- Capitolo 22 -

Wynter's POV

Infilai la torta nel forno e mi sedetti sul divano accanto a Graham.
-Secondo me quella torta sarà terribile- brontolai.
-Speriamo di no; altrimenti mia madre non mi farà più toccare la cucina- rise lui un attimo prima di accendere la tv.

Un brivido di terrore mi attraversò le ossa -Graham, spegni la televisione. Perché non ci facciamo un giro a cavallo?-
Il ragazzo corrugò le sopracciglia e piegò la testa di lato -Sai andare a cavallo?-.
-Certo-.
Pericolo scampato.

-Va bene, però ad una condizione-.
Lo guardai perplessa -Cioè?-.
Graham arrossì e distolse lo sguardo -Domani mi accompagnerai alla festa di compleanno di Steve-.

Socchiusi gli occhi per capire se stava scherzando -Vuoi che venga con te?-.
-Beh... sì- borbottò lui.
-Ma non ho niente da mettere-.
-Ti presto qualcosa io-.
Mi misi a ridere -Ma cosa dici? Mi servirà un vestito-.
-Lo so! Intendevo che potrei chiedere a mia madre- si giustificò lui incrociando le braccia.
-Okay, ma adesso andiamo a prendere i cavalli. Poi penseremo alla festa- dissi uscendo di casa.

Graham sellò due cavalli della scuderia accanto a casa sua in pochi secondi e mi aiutò a salire. Erano decenni che non andavo a cavallo; avevo smesso quando avevo iniziato a fare la cheerleader perché non avevo più avuto tempo.

Passeggiammo per Palmer Fall chiacchierando del più e del meno. Scoprii che Graham voleva diventare chirurgo e andare a vivere in una grande metropoli. Eppure a me Palmer Fall piaceva così tanto. Mi disse che suo padre era morto quando era molto piccolo e che sua madre aveva sempre dovuto fare tutto da sola. Pensai ai miei genitori, che si erano conosciuti nell'alta società di Vancouver e che si erano sposati più per capriccio che per amore.

-Cosa ne diresti se lavorassi al bar dell'università?- gli domandai ad un certo punto.
Graham si voltò di scatto a guardarmi e si catapultò quasi giù dal povero cavallo -Perché mai dovresti farlo?-.
-Perché mi servono soldi e un lavoro non troppo impegnativo- farfugliai imbarazzata.

Lui si fermò a riflettere -Non lo so, Wendy. Secondo me non è una buona idea-.
-Perché ti metterei in imbarazzo?- sussurrai. Mi ricordavo bene dello sguardo che mi aveva rivolto quando avevo incontrato i suoi amici.
-Tu non mi metti in imbarazzo. Semmai il contrario- mugolò guardandomi negli occhi.
-Sicuro?-.

-Credi che ti avrei mai invitato alla festa di Steve se lo pensassi?-.
-In effetti no- ammisi un po' confusa. Continuavo a non capire. Forse lo mettevo in imbarazzo perché gli interessava una ragazza e io vivevo a casa sua.

-Perché non hai una ragazza?- gli domandai a bruciapelo.
Graham arrossì violentemente e mi guardò perplesso -Cosa?-.
-Hai capito-.
-Beh, non lo so. Credo perché non sono interessato a nessuna- rivelò a bassa voce.

-Ma tua madre dice che non ne hai mai avuta nessuna fidanzata. Eppure sei grande oramai- contestai scendendo dal cavallo e legandolo alla staccionata di un piccolo campetto.

Ci eravamo fermati in una graziosa radura piena di fiori di ogni colore.
Graham mi imitò e si sedette nell'erba fresca e profumata -Sì, è vero. Non le ho mai presentato una ragazza. Non me ne è mai importato nulla-.

-E adesso è ancora così?- indagai incuriosita.
-Non lo so. Non ho esperienza in queste cose- ammise con malinconia.

E adesso cosa faccio? Mi sono impelagata in un discorso da cui non saprei come uscire.
-Ma c'è una ragazza che ti interessa?-.
-Credo di sì-.
-E, fammi capire, hai paura a buttarti perché non hai esperienza?- chiesi sedendomi accanto a lui.

-Sì, più o meno- farfugliò Graham guardandomi negli occhi.
-E allora che problema c'è? Ti aiuto io- esclamai sorridendogli.
Lui mi sembrò lievemente allarmato -In che senso?-.

Non gli risposi e posai le labbra sulle sue. Immediatamente lui le schiuse e reagì al mio bacio: mi mise un braccio sulla schiena e mi fece sedere sulle sue gambe. Le sue mani percorsero la mia schiena fino a fermarsi attorno ai miei fianchi. Infilai le dita tra i suoi capelli chiari e gli accarezzai il braccio mentre il bacio diventava sempre più intenso. Era sbagliato, lo sapevo. Lui aveva ventitré anni e io diciassette, ma non mi importava. Ero lontana centinaia di chilometri da casa e non conoscevo nessuno. Non avevo il diritto di svagarmi un po'?

-In questo senso- sussurrai un attimo prima di staccarmi da lui e rimontare a cavallo.

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