- Capitolo 9 -
Brookyn's POV
Dopo circa mezz'ora riuscii finalmente ad arrivare alla centrale di polizia. Normalmente ci avrei impiegato pochi minuti ma c'era tantissimo traffico. Nessuno avrebbe immaginato mai che in una città non molto grande e sconosciuta ci potessero essere così tante auto, ma non tenevano conto che il freddo di questo periodo obbligava anche chi doveva fare solo pochi metri a prendere i mezzi. Il Canada era famoso per il clima rigido, anche nella parte più a sud dove vivevo io.
La centrale era molto grande, l'edificio possente avrebbe fatto pensare a spazi ampi e moltissimi uffici, ma in realtà comprendeva anche la stazione dei pompieri. Ero in una città così sfigata da non avere nemmeno due costruzioni separate per la polizia e i pompieri.
Poi presi il ciondolo che tenevo sempre al collo e lo strinsi forte nella mia mano. Rappresentava lo Yin, Wynter aveva lo Yang. Li avevamo comprati quando avevamo sette anni e non li lasciavamo mai. Sarebbe stato come abbandonare la nostra amicizia. I due ciondoli si incastravano perfettamente e simboleggiavano che nessuna delle due poteva fare a meno dell'altra, anche se eravamo completamente diverse.
Sperai che Wynter, ovunque fosse, stringesse la collana proprio come facevo io. Magari era in un luogo bellissimo e lontano, forse in una città con la stazione di polizia e quella dei pompieri separate.
Appena entrai mi diressi a passi veloci verso il centralino. Un uomo di circa trent'anni lasciò il giornale che aveva in mano con tutte le notizie del giorno e mi chiese gentilmente di cosa avessi bisogno. Dalla voce riconobbi che era la stessa persona che aveva risposto al telefono quando avevo trovato la casa della mia migliore amica devastata.
-Sono Brooklyn Strade. Vorrei solo chiedere informazioni per la scomparsa di Wynter Drown, una mia amica- dissi sperando che, anche se non si poteva, diffondesse qualche informazione.
-Non ti preoccupare, ragazzina. La polizia attende la richiesta di riscatto e... Lasciamo stare, non dovevo dire nemmeno questo- rispose pentendosi subito dopo. Avevo ottenuto una notizia, ma senz'altro non era quello che mi aspettavo.
-Non è un rapimento!- spiegai immediatamente.
-La polizia non ha bisogno delle indagini di una ragazzina- ribatté Jack, o almeno questo era il nome segnato sul cartellino.
Per mia fortuna un telefono iniziò a suonare e il centralinista corse a rispondere nel corridoio su cui era affacciata la stanza dove ci trovavamo.
Appena si allontanò, mi avvicinai alla scrivania e iniziai a cercare tra i fascicoli dei casi che la polizia stava seguendo in quel periodo.
Jack continuava a parlare al telefono muovendosi e gesticolando animatamente.
Ogni secondo sembrava si stesse per girare, mi tornarono molto utili i momenti in classe in cui il professore si girava per scrivere alla lavagna e noi iniziavamo a parlare fino a quando non si voltava a guardarci e fingevano che non fosse successo nulla.
Le cartellette erano tantissime e messe completamente a caso, dovevano ancora archiviarle. Ne guardai tantissimi, ma nessuno era quello giusto. Dopo circa un minuto vidi il fascicolo sul caso Drown tra gli ultimi, lo sfilai velocemente e tornai dall'altro lato della scrivania perché Jack era in procinto di tornare.
Prima di andare presi anche il giornale, c'era sicuramente qualche articolo sull'accaduto e il centralinista lo aveva magari letto per tutta la giornata. Non mi sentivo una ladra, ero sicura che servisse tutto più a me che a lui.
-Ciao!- esclamai facendogli cenno con una mano e nascondendo la cartelletta e il giornale dietro la schiena con l'altra.
Non aspettai nemmeno la risposta e uscii dalla centrale con la stessa rapidità con cui ero entrata.
La mia macchina era parcheggiata a pochi metri, la aprii e mi sedetti sul sedile pronta a guidare. La curiosità però era più forte di me e mi portò a prendere immediatamente il fascicolo. Era grigio con un'etichetta bianca con scritto il nome delle mia migliore amica.
Stavo per aprirlo quando sentii una notifica provenire dal mio giubbotto. Presi il cellulare dalla tasca e lessi il messaggio di mia madre: "Ciao. Come va? È andato bene il test di chimica? Mi ha chiamato un agente per dirmi che vorrebbero parlarti riguardo Wynter. Non è un interrogatorio, ma essendo minorenne ci sarà il nostro avvocato".
Digitai una risposta a monosillabi e ripresi in mano la cartelletta, sperando rispondesse alle mie domande.
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