10 - Ci sa fare


Apro gli occhi e sento in lontananza delle voci. Hanno un tono alto, troppo alto. Sento le tempie pulsare per il risveglio brusco e le poche ore di sonno alle spalle.

Impiego qualche istante a mettere a fuoco la stanza di Minho e a captare qualcuna delle urla che arrivano dal salotto.

«Minho, che cazzo fai?»

«Tu che fai, eh, Chris?»

I due ragazzi più grandi del gruppo stanno litigando, in coreano naturalmente, ma riesco ad comprendere la cosa più importante: il motivo della lite sono io. E, soprattutto, dove ho passato la notte.

Mi alzo velocemente dal letto di Minho e mi dirigo in salotto:

«Che succede?» sbotto, squadrando i loro visi e tentando di mantenere un espressione calma. 

I due ragazzi sono uno di fronte all'altro, in atteggiamento tutt'altro che pacifico, e si voltano non appena si accorgono della mia presenza.

Mi rendo ricordo di indossare solo una maglietta quando vedo Minho squadrarmi le gambe e distogliere rapidamente lo sguardo. La sera prima, nel buio del salotto, non le aveva notate e, a quanto pare, è strano che una donna abbia delle gambe qui in Corea.

Chan si dirige verso di me: «Perché eri nel suo letto?» Ha un tono inquisitorio e non mi piace per niente. Assottiglio lo sguardo e lo punto sul suo viso.

«Christopher, ora ti calmi.» ordino, intimandogli di sedersi sul divano per parlare con calma. Lui non si muove e continua a fissarmi, aspettando una spiegazione.

«Intanto, ero nel suo letto perché tu ti sei infilato nel mio.» comincio, sentendo Minho brontolare in sottofondo, «E, secondo, non hai nessun diritto di sapere nel letto di chi sono e perché.» dico, scandendo ogni parola. Non ho intenzione di ripetermi, è quasi ridicolo che io debba ricordarglielo.

«Son stata chiara, Chris?»

I suoi occhi si allargano, non riesce a sorreggere il mio sguardo e il suo viso si addolcisce: «Ma, Nena, io-»

«Ti ho detto di non chiamarmi così.» sbotto, interrompendolo bruscamente. «Non lo ripeterò di nuovo: non sono fatti tuoi dove dormo. Okay?»

Chan sembra farsi piccolo, non tanto per il mio tono deciso quanto perché é consapevole di avere torto su tutta la linea. Ha capito di aver sorpassato dei limiti invalicabili e sono certa se ne vergogni pure: in questo modo ha manifestato gelosia nei miei confronti, una gelosia che non dovrebbe provare da tempo.

Mi volto verso Minho, che sembra soddisfatto di come ho risposto a Chan e ha un sorrisetto mal celato sulle labbra:

«Grazie per avermi prestato il letto» dico gentilmente, «ma anche tu, per favore, non ti immischiare.» aggiungo decisa.

Lui mi guarda stupìto, sgranando gli occhi. Sembra essere ferito in qualche modo, ma non risponde.

Lancio un'ultima occhiata ad entrambi. Voglio evitare, per il momento, il lungo discorso su come dovrebbero evitare di litigare sulle scelte di una donna come due galli imbottiti di testosterone e mascolinità tossica e, senza aggiungere altro, mi dirigo verso la camera di Chan, per svegliare mio figlio e tornare a casa.

Mi servono una doccia e mia sorella.



.         .         .
 


"Non mi devo immischiare?"

Una notifica illumina lo schermo del mio smartphone. Si tratta di un messaggio Instagram e il profilo sembra decisamente fake.

"E tu sei?" digito, incuriosita. Il sole mi scalda piacevolmente la pelle.

"Il ragazzo budino"

Quella risposta mi strappa involontariamente un sorriso. 

Mia sorella é sdraiata accanto a me, imbevuta di crema solare: «Cosa sogghigni? Chi è?» domanda, sporgendosi verso il mio smartphone.

«Minho» rispondo, mostrandole i messaggi.

