- Capitolo 38 -
Wynter's POV
-Ethan metti le scarpe. Non si va al parco con le infradito- urlò Graham dall'altra parte della casa mentre io infilavo una giacca rosa shocking a Flora.
La bambina non stava un'attimo ferma e continuava a ripetere che non voleva i guanti.
Intanto Jeremy provava dei tiri di basket con il vaso di cristallo posto in cima alla credenza della cucina. Fortunatamente aveva una pessima mira.
-Ti prego, Graham, ferma quel bambino prima che faccia danni irreparabili- mi lamentai infilando ugualmente i guanti a Flora. Faceva freddo e non poteva ammalarsi.
-Va bene ma tu prova a spiegare a Ethan che bisogna indossare anche le calze quando ci si mette le scarpe- ribatté lui entrando nel mio campo visivo.
Sarebbe stata una giornata interminabile.
Tre ore dopo eravamo al centro del parco principale di Nampa, in un castello interamente costruito di ghiaccio. Che megalomani gli americani...
Jeremy e Ethan fingevano di essere dei cavalieri di Narnia e combattevano con spade di ghiaccio contro Graham; io mi limitavo ad accompagnare Flora ovunque volesse. Era una bambina molto carina e curiosa; le piaceva raccogliere i pochi fiocchi di neve che cadevano dal cielo.
-Wendy!-.
La voce di Graham mi riscosse dai miei pensieri.
-Che c'è?-.
-Ha chiamato mia zia. Dice che tornerà a minuti; sarà meglio riportare i bambini a casa-.
-Noooo- mugolò Ethan dimenando i pugnetti in aria.
-Va bene- mormorai prendendo Flora in braccio ed avviandomi verso la macchina di Graham. Mi sarebbe piaciuto stare ancora un po' con quei bambini.
Il viaggio di ritorno a Palmer Fall fu breve a causa della totale assenza di traffico e lo passai conversando del più e del meno con Graham. Cercavo di non pensare al momento in cui l'avrei salutato per l'ultima volta... Sarebbe stato davvero triste. In quei giorni avevo imparato a volergli davvero bene e a confidarmi con lui; la nostra "relazione" non era niente di stabile ma era qualcosa e soprattutto, sapevo che mi sarebbe mancato ogni secondo passato con lui. Ovunque fossi diretta.
Quando arrivammo a casa, Hazel mi avvisò che avevano chiamato i responsabili del bar e avevano detto che l'indomani sarei anche potuta rimanere a casa perché non avrebbero aperto.
Mi sembrò la scusa perfetta per scappare; Hazel e Graham sarebbero andati via presto per andare rispettivamente all'università e al lavoro e io sarei fuggita.
Quella sera andai a dormire presto e mi raccomandai con Graham di svegliarmi presto l'indomani, perché avrei voluto fare colazione con lui. Sembrò credermi; in realtà volevo solo dargli l'addio che meritava.
Mi sarebbero mancate tante cose di Palmer Fall: come i paesani che sorridevano, i cavalli, la piccola stazione ferroviaria dov'è mi recavo ogni mattina. Ma mi sarebbero mancate anche le cene con Hazel, i pomeriggi in gelateria e le sere sotto le stelle. Però era troppo rischioso rimanere là; troppi testimoni, troppi incontri.
Presi Ted, il mio peluche preferito e compagno d'avventura fin dalla nascita, e lo sistemai sul letto accanto a me. Magari dormire con lui mi avrebbe dato la forza necessaria ad abbandonare quella che stava diventando la mia nuova vita.
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