correggere il tiro quando si accorge del bisogno di Jennifer di non sentirsi l'unica distrutta in quella cucina <<Comunque si, è tremendo, chissà quanto ci vorrà per fidarsi nuovamente di un uomo>>
Clarice si porta una mano sul petto, cercando di sembrare sincera, ma per fortuna la sua scenetta viene interrotta dalla porta scorrevole della cucina che si apre leggermente.
<<C'è Miss Sperti alla porta, la faccio entrare?>> mormora la giovane cameriera, affacciandosi.
Grazie a dio, pensa Clarice alzando gli occhi al cielo.
<<La faccia accomodare nel salotto, arriviamo>> risponde Jennifer, bevendo l'ultimo goccio di The dal suo servizio di porcellana e alzandosi dallo scomodissimo ma stupendo sgabello del tavolo snack della cucina.
La cameriera si volatilizza e la padrona di casa, con più calma, fa segno a Clarice di seguirla. Quest'ultima si guarda attorno mentre camminano per il lungo e luminoso corridoio, fatto in marmo e infissi in legno bianco. Non era mai stata a casa Davidson prima di quel giorno e ne rimane esterrefatta, le ville a Kensington sono bellissime, ma quella probabilmente le supera tutte.
Getta uno sguardo verso le porte socchiuse che danno su numerose stanze elegantemente arredate, in una di queste scorge una parete fatta di trofei e si chiede quanti ne abbia Archie per aver bisogno addirittura di un'intera stanza.
Quasi le dispiace che lui l'abbia portata lì per la prima volta solo quella mattina.
Jennifer preme leggermente il palmo sull'ultima porta del corridoio, spalancando il passaggio nell'elegante salotto sui toni del bianco e del grigio dove, al centro, si erge Vittoria. Perfettamente intonata con l'ambiente, la ragazza indossa un cappotto latteo e si accinge a sfilare i guanti dello stesso colore, guardandosi attorno e apprezzando la scelta delle tonalità di quella casa. Il bianco è il suo colore preferito.
Vittoria ha i capelli biondi legati in una coda alta e il viso, solo leggermente ritoccato dal trucco, rivela la stanchezza del viaggio.
<<Signora Davidson? E' un peccato conoscerla in queste circostanze, ma piacere>> esclama la ragazza, allungando una mano alla padrona di casa dopo averla definitivamente liberata dal guanto <<Sono l'Avvocato Sperti, mi chiami pure Vittoria>>
<<Lisa mi ha parlato benissimo di lei, e in questo momento ho davvero bisogno di qualcuno a cui affidarmi totalmente>> replica Jennifer, rispondendo alla stretta di mano e facendole segno di accomodarsi su uno dei due divani disposti l'uno di fronte all'altro. <<Non ho intenzione di rimanere con mio marito dopo ciò che ho visto oggi, ma senza di lui io ho poco e niente. Sono anni ormai che non lavoro>>
Vittoria si siede sulla punta del cuscino foderato e stringe le mani, osservando la sua nuova cliente con gli occhi spalancati e concedendosi solo un'attimo per guardare Clarice che, alle spalle di Jennifer, le fa un occhiolino. Oggi indossa la parrucca rossa che Vittoria trova un po' volgare, ma che secondo la sua migliore amica fa impazzire gli uomini.
La ragazza comunque aveva ragione, prima, al telefono. Ne è valsa la pena abbandonare Roma in fretta e furia, basta vedere la casa della famiglia Davidson per capire che è un affare bello grosso, anche se né Clarice né Alessandro hanno avuto la decenza di farle sapere del loro nuovo obiettivo.
<<Lei si fidi di me, Jennifer>> dice Vittoria, aprendosi in un sorriso <<Le farò avere tutto ciò che vuole, a patto che sia totalmente sincera e segua le mie regole>>
<<Sono nelle tue mani Vittoria>> mormora la bella Mrs. Davidson.
Anche se è un copione già visto, ogni nuovo cliente causa a Vittoria un brivido lungo la schiena. L'eccitazione di una nuova storia, di una nuova persona per cui lottare, di una verità da costruire, sono ciò di cui si nutre. Le uniche emozioni che desidera, e di cui ha davvero bisogno.
Sono nelle mani della legge in realtà, non nelle sue.
Ma Vittoria ci gioca così bene che infondo è la stessa cosa.
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