«Oh...» sorride maliziosamente, «Non ti levava gli occhi di dosso l'altra sera.» sogghigna, lanciandomi un occhiolino.

«Ma che dici, Rori!» sbotto e le schioccando un'occhiataccia.

«Te lo giuro. E con Cory è così carino...» dice con voce cantilenante.

«Smettila, dai» rispondo, scocciata, tornando a guardare lo schermo del mio telefono.

«Che gli rispondi?»

Osservo la chat con espressione cupa e digito: "Non voglio casini, Minho"

Rori mi osserva da sotto le lunga ciglia, cercando di comprendere quel mio repentino cambio di umore.

"Io non sono un casino, te lo assicuro" risponde, strappandomi un altro sorriso.

Sta flirtando con me?

Ne sono a dir poco lusingata, naturalmente: Minho non é solo un idol, è un ragazzo splendido, talentuoso e molto intelligente. Ma una parte di me continua a pensare a Cory, al fatto che ha appena trovato un papà, che ha appena dovuto accettare che i suoi genitori sono solo amici. Penso a come dovrò gestire il fatto che il padre vive dall'altra parte del globo ed è pure famoso.

Non mi ci vuole un'altra pedina in questa scacchiera così prossima allo scacco matto.

«Uh uh, digli che hai detto che non vuoi casini, non che non vuoi lui!» mia sorella sghignazza, continuando a fissare la chat, curiosa della mia risposta.

«Rori, per favore!» sbotto di nuovo, cercando di mantenere un tono dolce. Lei non c'entra niente con i miei problemi, anzi, è sempre stata il mio supporto. Non merita rispostacce.

«Eddai, secondo me ci sa fare!»

Scuoto la testa, accennando un sorriso.

"Io sì" rispondo al ragazzo budino. Ed è quello che penso veramente.

Forse sono esagerata, ma provate a immaginare l'articolo di giornale:

Lee Know, famoso idol, ha una relazione! La ragazza in questione ha un figlio che, a quanto pare, sembra condividere il patrimonio genetico con Bang Chan, leader del gruppo degli Stray Kids!

Rabbrividisco al solo pensiero.

"Io non ho mai detto di non volere casini" risponde. Non riesco a trattenere un sorriso amaro per la sua insistenza.

"Ci stai provando, ragazzo budino?"

"Assolutamente sì." risponde velocemente.

'E sei maledettamente bravo', penso, arrossendo appena.

"Vergognati, sono una mamma!" 

"Sai, con quell'essere con capelli uguali ai tuoi appiccicato al culo 24/7 me ne sono accorto!"

Mi scappa una risata e Rori mi lancia un'occhiata soddisfatta. Sono anni che dice che dovrei lasciarmi andare ai flirt, anche se sono mamma. E ha ragione, non mi sono mai messa dei veti, solamente non mi è mai capitato qualcuno di interessante. 

Fin ora.

"Ehi, quell'essere è il mio bimbo!" ribatto, fingendomi offesa.

"Lo so, ed è meraviglioso, perché ti somiglia."

Il mio cuore manca un battito. Lui è davvero interessante, con quei capelli improbabili e gli occhi penetranti, ma è un fottuto idol. Ed è nello stesso gruppo col padre di mio figlio. 

Sospiro.

"Ora sei diventato più cringe di quando mi hai detto che avevo il rossetto nei denti"

"Quando mai sarei stato così cafone?"

"Alla JYP, il primo giorno che ci siamo visti"

"Oh, no. Non ero io. Avevo una controfigura quel giorno. Pazzesco tu non te ne sia accorta, non mi somiglia nemmeno così tanto!"

"Cretino"

"Bellissima"

"A domani Minho"

"Dormi di nuovo qui?"

"Visto come è andata sta notte, direi di no"

"Peccato, la prossima volta dormi con me"

"Speraci, notte!"

"Notte <3"

Sospiro, sollevando lo sguardo verso il cielo limpido. Il mio cuore ha un ritmo leggermente accelerato e sento uno strano calore sulle gote.

«Hai ragione, Rori» sospiro. Mia sorella mi guarda con sguardo interrogativo.

