- Capitolo 5 -

Brooklyn's POV

Un brusco rumore interruppe la conversazione con Evelyn e Matthew, se così si può definire quando due persone parlano e una interviene con qualche mugugno per acconsentire. Cercare di includermi non era sufficiente, né tanto meno necessario, volevo solo essere lasciata in pace. Erano miei amici e sapevo che raccontavano stupide storie per tirarmi un po' su il morale, ma anziché farmi pensare ad altro mi infastidivano.

Dopo un paio di altri rumori che obbligarono tutti gli studenti a tapparsi le orecchie con le mani, sentimmo la voce del preside rimbombare dall'interfono. Normalmente avrei fatto qualche commento sul fatto che dopo vent'anni in questa scuola il preside non aveva ancora imparato ad usare il microfono ma tralasciai intuendo cosa stava per dire.

-Buongiorno, ragazzi. Scusate l'interruzione  ma devo annunciarvi che una terribile sciagura ha colpito la nostra scuola: l'alunna Wynter Drown è misteriosamente scomparsa. La polizia sta cercando di capire l'accaduto. Se un alunno ne sa qualcosa è pregato di comunicarlo alle autorità al più presto. C'è in gioco la vita di una ragazza. Grazie dell'attenzione- disse il preside recitando evidentemente parole che aveva provato più volte. Preferii non dire niente neanche quella volta, non ero in vena.

Tutti i ragazzi del corridoio lo sapevano già e, dopo un attimo in cui rimasero in assoluto silenzio, ripresero a parlare come prima. Gli unici che sembravano non esserne al corrente erano tre primini asociali che rimasero letteralmente a bocca aperta. Anche io nei loro panni avrei pensato che fosse l'ennesimo annuncio riguardo una delle straordinarie vittorie di una delle squadre della scuola. Però non eravamo tutti in silenzio per preparaci a festeggiare e complimentarci con i giocatori, ma per sapere che non c'era più traccia della ragazza più bella, popolare e invidiata che il nostro istituto vantava.

Quando entrammo nella classe l'aula era quasi deserta e riuscimmo a prendere dei posti in penultima fila. Le persone mi guardavano con aria affranta quando passavo per il corridoio, ma continuavano con le loro vite come se niente fosse. Ogni tanto sentivo alcuni studenti fare ipotesi veramente troppo stupide per meritare di essere sentite. "Sarà scappata con un ragazzo", "Secondo me l'hanno rapita gli alieni" o "L'ha fatta fuori il vicecapitano delle cheerleader perché voleva fregarle il posto". Ovviamente erano infondate; pettegolezzi di chi non sapeva tenere la bocca chiusa neanche nelle situazioni più delicate. Se fosse scappata con un ragazzo lo avrei saputo; Kate, il vicecapitano, era così stupida da sbagliare lo spelling delle parole quando faceva il tifo per la squadra e degli alieni non c'era neanche bisogno di parlare.

-Brook, dopo potremmo passare alla centrale di polizia a chiedere cosa sanno. Che ne dici?- propose Evelyn vedendomi assente.

-Ho già parlato con Jennifer, dice che appena sa qualcosa mi fa sapere. Inoltre le indagini sui casi sono private, la polizia non potrebbe parlarne con noi- le spiegai.

-Così private che un secondo dopo che è successo ne hanno iniziato a parlare tutti i notiziari- rispose seccata.

-Daiiiii- insistette poi.

-Mia madre vuole che oggi torni direttamente a casa. Magari ha paura che in un momento di disperazione inizi a drogarmi- risposi ironica per concludere la conversazione. La verità era che mia madre non mi aveva detto proprio niente ma volevo andarci da sola. Non che avessi qualcosa contro Evelyn, semplicemente non mi sentivo capita nonostante anche lei fosse giù. Era strano non vederla allegra, pronta ad entusiasmarsi per ogni piccola cosa. Il suo ottimo umore contagiava un po' tutti ma quel giorno era diversa, le occhiaie le marcavano il viso, era silenziosa e anche i colori dei suoi vestiti mi sembravano più spenti del solito.

Le ore di scuola passavano lente, la lancetta dell'orologio sembrava ferma e ogni minuto infinito. Persino i professori, pensai, erano annoiati dalle proprie lezioni. Forse ero io che quel giorno vedevo tutto così cupo, o forse era Wynter che illuminava le mie giornate, altrimenti noiose e monotone.

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