Wynter's POV
Passarono i giorni e la mia vita non cambiò particolarmente: ottenni il lavoro nell'università e ogni mattina mi svegliavo con Graham per fare il viaggio in treno assieme.
Convinsi Graham a prestarmi i suoi vecchi libri da studente del liceo con una scusa ridicola e mi rimisi a studiare. Non potevo buttare via tutto quello che avevo imparato durante l'anno solo perché ero stata sfortunata.
Iniziai a cucinare tutte le cene al posto di Hazel e lei si concesse di uscire più spesso. Era raggiante.
Graham era molto gentile e premuroso; non mi negava mai un piacere. Non credo che si potesse dire che stessimo assieme perché in effetti non era così; però avevamo una sintonia molto forte e non ci negavamo mai un bacio se ne avevamo voglia.
La festa del suo amico si rivelò così noiosa che tornammo a casa dopo nemmeno due ore e passammo il resto della serata a guardare serie TV comiche.
Smisi quasi del tutto di scrivere le mie preoccupazioni sul taccuino e gli unici momenti di tristezza che mi ritagliai furono quelli in cui pensavo alla mia famiglia o ai miei amici.
Brooklyn, Evelyn e Matthew affollavano i miei sogni tutte le notti. Era impossibile non pensare a loro; a cosa facevano a scuola, alle feste a cui stavano andando senza di me. La loro vita stava proseguendo. Senza Wynter Drown.
Col passare del tempo riuscii a trovare una sorta di equilibrio nella quotidianità che mi consentì di rilassarmi. Quando uscivo di casa ero sempre estremamente vigile; ogni volta che potevo impedire a Graham di vedere la TV, lo facevo con piacere e non raccontavo mai niente di me. Mai.
Graham diventava sempre più curioso e mi riempiva di domande sul mio passato: famiglia, amici, amori. Io rispondevo a monosillabi o inventavo ricordi mai esistiti.
Era difficile continuare a mentire; reagire quando venivo chiamata "Wendy" e fare finta che tutto andasse bene. Sapevo che non era così e per quanto cercassi di godermi il momento, era palese che prima o poi sarebbe arrivata la resa dei conti. E non avevo idea di come sarebbe andata a finire.
Spesso mi ritrovavo a pensare a come avrei potuto vivere se avessi lasciato Bleak Haze per sempre. Potevo rimanere a Palmer Fall ed essere felice? Probabilmente no. Avevo bisogno del resto della mia vita. Ed era in Canada.
Un giorno, mentre camminavo per il giardino, vidi una roccia il cui colore variava dal rosa pallido al rosso rubino. Era meravigliosa. Era circondata da terriccio morbido dove crescevano gigli bianchi. Il contrasto era incredibilmente bello.
Quello stesso giorno passai la serata leggendo per l'ennesima volta 1984. Non mi stancavo mai di Orwell. Il modo in cui scriveva era magia.
Decisi che avrei messo al sicuro l'unica cosa di cui avessi veramente paura in quel momento: il taccuino. Lo sotterrai accanto alla roccia e non lo aprii più. Sarebbe rimasto là fino a quando non avessi deciso che qualcuno meritava di leggere i più oscuri segreti che vi stavo custodendo.
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