«Ci sa proprio fare.» 


.          .          .



C'è una luce estremamente forte, dovrebbe far male agli occhi, ma non sento dolore. L'erba è curata e so che è estremamente verde. Cory mi chiama, mi sento tirare per le dita e mi lascio trascinare verso l'altalena. Mi guardo attorno per capire dove ci troviamo.

Conosco questo parco. Non somiglia a nessuno di quelli in cui sono stata in Italia, eppure so di trovarmi nel giardino vicino casa dei miei genitori. E questo succede solo nei sogni.

«Non farti male.» dico, ma non sento la mia voce.

Percepisco un braccio cingermi la vita e non serve che mi volti, so già che è Chan. Siamo sposati, ho una splendida fede d'oro al dito e sono felice. La sua voce calda mi sussurra qualcosa e le sue labbra si appoggiano sul mio collo.

So che sto dormendo, sogno ogni notte, ma vorrei piangere. Erano anni che non sognavo Christopher in questo modo. Erano anni che non sognavo un "noi" e in queste settimane mi sembrava di essermi abituata alla sua presenza, ad essere riuscita a lasciarmi il passato alle spalle.

E invece eccomi, a lasciarmi cullare dalle sue braccia, desiderando di non svegliarmi e contemporaneamente odiandomi per questi sogni.

«Nena, dov'è Cory?»

Quella domanda rimbomba nelle mie orecchie.

Mi volto rapidamente in ogni direzione. So già che lui non c'è, so già dove andrà a finire questo sogno diventato un maledetto incubo. Eppure continuo a chiamarlo, a girarmi da ogni lato, a sentire il sangue gelarsi all'idea di averlo perso.

Christopher mi guarda con occhi accusatori.

«Lo hai perso di vista?!» esclama. E io so che la responsabilità è di entrambi, ma mi sento mortificata. Come se fosse colpa mia. Come se fossi una mamma terribile.


«Helena! Helena!» 

Apro gli occhi e sento immediatamente il mio battito cardiaco in gola, il volto bagnato, sto singhiozzando. Mi alzo a sedere e mi ricordo di essere sul divano del dormitorio dei ragazzi.

"Cory? Dov'è Cory?"

Il mio primo pensiero va al mio bambino e non vedendolo scorrazzare per casa il panico tenta di assalirmi, ma poi ricordo: è uscito con Chan. Sono andati in un negozio di giocattoli "fighissimi" e io mi ero sdraiata per dormire un pò.

'È al sicuro, con suo padre.' mi ripeto, cercando di calmare il respiro.

«Helena...» quella voce, così apprensiva. Mi volto e inquadro tra le lacrime il viso di Minho, accovacciato accanto al divano, che mi guarda spaventato.

Cerco di non pensare a come devo essere conciata: il viso rosso bagnato di lacrime e sudore, il trucco ormai portato via dall'irruenza di quell'incubo, i capelli arruffati...

«Un brutto sogno?» mi domanda. Sembra che voglia abbracciarmi, ma abbia paura di toccarmi, come se qualsiasi gesto potesse spaventarmi in questo momento.

Annuisco, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano.

«Scusa se ti ho spaventato...» biascico, cercando con gli occhi qualcosa per soffiarmi il naso.

Lui mi tende prontamente un pacchetto di fazzoletti. Sono anche profumati e questo riesce a strapparmi un sorriso.

«Sono di Felix» spiega, come a doversi giustificare.

Annuisco e mi asciugo il viso con il pezzo di carta fragranzato. 

«Ne vuoi parlare?» mi domanda, sedendosi accanto a me. I suoi occhi dolci sono puntati sul mio viso.

Scuoto leggermente la testa, sperando che non si offenda.

«Va bene. Ti lasci coccolare, allora?» mi domanda, allargando le braccia.

Lo guardo confusa. Ha un sorriso delicato a ornargli il viso e, non riesco ad evitare di pensarlo, è veramente bello. 

Nell'ultima settimana ha continuato a scrivermi ogni sera, anche quando ero al dormitorio per cena. Non appena io e Cory salutavamo i ragazzi per tornare dalla zia Rori, sentivo il trillo della notifica di Instagram.

