- Capitolo 27 -

Brooklyn's POV

Ero sdraiata sul divano, fissavo il soffitto e pensavo. La casa era vuota e il silenzio regnava sovrano, normalmente mi avrebbe infastidito, avrei invitato qualcuno o sarei uscita, ma in quel momento mi rilassava.

Stavo accumulando tantissimo stress e volevo solo fermare l'orologio del tempo e prendere una pausa da tutto. Le indagini, la scuola, gli amici, la famiglia, la squadra di pallavolo.
I pochi secondi che rimanevano del mio tempo libero gli usavo per rilassarmi, ma raramente funzionava.

Mi stavo impegnando tantissimo a parlare con tante persone a scuola per scoprire qualcosa su Wynter, ma ovviamente nessuno poteva darmi le risposte che cercavo.
Io e Camrin eravamo le persone che ne sapevano di più, nonostante non sapessimo quasi nulla.
Anche le indagini su Adam Hall, il padre della mia amica, si stavano dimostrando inutili. Ogni sforzo era vano e non potevo fare a meno di chiedermi se stessi solo perdendo il mio tempo.

Il mio telefono squillò interrompendo tutti i miei pensieri e spaventandomi leggermente. Lo presi dal tavolo sotto una pila di libri disordinati e materiale scolastico. Stavo quasi per dimenticare il test di matematica, non avevo nemmeno mai provato a fare gli esercizi della prof. Di recente avevo avuto di meglio da fare e per quanto poco potessi allenarmi la mia verifica sarebbe stata sicuramente migliore di quella di Dexter. Come sempre.

-Pronto?- dissi fioca.
-Buongiorno. Brooklyn Strade?- rispose una voce femminile attraverso lo smartphone.
-Sì- risposi annuendo come se potesse vedermi.
Dopo un attimo di pausa, riprese a parlare -Sono l'agente  Burston. Ho bisogno di parlarti. Potresti venire al 84 di Lincoln Street adesso?-.
-Non è l'indirizzo della centrale- feci notare titubante.
Qualcosa non tornava, perché un'agente avrebbe dovuto parlarmi a casa propria?
-Non è un interrogatorio, ho delle notizie su Wynter Drown da darti-.
Poteva essere pericoloso, magari non era chi diceva di essere, ma non mi sarei mai perdonata di aver perso un'occasione che avrebbe potuto aiutare la mia migliore amica. Conoscevo la via, non era molto distante.
-Arrivo in dieci minuti- conclusi fredda, terminando la chiamata.

Non avevo la più pallida idea di cosa mi aspettasse, ma mi sembrava la soluzione migliore da prendere. Non per me, per Wynter. Come tutto quello che facevo in quel periodo.

Ero sempre immersa nei miei pensieri, il mio gatto aveva una vita sociale più sviluppata della mia.
Misi una bottiglietta di spray al peperoncino nella borsa, indossai la giacca e uscii dell'appartamento.

Quando arrivai all'indirizzo dato, mi guardai intorno in modo circospetto ma non notai niente di fuori posto. Era un quartiere tranquillo; residenziale. Inoltre non era ancora sera e c'era un sacco di gente. Non mi sembrava il luogo adatto a commettere un crimine, c'erano tantissimi testimoni: bambini, ragazzi, genitori.

Sospirai tranquillizzandomi un'attimo e poi, seguendo le indicazioni che mi erano appena arrivate per messaggio, citofonai ad una villa di medie dimensioni.
-Brooklyn, entra pure- disse una donna di mezza età aprendomi la porta.
Era molto cortese, aveva una caraffa di the in una mano e mi aveva anche invitato ad appoggiare la giacca ad un attaccapanni.
Non certo il tipo di criminale che tutti immaginano, ma si dice che l'apparenza inganni, anche se spesso non è così.

-Vorrei chiederti alcune cose- disse dopo avermi fatto accomodare sul divano del soggiorno.
-Penso che sia io a dover chiedere. Aveva detto di avere delle informazioni su Wynter- risposi tagliando corto.
Mi guardò e sempre con il tono gentile che aveva utilizzato da quando ero in quella casa disse con naturalezza -Mentivo-.

Le lanciai un'occhiataccia, i suoi modi gentili non mi avevano abbindolato come credeva.
-Allora non ho niente da dirle- risposi delusa. Come potevo non esserlo? Nonostante tutto avevo avuto speranza fino all'ultimo.
Mi alzai e mi avviai verso l'uscita.

-So che menti anche tu, alla polizia però. È un reato- disse costringendomi a fermarmi.
Il suo modo di parlare non era più calmo e pacato, mi rassegnai e tornai a sedermi sul divano.
-Parliamo di quando hai rubato un fascicolo dalla centrale di polizia ed il perché credi che la tua amica non sia stata rapita-.
Sospirai un'altra volta. Dovevo inventarmi al più presto qualcosa.

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