- Capitolo 7 -
Brooklyn's POV
Ero ferma davanti al palazzo per incontrare i genitori di Wynter, pronta ad entrare, l'unica cosa che me lo impediva erano i ricordi. L'ultima volta che avevo varcato quella soglia avevo scoperto che la mia migliore amica era scomparsa.
Dopo aver chiamato i soccorsi, avevo aspettato davanti alla finestra per vedere quando sarebbero arrivati. Non passò molto da quando vidi due macchine della polizia sfrecciare velocemente sull'asfalto con le sirene che suonavano incessantemente all'orizzonte.
Molte persone si affacciavano dai balconi e si guardavano intorno cercando di capire l'accaduto, proprio come avevo fatto io in quella casa pochi minuti prima.
In quel momento mi resi conto che mi avrebbero subito fatta uscire dall'appartamento, non potevo alterare le prove presenti, lo avevano ripetuto più volte già quando al telefono avevano cercato di tranquillizzarmi. Quindi mi diressi senza toccare nulla nella camera di Wynter, per vederla quella che sperai non fosse l'ultima volta.
Appena entrai mi sembrò identica a come l'avevo lasciata andandomene due sere prima, in disordine ma nonostante questo carina. La sua stanza era enorme, come il resto della casa che, non per esagerare, era quattro volte la mia. L'armadio era spalancato con tutti i cassetti aperti e qualche vestito stropicciato che ne usciva. Wynter era abbastanza ordinata ma, per quanto riguardava l'abbigliamento, era maniacale. Era capace di passare ore intere a cercare il modo migliore di sistemare tutti i suoi milioni di vestiti. Era strano, i rapitori non avevano ragione di aprire i cassetti. Non avrebbe certamente potuto nascondersi in uno come una contorsionista e dubitai fortemente che le avessero chiesto di preparare dei vestiti per la partenza. Probabilmente volevano qualcosa da lei, ma non potevo immaginare cosa.
Sentii le sirene della polizia sempre più vicine e capii che non mi restava molto tempo. Decisi di prendere la foto, quella incorniciata di noi due da piccole che teneva sempre sul comodino. Era molto importante per lei e questo la rendeva la cosa migliore che potessi prendere nel caso non fosse più tornata. Non volevo neanche pensare a questa ipotesi, così mi avvicinai e notai che la cornice era ribaltata e aperta sul retro.
La foto non c'era più, ma ero certa che quando ero andata lì la sera prima ci fosse. L'idea di un rapimento mi sembrava sempre meno plausibile, divenne impossibile quando cercai il suo libro preferito, 1984 di Orwell, e Ted, il peluche di quando era bambina, e mi accorsi che mancavano entrambi.
Non feci nemmeno in tempo a guardarmi intorno perché un agente mi obbligò ad uscire dalla stanza.
Dopo aver rimuginato un po', presi coraggio ed entrai, mi incamminai lungo il vialetto, salii sull'ascensore fino ad arrivare al suo piano e poi suonai il campanello.
Jennifer mi aprii la porta, mi sembrò invecchiata di trent'anni rispetto all'ultima volta. Era in viaggio per lavoro quando l'avevano chiamata per comunicarle la notizia. Lei e il marito avevano preso il primo aereo ed erano arrivati quasi subito.
-Ciao- mi salutò invitandomi con un gesto della mano ad entrare.
-Ciao- risposi dirigendomi con lei nella cucina. Mi sedetti su una delle sedie e lei fece lo stesso.
-Vuoi...- iniziò a dire aprendo il frigo e rendendosi conto che era completamente vuoto.
-Non si preoccupi- la anticipai.
Anche se mi avesse offerto qualcosa avrei rifiutato.
-Scusa se te lo chiedo così- disse Jennifer abbassando lo sguardo -So che potrebbe essere difficile parlarne, ma vorrei sapere come si comportava mia figlia negli ultimi tempi. La sentivo al telefono, ma non ero a casa con lei e ho paura di non rivederla più-.
Per fortuna, avevo immaginato che volesse parlarmi di questo ed ero preparata a dirle la verità, però pensai che potesse non essere sempre la cosa giusta da fare. Wynter aveva scoperto che i suoi genitori si sarebbero separati perché aveva visto un documento nello studio del padre e non ne aveva ancora parlato con loro.
Iniziai a raccontare a Jennifer di quanto la figlia fosse felice, allegra e spensierata. In alcuni momenti mi sentii un po' in colpa ma a motivarmi nel continuare la messa in scena era la consapevolezza di quello che avrebbero provato loro se la polizia non avesse più trovato Wynter e avessero saputo di aver fatto passare alla figlia un ultimo periodo orribile.
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