Era riuscito a estorcermi il mio numero di telefono a un certo punto, con la scusa di farmi sentire un audio di Cory che canticchiava, e quando mi stava attorno si comportava in maniera estremamente gentile. Un bel cambiamento, rispetto al nostro primo incontro, ma non mi aspettavo passasse così velocemente alla fase successiva, "le coccole".

«Dai, giuro che tengo le mani a posto» insiste, lanciandomi un occhiolino.

Sorrido e, sorpresa di me stessa, mi accomodo tra le sue gambe, sdraiandomi tra le sue braccia con la schiena adagiata al suo petto.

Non mi avvicinavo così tanto ad un uomo da tempo e non pensavo di potermi sentire così tanto a mio agio sdraiata tra le braccia di un quasi sconosciuto.

«Peccato» sussurro, scherzosamente.

«Come scusa?» sbotta lui, stupìto. Non vedo la sua faccia da questa posizione, ma sono sicura di aver scalfito la sua aria da bello e impassibile.

Ridacchio, senza aggiungere nulla, godendomi quegli istanti di spensieratezza dopo quel terribile incubo.

«Non dirlo più, potrebbe finire malissimo» aggiunge, accarezzandomi gli avambracci con i polpastrelli. Sento un brivido percorrere la mia schiena.

Le sue dita scorrono leggere sulle mie nocche, sul mio polso, risalendo fino al gomito per poi raggiungere la spalla. Ritornano indietro per poi ripercorrere quel sentiero sulla mia pelle diverse volte. Dopo qualche minuto, all'ennesimo giro, quei polpastrelli delicati cambiano percorso e proseguono verso il mio collo. Probabilmente ho smesso di respirare a questo punto e mi sto mordendo le labbra, ringraziando che lui non possa vedermi. Minho mi accarezza il mento e sento una tensione sessuale che non sentivo da anni. O meglio, da Chan.

Mi solleva il viso, per guardarmi negli occhi da sopra di me. Io stacco la mia schiena dal suo corpo e mi volto verso di lui, attratta da lui come una calamita con la sua gemella.

Lui mi tira a sé, facendomi cadere nuovamente sul suo petto, questa volta faccia a faccia. Le mie mani sono appoggiate al suo petto, per sorreggermi appena, i nostri visi sono troppo vicini.

«Potrebbero tornare...» ansimo, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalle sue labbra. Sembrano così soffici, soprattutto il labbro superiore, che mi accorgo solo ora essere leggermente sporgente.

«Sì, potrebbero...» ripete lui, inchiodandomi con i suoi occhi magnetici.

Sento il ventre contrarsi alla sola idea di baciarlo, quando la porta si apre e, non so se per fortuna o per sfortuna, non si tratta di Chan e Cory. Seungmin ci lancia un'occhiata fredda ed indifferente e, senza salutare, si dirige verso la sua stanza.

Mi allontano rapidamente da Minho: «Cazzo, cazzo» ripeto, nella mia lingua madre.

Lui sghignazza, divertito dal mio nervosismo, e mi accarezza un braccio.

«Che c'è da ridere?» sbotto, portandomi le mani tra i capelli e fulminandolo con lo sguardo.

«Sei così agitata... Non è successo niente!» dice sorridendo, «Seungmin non è tua mamma e tu non hai 15 anni.» aggiunge, stupìto della mia reazione esagerata.

Abbasso lo sguardo sul pavimento, fissando il disegno irregolare del tappeto del salotto.

Vorrei avere la sua stessa sicurezza, vorrei fregarmene del parere altrui tanto quanto lui. Ma non ci riesco.

«No, ma Cory è mio figlio e Chan suo padre e-»

«Cioè, non vuoi stare con me per colpa di Chan?» sbotta lui, infastidito, sollevandosi a sedere.

Mi alzo dal divano, per mettere distanza tra i nostri corpi e guardarlo in viso:

«No, Minho, non posso stare con te perché tu sei un idol e io ho un figlio con un tuo membro!» esclamo, stizzita. Non mi sembra un concetto così difficile da capire.

«Se non fosse per questo, quindi, staresti con me?» mi domanda, sollevandosi a sedere, «Ti piaccio?»

Sbuffo e dandogli le spalle, sparisco nella stanza di Chan, sbattendo la porta.

La frustrazione sessuale mista al senso di colpa sono micidiali e mi ci vuole una buona mezz'ora per calmare il flusso di pensieri che tormenta la mia mente. Una notifica mi fa estrarre il cellulare dalla tasca, nel timore che si tratti di Chan.

"Mi dispiace. Ti starò lontano, se é quello che vuoi."

Il messaggio di Minho mi strappa un sospiro, 'Nonostante tutto, sta cercando di rispettare i miei spazi.' penso addolcendomi.

Sono combattuta, ovviamente lo sono, perché quel ragazzo mi fa sentire viva. Ma alla fine decido di fare quella che credo essere la cosa giusta. 

"Sì, é quello che voglio. Grazie di aver capito" digito, mentre sento una lacrima rigarmi lo zigomo. 

Il rumore della porta di ingresso mi indica che è uscito e io mi lascio cadere sul letto di Chan con un sospiro.

Cory e Chris tornano a casa poco dopo, allegri e pieni di nuovi giocattoli. Mi asciugo il viso, ascolto mio figlio mostrarmi ogni singolo pezzo con una descrizione estremamente dettagliata - un vero e proprio unboxing - e sorrido. Guardo Chan, vorrei ripetergli che non potrà mai portarsi tutte queste meraviglie in Italia, ma non ne ho la forza. So che è il modo di Chris per farsi perdonare anni di assenza e decido di lasciarglielo fare.

«Tutto bene?» mi domanda, scrutandomi con i suoi occhi nocciola.

Annuisco: «Sono solo molto stanca.» mi volto verso il mio piccolo, «Cory, andiamo a casa?»

«No! Voglio giocare con papà!» sbotta, mettendo il broncio e stringendo al petto un nuovo Lego.

«Vuoi restare a-»

«No, non voglio.» interrompo bruscamente la richiesta di Chan, non è proprio il caso, «Cory, metti le scarpe, andiamo a casa.» dico, forse con un tono troppo duro.

«No! Non essere cattiva!»

Mi mordo l'interno della guancia nel sentire quella parola.

'Non sei una cattiva madre' mi ripeto, 'e nemmeno Cory lo pensa' sospiro osservando la mia piccola peste fare i capricci. Faccio un respiro profondo e cerco di pensare rapidamente a una soluzione soddisfacente per tutti.

«Che ne dici se resti a dormire solo tu e io ti vengo a prendere domani?» propongo, accennando un sorriso.

Cory sembra perplesso. In tutti questi anni sarebbe la prima volta che dorme da qualche parte senza di me.

Squadra il mio viso e poi si volta verso il papà: «Posso restare solo io?»

Chan si abbassa e lo prende in braccio: «Ogni volta che vuoi!» esclama, abbracciandolo e strofinando la guancia alla sua.

«Va bene, va bene, papà, lasciami!» sbotta il piccolo, tentando di liberarsi da quella stretta troppo affettuosa.

Sorrido e mi avvicino al piccolo: «Fai il bravo con papà, va bene?» dico mentre gli schiocco un bacio sulla fronte.

Cory annuisce distrattamente e torna a concentrarsi sui nuovi giocattoli. Io saluto Chan e mi avvio finalmente verso casa di mia sorella a piedi. Ho bisogno di un pò di aria fresca. 




. - . - . - .

Note:

Ehm, lo so, sono tipo incostante, ritardataria, lenta... tutto. Una peeeessima autrice, ma va bene così ahahaah spero mi perdonerete.

Che ve ne pare del capitolo? Questa storia vi sta piacendo? 

Vorrei chiuderne una, concentradomici per un mese o due, in modo da poi potermi soffermare su Deep In My Heart, ma sono indecisa (questa o Appartamento 203? Quale preferite leggere prima?). 

Un bacione

L

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